Venerdì 24 settembre’010 alle 21 proiezione del film “La Colonna senza fine” (sulla storia della comunità Rom di Bologna dal 2002 al 2007) e reading per i diritti dei Rom con i poeti Paul Polansky e Alberto Masala. Leggi il comunicato su quanto sta accadendo ai Rom in Italia e in Europa, dove “ogni barlume di tolleranza, di convivenza, di civiltà sembra morto e sepolto”, con la presentazione del documentario prodotto da Vag61, Ethnos, Occhiovago e i Creativi di Craiova.
Ogni barlume di tolleranza, di convivenza, di civiltà sembra morto e sepolto. Dopo le deportazioni dei Rom, annunciate dal presidente francese Sarkozy, anche in Italia c’è qualcuno che brinda e festeggia. D’ora in poi, con l’avvallo di tante forze politiche, aumenterà un sentimento di “razzismo popolare”: tanto si sa che bruciare un campo nomadi o assediare e insultare uomini, donne e bambini nati in un paese diverso porterà al fatto di vederli allontanare.
La realtà quotidiana ci dimostra sempre di più che i paesi europei, potranno convivere “democraticamente” con lo sterminio in mare di migliaia di migranti e con la schiavitù razziale, con la costruzione di campi di concentramento per esseri umani ritenuti “irregolari”, con la deportazione di persone che per i più non hanno diritto di esistere.
Nella vecchia Europa, non c’è più posto per le comunità Rom e Sinti: non in Kossovo, non in Romania, non in Bulgaria o nella Repubblica Ceka, dove hanno costruito muri per “tenerli di là”. Non c’è in Austria, nè in Italia, nè in Spagna, nè in Francia.
E i ‘bauscia’ di casa nostra, come quelli d’Oltralpe, anche se sono presidenti del Consiglio o della Repubblica, la cosa più frequente che hanno in bocca è: prendeteli voi a casa vostra.
L’abbraccio di Silvio Berlusconi a Sarkozy è come il bacio del diavolo, è il pugno duro sulla sicurezza, è il bau bau contro l’invasione degli zingari, così come, prima, avevano abbaiato all’invasione musulmana…
Tony Gatlif è un regista francese di padre cabilo e di madre gitana: nel suo ultimo film, “Libertè”, si parla del dramma degli zingari nella seconda guerra mondiale. Gatlif ha descritto il duetto “Sarko-Berlu” come un “traballante asse del male”. Come non dargli ragione…
La storia del popolo rom è fatta di pagine di dolore, di angherie subite, di deportazioni. Oggi questo popolo, che non ha mai avuto un suo 25 aprile, è vittima di “tragedie normali” che moltiplicano i volti disumani delle nostre metropoli dominate dalla filosofia della Tolleranza Zero.
Ma il pugno di ferro contro i poveri delle ultime periferie, non è peculiare della destra politica. In questi anni centro-destra e centro-sinistra hanno fatto a gara nel “ripulire” i centri storici o gli alvei dei fiumi delle nostre città.
Quello che vediamo adesso in Francia lo vediamo anche nella Roma di Alemanno, nella Verona di Tosi, così come lo avevamo visto prima nella Bologna di Cofferati. Le ruspe sul Lungoreno al mattino e l’imbarco per Timisoara il pomeriggio era già stato sperimentato dal sindaco-sceriffo.
Piaccia o non piaccia, la comunità nomade diventa l’involontaria cartina al tornasole della libertà di tutti, proprio perché più indifesa davanti al risorgere dell’intolleranza xenofoba e del sonno della ragione.
Se dei bimbi muoiono nel rogo di una baracca e i sindaci dicono che non ci sono responsabilità, vuol dire che nemmeno ci saranno responsabilità quando un operaio edile muore in un cantiere del subappalto, quando un anziano muore nella solitudine di un nosocomio, quando un un carcerato muore nella cella di un penitenziario.
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“LA COLONNA SENZA FINE”
un film di Elisa Mereghetti e Valerio Monteventi,
prodotto da Vag61, Ethnos, Occhiovago e i Creativi di Craiova.
“La Colonna Senza Fine”, che richiama il titolo di una scultura di Constantin Brancusi, è un documentario sulla storia della comunità rom di Bologna dal 2002 al 2007. Una testimonianza diretta dei protagonisti che hanno vissuto in quegli anni sgomberi ripetuti, deportazioni di massa, iniziative di solidarietà, percorsi di inclusione, confronti politici, tentativi di accoglienza e quotidiane esperienze di emarginazione…
Il film è stato realizzato attraverso le immagini raccolte da videomakers indipendenti, fotografi e attivisti bolognesi. I Rom provenienti da Craiova erano sulle strade di Bologna sin dalla fine degli anni ’90, ma la città si accorse della loro presenza solo quando, nel settembre 2002, vennero sgomberati dalle loro misere baracche sul Lungo Reno. A quel punto avvenne l’incontro con la realtà dei centri sociali e del movimento bolognese, e si avviò un percorso politico comune tra italiani e rumeni con l’esperienza dello Scalo Internazionale Migranti di via Casarini. Una vicenda collettiva sfaccettata, fatta di percorsi individuali diversi che si incrociarono sulle strade della città, tra il susseguirsi degli sgomberi e il tentativo di far sentire la propria voce, di richiedere il proprio diritto ad essere riconosciuti come persone. Dopo cinque anni dal primo sgombero qualcuno di loro riuscì ad ottenere una casa e un lavoro, ma in molti hanno continuato a vivere come fantasmi, in una fuga senza fine, braccati dalle retate della polizia e dall’avanzare delle ruspe.
Il documentario si conclude con l’incendio del 19 novembre 2007, quando prese fuoco la baracca abitata da una famiglia rumena di cinque persone, dove morì Florin, un bambino di quattro anni, e gli altri due fratelli finirono in ospedale con gravi ustioni. La famiglia di Florin era originaria di Craiova; se n’era andata per le conseguenze di un’alluvione e aveva attraversato molte delle esperienze mostrare nel film, dal Lungo Reno al Ferrhotel.
Al di là del contenuto politico, “La colonna senza” fine colpisce per alcune soluzioni visive, per le immagini di festa che si alternano allo squallore, e raggiunge livelli davvero emozionanti nei minuti finali.
E’ una visione necessaria a chiunque non sopporti i pregiudizi.
Il film ha partecipato a diversi Festival, tra cui:
– OffiCinema 2008, Bologna
– Human Rights Nights 2008 (proiezioni a Bologna, Reggio Emilia, Forlì)
– Festival Internazionale di Cinema e Televisione di Avanca (Portogallo) 2009, dove ha ricevuto il Premio della giuria nella categoria Televisione
– ETNOFILMfest 2010, Rovigo
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Prima della proeizione del film, inoltre, si terrà un reading poetico per i diritti dei Rom con il poeta americano Paul Polansky e il poeta sardo Alberto Masala.
PAUL POLANSKY
Paul Polansky è nato a Mason City, Iowa, nel 1942. La sua decisione di frequentare il college alla Madrid University, diventò l’inizio di una lunga odissea attraverso l’Europa, che lo ha portato a diventare uno degli scrittori più impegnati nella lotta per i diritti umani nell’Europa dell’est.
Poeta, fotografo, operatore culturale e sociale, è diventato negli anni un personaggio mitico per il suo impegno a favore delle popolazioni Rom.
Personaggio certamente scomodo per governi e istituzioni europee e internazionali che violano i diritti umani dei Rom, Paul Polansky è uno dei pochi Gadjo (non Rom) ad essersi conquistato la fiducia ed il rispetto di quelle popolazioni, sia per i suoi lunghi anni trascorsi a vivere con loro per documentarne la storia e le tradizioni nei paesi dell’Europa dell’Est e dei Balcani sia per il suo attivismo. La difesa dei diritti umani della popolazione Rom lo ha infatti visto fondare NGO come la Kosovo Roma Refugee Foundation, e dirigere il settore Rom di organizzazioni come la Society for Threatened People (la seconda NGO tedesca per importanza).
Le sue raccolte di poesie “Living Through It Twice”, “The River Killed My Brother”, e “Not a refugee” descrivono le atrocità commesse da cechi, slovacchi, albanesi ed altri contro quelle popolazioni.
Ha anche svolto studi accurati sui campi di concentramento nazisti nei quali venivano trucidate, insieme a quelle ebraiche, intere comunità Rom.
Attualmente dirige alcuni progetti di aiuto e salvaguardia di queste popolazioni nel Kosovo e in Serbia.
Nonostante egli debba la sua fama mondiale alle sue battaglie a tutela dei Rom kosovari, Polansky è anche un prolifico ed apprezzato romanziere e poeta, che riesce a fondere, nei suoi scritti, l’esperienza di sessantasette anni vissuti intensamente e l’impegno a salvaguardia di una cultura gitana che lo ha toccato nel profondo e che la civiltà occidentale tende a sopprimere.
Nel 2004 Polansky è stato insignito del prestigioso Human Rights Award della città di Weimar, in Germania.
Attualmente vive in un campo rom alle porte di Pristina dove lavora per organizzare lotte e denunce contro i soprusi di cui è vittima la popolazione rom.
ALBERTO MASALA
Alberto Masala, nato nel 1950 in Sardegna, abita a Bologna.
Di lingua madre logudorese (sardo dell’interno). La conoscenza di altre lingue (oltre l’italiano) gli permette un personale ‘linguaggio di confine’ che va trasversalmente alla ricerca di un’espressione che dia fluidità ritmica ai suoi scritti.
Ha esperienze di radio, teatro, video… Per quattro anni direttore artistico del nowall di Bologna, ha diretto eventi come d’art room (Bologna, convegno europeo dei nuovi luoghi dell’arte 86-87), no-wall in berlin (Berlino, Città europea della cultura 88)…
La frequentazione dei percorsi d’avanguardia nella scrittura e nell’arte contemporanea lo pone in rapporto con artisti di diverse provenienze e discipline (poeti, musicisti, artisti visivi), con i quali realizza eventi soprattutto nell’ambito della poesia concreta e dell’arte immateriale. Attualmente opera in stretta relazione con Fabiola Ledda, i musicisti Antonio Are e Miriam Palma, Anton Roca, su Cuncordu Bolothanesu, il gruppo sardo di canto a tenore per cui scrive i testi….
Promotore di minores, movimento poetico per la dignità delle culture, con questa etichetta ha ideato diversi incontri internazionali.