Ieri sera un ospite del centro di accoglienza Beltrame di via Sabatucci, un uomo di 55 anni, si è ucciso. Si è impiccato all’interno della propria stanza. Svolgiamo le nostre attività a pochi passi di distanza e abbiamo saputo subito della tragedia. Ce ne hanno parlato alcuni ragazzi migranti che vivono a metà tra il dormitorio e la strada. Quando abbiamo chiesto loro se sapevano perchè l’uomo si fosse ucciso, hanno semplicemente allargato le braccia: “Secondo voi perchè qui uno si uccide?”.
Non sappiamo ancora i motivi che hanno portato a quanto è accaduto. Quello che sappiamo è che da mesi e mesi cerchiamo di far sapere al mondo e a chi amministra questa città che il Beltrame, non certo per responsabilità degli operatori che ci lavorano ma anzi a loro stesso discapito, da luogo di accoglienza si sta trasformando in luogo di esclusione [1 – 2] Quello che sappiamo è che più volte abbiamo segnalato episodi di autolesionismo e tentativi di suicidio. Quello che sappiamo è che quasi ogni sera vediamo passare i lampeggianti di 118 o 113: ogni volta dobbiamo sperare che non sia accaduto nulla di grave, ieri sera non è andata così. Quello che sappiamo è che ancora oggi, esattamente come accadeva prima che l’inverno toccasse il punto più freddo, tutte le notti decine di persone che non trovano posto al Beltrame finiscono a dormire per strada nell’indifferenza generale. Quello che sappiamo è che lo smantellamento dei servizi sociali di questa città prosegue e, spesso, nascondere la polvere sotto il tappeto è l’atteggiamento più diffuso. Forse un giorno ci verrà detto che una Fondazione mezza privata risolverà tutto, come per nidi e materne. Avremmo molti dubbi. Nel frattempo, siamo ancora una volta obbligati a chiedere a chi amministra la città di non voltarsi dall’altra parte.
Vag61