Poco più di un anno fa costruimmo insieme al quartiere e a tanti altri (centri sociali, associazioni e ANPI) la campagna cittadina “Fascisti? su Marte!” contro l’apertura di una sede di Casa Pound in via Guerrazzi. Il tessuto vivo della città in quell’occasione reagì con forza, compattezza e capacità di organizzazione, tanto da costringere anche l’allora candidato sindaco Virginio Merola e il PD ad esprimersi contro l’apertura di una sede di neofascisti. Di fronte ad una risposta tanto determinata dovettero rinunciare. La città e quelli che la fanno vivere avevano vinto.
Sabato 11 febbraio Forza Nuova ha chiamato un presidio in piazza Galvani, in occasione della “Giornata del ricordo” e la reazione deve essere altrettanto determinata, contro un’organizzazione che non fa mistero della sua vocazione fascista, sessista e xenofoba.
Come ogni anno Forza Nuova strumentalizza la storia delle foibe, riducendo un eccidio dalle cause e dagli eventi molteplici a un massacro di fascisti. Troviamo ignobile l’appropriazione da parte di un gruppo di estrema destra delle storie di quei morti per fini politici. Il tentativo di trovare dei martiri tra i fascisti non fa altro che affermare la nostalgia di Forza Nuova per la dittatura mussoliniana e le sue radici, per chi ancora non l’avesse capito anche se loro non ne fanno mistero, in questa.
Pensiamo che sia preoccupante e sbagliato dare spazio a questa manifestazione, a Bologna come nelle altre città d’Italia, e troviamo ancor più preoccupante che i neofascisti trovino sponde istituzionali in nome di una libertà di espressione che non fa altro che rendere il concetto di democrazia malinteso e svuotato. Ci sembra allora opportuno “tirare per le orecchie” alcune figure politiche che nelle ultime uscite pubbliche hanno difeso le forze di estrema destra. Ci riferiamo in particolare al Movimento 5 Stelle, che si appella alla libertà di manifestare liberamente il proprio pensiero e non si sofferma nemmeno a chiedersi se abbia senso dare libertà di parola a chi invece la negherebbe volentieri, rendendo così la libertà di espressione un feticcio svuotato di senso.
“Anche loro seppur brutti e neri hanno il diritto a manifestare: è questo il principio della democrazia”. Col cavolo! Come si fa a concedere “democraticamente” il diritto di manifestare a chi lo nega agli altri? Come parlare di democrazia con chi l’ha sempre osteggiata rifacendosi al fascismo?
Crediamo inoltre che non si possa non guardare ad alcuni fatti che hanno segnato le nostre città negli ultimi mesi, e che hanno visto come protagonisti proprio appartenenti a gruppi di estrema destra. Ci siamo già dimenticati dell’assassinio di Samb Modou e Diop Mor a Firenze? Allora si era detto che si sarebbe vigilato contro queste derive razziste e oggi si ritorna a dar spazio e voce a chi del razzismo fa uno dei suoi punti cardine. E’ questo il modo in cui si sta vigilando? Ci siamo dimenticati del rogo punitivo e omicida di un campo Rom a Torino? Chi continua a dare spazio a soggetti politici che alimentano queste violenze deve essere consapevole del peso delle sue dichiarazioni. Al Movimento 5 Stelle e al suo caro leader diciamo che dovrebbero preoccuparsi dell’allineamento di alcune loro idee con quelle di estrema destra, soprattutto in materia di migrazioni: pensiamo a quando viene definito “senza senso” concedere la cittadinanza italiana a figli di coppie straniere o a quando si parla di “sacri confini della patria” inviolabili. Proprio qui appare la natura destrorsa e populista del partito di Beppe Grillo, che appellandosi alla giustizia sembra oggi rappresentare una nuova destra sociale imbellettata da parole d’ordine che strizzano l’occhio all’elettorato di sinistra.
Ci sembra allora importante ribadire perchè sia necessario opporsi alle organizzazioni di estrema destra e che cosa sia per noi l’antifascismo oggi. L’antifascismo non è commemorazione o nostalgica memoria. Antifascismo oggi significa opporsi alla razionalità politica del “divide et impera” di cui tutte le istanze che si basano sull’esclusione e sulla discriminazione diventano complici. Il rischio è che le difficoltà e il senso d’impotenza di chi si trova a fare i conti con l’impoverimento e la marginalizzazione si trasformino in una guerra fra poveri. Antifascismo allora significa rafforzare e consolidare quei legami sociali di solidarietà attiva, significa costruire forme di tutela per quei soggetti che pagano sulla propria pelle il prezzo più alto. L’unica uscita possibile dalla crisi passa dalla ricerca di forme di cooperazione sempre più inclusive che provino a riconnettere i soggetti che scontano le condizioni di vita più dure.
Chiediamo all’amministrazione di questa città di non permettere lo svolgimento del presidio di Forza Nuova ed evitare di prestare il fianco a un soggetto che di odio e razzismo si nutre.
Certi che ancora una volta il tessuto vivo e antifascista di questa città sappia dire con una sola voce: Fascisti? Su Marte!