VENERDI’ 11 MARZO’016: alle 10 @ VIA MASCARELLA [report e foto su Zic] /
alle 18 @ PIAZZA VERDI [report e foto su Zic] / alle 20 @ VAG61 [video–foto]
L’undici marzo per Bologna non sarà mai un giorno qualsiasi.
Non sarà un giorno di commemorazione e di memoria.
L’undici marzo è il giorno in cui Francesco vive e vivrà sempre nelle lotte di donne e uomini che si sono opposti e si oppongono all’arroganza del potere, a chi innalza e costruisce muri, a chi distrubuisce morte e distruzione, a chi costruisce tempi di guerra infinita.
Francesco vive e vivrà in tutti coloro che hanno percorso e continueranno a percorrere i Sentieri delle Resistenze.
– ore 10: in via Mascarella per ricordare Francesco
– ore 18: in piazza Verdi “Corteo per Francesco e le lotte di oggi”
– ore 20: a Vag61 “Ancora l’11 marzo, a 39 anni di distanza, ancora di venerdì“, serata a cura del Centro di Documentazione dei Movimenti “Francesco Lorusso – Carlo Giuliani”, Vag61 e Distribuzioni dal Basso
Centro di Documentazione dei
Movimenti “Lorusso-Giuliani”
Spazio libero autogestito Vag61
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> Il programma della serata:
Da un vecchio volantino del ’77: “Chi in questo paese non ha desiderato l’insurrezione, è un’anima morta che nulla ha vissuto delle passioni della storia”.
– ore 20: inaugurazione della mostra “Le strade di Marzo” (fotografie, riviste e manifesti) e cena sociale
– ore 21: video “Marzo ’77”
– ore 21,15: reading “11 marzo 77, un bel giorno per cominciare”
– ore 21,45: proiezione de “Il sole contro”, il documentario sui morti di Reggio Emilia di Giuliano Bugani, Bebèrt Edizioni e Indyground Film. Saranno presenti gli autori e la proiezione sarà preceduta dalla lettura di un breve estratto da “Marzabotto, Reggio, 2 agosto 1980” di Giuliano Bugani, da parte di Mara Menna [su Distribuzioni dal basso]
– ore 23: concerto dei Balotta Continua / Guarda il video di “Canzone per Francesco”:
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Il comunismo del ’77 aveva ben poco a che fare con la tradizione storica del movimento operaio. Era un comunismo eretico, alimentato dai Grundrisse di Marx e dalla Beat Generation. Dall’operaismo italiano e dalla poesia maledetta di Rimbaud. Dagli anarchici e dai Pink Floyd. Da Rosa Luxembourg e da Foucault. Da Maiakovskij e dalla Società dello spettacolo di Guy Debord. Era un cocktail di comunismo fatto più di poesia che di economia. Che si trovava a suo agio più con le contraddizioni della vita che con le inalterabili leggi della storia. Era un comunismo che non combatteva per l’emancipazione del lavoro. Nel suo orizzonte non c’erano schiavi che lottavano per diventare schiavi più dignitosi, né c’erano sacrifici e austerità per approdare a un nuovo modello di sviluppo. Al pensiero dell’infelicità preferiva il ghigno beffardo dell’ironia. Non tollerava l’autorità e i corpi per qualsiasi motivo impediti. Combatteva contro il potere di qualcuno di assoggettare qualcun altro e contro qualsiasi azione che non comportasse una scelta radicalmente libera. Era un comunismo che non implicava un programma politico da realizzarsi con un partito. Era semmai una scelta di vita, un azzardo da giocarsi lottando, con ogni mezzo necessario… in movimento.
“Siamo colpevoli di avere professato pubblicamente le nostre idee, di appartenere al movimento 77, di non accettare alcun compromesso”, affermarono i compagni arrestati davanti al giudice. “Da quel giorno dell’11 marzo abbiamo cercato costantemente di spostare lo squilibrio dalla paura verso la libertà”.
Oggi siamo ancora lì che ci stiamo provando.