VENERDI’ 18 MAGGIO’012 alle 20
Alle 21 presentazione del libro “Come si fa. Tecniche e prospettive di rivoluzione”, a cura di Franco Berardi Bifo e Valerio Monteventi (Collana “Sollevazioni” – Manni Editori – Lecce).
Saggi di Franco Berardi Bifo, Valerio Monteventi, Lucia Berardi, Arturo di Corinto, Tommaso De Lorenzis, Valerio Evangelisti, Andrea Gloppero, Antonio Moscato.
A seguire, proiezione del film “Louise Michel” (Francia, 2008).
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Occorre inventare le forme efficaci di azione perché questo movimento insolvente (o indignato o anticapitalfinanziario o chiamalo come ti pare) possa crescere, difendersi, costruire l’autonomia della società dal capitalismo finanziario, che la sta distruggendo.
I movimenti di protesta si stanno diffondendo in tutto il mondo. Ma le battaglie di opposizione al sistema sembrano non aver ancora trovato gli strumenti per un’azione efficace.
Alcune proposte arrivano da questo volume che analizza teorie e pratiche alla base delle rivolte del ventesimo secolo: lo sciopero e il sabotaggio, la resistenza e la guerriglia, la riappropriazione e le pratiche dell’obiettivo, il boicottaggio e l’azione non violenta, il media-attivismo e l’info-hacking, il subvertizing, le occupazioni e la creazione di reti di solidarietà, fino al suicidio.
Obiettivo finale: capire il passato per proporre una forma nuova e adeguata della rivoluzione oggi.
COME SI FA – LE FORME DELL’AZIONE
Nel suo primo anno di esistenza il movimento insolvente (o indignato o anticapitalfinanziario o chiamalo come ti pare) ha perseguito due finalità: la dimostrazione (in forme prevalentemente pacifiche talvolta in forme violente) e la riattivazione della corporeità collettiva.
Ora, senza abbandonare queste due finalità, deve perseguirne una terza, che è quella dell’appropriazione, della concreta creazione delle condizioni per la sopravvivenza e per la vita, per l’educazione, la socialità, l’alimentazione e la salute.
Il movimento che si sta diffondendo contro la violenza finanziaria ha solo cominciato la sua storia.
Occorre inventare le forme efficaci di azione perché questo movimento possa crescere, difendersi e costruire l’autonomia della società dal capitalismo finanziario, che la sta distruggendo.
Per trovare queste forme dobbiamo conoscere la storia e le tecniche di alcune modalità di azione dei movimenti del passato. La violenza e la non violenza, l’appropriazione e lo sciopero, la sottrazione e l’esodo, l’antagonismo e l’autonomia.
Con “Come si fa” vogliamo esaminare le forme dell’azione degli oppressi che si ribellano, si organizzano e creano nuove strutture per la vita collettiva. Vogliamo ripercorrere alcune modalità dell’azione per giungere ad elaborare le forme dell’azione che saranno necessarie al movimento del lavoro cognitivo e precario di trasformarsi in processo di autonomia dalla catastrofe finazista, e di consolidare strutture della produzione del comune.
La tecnica che abbiamo usato è quella dei “piccioni viaggiatori”, che si orientano grazie alla vista e alla memoria, e ottengono questa “dimestichezza orientativa” dandosi dei punti di riferimento. Il nostro metodo di ricerca, come il loro metodo di volo, non è stato lineare. I piccioni viaggiano per qualche chilometro lungo una strada, poi seguono la ferrovia per un altro pezzo. Possono, poi, deviare nuovamente, seguendo qualche altro elemento (un ponte, un campo, un albero) che li aiuta nel loro itinerario.
E’ vero, così il viaggio certamente si allunga, ma diventa anche più sereno. E lo sforzo causato dal tragitto più esteso viene compensato dalla “consapevolezza” di essere sulla strada giusta.
Una strada che non ha, da un lato, la “violenza” e, dall’altro, la “non violenza”. Pertanto, a chi ci ripropone questo dualismo stantio, diciamogli che, se si vuole crogiolare nella sua muffa, lo faccia pure. A noi, piuttosto, interessa sapere che vivere da schiavi è peggio che morire. Perché, soltanto quando saremo consapevoli del fatto che non c’è dignità senza disponibilità a rinunciare a una vita di merda, saremo abbastanza forti per affrontare le armi micidiali che la dittatura finanziaria punta contro i corpi disarmati delle donne e degli uomini liberi.
Durante la rivolta studentesca di Città del Messico del 1968, qualcuno aveva tracciato questo consiglio sul portone dell’Università: “I tiranni ci sembrano grandi perché noi li vediamo stando in ginocchio… alziamoci dunque!”
Alzati dunque ragazzo, alzati… vola dunque piccione, vola.
Dopo la presentazione del libro, proiezione del film:
Louise Michel (Francia, 2008)
Il film racconta la storia di un gruppo di operaie tessili francesi che, prima vessate con orari e turni infami, rimangono dalla sera alla mattina senza lavoro, con la fabbrica svuotata e i macchinari portati all’estero.
La liquidazione che si ritrovano in mano è talmente misera che risulta inutile a qualsiasi scopo… Le operaie si riuniscono e optano per la la scelta più sensata: fare una colletta e usare i soldi per assoldare un killer che faccia fuori il padrone.
Ma al mondo d’oggi, nell’epoca della globalizzazione e delle multinazionali, non è semplice capire chi sia e dove sia il vero padrone. Se ne accorgeranno un killer della domenica (che in realtà prima era una donna) e una delle impiegate (che in realtà prima era un uomo) che dovranno sobbarcarsi vari viaggi, anche su una barca di clandestini, per andare alla ricerca del vero padrone e farlo fuori.
In questa storia farsesca e un bel po’ burlona ogni cosa diventa atto di ribellione e di ribaltamento, in primo luogo quello sessuale dei due protagonisti che cambiano sesso per trovare un lavoro.
Ma l’incompetenza estrema e l’essere scalcinati a livelli inimmaginabili dei due “cacciatori di teste capitaliste” non fermano la determinazione del gruppo di operaie a continuare a commissionare l’opera, anche se questa si trasfroma in una vera e propria strage di funzionari.
Il film è qualcosa di “estremamente” surreale, non si prefigge lo scopo di raccontare una storia né tantomeno di passare un messaggio; l’unico interesse è sorprendere, scagliandosi contro ogni tipo di convenzione. Qualcuno l’ha definito una “commedia di resistenza al vivere civile e sociale”. Che sia anarchico ci sono pochi dubbi, del resto anche il titolo “Luoise Michel” fa il verso al nome di una nota anarchica francese d’inizio novecento.
I registi Benoît Delépine e Gustave de Kervern sostengono (da anarchici) di non conoscere la tecnica del cinema e di limitarsi a inquadrare ciò che vogliono mostrare.
Non alzatevi quando iniziano i titoli di coda… Proprio allora cominciano altre sorprese!