Papillon, la farfalla delle libertà

VENERDI’ 28 GIUGNO’013 dalle 20.30

Cena sociale per raccogliere fondi per l’Associazione Papillon-Rebibbia.

Nel corso della serata verranno presentati i progetti e le attività che l’associazione porta avanti a Bologna.

Associazione Culturale Papillon-Rebibbia

L’esperienza dell’Associazione Culturale Papillon-Rebibbia inizia nel maggio del 1996 ad opera di un gruppo di detenuti della casa circondariale romana “Rebibbia nuovo complesso” che iniziano a organizzare nelle disastrate biblioteche dei reparti alcune semplici ma coinvolgenti iniziative culturali tra gli oltre 1500 “ospiti” dell’istituto. Si riteneva possibile e necessario fare in modo che i detenuti gestissero direttamente una serie di attività culturali che nel loro insieme dovevano costituire un ideale ponte verso quei milioni di cittadini che conoscono poco e male la drammatica realtà delle carceri.

L’idea-forza era, ed è, molto semplice: la diffusione della cultura nelle carceri è uno strumento indispensabile per arrestare l’inevitabile regressione psicofisica prodotta dalla detenzione e può anzi aiutare la maggioranza di coloro che vivono reclusi a liberarsi da quel moderno feticismo del denaro che sovrapponendosi per lo più a una situazione di emarginazione economica e sociale, crea in milioni di giovani e meno giovani la drammatica illusione di potersi garantire un’esistenza decente e un futuro migliore attraverso la continua reiterazione di pratiche illegali e violente. La cultura può concorrere in misura decisiva nell’insegnare anche ai detenuti a iniziare un percorso critico delle esperienze individuali passate e a fornire risposte adeguate e non criminogene ai tanti diversi e inevitabili periodi di crisi che scandiscono la vita di ogni persona.

Ma il carcere è anche ottusità e violenza di Stato, è una fabbrica di morte che dal 2000 a oggi ha “prodotto” la perdita di 2123 vite umane di cui 756 per suicidio. A causa delle politiche securitarie portate avanti negli ultimi venti anni da tutti i governi che si sono succeduti, con la criminalizzazione dei migranti, dei comportamenti ritenuti non omologati al sistema e di quella vasta area di soggetti espulsi o mai entrati nel mercato del lavoro che costituiscono l’esclusione sociale, le carceri sono state riempite di corpi fino all’inverosimile obbligando così i prigionieri e le prigioniere a condizioni di vita disumane. Per questo la nostra associazione fin dalla nascita conduce la sua battaglia di civiltà per una società che sappia liberarsi dalla necessità del carcere, da questa barbarie, da questo orrore.

Facciamo quindi appello a tutte le coscienze libere e sensibili, al sostegno di tutte e tutti invitandovi alla cena sociale i cui proventi saranno destinati alla sopravvivenza della nostra Associazione.

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