Il comunicato di Vag61 sulla collaborazione con il centro di accoglienza Beltrame per la realizzazione di una delle giornate di “Porte aperte“ e sullo smantellamento dei servizi sociali che, in questi mesi, sta caratterizzando la città di Bologna: “Tra l’inclusione e l’esclusione passa l’esistenza tangibile di una persona ed il senso stesso della comunità, non un’asettica decisione presa a palazzo”.
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Anche quest’anno Vag61 collabora con il centro di accoglienza Beltrame di via Sabatucci per la realizzazione di una delle giornate di “Porte aperte“, la rassegna che “ri-mette al centro i margini”. Come si legge nella presentazione delle iniziative, “dormitori, residenze per immigrati, strutture per l’accoglienza madre-bambino e per persone con disabilità diventano luoghi di incontro e di cultura: lo sguardo e le parole di chi le vive ogni giorno aiutano a rileggere l’immagine di queste ‘terre di mezzo’, rimosse dal racconto della città pubblica”. Un proposito che, da spazio libero e autogestito che vive la propria esperienza tra le strade e le contraddizioni di Bologna, a pochi passi da alcune di queste strutture, non possiamo e vogliamo ignorare. In particolare quest’anno, però, riteniamo non si possa affrontare questo tema senza porre l’accento su cosa sta accadendo ai servizi sociali di questa città.
Il Comune, le Asp, le Ausl stanno procedendo con ritmi serrati ad un sistematico ed implacabile smantellamento del welfare. Il quotidiano on line Zic.it, solo nelle ultime settimane, ha denunciato la chiusura dell’asilo notturno di via Lombardia (tagliati 36 posti), la chiusura dei laboratori informatici per tossicodipendenti in via del Porto, la chiusura del Drop in per tossicodipendenti di via Paolo Fabbri, il taglio dell’orario pomeridiano al Poliambulatorio del Pilastro e l’annunciata chiusura del Centro per pazienti psichiatrici di via Busacchi. Lo stesso centro Beltrame, inoltre, ha subito una pesante riorganizzazione. Da parte di chi ha la responsabilità di queste scelte, arrivano solo silenzi o rassicurazioni ben presto smentite. Intanto decine di utenti rischiano di ritrovarsi senza quello che, in molti casi, può rappresentare l’unico punto di riferimento, sostegno, speranza di una vita dignitosa. Allo stesso tempo, numerosi operatori si trovano da un giorno all’altro senza lavoro nel pieno di una crisi che proprio ai lavoratori viene fatta pagare al prezzo più salato.
Di fronte a tutto questo, le forze politiche tacciono. Forse stanno alla finestra lasciando ad un commissario la responsabilità dei tagli, così da ritrovarsi con il lavoro sporco già fatto? Forse perchè degi “emarginati” in più per strada renderanno più credibile la prossima campagna (elettorale) sul cosiddetto “degrado”?. Intanto il Comune chiude gli occhi e taglia. Lo stesso Comune che, però, dà il proprio patrocinio a “Porte Aperte”. Sul sito ne pubblica il programma e ne riprende la presentazione, riportando che “si cercherà di immaginare/creare un ponte ideale-reale tra il dentro e il fuori”. Mentre il Comune immagina e crea, però, il “dentro” e “fuori” diventa una dicotomia giorno dopo giorno più feroce: tra l’inclusione e l’esclusione passa l’esistenza tangibile di una persona ed il senso stesso della comunità, non un’asettica decisione presa a palazzo. Quello a cui sta giocando chi amministra Bologna è un gioco pericoloso, da fermare prima la devastazione del welfare cittadino assuma i toni di un dramma a cui non si potrà rispondere con il solito scaricabarile.
Vag61 – Spazio libero autogestito