Qualchemartedì: “Uccidi Paul Breitner” con L.Pisapia, WuMing3 e C.Presutti

MARTEDI’ 10 LUGLIO’018 alle 18,30

Qualchemartedì… ma alla fine pure gli altri, più o meno. A Vag61, per tenere insieme libera socialità e progetti, percorsi e immaginari da condividere e sostenere! [info]

Vi aspettiamo dalle 18,30 con l’aperitivo e poi la cena sociale!

Questa settimana:

– alle 18,30: presentazione del libro “Uccidi Paul Breitner. Frammenti di un discorso sul pallone”, con l’autore Luca Pisapia, Luca Di Meo già Wu Ming 3 e Christiano Presutti [info]

– alle 20: cena sociale di autofinanziamento + proiezione della semifinale del campionato mondiale di calcio

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Uccidi Paul Breitner. Frammenti di un discorso sul pallone (Alegre – 2018)

Riorganizzazione nazionale, così viene definita l’operazione perpetrata dai generali argentini negli anni Settanta, attraverso sequestri e desapariciòn. Mentre la repressione nel 1978 giunge al culmine dell’abominio, all’Estadio Monumental di Buenos Aires Olanda e Argentina giocano la finale dei mondiali di calcio. L’obiettivo del regime è che il grande evento distolga l’attenzione dal bagno di sangue in cui è immerso il paese. Invano cerca di scomparire anche Arcadio Lopez, misteriosa figura costretta in un bunker che guarda la finale da un piccolo televisore, tormentato da urla strazianti e voci interiori. Quasi quarant’anni dopo, e ancora nel sud del mondo, i mass media puntano i riflettori sui campi di calcio del Brasile, lasciando nell’ombra le proteste contro gli sperperi e le brutali operazioni di “decoro” del governo. Intanto tra i palazzi più alti di Rio de Janeiro si aggira Mr. M., un lurido super poliziotto intento a coprire gli intrallazzi della Fifa. Quindi il nastro si riavvolge a Usa ’94, quando il calcio subisce la definitiva trasformazione in prodotto televisivo, a cui assistiamo attraverso gli occhi di un bambino che fissa uno schermo all’interno di un enorme centro commerciale dall’atmosfera distopica e ballardiana.
Nel limbo sottilissimo tra realtà e finzione in cui si muovono questi personaggi, si apre il ventaglio delle riflessioni politiche sulla storia del calcio: dal totaalvoetbal olandese al catenaccio italiano; da Giuseppe Meazza che incarna la funzione ideologica del fascismo a Rachid Mekhloufi che gioca per il Fronte di liberazione nazionale algerino; dalla disciplina dei reds di Bill Shankly all’anarchismo pirata del Sankt Pauli; dal sedicente comunista Paul Breitner al re ribelle Eric Cantona.
Quale scuola di gioco, bandiera o concezione del pallone è riuscita a sfuggire alle logiche del capitale? Tutte, nessuna. Perché il gioco del pallone nasce già moderno. È una merce, un dispositivo dello spettacolo e un apparato del potere. Ecco la relazione indissolubile da cui è impossibile sottrarsi.
Per dimostrarlo Luca Pisapia usa la finzione quanto l’archivio, l’inchiesta quanto la saggistica pop, offrendo una narrazione non pacificata che porta a galla le molteplici contraddizioni del pallone. Per farle detonare.

«Richard, non ti preoccupare, è tutto a posto. Lascia perdere slogan idioti come Against Modern Football! La mercificazione della nostalgia ci propina un passato che non è mai esistito. Invece che rimpiangere bei tempi mai esistiti, l’unica resistenza possibile è offrire una lettura non pacificata del pallone. Se vuoi raccontare il calcio in maniera rivoluzionaria, non guardare a una presunta età dell’oro del passato, fai esplodere le sue contraddizioni».

Luca Pisapia (1977)

Giornalista, ha collaborato con la Gazzetta dello sport e con Il Fatto quotidiano, e attualmente scrive di calcio e società su il manifesto. È autore di “Gigi Riva. Ultimo hombre vertical” (Lìmina, 2012).

 

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