MARTEDI’ 18 SETTEMBRE’018 alle 19
Qualchemartedì… ma alla fine pure gli altri, più o meno. A Vag61, per tenere insieme libera socialità e progetti, percorsi e immaginari da condividere e sostenere! [info]
Vi aspettiamo dalle 19 con l’aperitivo e poi la cena sociale!
Questa settimana:
– ore 19: riaprono gli spazi di Vag61!
– ore 20: cena sociale di autofinanziamento
– ore 21: presentazione del Teatro Popolare Cirenaica
Il nuovo laboratorio teatrale partirà a fine settembre a Vag61 il giovedì h19,30-22.00. Per informazioni e iscrizioni:
e-mail: teatrovag61@gmail.com / pagina Fb: @Teatro Popolare Cirenaica
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Teatro popolare Cirenaica
I luoghi del cuore: odio, amore. Dal buio alla luce, la scoperta della bellezza.
Caravaggio nelle città invisibili
«Anche le città credono d’essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda. »
(Marco Polo)
L’estraniamento geografico e storico: non si sa a quale passato o presente o futuro appartengono le città dell’opera di Calvino”, aiutano nella scoperta di sé e dei propri “luoghi” ogni partecipante, (allievo e conduttore/i), al laboratorio che ha come centro la persona.
Il laboratorio intende approfondire la bellezza insita nella scoperta di sé e di sé in relazione all’altro/a, e ai luoghi (dell’anima e geografici) vissuti.
Caravaggio aveva in sé l’inquietudine del migrante, faceva fatica ad adattarsi alle circostanze date e la sua pittura riflette la stessa inquietudine. La luce che ci affascina nei suoi dipinti somiglia quindi alla luce della scoperta, nel senso, di cose che in noi vanno rivelate. Tali aspetti possono “venire alla luce” solo attraverso il lavoro creativo svolto in questa ricerca e nell’arte del teatro.
Italo Calvino, migrante anch’egli: nato a Santiago de Cuba, tornato presto in Italia, peregrina fra stili diversi: dal neorealismo alla cultura popolare…stili dai quali attinge, inventandone altri. Scrive Le città invisibili, con stile combinatorio, mettendo al centro il lettore che gioca con l’autore nella ricerca delle combinazioni nascoste nell’opera e nel linguaggio. Prende “in prestito” il racconto di Marco Polo (un migrante che narra delle città visitate all’imperatore di quelle stesse città) Kublai Khan.
Montecchi e Capuleti, mette al centro della nostra attenzione anche il tema della genitorilità, abitano anch’essi i luoghi del cuore: odio e amore (possibilità di guerra), da Dante, VI Canto del Purgatorio a Shakespeare Romeo e Giulietta. In una drammaturgia combinata fra questi testi, o frammenti di essi; d’altri ancora come Orfeo ripreso nel campo di battaglia di Jenaro Talens, E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto di John Berger e, non ultimi, percorsi di scrittura pensati e redatti insieme ai partecipanti del corso e senz’altro, una finestra d’attenzione alla regia cinematografica di Romeo + Juliet di Baz Luhrmann del 1996 e alla regia cinematografica de Il Signore delle mosche, regia Peter Brook del 1963.
Modalità e finalità
Il laboratorio intende sviluppare e educare (nel suo significato più profondo, dal latino educere), cioè tirare fuori qualcosa, non mettere dentro qualcosa.
Attraverso la conoscenza, lo studio e successivamente la drammatizzazione del testo: scoprire i luoghi della voce, dei risuonatori, del respiro, del movimento; l’attività del corpo e della voce attraverso l’utilizzo dello spazio dentro e fuori dello stesso corpo.
Esiste un movimento-chiave, un centro motore del corpo dal quale si origina ogni azione fisica.
Il movimento non procede in autonomia dal momento espressivo, ma si realizza contestualmente a esso in una totale sintesi di corpo, anima e mente, (sintesi che rappresenta un nuovo luogo). Fondamento del laboratorio è la curiosità e l’ascolto di sé, dunque dell’altro, e/o viceversa, la curiosità e l’ascolto dell’altro, dunque di sé; condizione che spinge a una maggiore apertura verso l’esterno e ad una ricerca di collaborazione, usando le differenze (altri luoghi) che naturalmente esistono in ogni gruppo, piuttosto che subirle. Abitare quindi, uno o più luoghi, fisici, ma anche interiori.
Niente c’è da ottenere, ma da dare spazio a una visione personale e soggettiva, conoscibile solo attraverso l’arte.
Ho solo bisogno della vostra generosità per scoprire qualcosa di soggettivamente armonico, allora diverremo strumento per sondare ciò che non si conosce e avremo la poesia, la musica, la pittura, la danza, come unico mezzo per esprimerlo.
Fiorenzo Fiorito
Attore e Regista
Corso di teatro con Eugenio Barba; Clown con Jango Edwards; Estetica del canto contadino, Giovanna Marini. Laurea, DAMS di Bologna.
Nel 1990, inaugura il Piccolo Teatro di Catania insieme a Valentina Fortunato con Conversazione in Sicilia di E. Vittorini, regia G. Salvo; nel ’95 fonda l’Ass. Cratere Centrale; per il Festival belliniano partecipa alla messa in scena di Zaira da Voltaire, con P. Giuranna, regia G. Sbragia; poi, Il Sindaco del Rione Sanità di Eduardo con T. Ferro, regia A. Calenda; Hautnah, Tanz-Performance, regia e coreografie Felix Ruckert (Pina Bausch Company), Kampnagel, Amburgo. Angelo dell’Angelo (opera inedita) di, con e regia F. Fiorito. La Ragazza dall’Orecchino di Perla, con Franco Battiato e Giulio Brogi, per Linea d’Ombra, regia M. Goldin, Teatro Comunale di Bologna. Nelle mani di Anna, di Federica Iacobelli e Marinella Manicardi, Per ERT, Arena del Sole. Per Cratere Centrale, Schifo, di R. Schneider, Teatro Ridotto, Bologna.
Cinema e televisione: Il Commissario Montalbano di A. Camilleri, regia A. Sironi, RAI. Perduto amor, regia Franco Battiato. Con i fratelli Frazzi, Giovanni Falcone, l’uomo che sfidò Cosa Nostra, film TV. Il giovane Montalbano, regia G.M.Tavarelli, RAI.