DOMENICA 5 GIUGNO’016 dalle 13
Smk Videofactory, Distribuzioni dal Basso e Vag61 vi invitano a partecipare ad una giornata in compagnia e ad un ottimo pranzo per contribuire alla campagna di coproduzione popolare dell’ultimo progetto di Smk, “The Harvest”, il film sul nuovo caporalato agricolo in Italia. Seguirà la presentazione dell’ultimo romanzo di Loriano Macchiavelli “Noi che gridammo al vento”.
– ore 13: pranzo sociale di autofinanziamento
– ore 16: presentazione del romanzo “Noi che gridammo al vento”, con l’autore Loriano Macchiavelli
>>> Sarà possibile diventare coproduttrice e coproduttore popolare del film durante l’iniziativa pubblica, oppure online sulla scheda di Produzioni dal Basso
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The Harvest
Un esercito silenzioso di uomini piegati nei campi a lavorare, senza pause. Raccolta manuale di ortaggi, semina e piantumazione per 12 ore al giorno filate sotto il sole; chiamano padrone il datore di lavoro, subiscono vessazioni e violenze di ogni tipo. Quattro euro l’ora nel migliore dei casi, con pagamenti che ritardano mesi, e a volte mai erogati, violenze e percosse, incidenti sul lavoro mai denunciati e “allontanamenti” facili per chi tenta di reagire. The Harvest vuole raccontare tutto questo.
The Harvest è un documentario sulla vita delle comunità Sikh stanziate stabilmente nella zona dell’Agro Pontino e il loro rapporto con il mondo del lavoro. I membri di queste comunità vengono principalmente impiegati come braccianti nell’agricoltura della zona. Gli episodi di sfruttamento (caporalato, cottimo, basso salario, violenza fisica e verbale) sono stati rilevati in numerosi casi, quasi sempre da associazioni che operano sul territorio locale. A fianco di questi fenomeni è inoltre cresciuto in maniera esponenziale l’uso di sostanze dopanti per sostenere i faticosi ritmi del lavoro nei campi. Sostanze che, nello specifico, si compongono di meta-anfetamine, oppiacei e antispastici.
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Noi che gridammo al vento
di L. Macchiavelli – Einaudi Stile Libero Big, 2016
Aprile 1980. Stella Cucchi, trentanove anni, docente all’Università di Basilea, riceve una lettera con l’ordine di partire per Piana degli Albanesi, Palermo. Arrivata, fa amicizia con Eva, che la ospita a casa sua, e con Ditria e Vito. I tre riconoscono in lei Nina, la bambina portata a Milano da alcuni parenti dopo che i suoi genitori erano morti nella strage di Portella della Ginestra, il primo maggio del ‘47. Gli incubi che da sempre turbano il sonno di Stella non sono che il ricordo del terrore vissuto a soli sei anni. Anche George Cooky, detto ‘u miricanu, è arrivato a Palermo dagli Stati Uniti pochi giorni dopo Stella. Deve incontrare chi comanda – in Sicilia e non solo – per parlare di misteriosi documenti in mano agli «amici di New York»: se resi pubblici, questi documenti potrebbero far vacillare la stabilità stessa della Repubblica. È Francesca, Ceschina soltanto per gli amici, a fare da autista a ‘u miricanu. Si aggira per i feudi attorno a Piana con una pistola e una mitraglietta Skorpion Sv68 nello zaino, e ogni anno il primo maggio sale a Portella. Non per partecipare alla celebrazione. Che ci va a fare? Chi sono davvero queste persone, perché si trovano in Sicilia, proprio adesso, quali segreti nascondono?
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Il romanzo è il terzo della trilogia Segreti d’Italia iniziata nel 1989 con Funerale dopo Ustica, proseguita con Strage e mai scritto fino a oggi per la decisione che presi in occasione del procedimento penale a mio carico per il romanzo Strage. Di recente, un paio d’anni fa, una serie di circostanze e coincidenze mi hanno spinto a riprendere il progetto e a riproporlo oggi, a distanza di 25 anni. In Noi che gridammo al vento ritornano, come avevo pensato di fare nel 1989, alcuni dei personaggi dei due romanzi precedenti. E questo per dare un’immagine di continuità con le stragi italiane venute dopo Portella della Ginestra. Noi che gridammo al vento non è la storia, romanzata o vera, di Salvatore Giuliano né su come e da chi sia stato ucciso. Non è la storia, romanzata o vera, della strage di Portella della Ginestra. Non può essere un romanzo a portare una verità che i processi non hanno dato. Il romanzo narra una storia parallela a entrambe. È la storia di gente e di sentimenti e di luoghi violentati.
1980, fine aprile. Stella Cucchi, docente all’università di Basilea riceve un fax con l’ordine di partire per la Sicilia. A cosa fare, non è chiaro. Da Palermo Stella si trasferisce a Piana degli Albanesi i cui abitanti vi si stabilirono nel 1400 in fuga dall’Albania per sottrarsi all’invasione turca. I primi clandestini arrivati sulle coste della Sicilia in barcone? I pianesi conservano ancora la loro lingua, l’arbëresh, oltre che le loro tradizioni e costumi. Alcuni personaggi di Piana, Eva, Ditria e Vito, che saranno poi, assieme a Stella, protagonisti del romanzo, credono di riconoscere la straniera. Si tratterebbe della piccola che loro, nel 1947, chiamavano con affetto, Nina. Nel giugno del 1947, Nina fu prelevata da Piana e portata a Milano dai parenti dei suoi genitori, entrambi uccisi nella strage di Portella della Ginestra del primo maggio 1947.
La strage di Portella della Ginestra non dovrebbe aver bisogno di spiegazioni, comunque… Il primo maggio 1947 il bandito Salvatore Giuliano, assieme ai componenti della sua banda, sparò sulla folla che festeggiava il primo maggio. Dietro di lui c’erano la mafia dei latifondisti, uomini politici e, secondo alcuni storici recenti, la Cia e la Decima Mas di Valerio Junio Borghese, quello del tentato colpo di Stato della notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970. Il risultato della prima (la madre) di una serie di stragi di stato in Italia, costò 11 morti dei quali 4 bambini fra i 7 e i 14 anni, e 27 feriti, alcuni poi morti in conseguenza delle ferite. All’epoca, Stella, o Nina, aveva sei anni. Nel 1980, anno nel quale si svolge il romanzo, ne ha 39.
A Piana non ci sono alberghi e Stella trova ospitalità presso Eva, una milanese sposta a Piana. Nel 1947 Eva aveva 17 anni. Nel 1980 ne ha 51. Stella incontra anche Vito che, all’epoca della strage aveva 13 anni e nel 1980 ne ha 46. Fra i due si stabilisce un rapporto che va oltre l’amicizia. Si frequentano e a Stella, che ormai tutti a Piana chiamano Nina, affiorano lentamente i ricordi dell’infanzia, compreso il terrore di quel primo maggio a Portella della Ginestra. C’era anche lei assieme ai suoi genitori uccisi. Stella comincia a comprendere che l’origine del suo incubo ricorrente sono i momenti vissuti dentro la strage. Ma cos’è venuta a fare Stella a Piana degli Albanesi? Molte le ipotesi, alcune cattive e sospettose. Altri personaggi entrano nella storia e, come Stella, sono interessati al passato e alla strage del 1947. In particolare uno strano mister George, a Palermo chiamano semplicemente u miricanu, arrivato da New York negli stessi giorni di Stella. In particolare u miricanu è incaricato di contrattare con la mafia, ma anche con lo Stato, alcuni importanti documenti ritrovati di recente a New York dopo la morte di uno dei banditi che aveva partecipato alla strage di Portella e, prima dell’arresto, fuggito negli Usa con l’aiuto della mafia di New York. Questi documenti resi pubblici modificherebbero la storia della Repubblica dal dopoguerra in poi. Non solo: la stabilità della stessa democrazia sarebbe in pericolo. Altro personaggio del romanzo è Francesca: solo gli amici veri sono autorizzati a chiamare Ceschina. È una ventottenne che viaggia per Palermo e nei feudi attorno a Piana degli Albanesi, con una pistola e una mitraglietta Skorpion Sv68 nello zainetto. Ogni anno nella ricorrenza del primo maggio, Ceschina sale da Palermo a Portella. Non per partecipare alla manifestazione. Che ci va a fare? Se lo chiedono in tanti. Se lo chiede anche Antonino Bontà, potente capo della mafia palermitana. C’è poi Omero racconta al lettore, con la sua voce da antico cantore siciliano, molte storie vere come se fossero favole.
Nelle pagine del romanzo scorrono anni difficili per il paese, in un drammatico gioco fra vecchia mafia che cerca un accordo con la politica, e nuova mafia che vorrebbe il colpo di stato; fra servizi segreti deviati e servizi segreti fedeli, si fa per dire, allo stato; fra politica e gente perbene. Pare ce ne sia ancora da qualche parte. È un romanzo e la storia è di fantasia ma, come accade a volte, la fantasia rasenta (quando non coincide) con la verità. Anche, su Portella della Ginestra, come per le altre stragi italiane, la verità è una e una sola. È rimasta là dove si è consumata e nessuno potrà mai riprodurla.
Nel romanzo sono inserite tre poesie. Sono di Franco Insalaco, Francesco Guccini e Roberto Roversi. Le prime due scritte appositamente per il romanzo. La poesia di Roversi è dedicata alla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.
Loriano Macchiavelli
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Loriano Macchiavelli
Bolognese, è uno dei fondatori del noir italiano. Ha pubblicato una trentina di romanzi e ispirato numerose fiction televisive. Einaudi Stile Libero sta riproponendo con successo tutta la serie di romanzi con protagonista Sarti Antonio. Sono usciti finora: Fiori alla memoria (2001), Ombre sotto i portici (2003), Le piste dell’attentato (2004), Sui colli all’alba (2005), Cos’è accaduto alla signora perbene (2006), Passato, presente e chissà (2007), Sarti Antonio: un diavolo per capello (2008), Sarti Antonio: caccia tragica (2009), Sarti Antonio: rapiti si nasce (2014). Macchiavelli ha inoltre scritto per Einaudi Stile Libero un racconto per l’antologia Crimini italiani (2008) e il romanzo Strage (2010).