“Appunti su una città che torna indietro, solidali perchè autogestione è resistenza e trasformazione”. Con Vag61, di fronte alla nuova offensiva dell’amministrazione comunale, gli spazi autogestiti di Bologna: Bartleby, Tpo, Xm24, Atlantide Crash!, Circolo Berneri, Lazzaretto, Livello 57, Circolo Iqbal Masih, Nuova Casa del popolo di Ponticelli.
* * * * * * * * * * * * * * *
Appunti su una città che torna indietro, solidali perchè autogestione è resistenza e trasformazione
Cambia il protagonista, non la trama. Dallo sceriffo al commissario, al cinema Bologna va in scena il solito vecchio film. Il Comune ha deciso che l’esistenza dello spazio libero autogestito Vag61, da sei anni in via Paolo Fabbri 110, ancora una volta debba essere messa in discussione. Film già visto, questa volta tocca a Vag61 ma come sempre nel mirino non c’è solo questa o quell’altra esperienza: c’è un’idea e una pratica, una realtà ed un orizzonte. Per uno spazio che quotidianamente produce cultura, libera socialità, elaborazione politica ed informazione in questa città non c’è posto. O così vorrebbero gli occhi bendati di chi l’amministra, naturalmente. Chi la vive, invece, sa che Vag61 e gli altri spazi autogestiti rappresentano una ricchezza, una via di fuga, una freccia all’arco del mutamento.
Sullo schermo scorrono scene già viste. Normalizzazione di tutto ciò che in città sfugge alla triste macchina del dominio, della speculazione, dello sfruttamento. Espulsione, soprattutto dal salotto buono del centro, di tutto ciò che sabota gli ingranaggi della governance costituita e dissente dall’asfissia del pensiero unico.
Altre scene, in parte nuove, si aggiungono in questo periodo di tagli indiscriminati alla cultura e ai servizi sociali. Dal Governo all’amministrazione comunale si declina un disegno tanto semplice quanto devastante: far pagare la crisi, fino all’ultimo euro e all’ultima lacrima, a chi è più esposto e debole.
Sul piano della cultura, gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. L’impoverimento e l’appiattimento, a suon di decurtazioni e grandi non-eventi, avanzano. Di fronte a questa realtà, ciò che gli spazi autogestiti mettono in campo offre un porto franco che, pur restando spesso giù dal palco dell’ufficialità, ricama un tessuto insostituibile di produzioni, sperimentazioni, contaminazioni. Dentro le mura degli spazi ma anche fuori, carburante di qualcosa di più che alternativo.
Per accorgersi delle rovine che stanno prendendo il posto dei servizi socio-assistenziali, invece, bisogna addentrarsi tra le pieghe della città perchè tutto sembra avvenire sotto una cortina di pura omertà. Il decentramento dei servizi e la gestione affidata alle Asp si sono rivelati un fallimento, mentre proprio attorno a Vag61 si può registrare cosa avviene quando i tagli passano dai freddi calcoli di palazzo alla realtà quotidiana: chiude il Drop In di via Fabbri e si stravolge la funzione del dormitorio di via Sabatucci, tanto per fare due esempi. Discutere sui giornali del “piano freddo”, una volta all’anno, proprio non basta.
A fare da set è una città che continuano ad alimentare di paura. Tanto dal centrodestra, che ripropone su scala locale il razzismo e l’autoritarismo su cui costruisce le proprie basi il Governo. Tanto dal centrosinistra, che dopo aver brandito selvaggiamente la clava della legalità si è trovato con un sindaco inquisito ma prosegue sulla strada della “fermezza” nascondendo tutto sotto un tappeto di primarie e campagne elettorali. Non a caso ieri come oggi questa è la città in cui si protrae all’infinito la triste commedia della campagna antigraffiti e si ripropongono le crociate contro i lavavetri, la città del carcere più sovraffollato d’Italia e dei migranti prima sfruttati e poi gettati in un Cie, degli sgomberi, del centro vietato alle manifestazioni e della criminalizzazione del dissenso. La città, allo stesso tempo, degli eserciti di precari e dei licenziamenti, dei posti di lavoro che svaniscono e del welfare tradizionale che mostra tutta la propria inattualità, delle migliaia di famiglie sotto sfratto e degli immobili lasciati vuoti.
Navigando in queste acque agitate gli spazi autogestiti affiancano alla promozione del conflitto sociale, leva indispensabile per un’indispensabile trasformazione dell’esistente, la proposta di progetti per sostenere i lavoratori colpiti dalla crisi, scuole di italiano per migranti, corsi di formazione, palestre popolari,sportelli o altre forme di autotutela, socialità demercificata ed iniziative di solidarietà.
E’ questo ciò che si vorrebbe colpire. E’ questo che ancora una volta sfuggirà alla trappola senza sottrarsi alla sfida.
Vag61
Bartleby
Tpo
Xm24
Atlantide
Crash!
Circolo Berneri
Lazzaretto
Livello 57
Circolo Iqbal Masih
Nuova Casa del popolo di Ponticelli