No Cpr, no grandi centri: presidio davanti alla Prefettura

GIOVEDI’ 8 FEBBRAIO’024 alle 11,30

RETE REGIONALE NO CPR-NO GRANDI CENTRI

𝐿𝑖𝑏𝑒𝑟𝑡à, 𝑑𝑖𝑔𝑛𝑖𝑡à, 𝑑𝑒𝑚𝑜𝑐𝑟𝑎𝑧𝑖𝑎: 𝑝𝑒𝑟 𝑢𝑛’𝑎𝑐𝑐𝑜𝑔𝑙𝑖𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑒𝑔𝑛𝑎, 𝑝𝑒𝑟 𝑙𝑎 𝑙𝑖𝑏𝑒𝑟𝑡𝑎‌ 𝑑𝑖 𝑚𝑜𝑣𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑖𝑛 𝐸𝑢𝑟𝑜𝑝𝑎

Dopo la manifestazione di Ottobre a Bologna, continua la presa di parola e l’attivazione delle diverse città dell’Emilia Romagna. Da quel momento di piazza a oggi si è consolidata la rete tra le città per affermare con voce unica che non venga mai più aperto un CPR (Centro di Permanenza e Rimpatrio per migranti senza permesso di soggiorno) sul nostro territorio, né in Emilia Romagna né altrove, e che nessun arretramento, dopo lo smantellamento del CIE/CPT e la vittoria delle lotte fatte in passato, è possibile.

Da Bologna a Ferrara, da Rimini a Piacenza la nostra opposizione è ogni giorno più compatta e partecipata. Non è solo una opposizione di cittadin* che si oppongono a modelli di reclusione e segregazione che ricordano – parole delle persone accolte – quelli dei lager libici, ma anche di quant* quotidianamente, con il proprio operato, si impegnano per un’accoglienza degna, per città aperte e plurali.

Rifiutiamo l’idea di carceri in cui rinchiudere, per poi espellere, magari dopo aver esaurito la funzione di forza lavoro da sfruttare, chi ha la sola colpa di cercare un futuro migliore attraverso la migrazione. Oppure di grandi centri dove le persone in attesa di definire il proprio status vengono ammassate in condizione inumane. Persone parcheggiate, sempre più spesso anche in container e tende, ad attendere di poter esercitare ogni diritto, senza poter investire sul proprio percorso di autonomia e di inclusione perché private di servizi di integrazione e di rapporti costruttivi con il tessuto sociale spesso isolate lontane da centri abitati. L’abbiamo visto a Bologna nel CAS Mattei e nel nuovo CAS di Ozzano, dove la violenza istituzionale forza gli enti gestori ad accogliere numeri di persone ingestibili, mortificandone la dignità e prospettando un futuro di invisibilità e di possibile reclusione.
Come cittadin*, associazioni, legali e migranti che già stanno lottando per condizioni degne nei grandi centri di accoglienza e contro l’aumento dei Centri di Permanenza e Rimpatrio, lanciamo per l’8 febbraio una giornata di mobilitazione con presidi sotto alle Prefetture, a Ferrara, Bologna, Parma, Forlì, Reggio Emilia, Rimini, e magari altre città.
Ispirati dalle mobilitazioni che in Germania si oppongono alla xenofobia e al razzismo dei partiti di destra, che strumentalizzano le vite dei e delle migranti e cavalcano le paure, vogliamo contribuire ad una Europa di ponti, di libertà e democrazia, e non di muri, discriminazioni e politiche suprematiste e nazionaliste.

Verso la costruzione di una manifestazione regionale NO CPR che si terrà a Ferrara il 2 marzo 2024

CI VEDIAMO L’8 FEBBRAIO DAVANTI ALLA PREFETTURA DI BOLOGNA h11,30

Municipi Sociali Labas e TPO
ASGI
Mediterranea Bologna
Vag61
Arci
Rete sulla stessa barca: Centro lavoratori stranieri Cgil, Libertà era restare, Astalli Bologna, Consulta per la lotta all’esclusione sociale, Refugees welcome, Il manifesto in rete
Portico della Pace
Laboratorio di Salute Popolare
Famiglie Accoglienti
Ya Basta Bologna
ByPiedi
Adl Cobas
Approdi
Dialoghi
Polisportiva HSL
Forum terzo settore Emilia Romagna
Piazza Grande
Libera
Prometeo

(…in aggiornamento)

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Il 2023 in movimento di Zic.it [foto]

Il 2023 in movimento di Zic.it: un anno di notizie e mobilitazioni a Bologna da ripercorrere con la classifica degli articoli più letti, gli editoriali, gli speciali e le fotografie di Zeroincondotta – giornale online autogestito.

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Appunti dopo l’assemblea del 23 novembre: per un processo (ri)generativo

Scriviamo queste riflessioni dopo l’assemblea che si è tenuta il 23 novembre proprio a Vag61 e avendo avuto l’opportunità di leggere i contributi che nel frattempo hanno fatto seguito al primo passo – speriamo sia così – di un percorso tanto complesso quanto necessario. Non abbiamo facili soluzioni in tasca, ci poniamo diversi interrogativi e siamo consapevoli della parzialità dell’apporto che possiamo mettere sul tavolo, ma ribadiamo la nostra disponibilità al confronto e condividiamo queste note come tassello di una discussione che auspichiamo ampia e feconda, franca e concreta.

La convergenza: più di un’opzione

Della necessità di individuare e coltivare un terreno di confronto tra le diverse anime dei movimenti sociali siamo convinte/i da sempre e non possiamo che ringraziare le/i compagne/i del Collettivo di fabbrica Gkn della spinta che sono state/i in grado di dare per forzare un blocco se non altro anacronistico, visti gli stravolgimenti con cui chiunque di noi deve rapportarsi e la portata delle sfide che abbiamo davanti. Una boccata d’aria fresca dopo un periodo fin troppo lungo di sfilacciamento in cui si sono sommate, ahinoi, vecchie e nuove difficoltà: le distanze tra le famiglie politiche, legittime quanto si vuole ma spesso autoriproducenti; le linee di frattura prodotte a tutti i livelli dall’esperienza Covid e dalla guerra in Ucraina, due eventi storici che hanno spazzato via molte certezze e svelato non pochi punti deboli.

Certo, nonostante tutto le singole realtà politiche hanno generosamente continuato a portare avanti i propri percorsi e se qualcuna è venuta meno o si è ridimensionata, altre sono nate o sono cresciute. Ma non possiamo ignorare che troppo spesso, in tante sacrosante mobilitazioni, i legami con la città non militante si sono rivelati deboli (pensiamo soprattutto alle generazioni più giovani) e che, allo stesso tempo, i vuoti lasciati dall’autorganizzazione sociale sono stati in parte attraversati da proposte politiche altre-da-noi.

Per tutte queste ragioni, condividiamo la necessità di costruire un campo di convergenza che sappia andare oltre – stavolta – i limiti emersi dopo la pur notevole mobilitazione culminata nella manifestazione “Convergere per insorgere” del 22 ottobre 2022: non per annullare differenze che non si possono annullare, non per inseguire un inutile ecumenismo, non per semplificare la complessità delle lotte, non per ricercare ingegneristiche forme di coordinamento destinate a scarsi risultati. Bensì per ripensarci almeno in parte, per individuare quei punti comuni di analisi e di azione (ci sono, perchè devono esserci!) che possano contribuire a togliere un po’ di croste, evitare di disperdere energie, unire gli sforzi per moltiplicarne gli effetti. Rilanciare in avanti.

Con le destre al Governo & nella città gentrificata

Molti spunti di analisi sul contesto globale, nazionale e locale sono emersi nell’appello che ha promosso l’assemblea del 23 novembre e nei primi successivi contributi. Osservare questi scenari con gli stessi occhi o dare differenti letture rientra nei margini di autonomia che un percorso di convergenza non deve necessariamente mettere in discussione, se si condivide la necessità di scavare nei mille strati delle nostre esperienze (intese sia come cammini già percorsi che come conoscenze del mondo che ci circonda) per portare alla luce dei nodi di condivisione che possano essere (ri)generativi. Noi vogliamo qui sottolineare solo due elementi, il primo dei quali riguarda il Governo in carica. Non si tratta di agitare lo spettro di un ritorno del fascismo per mero esercizio politologico, ma di comprendere quanto l’esecutivo Meloni-Salvini possa produrre effetti devastanti su un doppio livello e con tempi diversi: da un lato un peggioramento immediato delle condizioni di vita per ampie fasce della popolazione, ampliando la forbice delle disuguaglianze sociali come unica risposta liberista all’ormai persistente sovrapporsi delle crisi (la crociata contro il reddito di cittadinanza, con tutti i limiti che questa misura poteva mostrare, è un esempio lampante di crudeltà verso le/i più deboli e di cinico asservimento ai poteri economici); dall’altro una regressione culturale che rischia di produrre pericolosi passi indietro sia sul terreno dei processi di emancipazione che nelle grandi sfide della contemporaneità (dalla questione di genere ai cambiamenti climatici, gli esempi possibili si sprecano). Una sintesi efficace di questi due piani ci sembra essere la folle gestione della questione migratoria e l’annessa volontà di implementare l’uso dei Cpr, che a Bologna solo pochi mesi fa ha generato una mobilitazione sì importante ma capace solo in parte di coinvolgere una città che per bocca dei suoi amministratori vorrebbe presentarsi come avamposto della resistenza al Governo delle destre.

Il secondo elemento che intendiamo richiamare investe la dimensione locale e le trasformazioni che stanno interessando il territorio in cui viviamo. Trasformazioni che ci parlano di un rapidissimo innalzamento dell’asticella che divide chi può permettersi di vivere nella città metropolitana da chi invece è destinato all’espulsione; di uno sfruttamento sempre più intensivo dello spazio urbano; di un’espansione delle dinamiche di rendita e speculazione; di un aumento dello sfruttamento e dell’estrattivismo legato al dilagante protagonismo di piattaforme e multinazionali. Una spinta violenta a tutto questo arriva dalla turistificazione, certo, ma la tenaglia si stringe anche a causa del processo di elitarizzazione dell’Università e dell’insediamento di nuovi centri economici che attirano nuovi abitanti ad alto reddito. Zero in condotta ha ben fotografato questa situazione parlando dell’algoritmo Bologna, ricavato dalle notizie riguardanti gli ennesimi due studentati privati che stanno per sorgere in città: 1.200 posti con prezzi di alta fascia e profitti a favore di imprese internazionali, con appena 80 letti convenzionati che comunque costeranno fino a 450 euro al mese e tutto questo dovendo aspettare un anno e mezzo per i lavori. Per l’amministrazione comunale aver ottenuto queste poche decine di posti calmierati è una vittoria, a noi pare che intanto la proporzione tra alloggi convenzionati e alloggi di lusso confermi plasticamente quanto descritto qui sopra: sempre più spazio riservato a chi può spendere, sottraendone a chi ha meno. Un girone infernale in cui questo fenomeno di sostituzione provoca un aumento generalizzato dei prezzi il quale, a sua volta, alimenta ancora di più la sostituzione e così via. Con il paradosso per cui mentre si innalza il tenore di vita medio, la permanenza a Bologna diventa insostenibile per le/i lavoratrici/ori chiamati a garantire i servizi che quel tenore di vita lo tengono in piedi: dalle/gli insegnanti alle/i conducenti dei bus, costrette/i a rinunciare a un impiego e a lasciare la città perchè pur lavorando non riescono a sostenerne il costo della vita, a cominciare dal peso esorbitante dell’affitto.

Ben scavato vecchia talpa: non un accordo, ma un processo

Convergenza, dunque, per una composizione delle lotte che sappia essere al passo con i tempi. Non ci facciamo facili illusioni e sappiamo che resteranno divergenze di interpretazione e nelle pratiche, che molte delle contraddizioni non saranno sciolte e che ogni passo avanti fatto su questo sentiero andrà difeso con tenacia. Ci sono le condizioni per riuscire? Se si pensa di sì, allora bisogna tentare. Se non se ne è così convinti, bisogna tentare lo stesso. Non partiamo da zero. Gli spazi di libertà conquistati e salvaguardati in questi anni, le occupazioni, le occasioni di conflitto e i progetti di mutualismo sviluppati dalle realtà organizzate rappresentano un patrimonio insufficiente, certo, ma capace di dimostrare che autorganizzazione e antagonismo non necessariamente sono sinonimi di utopia. Parallelamente, la mobilitazione di tante/i volontarie/i nelle settimane dell’alluvione e le grandi piazze contro la violenza maschile, in solidarietà con Gaza o per l’ambiente ci dicono due cose importanti: che la partecipazione, anche qui e ora, può andare ben oltre i circuiti militanti e che, in particolare, non è scritto da nessuna parte che le giovani generazioni intendano restare alla finestra. Da questo si può partire, ma senza semplificazioni e interrogandosi, semmai, sulla distanza che intercorre tra queste energiche mobilitazioni, le pratiche più strettamente legate all’impegno militante e le battaglie che fanno molta più fatica a prendersi la scena.

Non serve un accordo tra le parti, occorre un processo. In questo senso, registriamo come un segno di maturità quello di non aver imboccato la scorciatoia di far procedere il confronto iniziato il 23 novembre con il lancio di una scadenza purchessia e guardiamo con favore all’ipotesi di istruire un percorso di lungo respiro, per mettere in discussione ciò che va messo in discussione, per porre in dialogo le idee e valorizzare i punti di contatto che ci auguriamo emergeranno: scavare in profondità, come scrivevamo sopra. E’ questo approccio che riteniamo potenzialmente proficuo, più che un ragionamento attorno al nodo della leadership. Così come cogliamo con interesse lo spunto che inquadra le realtà organizzate come infrastrutture a supporto dei movimenti sociali e, aggiungiamo noi, come elementi di continuità nelle fasi di bassa marea. A questo proposito, ci sentiamo di suggerire l’opportunità di non tralasciare una riflessione sull’autogestione (anche) della comunicazione e dell’informazione, per aumentare il grado di indipendenza dalle scarse attenzioni della stampa mainstream e dai vincoli e modelli imposti dalle piattaforme commerciali. Solo uno tra i temi possibili, per una discussione da porre alla base di una scommessa che merita di essere tentata.

Vag61 – Spazio libero autogestito

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Comprendere il 2 agosto: un glossario della strage di Bologna

Su Zic|notes lo speciale “Comprendere il 2 agosto: un glossario della strage di Bologna”, un approfondimento che ripercorre “quello che c’è da sapere sull’attentato che uccise 85 persone alla Stazione il 2 agosto 1980: chi erano i fascisti di Nar e Avanguardia Nazionale, quali pezzi di Stato agirono, il ruolo della loggia massonica P2, i processi e i depistaggi”.

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Tenetevi le briciole

E’ notizia fresca da parte dell’amministrazione comunale, ma lo si sapeva già da tempo, che nell’area dell’ex-Tre Stelle in via Rimesse sorgerà l’ennesimo studentato privato. Ben otto piani di cemento pronto a ospitare stanze di lusso arredato con qualche aggettivo accattivante, che sia “green”, “social” o “smart”. La Cirenaica ormai è diventata terra di conquista per la speculazione immobiliare, quasi ad ogni angolo sbucano arroganti le mura di studentati privati inaccessibili alla maggioranza della popolazione studentesca. Gli ultimi sono nati nei due spazi rimasti vuoti dopo l’ennesima colata di case e cemento accanto all’ex-Veneta. Entrambi sono Camplus e su questo brand le inchieste di Zic.it hanno già spiegato molti retroscena.

Se le case per gli studenti e le studentesse servono, gli studentati privati no. O meglio, non servono a coloro che non riescono a trovare un affitto accessibile, a coloro che vivono in case fatiscenti, a chi è costretta/o a vivere fuori città. Non servono al quartiere, che avrebbe bisogno di spazi verdi, isole pedonali e di gioco per chi è più piccolo, luoghi dove poter passare del tempo magari riuscendo anche a intravedere il cielo tra le file di palazzi che vengono costruiti ormai in ogni buco disponibile. Gli studentati privati servono però a chi vuole guadagnare sul disagio abitativo di migliaia di persone, servono a ingrassare i conti correnti di consorzi o imprese che non hanno nessun tipo di legame con il territorio e che vedono nei quartieri limitrofi al centro un ottimo spazio da colonizzare. Si, perchè il nostro rione è invaso da edifici privati escludenti che lo rendono più triste, più vuoto e più ingiusto.

Gli studentati privati servono a volte anche al pubblico, che può fare qualche dichiarazione avvincente su una presunta conquista. In questo caso la vittoria è legata a una percentuale, il 5%: su 533 posti letto in totale quelli in convenzione saranno 28, ovvero briciole e anche poche. Contratti in convenzione che non vengono certo regalati dato che il prezzo per quelle briciole sarà di 400 euro a posto letto, a cui va aggiunta l’Iva e il fatto che ad agosto te ne vai perchè arrivano i turisti e gli studenti possono lasciar spazio all’allevamento intensivo che è diventato il centro città.

Intanto l’esperienza del supermercato Lidl, contro il quale il rione si mobilitò con il Comitato Becco, ci ha anche insegnato che gli impegni e le parole rimangono sulla bocca di chi le dice, ma poi ben presto anche gli spazi promessi vengono chiusi con le sbarre e messi a pagamento, a favore del privato ovviamente. Ci ricordiamo bene quando, per rendere più accattivante l’ennesima speculazione edilizia, si diceva che il parcheggio sarebbe stato a disposizione del quartiere: ora se vuoi parcheggiare hai due ore gratis, ma poi cominci a pagarla cara la sosta. Non misuriamo certo la bontà o meno di un progetto urbanistico sulla base dei parcheggi e continuiamo a pensare che quella sarebbe dovuta diventare un’area verde e fruibile da tutte/i, ma ci pare che anche questo particolare della vicenda la dica lunga sul vero volto delle speculazioni private nei quartieri.

E allora toccherà tornare a mobilitarsi affinchè la Cirenaica non diventi il Monopoli degli investitori privati. Tenetevi le briciole, noi continueremo a batterci perchè il nostro rimanga un quartiere vivo, popolare e solidale.

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VᴇɴᴛɪdiVᴀɢ – Il 6 dicembre 2003 nasceva Vag61: “Vent’anni di libertà”

Dalle pagine di Zic|notes un racconto sulla storia del nostro spazio libero autogestito, che oggi è in via Paolo Fabbri 110 ma iniziò a fine 2003 con l’occupazione (e poi lo sgombero) di una palazzina in via Azzo Gardino 61: “Vent’anni di acrobazie e peripezie, progettini e progettoni, musica e parole, belle storie e scazzi, sogni da realizzare e pavimenti da lavare…”.

E un grande grazie a rommi.x per la bellissima locandina!

(rommi.x)

Il 6 dicembre 2003 nasceva Vag61: “Vent’anni di libertà”

Vent’anni non sono il tempo di un colpo di fulmine, sono i tanti giorni e le tante ore che un gruppo variegato di ragazze e ragazzi, di uomini e di donne ha dedicato a uno spazio di libertà che ha lasciato un segno nella storia recente di Bologna. Come scrisse un po’ di tempo fa qualcuno di quel gruppo: sono stati anni di acrobazie e peripezie, progettini e progettoni, riunioni e assemblee, belle storie e scazzi, pranzi e cene, altre occupazioni e altri sgomberi, presidi e cortei, sindaci e prefetti delusi, sogni da realizzare e pavimenti da lavare, memorie e fantasie, passi falsi e passi avanti, bandi e contrabbandi, musica e parole, balli e balle, voli pindarici e atterraggi bruschi, bevute e notti in bianco, arrivi e partenze, abbracci e addii, lacrime e risate, ploma e ancora ploma…

Erano le 7,18 del 6 dicembre 2003, magicamente, la porta dello stabile dei Monopoli di Stato di via Azzo Gardino 61 si aprì e si sentirono i primi vagiti di una nuova creatura: Vag61.

Continua a leggere

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Solidarietà alle famigie e alle/gli studentesse/i sgomberate/i da via Corticella e viale Filopanti

Anche oggi al diritto alla casa si risponde con i manganelli e le teste aperte, con l’arroganza e la violenza, con il silenzio delle istituzioni. Ancora una volta il volto del Governo Meloni si traduce nella guerra alle classi sociali che cercano di trovare soluzioni dignitose per le loro vite. Famiglie e student* si trovano senza una casa e senza soluzioni mentre i presidi solidali vengono brutalmente caricati.

Siamo al fianco delle persone sgomberate e rilanciamo gli appuntamenti di oggi alle 18 in zona universitaria e invitiamo a raggiungere i presidi solidali.

Casa per tutt*, manganelli per nessun*

Vag61 – Spazio libero autogestito

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Il Doposcuola solidale ogni lunedì e mercoledì

Il Doposcuola solidale di Vag61 a partire dal 27 novembre ricomincia ad aprire tutti i lunedì!

Se vuoi venire a conoscerci e a darci una mano, ti aspettiamo: ogni lunedì e mercoledì dalle 17 alle 19 a Vag61, in via Paolo Fabbri 110.

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In piazza per Giulia e per tutt3

MERCOLEDI’ 22 NOVEMBRE’023 alle 19 @ PIAZZA VIII AGOSTO

> Su Zic.it: Un grande corteo transfemminista “per Giulia, per tutt3” (video+foto)

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Quali nuovi scenari per le lotte?

GIOVEDI’ 23 NOVEMBRE’023 alle 18

Gli ultimi anni sono stati contrassegnati da uno straordinario accumulo di crisi e accelerazioni storiche, tra una crisi economica infinita, la pandemia da Covid 19, l’aumento repentino delle guerre e il loro manifestarsi in Europa e nel Mediterraneo, l’impennata della digitalizzazione, la transizione senza fine all’interno del multipolarismo globale, l’approfondirsi della crisi climatica, le vecchie e nuove forme della violenza patriarcale e razzista, la radicalizzazione delle diseguaglianze, il ridefinirsi delle forme migratorie, degli spazi urbani, delle istituzioni politiche.

La nuova guerra mediorientale è un’ulteriore riprova di come la guerra si sia installata al centro della scena mondiale, con effetti evidenti su ogni terreno – con la diffusione di regimi di guerra in tutti gli ambiti sociali e nei processi economici, nonché con l’inevitabile compendio di rafforzamento dei dispositivi nazionalisti, razzisti e patriarcali. È questo, evidentemente, un tema che investe direttamente l’attualità e gli scenari delle lotte: la guerra agisce da moltiplicatore sulle tendenze in atto alla recessione economica, impone nuove priorità di spesa per i governi, comprime gli spazi di espressione e azione politica e sociale. Inoltre, quanto sta succedendo a Gaza e nell’area mediorientale non oscura in alcun modo – se non nelle cronache dei giornali – i problemi politici che la guerra in Ucraina ha aperto. Al contrario, li esaspera e li moltiplica, delineando scenari potenzialmente disastrosi di allargamento e sovrapposizione dei conflitti (mentre già letteralmente catastrofica è la condizione della popolazione palestinese a Gaza, da più di un mese sottoposta a devastanti bombardamenti e a un disegno di espulsione da quel territorio). Tuttavia, il sostegno alla realtà palestinese e la richiesta di un immediato “cessate il fuoco” hanno riempito molte piazze in tutto il pianeta, unendo sia mobilitazioni dalle periferie che agitazioni nelle università e blocchi nei porti. Un elemento di lotta su cui indagare.

Dentro questo vortice storico, continuano a manifestarsi numerosi movimenti e conflitti sociali, che tuttavia paiono al momento trovarsi in una fase di frammentazione e di impasse, particolarmente evidente in Italia. Questo non significa che non esistano molteplici forme di necessarie resistenze: quel che risulta tuttavia difficile è individuare traiettorie di offensiva per le lotte, capaci di sostanziare l’immaginazione e costruzione di nuovi mondi a partire dalla concretezza dei conflitti sociali e delle indicazioni che da questi conflitti emergono.

Ci pare dunque necessario provare ad aprire spazi di discussione che proprio sulle tendenze, sulle proiezioni future, e sulle possibilità di aprire nuovi scenari di lotte, provino a confrontarsi. Per questo motivo proponiamo la costruzione di un dialogo tra differenti percorsi e soggetti, che possano presentare la loro lettura attuale della congiuntura che stiamo vivendo, nella prospettiva di mettere a confronto analisi, strategie e scenari. A partire da una disponibilità al confronto, senza temere eventuali divergenze, chiediamo di provare ad elaborare un ragionamento che muova da esperienze specifiche per misurarsi tuttavia sulla cornice generale qui delineata.

Lo facciamo a partire da una serie di esperienze che si sono sviluppate a Bologna, ovvero in un contesto caratterizzato oggi da significative differenze rispetto ad altri territori italiani. Nell’ultimo anno, infatti, Bologna ha presentato caratteristiche in parte anomale rispetto alla generale difficoltà dei movimenti nel nostro paese, quantomeno a partire dal 22 ottobre del 2022, quando la grande mobilitazione “Convergere per insorgere” ha registrato una importante partecipazione di massa al di là delle aspettative. La scommessa politica di respiro nazionale di cui quella mobilitazione era parte si è rapidamente esaurita nel volgere di poche settimane, lasciando tuttavia intatta la necessità di praticare forme di insorgenza e di sperimentare convergenze. In città, in ogni caso, si è depositata ed espressa un’energia politica che ha portato nei mesi successivi al definirsi di tanti scioperi, una dozzina di occupazioni (abitative, giovanili, ecologiste, transfemministe), a lotte migranti e contro i CPR, a moltissime manifestazioni transfemministe e lgbtqiapk+, a conflitti ecologisti, a mobilitazioni mutualistiche come dopo l’alluvione di maggio, cortei sulla Palestina, e molto altro ancora. Bologna è dunque in qualche modo, per vari motivi (storici, sociali, politici, soggettivi…), una “bolla”, ma questa condizione può essere valorizzata e trasformata in una occasione. Siamo anzi convinte e convinti che un rinnovato dialogo tra questi percorsi possa elaborare elementi utili anche per altri contesti, a partire – è il caso di ripeterlo – da uno sguardo che punta ad andare oltre le necessarie pratiche di resistenza per individuare nuovi terreni di possibile offensiva delle lotte e di riconquista di un’immaginazione politica nella fase per molti versi terribile che stiamo vivendo.

Pensiamo insomma che, come si diceva il 22 ottobre 2022, e senza nascondersi limiti e problematicità, sia ancora tempo di convergere per insorgere – tra l’altro in un momento in cui l’importantissima lotta di GKN si trova in un momento di durissimo attacco e necessita di una forte solidarietà. In uno scenario mondiale segnato dalla guerra, come è possibile che percorsi radicati in uno specifico territorio metropolitano contribuiscano efficacemente a delineare un nuovo internazionalismo? Come possiamo pensare strategie e passaggi di lotta convergente che possano conquistare una durata nel tempo? Quali tendenze di vedono? Che prospettive si stanno definendo? Quali mobilitazioni possibili?

Ci vediamo il 23 novembre novembre alle ore 18 a Vag61 a Bologna per discutere collettivamente di questi temi.

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Solidarietà a In/Out: basta sgomberi, casa per tutt*!!

Solidarietà all’occupazione In/Out sotto sgombero. Di fronte alla continua privatizzazione della città e a processi escludenti per le fasce più deboli, la risposta delle istituzioni è sempre e solo repressione. Invitiamo tutt* all’assemblea delle 17 in via Mazzini 90.

Vag61 – Spazio libero autogestito

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Free Gaza! Free Palestine!

Ci inorridisce ogni attacco militare diretto a colpire le popolazioni civili, non proviamo alcuna simpatia per il fondamentalismo islamico, rigettiamo qualsiasi forma di antisemitismo, non pensiamo esistano atti di barbarie giustificabili. Ma di fronte a quello che sta accadendo in questi giorni in Medio oriente, riteniamo sia inaccettabile un discorso a senso unico che sorvoli sulle sofferenze subite per decenni dalla popolazione palestinese, sull’incessante susseguirsi di vittime, sul regime di segregazione imposto da Israele, sulle terribili condizioni di vita a cui sono costrette/i le/gli abitanti di Gaza. Non si può fingere di non sapere che le politiche israeliane di occupazione ed espansione, insieme alla connivenza della cosiddetta comunità internazionale, da lunghissimo tempo opprimano il popolo palestinese e non facciano altro che rafforzare il ruolo di realtà come Hamas. Non si può assecondare la spinta della propaganda razzista nei confronti delle/gli arabe/i e non si possono chiudere gli occhi, ipocritamente, sul fatto che Israele stia attuando una rappresaglia criminale che si tradurrà in una carneficina per le genti di Gaza. Tutto questo mentre nel nuovo corso che vede postfascisti al governo in sempre più Paesi, fra cui Italia e Israele, e con la guerra sempre più generalizzata appena fuori da tutti i confini d’Europa, le voci socialdemocratiche sono anch’esse appiattite sulla difesa dello status quo, arruolate in difesa di uno squilibrato equilibrio politico, quello della supremazia israeliana. Non fanno, quelle voci, più alcuno sforzo di provare a comprendere e immaginare l’urgenza di porre fine a un’oppressione ormai quasi secolare.

Per questo ribadiamo la nostra solidarietà e vicinanza ad una popolazione che non può restare isolata e ha bisogno di sostegno per non essere spazzata via da una guerra atroce a cui nessuno può pensare di guardare tralasciando un elemento incontestabile: il diritto delle/i palestinesi a vivere e a vivere liberamente.

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Zic|notes: nuove pagine da scrivere

La redazione di Zeroincondotta: “Zic.it si rimette in cammino su basi diverse rispetto al passato, preservando la propria natura autogestita e partigiana ma ricalibrando le prospettive e gli strumenti: alla ricerca di un respiro più lungo che dia spazio a contenuti e punti di vista che stimolino le opportunità di comprensione, analisi e approfondimento della realtà che ci circonda”.

> Leggi l’editoriale su Zic.it

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Manifestazione NO Cpr

SABATO 14 OTTOBRE’023 alle 15 @ piazza XX SETTEMBRE

> Foto della manifestazione: qui

Libertà, dignità, democrazia: per un’accoglienza degna
e per la libertà di movimento in Europa

L’assemblea pubblica di sabato scorso in via Mattei, insieme al presidio della sera prima di fronte la Prefettura, ha affermato con forza e a più voci che un CPR non venga mai più aperto sul nostro territorio, né in Emilia Romagna né altrove. Protagoniste di questo grido, insieme ai movimenti, gli avvocati e le associazioni intervenute, sono state le tante persone che attualmente si trovano in una situazione di sovraffollamento nel CAS di Via Mattei.

Tante sono state le rivendicazioni emerse dalle voci dei migranti che richiedono immediata soluzione: non più accoglienza in grandi centri fuori controllo e documenti per tutti per poter scegliere dove andare.

Un CPR a Bologna e in Emilia Romagna ancora non c’è, ma le condizioni di vita attuali nel CAS mostrano apertamente come può agire la violenza istituzionale, forzando gli enti gestori ad accogliere numeri ingestibili, mortificando la dignità delle persone e promettendo soluzioni ancora peggiori: un carcere per il solo atto di migrare, un CPR.

Ma ancora più forte del grido per la dignità, a cui invitiamo tutta la città di Bologna e le realtà regionali a rispondere con coraggio e determinazione, è stato il coro per la libertà fatto da chi in Europa vede uno spazio per la libertà e la democrazia.

Ne abbiamo bisogno tuttx ed è per questo che la sfida lanciata è di trovarsi tuttx in strada sabato 14 ottobre e dal Mattei andare insieme in centro per una grande manifestazione contro la riapertura lager di stato e insieme lottare per migliori condizioni di vita ora.

Ci vediamo il 14/10 alle ore 15 in piazza XX Settembre!

Aderiscono:

TPO
Làbas
Refugees in Libya
Lab Aq16 – Reggio Emilia
Asgi
Vag61
Mediterranea Bologna
Arci Bologna
PLAT
Centro per Lavoratori stranieri CGIL
Piazza Grande
Ya Basta Bologna
Portico della pace
Famiglie accoglienti
Astalli Bologna
Legambiente Bologna
Cantieri meticci
Approdi
Adl Cobas
Refugees Welcome Italia ETS
Associazione Dialoghi
Laboratorio salute popolare
Libertà era restare
Polisportiva Hsl
Associazione giochi antirazzisti
CIVIBO-Cucine Popolari

…in aggiornamento

Per adesioni scrivi a bologna.tpo@gmail.com

Per scaricare i materiali della manifestazione: qui

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Solidarietà al circolo anarchico Berneri

L’assemblea di Vag61 – Spazio libero autogestito esprime vicinanza e solidarietà alle compagne e ai compagni del circolo anarchico Camillo Berneri per l’intimidazione subita nel fine settimana, quando ignote/i hanno dato fuoco, sotto il portico esterno, a un mobile e ai giornali affissi nella bacheca. Pur con conseguenze limitate, un atto intimidatorio inaccettabile. Del tutto inutile però: siamo certe e certi che il circolo proseguirà le proprie attività e sarà nelle lotte con la determinazione e la generosità di sempre.

Viva l’autogestione!

Vag61 – Spazio libero autogestito

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VᴇɴᴛɪdiVᴀɢ – Liberare spazi, condividere saperi: moltiplicare resistenze!

* Iniziative, comunicati, foto e video in aggiornamento *
* Su Zic|notes il racconto sulla nascita di Vag61: “Vent’anni di libertà” *

Vent’anni in mare aperto, libero è il cuore di chi libera spazi! Era il 6 dicembre 2003 quando l’avventura di Vag61 prendeva il largo con l’occupazione di un immobile dei Monopoli di Stato in via Azzo Gardino 61. Uno splendido edificio assurdamente vuoto da anni, che per qualche settimana riprese vita dando spazio a un mediacenter e a uno spazio di incontro, di autogestione e di sperimentazione politica in una città che si confrontava con la prima amministrazione di centrodestra della sua storia mentre nel Paese imperversava il secondo governo Berlusconi.

Meno di un mese dopo, nonostante le molteplici attività sviluppate nello spazio e la solidarietà raccolta in città e non solo, arrivò lo sgombero da parte delle forze dell’ordine e con esso la solita condanna per la Palazzina Magnani: un bel muro per richiudere l’ingresso e altri anni di abbandono.

Nei mesi successivi, l’energia accumulata con l’occupazione in via Azzo Gardino consentì a Vag61 di riprendere il proprio cammino nell’attuale sede di via Paolo Fabbri 110: altro immobile pubblico precluso alla cittadinanza e che invece da quel momento, ancora oggi, respira al ritmo delle tante iniziative e dei progetti che lo attraversano.

Da allora, in questi vent’anni, di amministrazioni comunali ne sono passate sette e di Governi nazionali una dozzina. Da allora, in questi vent’anni, la nostra avventura ha conosciuto molte e diverse stagioni di movimento, ha salutato vecchie/i compagne/i e ne ha accolte/i di nuove/i, ha visto susseguirsi talmente tante progettualità al proprio interno che sarebbe impossibile elencarle tutte. Ha fatto passi avanti e passi falsi, ha cambiato pelle ma non anima. Ha resistito a eventi travolgenti come una pandemia e anche a molteplici tentativi di sfrattare Vag61 dalla propria casa: assalti di politicanti e burocrati, passioni tristi che si sono puntualmente scontrate con la nostra testa dura, la solidarietà della città e la vicinanza di un quartiere che ormai ci scorre nelle vene. Siamo ancora qua!

Cos’è oggi Vag61 forse neanche noi siamo in grado di dirlo fino in fondo. Ma sappiamo bene che è tante, bellissime, preziose cose.

Vag61 è uno spazio libero autogestito. Antirazzista, antisessista, antimilitarista.

Vag61 è una strada ribelle della Cirenaica antifascista, il rione dove le Resistenze del passato si mescolano a quelle del presente.

Vag61 è un giardino intitolato dal basso a Lorenzo “Orso” Orsetti ed è complicità con la rivoluzione del Rojava.

Vag61 è solidarietà e mutualismo, è una porta aperta per la relazione con altri percorsi di autorganizzazione sociale.

Vag61 è un Doposcuola solidale che offre uno spazio inclusivo di aiuto didattico e socialità.

Vag61 è la memoria attiva custodita e trasmessa dal Centro di documentazione “Lorusso-Giuliani”.

Vag61 è l’informazione autogestita e partigiana di Zeroincondotta.

Vag61 è la produzione audiovisiva indipendente di Smk Factory e OpenDDB.

Vag61 è la musica appassionata con cui la Bologna Calibro 7 Pollici accompagna e supporta le attività dello spazio.

Vag61 è una Brigata cucinieri che ci ricorda come condividere il cibo sia un atto rivoluzionario.

Vag61 è un porto di attracco per il coraggioso impegno di Mediterranea saving humans.

Vag61 è uno Spazio libero dall’apartheid israeliana e vicino ai popoli che resistono.

Vag61 è un sostegno alla prima fabbrica socialmente integrata d’Italia promossa dalle/gli operaie/i ex Gkn.

Vag61 è e vuole continuare ad essere una voce dissidente all’interno di una città che in questi vent’anni è in parte rimasta uguale a sé stessa e in parte è profondamente cambiata. Una città nella quale le disuguaglianze sociali crescono al ritmo dei profitti incassati dalle piattaforme e dalla speculazione, una città che attira categorie ad alto reddito e contemporaneamente espelle chi non riesce in alcun modo a trovare una casa e non può permettersi affitti stellari, mentre la precarietà dilaga e il lavoro si impoverisce. Una città che continua a convivere con la vergogna di due carceri, la Dozza e l’istituto minorile del Pratello, cronicamente e cinicamente sovraffollati. Una città che vara progetti di mobilità sostenibile come il tram o la Città 30 ma, allo stesso tempo, allarga il Passante facendo spazio all’aumento del traffico e dell’inquinamento ambientale.

Una città, infine, in cui il tema degli spazi resta un nervo scoperto: spazi continuamente sgomberati, spazi dismessi perennemente abbandonati, spazi negati e spazi mercificati. Hanno molto da dire, in merito, due vicende che riguardano da vicino anche la storia di Vag61: quella della già citata Palazzina Magnani di via Azzo Gardino, rimasta inutilizzata da quel lontano 2003 e intanto passata da un ente pubblico (il Demanio) a un altro ente pubblico (il Comune) con la spesa di due milioni di euro; e quella dell’ex Arcobaleno di piazza Re Enzo, che a riaprirà come Modernissimo ma dopo ben 12 anni di vuoto seguiti allo sgombero del Community center occupato da Santa Insolvenza.

Ma l’attenzione ai temi della città non può distoglierci, ovviamente, dalla consapevolezza che è necessario contrastare con tutte le forze un Governo tanto profondamente retrivo e reazionario quanto pericolosamente liberista. In questi giorni, crediamo sia sufficiente una sola parola per racchiudere le mille ragioni che rendono indispensabile la costruzione di un’opposizione sociale alla banda Meloni-Salvini: Cpr. In questi vent’anni, caratterizzati dalla legge Bossi-Fini che ha prodotto una massiccia “clandestinità”, abbiamo attraversato le mobilitazioni contro i Cpt (legge Turco-Napolitano) e poi i Cie (pacchetto sicurezza Maroni) e oggi, al di là dei cambi di denominazione, lo diciamo con tutta la chiarezza possibile: l’idea che a Bologna (come altrove) possa essere riaperto un centro di reclusione per le/i migranti che rischiano la vita per scappare da guerre, fame e cambiamenti climatici è semplicemente raccapricciante e crediamo che questa città abbia il dovere di sollevarsi per impedire che accada.

Su questi e altri temi intendiamo confrontarci tramite una serie di iniziative che organizzeremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi per trasformare i vent’anni di Vag61 in un’occasione di incontro con e sulla città.

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No Cpr, nè a Bologna nè altrove!

Il governo Meloni ha dichiarato di voler dotare ogni regione di un Cpr e Bologna è una delle città dell’Emilia-Romagna che potrebbero essere scelte per aprire una struttura di questo tipo, che di fatto ha il solo obiettivo di incarcerare le/i migranti per il solo fatto di essere tali. Ma per le persone in movimento dobbiamo buttare giù muri e frontiere, non crearne di nuove. I sistemi di criminalizzazione e detenzione delle persone migranti sono l’unica risposta che i Governi sanno mettere in campo rincorrendo ogni volta logiche di emergenza. Il governo Meloni non vuole essere da meno rispetto a quelli precedenti e ne spara una al giorno: dal blocco navale alla tangente dei 5.000 euro fino alla costruzione di centri di espulsione e hotspot. Le migrazioni risultano strumentali alle battaglie intestine ai partiti, mentre migliaia di persone muoiono nel Mediterraneo e lungo le altre rotte migratorie. Le frontiere vanno eliminate per permettere a tutt* il diritto alla libera circolazione, chiudere i lager di Stato e non costruirne di nuovi. Occorre costruire reti orizzontali di solidarietà attiva per rispondere agli attacchi razzisti e xenofobi dei Governi.

Per questi motivi segnaliamo e condividiamo due appuntamenti in città per dire NO ai Cpr, nè a Bologna nè altrove!

Basta lager di Stato! Presidio sotto la Prefettura
Venerdì 29 settembre alle 19 in piazza Roosevelt
(promosso da Mediterranea Bologna)

Assemblea pubblica: no Cpr in Emilia-Romagna
Sabato 30 settembre alle 16 al giardino Bergonzini di via Mattei
(promossa dai Municipi Sociali di Bologna)

> Foto: delle iniziative: qui

Vag61 – Spazio libero autogestito

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Riparte il Doposcuola Solidale!

DALL’11 OTTOBRE’023 OGNI MERCOLEDI’ dalle 17 alle 19

Uno “spazio” inclusivo libero e autogestito di aiuto didattico e socialità per ragazz3 delle scuole medie inferiori e superiori in cui solidarietà e mutuo appoggio sono le basi di questa esperienza collettiva.

Da mercoledì 11 ottobre e ogni mercoledì dalle 17 alle 19

Se vuoi dare una mano, se vuoi partecipare, contattaci:

InstagramFacebook – cell. 3534609559

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Al fianco della popolazione colpita dal terremoto in Marocco: raccolta materiali

DAL 13 al 17 SETTEMBRE’023

Iniziativa a cura di Mediterranea Bologna

Come Equipaggio di Terra di Mediterranea Bologna aderiamo all’appello dell’Associazione Lavoratori del Marocco in Italia per portare soccorso alla popolazione civile in seguito della catastrofica situazione conseguente al terremoto dell’8 Settembre, che vede ora la popolazione colpita in urgente bisogno di materiali primari, cibo e assistenza.
Aderiamo così alla raccolta di materiali e alla campagna di raccolta fondi e vi chiediamo di aiutarci a raccogliere principalmente: tende, coperte, vestiti, pale, gazebo, sacchi dell’immondizia, powerbank, materiale per l’igiene personale e cibo utilizzabile senza cottura.

Il materiale verrà portato a Marrakech e nelle zone devastate dal terremoto, con una carovana che partirà da Bologna nelle prossime settimane.

Luoghi di raccolta materiali e fondi:

Mediterrenea Bologna raccoglie materiali al Vag61 in via Paolo Fabbri 110 dal 13 al 17 settembre: Mer, Gio, Ven, Dom 18-21; Sab 9-11, 13-15, 19-21

PLAT – Piattaforma di Intervento Sociale, SI Cobas Bologna, Associazione Lavoratori del Marocco in Italia – Associazione Daua raccolgono materiali in via Nicolò dall’Arca 34: Mer-Gio 18-20

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La società civile globale contro l’apartheid

In occasione del “Nelson Mandela International Day” abbiamo aderito, come spazio Splai, all’appello che il movimento BDS ha rivolto alle organizzazioni della società civile per unirsi a 250 organizzazioni in tutto il mondo nella richiesta alle Nazioni Unite di prendere azioni urgenti per porre fine all’apartheid israeliana, condividendo la lettera che ripubblichiamo in questa pagina. Palestina libera!

Vag61 – Spazio libero autogestito

* * *

La società civile globale contro l’apartheid

Un’iniziativa del Movimento Palestinese Anti-Apartheid

“Sappiamo molto bene che la nostra libertà è incompleta senza la libertà dei palestinesi”
Nelson Mandela

Decenni di mobilitazione da parte del popolo palestinese, insieme al recente sostegno della società civile globale, delle organizzazioni internazionali per i diritti umani, degli esperti delle Nazioni Unite, dei capi di stato, dei parlamentari e dei diplomatici, hanno chiarito che l’apartheid non è solo una piaga del passato, ma una minaccia ancora persistente che richiede un’azione urgente.

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Con le/i lavoratrici/ori ex Gkn per la prima fabbrica socialmente integrata d’Italia!

Partecipiamo con gioia all’avventura di Gff, la cooperativa per la reindustrializzazione dal basso, sostenibile e socialmente integrata della fabbrica ex Gkn di Campi Bisenzio (Firenze), oltre che alla campagna di crowdfunding lanciata dalla Aps Soms-Insorgiamo che promuove questo progetto e la costruzione di pratiche di mutuo soccorso fra, con e per le/i lavoratrici/ori dello stabilimento.

Dall’annuncio della chiusura della Gkn, quel 9 luglio 2021, sono passati due anni di assemblea permanente, di resistenza e di convergenza: come hanno scritto le/i lavoratrici, sono stati oltre 700 giorni “di rabbia, lacrime, lotta, stanchezza, fatica, violenza. Ma anche giorni di abbracci, forza, voglia di riscatto, di dignità. Non solo per noi, ma per tutti e tutte”. E quindi, ancora una volta: insorgiamo! Per questo, per altro, per tutto!

Vag61 – Spazio libero autogestito

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Dalla solidarietà alla mobilitazione!

Domenica 28 maggio a Conselice per portare un aiuto alle popolazioni colpite dall’alluvione insieme alla carovana partita da PLAT – Piattaforma di Intervento Sociale. Case, aree pubbliche e luoghi di lavoro ancora invasi dall’acqua. Una situazione di estrema difficoltà per chi vive in questa zona e molto impegnativa anche per le/i tante/i volontarie/i che qui (e altrove) continuano a garantire un supporto concreto. Abbiamo toccato con mano gli effetti dei cambiamenti climatici e della cementificazione dei territori, abbiamo visto con i nostri occhi quanto potente può essere la solidarietà: ora sappiamo ancora di più che la determinazione delle comunità colpite e il profondo sentimento di vicinanza che si è espresso in questi giorni devono tradursi in una grande mobilitazione popolare affinché eventi del genere non accadano mai più!

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Campagna di supporto attivo al fianco dei territori alluvionati

Segnaliamo la campagna di supporto attivo al fianco dei territori alluvionati lanciata in questi giorni da Plat e Colonna Solidale Autogestita per portare aiuto concreto e solidarietà alle popolazioni colpite:

> canale Telegram per info su carovane e raccolta materiale

> crowdfounding per sostenere i gruppi volontari

> assemblea popolare sabato 27/5 alle 16 in piazza Nettuno:
“Non è una perturbazione, è crisi climatica”

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Auguri OpenDDB e ancora buon vento!

(foto Sliv Dartunghuver)

Auguri OpenDDB! Veniamo da tre giorni  bellissimi [foto], nei quali abbiamo festeggiato i dieci anni di vita del network delle produzioni indipendenti nato dall’esperienza di SMK Factory. Due progetti che abbiamo visto crescere tra le mura di Vag61 e alle quali ci lega un affetto speciale, che si rinnova continuamente nelle pratiche di autogestione, autorganizzazione e autoproduzione che condividiamo ogni giorno portando avanti, insieme, l’avventura collettiva che rende vivi e unici gli spazi di via Paolo Fabbri 110.

Quello svolto da OpenDDB in favore del cinema e dell’editoria indipendente è un lavoro prezioso, concreto, indispensabile in un mondo in cui spesso il ruolo dell’informazione senza padroni e della cultura libera viene non sufficientemente riconosciuto, quando non apertamente ostacolato. E allora: lunga vita a OpenDDB! Auguri con il cuore per questi primi dieci anni e ancora buon vento!

Vag61 – Spazio libero autogestito

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