DOMENICA 12 MAGGIO ‘019 alle 17 @ PIAZZA del NETTUNO
> > > Su Zic.it: “Rompiamo l’isolamento di Öcalan e del popolo curdo!” (audio)
> > >“Boicottiamo le imprese bolognesi che fanno affari con la Turchia!”
Nell’ambito della due giorni di azione nazionale dell’11 e 12 maggio Bologna si mobilita a fianco dei/delle 7000 in sciopero della fame nelle carceri in Turchia. In questo momento è in corso uno sciopero della fame di massa, iniziato da Leyla Güven, deputata dell’HDP, il 7 novembre 2018. L’obiettivo è di mettere fine all’isolamento di Abdullah Öcalan, perché isolare Öcalan significa isolare il movimento di liberazione curdo e la rivoluzione in atto nella Siria del Nord.
L’Italia, in questo contesto, continua ad avere un ruolo odioso da una parte attraverso la persecuzione dei compagni e delle compagne che hanno sostenuto attivamente la rivoluzione del popolo kurdo e dall’altra nell’appoggio incondizionato alla Turchia, attraverso la vendita di armi e l’intensificazione di rapporti commerciali e istituzionali, come dimostrato dall’inchiesta “Rompiamo l’isolamento: è il silenzio che uccide” che verrà distribuita durante il presidio stesso.
Libertà per Abdullah Ocalan e per tutte/i le/i prigioniere/i politici!
* * * * * * * * *
11-12 maggio: rompiamo l’isolamento di Abdullah Ocalan e del popolo curdo!
Chiudete gli occhi e immaginate di passare un giorno, poi un mese, poi un anno di vita in una stanza da soli, ricevendo solo il necessario per vivere, senza poter comunicare con nessuno, nemmeno per far sapere il vostro stato di salute a chi tenga a voi.
Questa è la quotidianità del leader curdo Abdullah Ocalan, a cui da quattro anni è imposto un tale regime da prigioniero nelle galere del sultano Erdogan dal 1999 – quando l’infamia del governo d’Alema e del sottosegretario Minniti lo ha consegnato ai suoi carnefici.
Una condizione di detenzione disumana, equiparabile ed equiparata alla tortura, ed in questo un pericoloso precedente per tutti. Da più di 6 mesi 7000 tra detenuti politici, solidali e attivisti in tutto il mondo si sono uniti allo sciopero della fame iniziato dalla deputata HDP Leyla Guven: è stato necessario il sacrificio di 15 vite per strappare la possibilità per il leader curdo di rivedere i propri avvocati dopo otto anni. Perché l’isolamento imposto ad Ocalan è anche quello imposto alla parte migliore del popolo curdo, quella che assieme al fiore degli altri popoli della regione lotta per una società realmente democratica, ecologista e femminista, a cominciare dal modello esistente e praticabile delle comuni della Siria del Nord; e per un Medio Oriente che non sia più fonte di bollettini di guerra, esodi forzati e stigmi etnici e religiosi.
Isolamento anche e soprattutto dovuto al silenzio delle istituzioni nazionali ed internazionali – e persino di organizzazioni come Amnesty – su questa e sulle altre brutalità compiute del regime di Erdogan in Turchia, Iraq e Siria, con il sostegno all’invasione jihadista di Afrin e all’ISIS. Un silenzio squarciato qui in Italia solo dal sacrificio di Lorenzo Orsetti – che se sopravvissuto probabilmente sarebbe stato anch’egli inquadrato come “soggetto pericoloso” al pari di altri 6 suoi e nostri compagni e compagne ora sotto indagine delle procure di Torino e Cagliari. Al contrario, riteniamo che i veri soggetti pericolosi siano il fascismo turco ed i suoi fiancheggiatori imprenditoriali ed istituzionali qui in Italia: per questo sosteniamo la campagna internazionale Riseup4Rojava, volta a contrastarli e a sanzionarli dal basso.
La battaglia di Abdullah Ocalan, di Leyla Guven, dei 7000 e degli oppressi del popolo curdo è dunque anche la nostra: ci avete trovato e ci troverete nelle assemblee di base, nelle lotte sociali e nell’autorganizzazione nei quartieri bolognesi. Ma oggi siamo qui ed in
tante altre città d’Italia e del mondo a richiedere pubblicamente una presa di posizione netta da parte di tutte e tutti – e a cominciare da quanti, per i propri lauti interessi, hanno fino ad oggi professato un’omertà servile e ripugnante al regime di Erdogan.
* * * * * * * * *
In questo momento è in corso uno sciopero della fame di massa: nelle carceri della Turchia e non solo circa 7000 persone si trovano in sciopero della fame a tempo indeterminato, 8 persone hanno già posto fine alla loro vita per protesta, 7 delle quali in carcere. La richiesta è la fine dell’isolamento di Abdullah Öcalan: sequestrato in Kenia a seguito di un complotto internazionale nel febbraio del 1999, dall’aprile 2015 si trova in isolamento totale nell’isola prigione di Imrali. Questo isolamento è una tortura, una violazione dei diritti umani e delle leggi internazionali e nazionali.
La prima a iniziare lo sciopero della fame per rompere l’isolamento è stata una donna: Leyla Güven, deputata dell’HDP, in sciopero dal 7 novembre 2018; a lei dal mese di dicembre 2018 in avanti si sono unit* 14 attivist* curd* a Strasburgo, militanti in Iraq, Regno Unito, Canada, Germania, Francia. A partire dal 21 marzo, giorno del Newroz (capodanno curdo), Erol Aydemir, un giovane rifugiato curdo, ha iniziato lo stesso sciopero della fame a tempo indeterminato a Cagliari e prosegue la sua resistenza nel Centro Socio-Culturale Curdo Ararat a Roma.
All’interno del conflitto in Mesopotamia, Öcalan è una voce coerente che chiede la pace; Leyla Güven, la donna che diede inizio a questa protesta, dichiarò: “le politiche di Isolamento verso Öcalan sono imposte su un popolo intero attraverso la sua persona”.
Isolare Öcalan significa isolare colui che ha dato origine e forza al movimento di liberazione curdo, e quindi si tratta di un attacco al movimento di liberazione tutto. Isolare Öcalan significa isolare colui che ha ideato il confederalismo democratico, e quindi significa allontanare queste idee da chi in tutto il mondo le vuole mettere in pratica. Significa anche un attacco diretto alla rivoluzione del Rojava, sotto la costante minaccia delle potenze regionali e globali. Portare solidarietà a questa protesta significa combattere il fascismo di Erdoğan, significa porre le basi per costruire assieme un’alternativa sociale e globale al fascismo. Öcalan considera essenziale la liberazione della donna per la liberazione della società, essere solidali con questa lotta significa anche schierarsi attivamente per la liberazione delle donne e dei generi oppressi. Ricordiamo che questo movimento di protesta e resistenza è iniziato da una donna!
Per questo, lo sciopero della fame iniziato da Leyla Güven ci riguarda tutte e tutti: invitiamo tutte e tutti a una giornata di azione nazionale l’11-12 maggio. Invitiamo ciascun collettivo, gruppo, associazione, struttura, persona ecc… a prendere parola con i mezzi e modi che più considera adatti. I coinvolgimenti anche sul nostro territorio non mancano: la Turchia di Erdogan riceve fondi dall’Unione Europea per tenere lontani i migranti siriani; la Turchia si addestra nelle nostre stesse basi e acquista armi della Finmeccanica/Leonardo. I nostri media sono in silenzio – ma come si può rimanere in silenzio di fronte a 7000 persone in sciopero della fame a oltranza? Il CPT (Comitato europeo per la Prevenzione della Tortura) non interviene concretamente, né lo fanno le istituzioni nazionali ed europee. Addirittura Amnesty International, che si proclama così indipendente e in difesa dei diritti umani, resta in silenzio.
L’Italia inoltre sta mettendo sotto accusa coloro che hanno sostenuto attivamente la rivoluzione; tra Torino e Nuoro sei persone rischiano la misura di sorveglianza speciale (che comporta una grave limitazione delle libertà personali, prima tra tutte quella di movimento e di riunione) in quanto soggetti socialmente pericolosi, non perché hanno commesso crimini ma perché hanno pubblicamente dichiarato la loro partecipazione e sostegno alla rivoluzione siriana. Questo però non è solo il paese che vende elicotteri da guerra alla Turchia e mette sotto processo la solidarietà internazionale, è anche il Paese d’origine di Lorenzo Orsetti, partigiano d’oggi che per la rivoluzione confederale in Siria ha combattuto fino al 18 marzo, giorno in cui è caduto insieme ai suoi compagni in una delle ultime battaglie contro l’ISIS. Ascoltare e diffondere la voce di chi è in sciopero oggi è uno dei tanti modi con cui vogliamo prenderci la responsabilità della sua memoria e dell’importante compito per cui ha vissuto e che oggi ci ha lasciato; sentire che ogni popolo che lotta per la libertà è il nostro popolo, scegliere da che parte stare ovunque ci troviamo.
La forma con cui aderire alla giornata dipenderà dalla fantasia di chi vive le realtà locali e da cosa ciascun gruppo considererà più efficace. Dibattiti, striscioni, foto… chi più ne ha più ne metta!
Inoltre vorremmo che l’11 maggio non fosse una data isolata ma chiediamo che si arrivi a quel giorno con un crescendo di iniziative e di prese di posizione. Tra queste, alcune iniziative sono già iniziate, tra cui per esempio lo sciopero della fame a staffetta, a cui partecipano donne e uomini in tutta Italia e nell’ambito della quale è nata un’importante iniziativa collettiva a Firenze il 23 e 24 aprile; e la campagna #7000ControLisolamento, che invita ad appendere striscioni o cartelli visibili in solidarietà con lo sciopero della fame. Vi invitiamo a partecipare ad entrambe o comunque a darne visibilità, ad andare a visitare Erol in sciopero della fame a Roma; a continuare fino all’11 e oltre, a fare pressione sulle istituzioni perché si prenda posizione; ad informare, a evidenziare contraddizioni, ad essere visibili in ogni modo.
La lotta di Leyla Güven è la nostra lotta:
ROMPIAMO L’ISOLAMENTO!
Rete jin – Uiki Onlus – Retekurdistan Italia – Ex-combattenti YPG/YPJ