Comunicato del Centro di documentazione dei movimenti “Francesco Lorusso – Carlo Giuliani”
LOtto marzo di lotta, oggi più che mai. In tempi di pandemia, a fronte di una situazione sanitaria che ci chiede di stare chius* nelle nostre case, le donne decidono di rilanciare con forza lo sciopero femminista e transfemminista globale.
La pandemia ha messo ancora più in rilievo cosa significa per le donne crisi economica, isolamento. Le criticità, fra lavoro e lavoro di cura, disoccupazione e povertà, convivenza forzata e sopraffazione sono emerse con ancora più violenza. I femminicidi si susseguono con un aumento esponenziale, la violenza in famiglia si ascolta di là dai muri, appare dagli schermi, ma viene occultata, ignorata dalla narrazione mainstream. Si sostengono trasversalmente piani di ricostruzione basati su politiche ipocrite e familiste che favoriscono il sistema neoliberista e patriarcale mentre i dati economici, riportati in modo neutro, non mettono in evidenza chi davvero sta pagando la crisi. C’è voluto un valore macroscopico, 99.000 donne che hanno perso il lavoro a fronte di 2000 uomini, perché i titoli dei giornali se ne accorgessero.
Il lavoro di cura ha travalicato i muri del privato nell’affrontare la pandemia ma allo stesso tempo vi è stato di nuovo richiuso a doppia mandata. Il lavoro massacrante e non garantito delle operatrici e degli operatori della sanità chiamato cura, dedizione, eroismo, assimilato al maternage non retribuito che di solito viene erogato nel privato, mentre nelle case, negli spazi sospesi e precari di vita e lavoro ai tempi della pandemia, lo smart-working si confonde con il lavoro domestico, la scuola dei figli, la cura degli anziani. E se si esce di casa per andare a lavorare bisogna farlo a tutte le ore, ammassandosi su mezzi di trasporto dove il contagio corre come il profitto di chi da questa pandemia non ha avuto niente da perdere, anzi. Chi fa parte di questa moltitudine piegata dallo sfruttamento sono soprattutto le donne, le migranti, le soggettività non conformi che da questa situazione sono stat* messi ancora di più ai margini e in una situazione di estrema ricattabilità.
Il modello di sviluppo neoliberista mostra le corde, costretto dai movimenti sovversivi anticapitalisti, antirazzisti, ambientalisti. Il femminismo militante internazionalista riunisce queste istanze sotto la sua bandiera. Assume la sua forza da anni di lotte, di discussione, di relazione e di confronto, che danno luogo alle nostre lotte di oggi. Un percorso che i movimenti femministi sono stati in grado di costruire, nel tempo e nello spazio, facendo tesoro di teorie e pratiche politiche di movimento e aprendosi a una analisi intersezionale in grado di trovare i nessi nella costruzione di un percorso articolato di lotta.
Il movimento femminista e transfemminista proclama oggi lo sciopero internazionale, rappresenta un soggetto politico in grado di mobilitare milioni di persone, di fare delle proprie parole d’ordine una pratica di lotta comune a livello globale.
Il CentroDoc aderisce allo sciopero femminista e transfemminista, della produzione, della riproduzione, del e dal consumo, dei generi e dai generi.
Da anni diamo voce alle lotte, perché le nostre lotte del passato sono in continuità con quelle del presente e costruiscono le lotte del futuro. Questo è, e continua a essere, il senso del nostro lavoro e su questa costruzione di senso è nato il documentario Io sono femminista! che è uscito per LOtto marzo 2019 e ha girato per l’Italia e oltre, suscitando discussioni e dibattiti, fino a quando il lockdown non lo ha fermato.
Si tratta di un lavoro basato sulla documentazione che abbiamo raccolto in questi anni, intesa come punto di partenza critico per costruire i percorsi di lotta di oggi. Lo riproponiamo alla visione come nostro contributo alla giornata di sciopero globale, la nostra voce che si aggiunge al “grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce”.
Centro di documentazione dei movimenti “Francesco Lorusso – Carlo Giuliani”
[Foto: Bologna-8 marzo 1976- fondo Roberta Giavazzi]