> > > Su Zic.it: Azione all’aeroporto: “Stiamo bloccando un volo di Turkish Airlines” (foto) /// Dopo il blocco all’aeroporto Facebook oscura le pagine dei collettivi (audio+video)
Comunicato:
Da ormai una settimana la Turchia ha dichiarato guerra alla Siria del nord e dell’est. Davanti agli occhi del mondo, Erdogan sta invadendo e bombardando l’esperienza confederale del Rojava. Le notizie che ci arrivano dal fronte testimoniano la brutalità di questo attacco: le morti dei civili già non si contano ed è di qualche giorno fa la notizia dell’esecuzione dell’attivista femminista Harvin Khalaf, stuprata e uccisa barbaramente dai miliziani armati dalla Turchia. Non è un caso che questi siano i mezzi con cui si combatte questa guerra. Quello che la Turchia vuole ottenere, infatti, non è soltanto l’annessione del Rojava ai propri confini, ma la distruzione di un simbolo e di una pratica di resistenza, la riduzione al silenzio delle donne e degli uomini che vivono e lottano in quelle terre.
L’annientamento di chi negli ultimi anni è stato in prima linea militarmente contro l’Isis, difendendo la libertà di tutte e tutti; di chi ha immaginato e creato una società diversa. Rojava non significa soltanto resistenza al terrorismo e all’oppressione, ma soprattutto rivoluzione femminista e ambientalista, liberazione dall’oppressione capitalista e patriarcale. Questa lotta non è una lotta locale, bensì globale, perché ha messo al centro un processo di autodeterminazione, di autodifesa e di costruzione di una realtà che mette in discussione l’esistente, in Rojava e ovunque. Per questa ragione fa paura e, anche per questa ragione, si trova oggi abbandonata di fronte all’attacco turco. Un’invasione resa possibile dalla complicità americana e dall’indifferenza europea e mondiale. La cosiddetta comunità internazionale, oggi, difende la dittatura, il terrore e la violenza e abbandona chi lotta per la liberazione di tutte e tutti.
Esemplare il caso italiano, dove si dichiara la sospensione del rifornimento d’armi alla Turchia, nonostante i finanziamenti siano già stati stanziati fino a fine dicembre. Dove, a parole, sono tutti vicini al popolo curdo, ma nei fatti si censurano le pagine che riportano notizie dalla Rojava e persino le foto dei cortei di solidarietà.
A ridurre alla più totale inettitudine l’Europa basta la minaccia di Erdogan di aprire le frontiere al passaggio delle e dei migranti. Una paralisi complice, perché frutto di quegli interessi e compromessi politici che giocano costantemente sulla dignità delle persone, sulla loro libertà di movimento, sulla loro vita.
Contro tutto questo la scorsa settimana in moltissime città d’Italia, come a Bologna, ci sono state manifestazioni e cortei: il mondo è esploso in un grido di solidarietà, anche nella Turchia di Erdogan dove le mobilitazioni delle compagne e dei compagni sono state però represse con violenza.
Come ci insegnano dal Rojava la solidarietà è un’arma e in questo momento più che mai vogliamo utilizzarla per chiedere la fine di questa guerra, la fine di ogni accordo politico-economico con la Turchia. La rabbia delle combattenti e dei combattenti della Siria del Nord e dell’Est ci impone di schierarci dalla loro parte, di mostrare al mondo che siamo schierati dalla parte della Rojava, della libertà e della rivoluzione femminista, che siamo ostinatamente dalla parte delle e dei profughi che scappano dall’orrore e di tutte le e i migranti che continuano la loro lotta attraversando i confini.”jin jiyan azadi”!
Per questa ragione siamo qua per condannare ogni accordo tra l’unione Europea e Turchia e stiamo bloccando il volo di Turkish Airlines.
Rete Jin
Non Una Di Meno
Vag61
Laboratorio Crash
Collettivo Autonomo Universitario
Circolo anarchico Berneri
Làbas
Tpo
Xm24
Coordinamento migranti
Connessioni Precarie