Il nostro primo intervento al corteo virtuale per il 25 aprile organizzato insieme ad altre realtà antifasciste bolognesi (audio sotto)
Una volta si chiamavano prigioni o galere, poi, modernizzandosi, vennero usati di più i termini carceri o penitenziari. L’attuale “casa circondariale” ha qualcosa di ingannevole, verrebbe da pensare a una “casa che ti circonda”… Probabilmente, per queste gabbie dove vengono imprigionati esseri umani, il termine più adatto sarebbe “gattabuia”… Perché, oltre rinchiudere, questi luoghi sono realizzati per non far filtrare nulla di quello che avviene all’interno.
I movimenti di lotta e di liberazione, in tutti i periodi storici, hanno sempre avuto a che fare con la questione del carcere. Infatti, il processo di emancipazione che portò alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo iniziò il 14 luglio 1789 con l’assalto della folla al carcere della Bastiglia.
In queste settimane difficili, in cui la pandemia da Covid-19 ha reso ancora più drammatiche le condizioni di vita e di detenzione delle persone recluse nelle carceri italiane, ci piace ricordare la giornata del 25 aprile e la liberazione dal nazifascimo con uno degli episodi più gloriosi della Resistenza antifascista a Bologna: l’assalto al carcere di San Giovanni in Monte da parte dei partigiani della 7a Gap e la liberazione di 400 detenuti.
Il messaggio che da quell’episodio valoroso ci piace trarre è che essere antifascisti/e oggi significa essere antitetici a tutte le culture giustizialiste e manettare… e che “non vi sono luoghi inaccessibili, se non quelli che noi riconosciamo tali”.
Il nostro racconto dell’assalto al carcere di San Giovanni in Monte a Bologna nell’agosto del ’44:
> > > 25 aprile, sempre!
> > > Segnali dal futuro. Continuiamo a costruire comunità