Condividiamo il comunicato dell’Assemblea per la salute del territorio
Da ieri è stato chiuso il punto nascita dell’ospedale di Bentivoglio per destinare letti e specialisti all’emergenza Covid.
E’ una notizia davvero sconfortante, ancora più terribile vederla datata proprio 8 Marzo, giornata in cui da sempre le istituzioni fanno a gara per sbrodolarsi addosso dolci parole sull’importanza delle donne e della loro tutela.
I punti nascita nel bolognese cosi scendono a 2, numero davvero ridicolo, considerando poi che già prima di questa emergenza le camere offerte nel ricovero post parto erano camerate sovraffollate, aspetto sicuramente problematico dal punto di vista infettivo, inoltre sarà da vedere se l’assistenza di base a un momento importante come quello del parto e della nascita di una nuova vita sarà mantenuta, se accompagnatrici/accompagnatori potranno accedere al reparto, tutti fattori che sicuramente peggioreranno la salute sia fisica che psicologica delle donne che attraversano questo momento, salute che ancora una volta viene messa in secondo piano. Continuiamo quindi a vedere come l’incapacità nella gestione dell’emergenza vada a ricadere sempre su fasce della popolazione che vengono considerate meno importanti (qualcuno durante le precedenti ondate aveva fatto la distinzione tra soggetti “produttivi” e “improduttivi”, riferendosi alla fascia della popolazione anziana), appunto le donne, gli anziani, i disabili, i bambini e adolescenti, i migranti, le fasce meno abbienti.
Inoltre l’ospedale di Bentivoglio per la sua dislocazione logistica copre una fetta importante di territorio della provincia Nord di Bologna per cui le partorienti residenti in questa zona saranno costrette a lunghi viaggi in macchina per raggiungere gli ospedali in città. E’ proprio di inizio 2020 lo studio di valutazione sulla riapertura del punto nascita della zona Montana (Vergato/Porretta), che avrebbe portato i punti nascita al numero di 4 e che aveva dimostrato l’importanza di considerare un’assistenza a questa categoria di utenti sul territorio. Da questa proposta sicuramente buona nelle prospettive, mai attuata, l’ASL di Bologna è riuscita addirittura in un intero anno a fare passi indietro.
Continuiamo quindi a denunciare la completa incapacità delle forze politiche e dell’ASL nella gestione del sistema sanitario, con la sottovalutazione dell’importanza di istituire un sistema efficace di tracciamento dei contatti e di trattamento tempestivo con un rinforzo adeguato della sanità territoriale e un piano di assunzione di personale aggiuntivo in tutte le strutture sanitarie, per sostenere una fatica pandemica che si sta abbattendo sui professionisti ora oberati da un anno di lavoro, sacrificio e contatto continuo con la sofferenza, oltre che sulle soggettività che di questa sanità territoriale hanno bisogno.
Siamo stufe di pagare la crisi che sia sanitaria o economica! Vogliamo una sanità di prossimità, un territorio in salute e la decisionalità sui nostri corpi!
Assemblea per la salute del territorio