Poche settimane fa abbiamo raccontato la storia di un giovane tunisino che ha minacciato di suicidarsi proprio fuori dal Beltrame, ottenendo in tutta risposta un paio di manette ai polsi. Due sera fa una vicenda del tutto simile è finita con un altro ragazzo che si è rotto caviglia e femore, rischiando la vita per salvare quella di un amico. A questa disperazione sempre più manifesta come risponde il presidente della cooperativa che gestisce il Beltrame? Chiudendo le porte ed invocando la Polizia, per distinguere tra “buoni” meritevoli di sostegno e “cattivi” da allontanare con la forza, se necessario. E’ inaccettabile che il presidente di una cooperativa chiamata a svolgere un ruolo così delicato prenda parola pubblicamente, per la prima volta, non per denunciare la situazione di estrema difficoltà in cui si trovano costretti a lavorare i suoi stessi dipendenti, ma per appellarsi direttamente alle forze dell’ordine contribundo, ancora una volta, alla pericolosa pratica di ridurre ogni complessità sociale a problema di ordine pubblico. Il presidente della cooperativa, forse, farebbe meglio a chiamare in causa pubblicamente chi ha la responsabilità politica di ciò che accade in città da mesi affinchè si possa finalmente uscire dal labirinto dell’emergenza infinita. E’ necessario che, a partire dal Comune di Bologna, si smetta di far finta che la situazione del Beltrame o quella dei migranti costretti a vivere in Montagnola non esistano: vanno aperti percorsi concreti che riescano a rispondere a necessità concrete, ad una realtà quotidiana e tutt’altro che emergenziale.
Scriviamo tutto essendo ben consapevoli della fatica che quotidianamente devono affrontare gli operatori e sapendo bene che è anche grazie ai loro sforzi personali e professionali che la situazione, ancora, non è esplosa in tutta la sua drammaticità. Sappiamo anche, però, che la scena a cui abbiamo assistito ieri sera non può ripetersi. Circa 25 migranti davanti alla porta del Beltrame da un lato, una volante della Polizia e due dei Vigili urbani dall’altro con il solo rischio di alimentare la tensione. Tensione che rischia di aumentare anche tra le diverse tipologie di utenti o tra italiani e migranti, vista la commistione di servizi molto differenti che si è deciso di concentrare al Beltrame con la conseguenza di trasformare il centro in una polveriera.
Dopo che ieri noi stessi abbiamo garantito un piatto caldo ai migranti rimasti fuori, per fortuna le porte del dormitorio si sono riaperte anche per loro. Ma la prossima volta?
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