VENERDI’ 12 FEBBRAIO’016 alle 19
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Lo scrittore e musicista Marco Rovelli a Vag61 per presentare i suoi ultimi lavori: il libro “Eravamo come voi. Storie di ragazzi che scelsero di resistere” e l’album “Tutto inizia sempre”.
– ore 19: presentazione del libro
– ore 20.30: cena sociale
– ore 22: concerto
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Eravamo come voi. Storie di ragazzi che scelsero di resistere (Laterza – 2015)
Ogni storia epica e gloriosa ha dietro moti più lievi e impercettibili. Scelte, alle volte istintive alle volte forzate, e il caso. Ci sono gli eventi che ti trascinano. Soprattutto se hai vent’anni.
«Devi raccontarle queste cose. Che poi i ragazzi oggi ci guardano magari con ammirazione, ma dicono che siamo uomini di un altro mondo, non saremo mai come voi… No! Voi potete essere come noi, perché noi eravamo come voi!». Marco Rovelli incontra i primi, i più giovani di allora a cui è toccata la scelta. Non impavidi eroi, ma ragazzi che seppero rispondere a una chiamata e che seppero pronunciare un Sì per innescare il processo della loro liberazione.
Eravamo come voi racconta storie di ragazzi partigiani, tra i 14 e i 23 anni, i loro incontri, i perché della loro scelta. Spesso, prima che da una solida convinzione ideologica, per giovani normali, cresciuti nell’unico mondo possibile (in quel Truman show che era il fascismo) la decisione di salire in montagna fu guidata dall’istinto, dalla necessità o dal caso. Dopo, quella scelta scavò un abisso: perché quei venti mesi – dall’8 settembre ’43 al 25 aprile ’45 – costituirono una faglia irreversibile, una trasformazione esistenziale radicale. La pialla del tempo ha appiattito la dimensione umana. Di loro abbiamo dimenticato la quotidianità, i sentimenti, l’emotività – e anche gli sbagli, gli inciampi. Sarà come incontrare i miei allievi della scuola, e chiedere loro: «Perché stai scegliendo questa strada?»
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Tutto inizia sempre (Materiali Sonori – 2015)
Album candidato alla targa Tenco e invitato al premio Ciampi. Trasmesso su Rainews e RadioRai 3 (Fahrenheit). Doppia menzione nelle Top five 2015 di Alias/ilmanifesto. “Non capita spesso di incontrare un artista come Rovelli. I suoi spartiti sono ricerca di sonorità nell’archivio delle note antiche e del presente, vedi ad esempio Serenata e L’amore al tempo della rivolta. Brani plasmati su atmosfere rock, passaggi sinfonici, marcature di violino e violoncello. Il tema dell’amore e dell’utopia veste abiti perfetti su una passerella di cui Marco e la sua voce intensa continueranno ad essere protagonisti a parte e di parte” (Luciano Del Sette, Alias). “Intenso e prezioso l’ultimo disco del musicista-scrittore che canta Storia e storie L’album contiene canzoni belle e luminose, elettro-acustiche, dove il rock si mescola a suoni dall’incedere lirico, cadenzati dal violoncello di Lara Vecoli e dalla chitarra di Paolo Capodacqua. Una tessitura limpida, apparentemente semplice impreziosita dagli arrangiamenti del polistrumentista Rocco Marchi. E’ un disco profondamente d’amore. A tratti la voce di Rovelli ricorda quella di Herbert Pagani o di Billy Bragg, forte e suggestiva com’è, spesso la tensione civile rimanda a quella dei Dischi del Sole, alla grande stagione della canzone popolare, del folk come atto necessario per riprendersi le radici e far funzionare le ali” (Daniela Amenta, l’Unità). “Tutto inizia sempre risulta il suo disco più riuscito, compresi i due con il gruppo Les Anarchistes – del quale era frontman e fulcro: nelle musiche, che spesso sposano avvolgenti trame di scuola folk, energia filo-rock, atmosfere intensissime e arrangiamenti mai tanto (ac)curati, e in testi di notevole spessore poetico che al di là dei temi affrontati rimarcano il dovere morale di guardare e volare alto. Una canzone d’autore decisamente ricercata che sembra voler rimandare a epoche passate, ma che in definitiva è meno austera e più vivace di quanto potrebbe apparire di primo acchito, percasa da un’enfasi interpretativa che qua e là sconfina, senza peraltro suonare forzata, in una sorta di melodramma alla Léo Ferré” (Federico Guglielmi, Blow Up). “Coraggioso, poetico, etico. “Tutto inizia sempre” cattura nella cura dei particolari, induce riflessioni, culla nei suoni. Musica “cameristica”, tessuti folk, alcune sfuriate rock, musette, sapori italo-francesi (tra Claudio Lolli e Leo Ferrè). Disco politico? Per forza di cose, ma attenzione: niente a che fare con la forma-canzone propagandistica.
Non ci sono slogan nè invettive. Piuttosto, il ragionare profondo, il sapere ascoltare e poi farne una forma di audacia propria”. Voto: 9 (Massimo Pirotta, Vorrei) “Rovelli veste le sue idee fatte canzone con un’attenzione devota, verrebbe da definirlo un vero e proprio atto d’amore nei confronti del suono, come già avveniva quando militava nei Les Anarchistes. Il ponte che lo porta dalla tradizione del cantautorato di protesta è tutt’altro che pericolante, perché nel tragitto Rovelli incontra il rock elettrico, l’acustico “da camera” con un respiro classico-sinfonico, il folk in tutte le sue evoluzioni. Per cantare cose grandi e necessarie, cose che oggi i cantautori non fanno più” (Fulvio Paloscia, La Repubblica) “Canzone d’autore declinata in mille possibilità sonore, una coralità complessa che spiazza. Forse Tutto inizia sempre è l’opera più compiutamente matura e articolata del percorso artistico di Marco Rovelli. Senza dubbio è qualcosa che non può essere ignorato”. (Giorgio Olmoti, L’isola che non c’era). “Vale la pena notare la sempre più definita personalità di Marco Rovelli, la sua capacità di sagomare una nuova canzone popolare italiana: poetica, politica, appassionata e arrabbiata. (Giacomo Este, Tomtomrock). “Incontrare Marco è stato un piacere, ascoltare le sue canzoni, in un paese un po’ meno malandato, sarebbe un dovere (e anche piacevolissimo) per chi, per mestiere, racconta storie di musica….” (Fausto Pellegrini, vicedirettore Rainews)
“Questa è poesia in musica” (Pippo Delbono).
“…performer versatile e strepitoso talento di cantante e ricercatore…” (Moni Ovadia)
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Marco Rovelli
Come scrittore ha pubblicato le ‘narrazioni sociali’ Lager italiani (Bur 2006), un “reportage narrativo” interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico; Lavorare uccide (Bur 2008), un nuovo reportage narrativo dedicato ad un’analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia; Servi (Feltrinelli 2009), il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro; Il contro in testa (Laterza 2012); il romanzo La parte del fuoco (Barbès 2012); La meravigliosa vita di Jovica Jovic (con Moni Ovadia, Feltrinelli 2013). Collabora a diverse testate giornalistiche e riviste.
E’ stato cantante e autore nel gruppo Les Anarchistes. Dal 2007 intraprende la carriera solista e nel 2009 pubblica il primo cd libertAria (insignito al Mei 2009 col premio Fuori dal controllo), nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De Luca, Maurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. Ha collaborato col Nuovo Canzoniere Internazionale.
È andato in scena con la riduzione teatral-musicale di Servi e gli spettacoli Homo migrans, da lui scritto e interpretato (con Moni Ovadia) e La leggera (sul canto popolare toscano).