Appello italiano verso il 12 e 15 maggio 2012, date cruciali del #globalmay contro debito e austerità
Il 15 maggio 2011 milioni di persone iniziarono un processo di mutamento sociale, dando un segnalo chiaro e inequivolcabile: non siamo merci nelle mani di politici e banchieri, e rendendo esplicito a tutti che la democrazia rappresentativa è oramai agonizzante.
La classe politica e i vari potentati non hanno capito il messaggio.
Nonostante le crescenti mobilitazioni globali e l’evidente malessere del 99%, queste classi dirigenti continuano ad affrontare la crisi spogliando la ricchezza comune e mettendo a rischio la vita delle persone.
L’oligarchia finanziaria e i poteri economici hanno deciso di cancellare la democrazia, grazie a commissariamenti e golpe bianchi. Ora sono i banchieri che, non più dietro le quinte, ma direttamente dettano legge. E’ tempo che noi, il 99%, prendiamo le redini del nostro destino. Esigiamo un nuovo potere costituente per recuperare la sovranità che ci appartiene (quella umana, non quella nazionale). Perciò, il 12 e il 15 maggio 2012, dopo un anno di lotte, torniamo in strada con esigenze maggioritarie e legittime: ci saranno manifestazioni ovunque e la sperimentazione di nuove forme di sciopero (dal consumo al blocco dei flussi e delle città).
Rivendichiamo 5 punti di umanità contro le misure disumane che in questi mesi sono state imposte. Per garantire il diritto del 99% a esistere, esigiamo
1) Diritto all’insolvenza. Non un euro in più alle banche. Chiediamo il congelamento sino al non pagamento del debito illegittimo, contratto contro gli interessi sociali ma a vantaggio del potere miliare, finanziario, potere di sfruttamento. A tal fine chiediamo che venga instaurata una commissione indipendente per l’audit sul debito pubblico.
2) Welfare e saperi per tutte e tutti. Chiediamo l’accesso ai beni comuni, naturali (aria, acqua, energia, territorio) e immateriali (formazione e informazione, conoscenza, socialità, mobilità). Esigiamo la libera circolazione e il libero accesso ai saperi e alla loro condivisione a prescindere e contro l’esercizio dei diritti di proprietà intellettuale.
3) No alla precarietà, no alla riforma del mercato del lavoro Fornero-Monti. Chiediamo l’introduzione di un salario minimo, la drastica riduzione degli tipologie contrattuali del lavoro, il ripristino dei diritti fondamentali del lavoro (libertà di azione e rappresentanza sindacale, malattia, maternità, ferie, controllo e dell’orario di lavoro, formazione, una pensione ad un’età decente e liberamente scelta) a prescindere dalle forme contrattuali, subordinate, parasubordinate, autonome.
4) Diritto alla casa e alla vivibilità. Esigiamo una sistema di welfare in grado di garantire una vita autonoma in abitazioni dignitose e in un ambiente salubre e non inquinato. Chiediamo sostegno all’affitto, la riappropriazione degli alloggi sfitti, la possibilità di costruire cooperative di abitazioni e di social-housing. Sosteniamo la pratica delle occupazioni degli spazi come forma di liberazione sociale e ci opponiamo a qualsiasi occupazione militare di territori per finalità diverse da quelle stabilite dalla popolazione locale (vedi Val Susa) e a qualsiasi sgombero
5) Reddito di base incondizionato per tutte e tutti. Chiediamo un unico ammortizzatore sociale, il reddito di base incondizionato, come remunerazione della nostra vita socialmente produttiva e sempre più espropriata a fini privati. Esigiamo il diritto alla scelta del lavoro e non il solo diritto al lavoro come scelta di libertà e di auto determinazione, contro ogni forma di subalternità, controllo sociale e discriminazione di genere, di orientamento sessuale e di etnia.
Nodo italiano HubMeeting 2.0