Pata/trac: “Que viva patata!”

VENERDI’ 18 GIUGNO’010 ALLE 18

Nell’ambito del progetto inCassati!,
1.000 kg di patate «etiche» made in Sicilia a Vag61 per sostenere la campagna delle Rete Antirazzista "Io non
assumo in nero". Le patate provengono da Cassibile, piccolo paese in
provincia di Siracusa, e sono fornite da produttori che garantiscono
l’assunzione in regola dei migranti stagionali. Questa iniziativa, fatta in collaborazione con il Gruppo di Acquisto
Solidale
di Bologna, è una proposta concreta, nata per sostenere le
mobilitazioni per i diritti dei lavoratori agricoli africani che, in
terra di Sicilia, sono quasi sempre costretti a vivere e a "faticare" in
condizioni simili a quelle di Rosarno. Dalle 18 vendita solidale delle patate, aperitivo e cena a cura della Brigata Cucinieri della Cirenaica, "patate sotto spirito" a cura della compagnia del Tinello e proiezione del documentario "La terra (e)strema", che racconta lo sfruttamento dei migranti nelle
raccolte stagionali nei campi della Sicilia.

 


> PROGRAMMA

Una
giornata degna di un romanzo d’avventura, in cui le patate saranno
protagoniste, con storie, sberleffi, lotte e battaglie, che non è detto
si concludano con l’immancabile lieto fine… non sarà una trama
nordamericana, anche perché gli adorabili tuberi vedono le loro origini
nelle Ande, dove venivano coltivati dagli indios.

Ore 18
Inizia la “vendita solidale”, con cassette
da 10 kg (80 centesimi al chilo)… dalle 20 ci sarà una banditrice
speciale: la “patata con le ali”.

Ore 19,30
Aperitivo
“patapata”

Ore 20,30
La Brigata Cuciniera della Cirenaica
propone la cena
“Patata Insurgente” con un menù di classe
(bracciantile)
– zuppa di patate
– gnocchi di patate al ragù di
salsiccia
– patate prezzemolate
– frittelle e zeppole di patate

Per tutta la durata della cena
e per l’inizio della digestione
:
PATATE SOTTO SPIRITO
Le
attrici e gli attori della Compagnia del Tinello, con l’ausilio dei
musici della Tinello Band, daranno un’ampia dimostrazione di cosa sia lo
“spirito di patata”… una sorta di programma di divulgazione tuberale ai
confini della conoscenza, una specie di Voyager fatto in casa (o per
meglio dire, in tinello).

Ore 22,45
Proiezione del documentario
LA
TERRA(e)STREMA

Regia: Enrico Montalbano, Angela Giardina,
Ilaria Sposito

Produzione: Andy Studio Video
Coproduzione:
Arci Sicilia ASGI
Sceneggiatura: Enrico Montalbano, Angela Giardina,
Ilaria Sposito
Fotografia: Enrico Montalbano, Ilaria Sposito
Suono: Francesco De
Marco
Montaggio: Enrico Montalbano
Aiuto montaggio: Angela
Giardina
Musica: Tato Izzia – Lab. Idee
Durata: 55 minuti

La
raccolta stagionale nei campi della Sicilia si svolge quasi interamente
sul lavoro dei migranti, braccianti improvvisati che subiscono tutte le
contraddizioni di un territorio difficile e di un sistema profondamente
in crisi, quello dell’agricoltura. Il film è un viaggio, da oriente ad
occidente, da maggio a novembre che racconta le “campagne” e i suoi
protagonisti.
Terra che non lascia scampo, fruttuosa, che arricchisce, che può
lasciare morti di fame, rendere schiavi, assassinare. terra che
rispecchia la struttura di una società in bilico tra benessere ed
estrema povertà, tra accesso all’universo conosciuto e ignoranza del
proprio cortile, dove sempre più forte è il rischio della catastrofe che
accade nella situazione di più ovvia normalità. Questa è una terra
estrema che non è soltanto Sicilia, è un territorio che strema che non è
solo materiale…
Questo è il racconto di un film documentario, lo spazio di riflessione e
accoglienza per quelle persone che hanno girato per due anni le zone
rurali della Sicilia in modo da potere raccontare cosa succede “in
campagna”, cosa succede a soggetti che sono diventati invisibili ai più,
al mondo urbano e metropolitano: il coltivatore, il bracciante,
l’operaio agricolo, ma soprattutto il bracciante straniero, uomo o
donna, più uomini che donne, che invisibili lavorano, sopravvivono, o
muoiono “in campagna” per due soldi.


> LA CAMPAGNA “IO NON ASSUMO IN NERO”
La campagna «io
non assumo in nero» ha trovato una cassa di risonanza al Forum Sociale
Antimafia che si è tenuto a Cinisi, nell’anniversario dell’assassinio di
Peppino Impastato.
Dopo i terribili giorni di Rosarno e l’esperienza del 1° maggio a
Cassibile (promossa dalle reti antirazziste, da alcuni centri sociali e
dai Cobas siciliani), le realtà siciliane che lottano per i diritti e la
dignità dei migranti hanno lanciato una campagna nazionale a difesa dei
diritti dei migranti stagionali supersfruttati nelle campagne
siracusane. Quest’anno poi, in Sicilia, c’è stata l’assemblea nazionale
dei GAS (Gruppi d’Acquisto Solidale), questa è stata l’occasione per
proporre anche alle associazioni del consumo critico ed a tutte le reti
di movimento solidale la campagna “per comprare le patate socialmente
eque”.

Da anni centinaia di migranti vanno a cercare lavoro a Cassibile,
soprattutto durante la stagione di raccolta delle patate
(aprile/giugno). In queste terre vengono costretti a situazioni di
sfruttamento neoschiaviste da padroni senza scrupoli che, grazie
all’evasione contributiva, ai bassi salari ed alle condizioni disumane
di lavoro, si arricchiscono indistrurbati grazie all’intermediazione dei
caporali e all’assenza delle istituzioni preposte e all’inefficacia dei
sindacati concertativi.
Da anni a Cassibile ci si preoccupa esclusivamente di contenere la
visibilità dei migranti nel paese, quando tornano dal lavoro. Da anni
l’amministrazione locale aspetta le ultime settimane per provvedere ad
un’accoglienza, sempre d’emergenza, ma solo per poche decine di migranti
“regolari”; una regolarità pretesa per offrire loro un posto letto, ma
ignorata quando si tratta delle garanzie contrattuali e delle tutele
sindacali. Per gli altri ci sono i campi come giacigli e gli alberi come
“protezione”.
Questa situazione si ripete da anni ed è drammatico che ciò avvenga in
una terra dove 42 anni fa ci furono durissime lotte bracciantili, che
riuscirono a debellare a livello nazionale le piaghe delle gabbie
salariali e del caporalato.
A Cassibile, come a Rosarno, la maggioranza dei migranti sono regolari
(rifugiati, richiedenti asilo, in attesa di rinnovo del permesso di
soggiorno, da poco licenziati, alla ricerca di nuova occupazione), ma
questa maggioranza con il passare del tempo viene spinta verso
l’irregolarità (grazie a vergognose leggi razziali come la Bossi-Fini ed
il recente “pacchetto sicurezza”), se non dimostra i contributi
versati.
Per la Rete Antirazzista Siciliana che sostiene la campagna, il
principio di “Uguale salario per uguale lavoro” deve diventare la
bussola dell’associazionismo antirazzista e del sindacalismo
conflittuale. Altrimenti si corre il rischio, soprattutto ora che la
crisi ha peggiorato le condizioni di vita, che la differenziazione
etnica dei salari possa innescare guerre fratricide fra i lavoratori
italiani e quelli migranti e fra gli stessi migranti di diverse
nazionalità.
“Io non assumo in nero”, con la sua concretezza, vuole dimostrare che si
può combattere il lavoro in nero, senza criminalizzare le vittime e,
con la loro partecipazione, individuare chi si arricchisce con il
caporalato e con una consolidata rete di complicità. Questa campagna
vuole sostenere i migranti che si rivoltano contro i poteri criminali, a
Castelvorturno come a Rosarno, vuole aiutare le loro lotte e il loro
protagonismo, avendo come orizzonete un futuro, libero dal razzismo e
dallo sfruttamento.


> ALTRE NOTIZIE UTILI PER LA SERATA

PATATA: MEGLIO
TRANSGENDER CHE TRANSGENICA

Si gioca spesso sul doppio senso tra
patata e cetriolo. L’amplesso migliore avviene nella “insalata
salentina” dove le patate lessate, prima di accoppiarsi con le rondelle
di cetrioli (che nella versione leccese prendono il nome di cucuzzelle)
devono essere lasciate raffreddare. Perché l’accoppiamento sia perfetto
bisogna ricordarsi anche di sbucciarle e di tagliarle a fette. A questo
punto, si può pensare al giaciglio fatto con pomodori, ruchetta tritata,
olive nere e cipolla rossa tagliata sottile. Condite il tutto con sale
ed olio, un po’ d’aceto (se gradito) e origano. Lasciate macerare un
paio d’ore, ne uscirà un piatto prelibato.
Cetrioli e patate si incrociano anche nella cosmesi, ecco la prova.
Stendetevi
e rilassatevi sul divano. Prendete un batuffolo di cotone e bagnatelo
con l’olio d’oliva e passatelo sugli occhi chiusi e sul contorno occhi.
Applicate le fette di patate cambiandole tre o quattro volte in dieci
minuti. Altri dieci minuti con i dischi di cetriolo. Risciacquare con
acqua tiepida e asciugare tamponando. Il cetriolo freddo aiuta a ridurre
il gonfiore delle borse sotto gli occhi. Le patate sono
decongestionanti e lenitive e schiariscono il colore sotto gli occhi.

LA PATATA OPERAIA
Tratto da “Diario di un saladatore”:
“Da ragazzo, al mio primo giorno di lavoro da saldatore, per
dimostrare la mia buona volontà, saldai ininterrottamente per otto ore. A
volte, quando non riuscivo a vedere bene il punto da saldare mi
toglievo la mascherina… Quando andai a casa, di notte, mi ritrovai con
gli occhi gonfissimi, che bruciavano… avevo una sensazione terribile: è
come se avessi la sabbia dentro, come se centinaia di schegge mi
forassero gli occhi. Mia nonna mi disse di metterci sopra delle fette di
patate… lo aveva fatto anche mio padre… Imparai quella volta che le
patate, quando si resta accecati dalla saldatrice, danno sollievo e
fanno sgonfiare gli occhi.
Insomma, per non avere gli occhi come due melanzane come rimedio ci
volevano due fette di patate”.

LA PATATA E LA PROPAGANDA
DI REGIME

Nella pubblicazione “Il Comandante di stazione” (1886),
rivolta ai sottufficiali dei Carabinieri Reali, si legge questo
consiglio: “L’acqua delle patate bollite adoperata per pulire le
spalline, i fregi del cappello e del berretto, i puntali ed in genere
tutti gli oggetti d’argento, è di un’efficacia sperimentata per togliere
dagli ornati le materie nerastre che vi si formano, e ridonare al
metallo il suo primitivo splendore".

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