Chi siamo


Vag61 – Spazio libero autogestito in via Paolo Fabbri 110 (dove siamo)

Per contattarci: infovag61 @ gmail.com

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Vag61 è uno spazio libero autogestito. Antirazzista, antisessista, antimilitarista.

Vag61 è una strada ribelle della Cirenaica antifascista, il rione dove le Resistenze del passato si mescolano a quelle del presente.

Vag61 è un giardino intitolato dal basso a Lorenzo “Orso” Orsetti ed è complicità con la rivoluzione del Rojava.

Vag61 è solidarietà e mutualismo, è una porta aperta per la relazione con altri percorsi di autorganizzazione sociale.

Vag61 è un Doposcuola solidale che offre uno spazio inclusivo di aiuto didattico e socialità.

Vag61 è la memoria attiva custodita e trasmessa dal Centro di documentazione “Lorusso-Giuliani”.

Vag61 è l’informazione autogestita e partigiana di Zeroincondotta.

Vag61 è la produzione audiovisiva indipendente di Smk Factory e OpenDDB.

Vag61 è la musica appassionata con cui la Bologna Calibro 7 Pollici accompagna e supporta le attività dello spazio.

Vag61 è una Brigata cucinieri che ci ricorda come condividere il cibo sia un atto rivoluzionario.

Vag61 è un porto di attracco per il coraggioso impegno di Mediterranea saving humans.

Vag61 è uno Spazio libero dall’apartheid israeliana e vicino ai popoli che resistono.

Vag61 è un sostegno alla prima fabbrica socialmente integrata d’Italia promossa dalle/gli operaie/i ex Gkn.


Leggi: VᴇɴᴛɪdiVᴀɢ – Liberare spazi, condividere saperi: moltiplicare resistenze! Il comunicato sui vent’anni di Vag61: un tempo in cui “la nostra avventura ha conosciuto molte e diverse stagioni di movimento, ha salutato vecchie/i compagne/i e ne ha accolte/i di nuove/i, ha visto susseguirsi talmente tante progettualità al proprio interno che sarebbe impossibile elencarle tutte. Ha fatto passi avanti e passi falsi, ha cambiato pelle ma non anima. Ha resistito a eventi travolgenti come una pandemia e anche a molteplici tentativi di sfrattare Vag61 dalla propria casa: assalti di politicanti e burocrati, passioni tristi che si sono puntualmente scontrate con la nostra testa dura, la solidarietà della città e la vicinanza di un quartiere che ormai ci scorre nelle vene. Siamo ancora qua! (…)”.

Leggi: Qui siamo, qui restiamo. Qui lottiamo! Il comunicato sull’esito del bando pubblicato dal Comune per la gestione dell’immobile che dal 2004 è la casa dei progetti e delle iniziative di Vag61. “Un timbro che attesta un dato di fatto: Vag61 è in via Paolo Fabbri 110, via Paolo Fabbri 110 è Vag61 (…) Ma con la consapevolezza che non c’è tempo e non è tempo di cantare vittoria. Perchè sappiamo che l’autorganizzazione è una ricchezza collettiva che va costruita e difesa giorno per giorno. Perchè sappiamo che gli spazi liberi e resistenti anche in questa città sono costantemente sotto attacco e siamo, come sempre, al fianco di chi lotta per l’autogestione (…)”.

Leggi la Dichiarazione di (non)indipendenza: “Ed è dunque guardando a noi, a Vag61 e alle esperienze con cui condivide un cammino, che vogliamo impegnarci ancora di più ad orientare le nostre attività in modo da non essere indipendenti rispetto a ciò che ci circonda… (…)”.


_DSC8410 copyCominciata nel 2003 in via Azzo Gardino 61, con l’occupazione di un immobile dei Monopoli di Stato poi sgomberato e tornato all’abbandono, l’avventura di Vag61 – Spazio libero autogestito continua in via Paolo Fabbri 110 dopo aver respinto, più volte, gli attacchi frontali di chi vorrebbe spegnere le voci libere che si levano in città: l’anomalia non s’arrende, l’abbiamo detto e lo ripetiamo forte e chiaro. Chi abita in questa zona da prima dell’arrivo di Vag61, ricorda bene cosa fosse questo spazio nel cuore della Cirenaica. Un luogo chiuso, spento, morto. Con le nostre attività gli abbiamo ridato vita, sottraendolo al degrado (quello vero) e allo spaccio. Oggi in via Paolo Fabbri 110 si immagina, pratica e difende una città diversa.

Autogestione, autorganizzazione, autoproduzioni: decine di progetti; centinaia di iniziative; percorsi di riappropriazione, denuncia e conflitto in città; scambio e cooperazione con una miriade di singoli e realtà collettive; prezioso radicamento in quartiere. Un percorso che si compone giorno per giorno, senza una mappa da seguire. Perdendo l’orientamento, a volte, ma ritrovando sempre la strada. Quale? La nostra, difficile da spiegare. Un percorso in continuo divenire che ha sempre fatto dell’eterogeneità un tratto caratteristico, cercando di trasformare (ma per davvero) le differenze in ricchezza.

Cos’è stato Vag in passato non è poi così importante. Cosa sarà in futuro, non lo sappiamo. Cos’è oggi? Uno spazio libero, pubblico e autogestito, antifascista e NoTav, che promuove socialità, cultura ed elaborazione politica attraverso l’interazione con progetti più consolidati o da poco in pista, a cui Vag dà una casa o che promuove direttamente: l’informazione autogestita di Zeroincondotta, la produzione audiovisiva indipendente di Smk videofactory e OpenDDB, il materiale e le iniziative del Centro di documentazione dei movimenti “Francesco Lorusso – Carlo Giuliani”, il patrimonio del Fondo Roversi, il cantiere culturale permanente di Resistenze in Cirenaica, il Comitato B.E.C.C.O. (Bologna Est Contro il Cemento e per l’Ossigeno), la partecipazione all’esperienza del Nodo Sociale Antifascista, le attività del Condominio Bel(le)trame insieme agli operatori e agli utenti del vicino dormitorio, lo sport per tutte/i della Palestra popolare,  i vinili della Bologna Calibro 7 Pollici, i cibi resistenti della Brigata cucinieri,  i prodotti dei circuiti sostenibili e liberi dallo sfruttamento di Giaz e le attività solidali di mutuo aiuto della Colonna Solidale Autogestita.


Archivio iniziative in pdf:

ottobre 2004 / luglio 2008settembre 2008 / novembre 2010
dicembre 2010 / luglio 2011settembre 2011 / dicembre 2013
gennaio 2014 / agosto 2017settembre 2017 / agosto 2019
gennaio / dicembre 2019gennaio 2020 / giugno 2021
gennaio / dicembre 2021gennaio / dicembre 2022


2003-2013 Share and enjoy Vag61:

FotoraccontoVideo promoVideo 3/12Video 6/12Video parata 7/12

Via A.Gardino: “10 anni di polvere. Il degrado siete voi!” (comunicato – foto)

Valerio Evangelisti: “E’ l’ora di una battaglia più dura” (articolo Zic – video)

I messaggi di Haidi Giuliani, Claudio Lolli, Pino Cacucci,
Serge Quadruppani, Milena Magnani e Paola Staccioli

ComunicatoProgrammaManifesto Felpe e T-shirtSpille





Una la mappa, due le città.

C’è la forma e c’è la sostanza. La forma è quella di chi sta uccidendo questa città, muovendosi al riparo di formule che parlano di legalità e sicurezza, ma che in realtà esprimono esclusione e violenza.
La forma è quella di chi crede che gli spazi autogestiti siano una minaccia. E come una minaccia vadano cancellati, e dopo dimenticati. A questo scopo tutto è utile. Anche uno scontrino o un pezzo di carta. La forma, appunto.

Poi c’è la sostanza. È quella di chi inceppa gli ingranaggi, e fa in modo che Bologna valga ancora la pena di essere vissuta. La sostanza è quella che anima i centri sociali. Non spazi per feste e bevute, non solo. Laboratori politici. Cuori della comunicazione. Motori culturali. Terreni di aggregazione. Dispositivi solidali. Linfa dell’autodeterminazione. Territori liberi. Vie di fuga percorse ogni giorno da un flusso continuo di corpi e menti. Sacche di vita.

Ci sfidate sul terreno della forma, perché su quello della sostanza avete perso. Credete che le regole vi salveranno. Ci tenete sotto tiro ma noi ci muoviamo veloci. Ci multate ma noi moltiplichiamo le risorse. Ci denunciate ma non ci spaventate. Ci sgomberate ma noi rioccupiamo. Ci controllate ma non ci tenete sotto controllo. Ci sbattete in faccia verbali e regolamenti, ma noi ci sentiamo autorizzati: ad autorganizzarci. Alla vostra tolleranza zero rispondiamo con i nostri desideri a mille.

Dalle nostre mura dipinte vi mettiamo i bastoni tra le ruote. Con le nostre note copriamo le vostre parole vuote. Con la nostra socialità demercificata ed i nostri saperi, liberi di circolare, sabotiamo il vostro mercato. Con la nostra memoria riproduciamo esperienze e vi facciamo sentire sempre più vecchi.

Voi lo sapete, e ne avete paura. Ci combattete. Ad ogni cellula del nostro corpo collettivo riservate un’offensiva diversa. Credete così di dividerci e renderci più deboli. Ma attaccare uno spazio significa attaccarli tutti. E farlo significa stimolare la nostra fame di riappropriazione, la nostra sete di tempo e di spazio, la nostra voglia di attraversare la città strada per strada.

Noi ci siamo, perché dobbiamo esserci.