VENERDI’ 7 NOVEMBRE’014 dalle 18 e DOMENICA 9 NOVEMBRE’014 dalle 15
In che modo costruire nuove forme rivendicative a partire dalle pratiche autonome?
Come uscire dal paradigma economico della sussidiarietà per entrare nel legame politico della complicità?
Due giornate di confronto, promosse da Todos somos Galeano, per contribuire all’avviamento di una riflessione sulle forme di cooperazione e sulle pratiche di mutualismo alla luce della necessaria ambiguità che intrattengono con i tentativi di cooptazione istituzionale.
> Venerdì 7
Ore 18 – Territorio: abitare Bologna
Dalla nuova sede del Comune alla stazione AV, dal People Mover a F.I.Co, dai T-Days alla delocalizzazione dell’università, in che modo i piani imprenditoriali ridefiniscono Bologna in chiave “metropolitana”? Quali pratiche del territorio e forme di inchiesta opporre per costruire una geografia differente?
Ne discutiamo con Giuseppe Scandurra (collettivo di inchiesta Piano B), Maurizio Bergamaschi e Luca Daconto (sociologi)
A seguire: cena di autofinanziamento Eat The Rich
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> Domenica 9:
Ore 15 – Apprendimento: camminar domandando
Come coniugare, nell’ambito dell’apprendimento, la ricomposizione del tessuto sociale e il rifiuto dei paradigmi educativi vigenti? Come la dimensione educativa interagisce con i territori, le lotte vertenziali e le situazione di esposizione sociale piu’ dure, come per esempio quella migrante? Cosa vuol dire imparare in libertà, partendo dall’autogestione e dal radicamento sul territorio, e come farlo a partire dalla prima infanzia? Quali sfide pongono l’autogestione e le pratiche libertarie nell’interazione adulti-bambini e italiani-migranti? In che senso si puo’ parlare di sciopero dei modelli e delle istituzioni educative dominanti?
Ne discutiamo in una tavola rotonda con la Scuola di Italiano con Migranti di xm24 e gli accompagnatori della scuolina libertaria i Prataioli di Pavullo,
A seguire: merenda e vin brulé
Ore 18 – Salute sociale: Consultoria e sciopero dai generi
La consultoria queer non è uno sportello né un ambulatorio, ma di uno spazio politico di de-medicalizzazione: attraverso il concetto di salute sociale si intende riconoscere come “politici” quei saperi che vengono legittimati in quanto “tecnici” e neutrali.
Come ripensare la cura di sé in termini di benessere sociale anzichè gestione sanitaria del normale e del patologico? Che rapporto c’è tra la gestione medica dei corpi e lo sfruttamento delle loro potenzialità? In che modo questa gestione medica produce e mette al lavoro i generi?