Sabato 27 settembre “Voci da Vag – Festa di riapertura”: dalle 18 dibattiti, mostre, laboratori e banchetti, cena a seguire dj set ballereccio con missTitillo e Bettalicious
Vag61 riapre nei giorni di una grande mobilitazione internazionale contro il genocidio del popolo palestinese. Anche nella nostra città le strade e le piazze si sono riempite di ragazze e ragazzi, di uomini e di donne di tutte le età che hanno voluto gridare “basta” allo sterminio dell’esercito israeliano nei territori di Gaza e della Cisgiordania. La carneficina quotidiana delle vite palestinesi, un crimine bestiale messo in atto dall’esercito israeliano, di fronte alla quale il diritto internazionale e il falso umanitarismo degli Stati hanno prodotto solo codardia e impotenza, mentre nelle vite delle persone reali ha scatenato una vera e propria rivolta di coscienze. Una presa di coscienza fatta di manifestazioni, presidi, scioperi, blocchi, azioni di pressione, assemblee ed incontri per porre fine ad ogni rapporto economico, politico, culturale e diplomatico con lo Stato di Israele e per accompagnare l’azione della Global Sumud Flotilla. In tante e tanti in piazza, la Flotilla in mare, ognuna e ognuno dove e come ha potuto.
Vag61 riapre nel momento in cui negli Usa Donald Trump “designa” il movimento “Antifa” come un’organizzazione terrorista e ne annuncia la messa al bando, seguito da Orban in Ungheria e dalla Camera bassa del parlamento olandese che ha approvato la proposta dell’estrema destra di Geert Wilders. Si tratta di un modo grezzo e opprimente per far fuori quell’universo di movimenti, collettivi, gruppi radicali, catalogati sotto quell’unica sigla, come un vero e proprio “nemico ideologico”, per colpire chiunque cerchi di riconoscere le strategie, le dinamiche e i nuovi modi di presentarsi del fascismo e non abbia rinunciato a combatterlo tutti i giorni.
Vag61 riapre a poche settimane dallo sgombero del Leoncavallo che, per la destra fascio-leghista al governo, è sempre stato un emblema, uno spauracchio simbolico, un’anomalia da ricondurre all’ordine. Così come i “centri sociali” sono altrettanti “nemici ideologici” (al ministero dell’Interno c’è già l’elenco di altri sgomberi), perché luoghi in cui l’aggregazione non passa attraverso le logiche di mercato, perché “residui di autonomia” che, in quanto tali, non possono essere tollerati.
Vag61 riapre mentre il DL Sicurezza è in piena applicazione anche qui a Bologna, con il prolungamento delle zone rosse, l’uso frequente del taser, la polizia in antisommossa che sostituisce l’ufficiale giudiziario negli sfratti per “morosità incolpevole” e butta per strada famiglie di lavoratori che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese. E’ prevedibile una nuova stagione di sfratti e di sgomberi, sulla base di logiche da “esclusione & controllo”: con la copertura politica del DL Sicurezza le questure si sentiranno più forti nelle azioni repressive.
Vag61 riapre in una città dove la questione abitativa, da diritto difficile da rivendicare, è diventata un dramma sempre più angosciante. Dove ormai molti lavori vengono retribuiti con stipendi che fanno finire nella cosiddetta “fascia di povertà”. Certo, tutto questo deriva da anni di politiche neoliberiste, di vincoli finanziari e patti di stabilità che hanno trascinato intere fasce delle popolazioni europee verso una disoccupazione di massa e una precarietà generalizzata. Ma anche le scelte delle amministrazioni locali hanno contribuito al disastro. Sono stati distrutti a colpi di piccone le fondamenta dello stato sociale (dalla scuola all’edilizia pubblica, dall’assistenza alla sanità e alla previdenza), sono stati brutalmente massacrati i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e la copertura dei salari è stata ridotta ai minimi storici.
Vag61 riapre nella consapevolezza che in un periodo in cui si stanno estendendo i processi di imbarbarimento e di fascistizzazione socio-culturale, non possiamo permetterci il lusso di avere la memoria corta. Senza una memoria storica “partigiana” non si va da nessuna parte. E’ fondamentale recuperare, mantenere vivi e trasmettere tutti quei percorsi di lotta e di resistenza e che sono stati i migliori anticorpi ai peggiori rigurgiti nazifascisti
Vag61 riapre, ma non vuole essere la “riserva indiana” dove rifugiarsi dagli orrori del mondo. Vuole tornare ad essere il luogo dove, attraverso un progetto collettivo si sperimentano momenti di solidarietà, pratiche sociali dal basso e forme di autogestione. Uno spazio aperto verso percorsi di convergenza, come ci hanno insegnato gli operai e le operaie dell’ex Gkn nella loro lunga lotta.
Vag61 riapre nella convinzione che, alle pratiche di resistenza e di opposizione (oggi assolutamente necessarie), bisogna accompagnare riflessioni di prospettiva: è necessario imbastire ragionamenti e confronti sul futuro che ci aspetta. “Gettare il cuore oltre l’ostacolo per raccogliere i battiti del mondo” è un bello slogan che abbiamo letto sui muri di questa città. I modi e le pratiche con cui farlo dovranno essere parte del nostro lavoro di inchiesta e di ricerca sulle miserie del presente.
Vag61 riapre, torneranno a viverlo e ad attraversarlo realtà come il collettivo di Vag, il CentroDoc “Lorusso – Giuliani”, Zic.it, Smk factory, il Doposcuola solidale, Hacklabbo, Mediterranea. Poi se la nostra “flottiglia di terra” si allargherà ad altre sensibilità individuali e/o collettive dipenderà anche dai tanti compagni e dalle tante compagne che hanno riempito la sala e il cortile nelle decine di iniziative che abbiamo organizzato. Speriamo che continuiate a farlo, a partire dal prossimo sabato, il 27 settembre.
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Abbiamo voluto dire, forte e chiaro, che nulla può spegnere ciò che questi spazi rappresentano. Non sono solo mura, ma collettività, cuori pulsanti dei quartieri, luoghi da cui partire per costruire quotidianamente alternative reali, pratiche di resistenza quotidiana, di conflitto sociale, di pretesa, culture antifasciste e partigiane.
Mai come in questi giorni i nostri quartieri sentono il bisogno urgente di spazi, servizi e risorse. Sono questi i temi che sono emersi con forza durante l’assemblea di quartiere: questioni centrali su cui è necessario lavorare, pretendere, costruire insieme. Vag61 e l’Ex Centrale rappresentano proprio questo: luoghi di partecipazione e autogestione che traducono questi bisogni in pratiche concrete, rilanciando con determinazione la rivendicazione di ciò che ci serve davvero. Perché è da qui che si riparte: dai bisogni reali delle persone e dalla capacità collettiva di organizzarci per soddisfarli.
Questa domenica abbiamo costruito qualcosa di importante: banchetti, cucine e sport popolari, musica dal vivo, riflessioni, sguardi complici, la possibilità di organizzarci insieme. Non solo solidarietà, ma solidarietà attiva, azione concreta!
Questa primavera ci ha colpito duro, ma non ci ha piegato. Maledetta primavera, sì… ma anche straordinaria, perché ci ha ricordato chi siamo e cosa possiamo fare insieme. Ci sono cose che non bruciano, ci sono spazi che non chiudono. Avanti tutta!
Il racconto di Antigone sulle condizioni del carcere minorile è devastante. Le responsabilità del Governo sono innegabili. Ma Regione e Comune devono battere un colpo. E chi ha deciso di affiancare il sindaco nell’amministrazione della città dimostri che questo è utile perchè può tutelare delle giovani vite. Qui e ora.
Lunedì 26 maggio ore 12 – Andiamo verso il Parlamento Sabato 31 maggio ore 14 – Manifestazione nazionale a Roma
Il 26 maggio il Decreto Sicurezza passerà in discussione alla Camera. Dopo la trasformazione del DDL in Decreto, il Governo ha tempo fino al 12 giugno per approvare definitivamente la legge. È questo il poco tempo che ci separa dal progetto autoritario a cui sta lavorando il Governo fin dal suo insediamento. Ma non è questo il tempo dell’attesa o della rassegnazione, bensì quello in cui alzare la testa!
Il giorno 26 di maggio invitiamo deputati e deputate all’insubordinazione dentro l’aula. Mentre fuori mostreremo che questo paese non è silente. Quel giorno, mentre si consumerà questa forzatura autoritaria, vogliamo portare la nostra voce sotto il Parlamento e per arrivarci praticheremo, se necessario, le più sane forme di democrazia: il dissenso, la disobbedienza, la discussione in piazza, anche di fronte ai palazzi del potere.
Nello scontro con le politiche liberticide e antipopolari di questo Governo stanno nascendo coalizioni e alleanze. Il 26 maggio non ci gireremo dall’altra parte, andremo avanti, consci di poter costruire le condizioni per uscirne più forti di prima, con una rete, la Rete a Pieno Regime, che diventi uno spazio di opposizione sociale e politica al Governo Meloni.
Sabato 31 maggio ci sarà la manifestazione nazionale di massa a Roma. Camion e tir si stanno già preparando, pullman da tutte le città si stanno organizzando e ci aspetta una grande giornata di convergenza. Dalla Million Marijuana March, ai movimenti di lotta per la casa, da XR e tutte le realtà dell’attivismo climatico, il perimetro della rete sta esondando e coinvolge ora chiunque abbia in testa una idea di democrazia e di società diametralmente opposta a quella del Governo. A una settimana dal referendum, spazi sociali, movimenti, associazioni, realtà politiche e sindacali che hanno dato vita alla Rete stanno costruendo uno spazio di democrazia alternativa possibile. È tempo di riempirlo tutte e tutti insieme.
Ci vediamo a Roma il 26 e il 31 maggio.
La democrazia non si piega.
Rete No DDL Sicurezza
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Ci sono gesti e parole in grado di illuminare anche i momenti più difficili, come quello che stiamo attraversando dopo l’incendio che ha sfiorato Vag61 nelle scorse settimane. Il gesto in questo caso è quello compiuto dal Collettivo di fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze che a poche ore dall’apertura della nostra raccolta fondi ci ha inviato una significativa donazione, aggiungendo la disponibilità a reperire tecnici in grado di contribuire ai lavori di ripristino.
Sì, proprio loro, le/gli operaie/i senza stipendio da lunghi mesi. Le/i lavoratrici/ori impegnate/i nella difficile campagna di finanziamento popolare della cooperativa Gff e quindi del progetto di reindustrializzazione partecipata dello stabilimento di Campi Bisenzio. In questa situazione non ci hanno pensato due volte a mandare un contributo a Vag61, accompagnato da parole di incoraggiamento che ci hanno commosso. Che ci hanno fatto bene. Che hanno dato un senso profondo a quei concetti che rimbalzano nelle assemblee ma che è spesso difficile tradurre in realtà. Solidarietà. Mutualismo. Convergenza.
Abbiamo deciso di parlare del gesto delle/i lavoratrici/ori ex Gkn perchè ha così tanto dire. Ma insieme a loro desideriamo ringraziare tutte/o coloro/i le/i quali si sono già attivate/i per darci una mano con un aiuto economico, collaborando ai lavori o mettendosi a disposizione per diffondere la raccolta fondi: le numerose realtà che quotidianamente attraversano gli spazi di Vag61, tante singole persone e molte esperienze collettive come ExCentrale, Casa del popolo di Ponticelli, Bolognina antifascista, Archivio via Avesella, Muay thai Vag61, Pratello R’Esiste, Centro sociale della pace, Nodi-Piani, Làbas, Circolo anarchico Berneri, Edera volley, Figurine forever… e ci scusiamo se mentre scriviamo ci stanno sfuggendo altre realtà.
Le iniziative (in aggiornamento) a sostegno della raccolta fondi aperta per affrontare le spese provocate dall’incendio che ha interessato Vag61:
Festa di solidarietà con Vag61 Martedì 17 giugno’025 alle 17 [foto] @ Centro accoglienza Beltrame-Sabatucci / Mercato CampiAperti via P.Fabbri Promuovono: Bel(le)trame Lab, Campi Aperti e Palestra popolare Cirenaica
Welcome to Italy Mercoledì 4 giugno’025 alle 18,30 @ circolo Arci Guernelli (via Gandusio 6) Promuove: Mediterranea Bologna
Banchetto durante l’iniziativa: Lavoro agricolo, migrazioni e controllo delle frontiere Venerdì 30 maggio’025 alle 19 @ circolo Arci Ritmo Lento – Il Casalone (via San Donato 149) Promuove: Camilla :: Emporio di comunità
Cena benefit per Vag61 Lunedì 26 maggio’025 alle 20,30 @ circolo anarchico Berneri, piazza di porta Santo Stefano 1 Promuove: circolo anarchico Berneri
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà alle/i compagne/i di ExCentrale, che stamattina hanno trovato i locali di via Corticella 129 devastati. Gli spazi liberati, recuperati e autogestiti non si toccano!
Proprio le/gli attiviste/i di ExCentrale sono state tra le/i prime/i ad esprimerci il loro vicinanza dopo l’incendio che lo scorso 1 maggio ha interessato Vag61, dandosi subito da fare per darci una mano. Ora è a loro che è giusto mostrare vicinanza e lo facciamo, intanto, rilanciando l’appuntamento dell’assemblea di quartiere che si terrà domani alle 18,30 al Fondo Comini.
Siamo certe/i che questo episodio, per quanto grave, non scalfirà la determinazione con cui ogni giorno le/i compagne/i di ExCentrale si impegnano e si mettono in gioco per una città più giusta e solidale!
Vag61 – Spazio libero autogestito
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Dopo l’incendio che ha interessato l’esterno di Vag61, ce la stiamo mettendo tutta per riaprire il prima possibile lo spazio libero autogestito di via Paolo Fabbri 110. Ma questo ci costringe anche a fare i conti anche con una serie di spese importanti da sostenere, per una realtà come la nostra che vive grazie all’autofinanziamento.
Ogni contributo è prezioso! Se vuoi darci una mano a coprire i costi di ripristino, puoi:
# eseguire un bonifico sul conto conto corrente IT11M0501802400000011132917 intestandolo a Vag61 – Aps
# partecipare alle iniziative benefit organizzate in città ed effettuare una donazione nelle occasioni in cui Vag61 è presente con un banchetto: vedi qui
# destinare il 5×1000: compilando la dichiarazione dei redditi, firma nel riquadro dedicato alle associazioni di promozione sociale e inserisci CF: 91241310373
Dove eravamo rimaste/i? Ahinoi, all’incendio che l’1 maggio ha interessato l’esterno di Vag61, forse favorito dai piumini dei pioppi che abbondano in Cirenaica e che a quanto pare hanno ‘colpito’ anche in altre parti della città. Da quel giorno abbiamo fermato le macchine per comprendere meglio le conseguenze dell’accaduto: quello che oggi siamo costrette/i a comunicare è che tutte le attività e le iniziative che normalmente animano i nostri spazi sono sospese e al momento non sappiamo quando potranno riprendere. E fa male. Cavolo, se fa male.
Ma è questa la situazione con cui, purtroppo, dobbiamo fare i conti. Se è vero che le fiamme hanno solo sfiorato l’immobile, infatti, tanto è bastato per lasciare qualche danno esterno, far rompere diverse finestre e soprattutto creare problemi all’impiantistica. Tutto questo rende lo spazio non utilizzabile, costringe i progetti che quotidianamente vivono nello spazio a riorganizzarsi temporaneamente e ci obbliga a rimandare gli eventi già programmati o in cantiere.
Ci spiace, in particolare, dover comunicare il rinvio di “Li/ber – Festival di vini e libri non omologati”, che si sarebbe dovuto svolgere l’8, il 17 e il 18 maggio insieme ad una bellissima brigata di autrici/ori e produttrici/ori. Ci rifaremo!
Nel frattempo, però, dovremo ripulire e sistemare, riparare e ripartire. Ci sarà un bel po’ di lavoro da fare per rendere i locali di Vag61 di nuovo accoglienti e avremo costi importanti da sostenere, per una realtà autogestita come la nostra che affronta tutte le spese basandosi sull’autofinanziamento.
Se ci saranno occasioni in cui darci una mano nelle attività di ripristino, le segnaleremo. Ma intanto chiunque può stare al nostro fianco in questa fase complessa, già da subito, contribuendo a coprire le spese. E’ possibile effettuare una donazione tramite bonifico, Paypal e 5×1000: tutte le informazioni in questa pagina.
Nel frattempo, rivolgiamo ancora un grande grazie a tutte le singole persone e alle esperienze collettive che nel giro di pochissimo tempo hanno fatto sentire la propria vicinanza e si sono offerte di aiutare il nostro spazio libero autogestito a rimettersi in sesto.
Chi invece ha avuto notizia dell’incendio senza conoscere Vag61 e volesse saperne di più, può trovare qui un racconto di un’avventura iniziata oltre vent’anni fa per “liberare spazi, condividere saperi: moltiplicare resistenze!”.
E ora? E’ il momento di stringere i denti. Ma dalla sua nascita Vag61 ne ha viste tante e ha sempre trovato la forza di reagire davanti alle difficoltà. Faremo tutto il possibile perchè sia così anche questa volta: grazie al cuore grande di chi si autorganizza e lotta, all’energia delle molteplici realtà che attraversano via Paolo Fabbri 110 e al calore di quella importante parte di città che frequenta gli spazi autogestiti perchè sa bene quanto rappresentino una ricchezza per la collettività.
Adelante, ci vediamo presto!
Vag61
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Santificano poche feste, non si conoscono i loro turni e i loro orari, ma nemmeno i loro salari. Quando non lavorano dove abitano a Bologna? Nel manifesto del Comune per il 1° maggio si parla di “lavoro dignitoso per tutti/e”, la vita che fanno gli operai dei cantieri della tranvia ha questa caratteristica?
Un 25 aprile tutt’altro che di rito ha visto nella giornata di ieri Bologna divenire intreccio di quartieri, iniziative, soggettività partigiane. Senza soluzione di continuità, il corteo, partito dalla Bolognina e terminato nelle strade del Pratello, è stato capace non solo di valorizzare e connettere due momenti di festa antifascista, ma di dar voce a una pluralità di bisogni e desideri dissidenti contro questa congiuntura di guerra. Migliaia di giovani e giovanissime, infatti, hanno animato lo svolgersi della manifestazione con il proprio entusiasmo, la propria rabbia gioiosa, determinando un vastissimo terreno dello scontro: dall’attacco immediato al piano di ReArm Europe alla pretesa di ricchezza e benessere socio-climatico per i nostri territori, dall’attacco a ogni forma di violenza patriarcale o transfobica alla pretesa senza se e senza ma della Palestina libera.
Liberazione oggi vuol dire, inevitabilmente, esistere in forme dissidenti, attivarci con modalità indecorose, rifiutare la sobrietà insita nella ‘pace dei padroni’ rivendicandoci il fuoco di chi arde di passione partigiana contro guerre, oppressioni, povertà.
In migliaia, tantissime/i giovani… anzi giovanissime/i… I colori della manifestazione del 25 aprile sono quelli variegati delle ciocche dei capelli delle ragazze e dei ragazzi e quelli della Palestina. Un’esondazione, contro il fascismo di ieri e i fascismi di oggi.
25 APRILE 2025 Contro i fascismi di ieri e di oggi Stop al riarmo e fondi per casa, salute e welfare
“All’ippodromo ci sono le corse domani” Viene così lanciato dalle forze partigiane il messaggio in codice verso la Liberazione di Bologna del 21 aprile 1945
Nell’Ottantesimo anno della liberazione dal fascismo, in un contesto di escalation bellica ormai incessante, crediamo sia imprescindibile promuovere un corteo cittadino del 25 aprile con una forte connotazione politica e un marcato radicamento alle necessità dei nostri territori. La congiuntura di guerra oggi non costituisce una crisi fra le altre, ma pensiamo vada intesa letteralmente come il campo di esistenza in cui tutte le altre crisi riescono a proliferare, aggravarsi, crearne di nuove. Un contesto bellico che da un lato si dispone in maniera disomogenea sulla superficie planetaria, agglomerando differenti poli di scontro in veloce cambiamento. A meno di non voler ricorrere a stantie ideologie, questa dinamica emergente impedisce la formulazione di un unico sguardo sul caos sistemico: il Rojava non è l’Ucraina, e l’Ucraina non è la Palestina. Non esiste un unico fronte globale dove schierarsi, di qua o di là in modo lineare. Una logica di guerra, questa, che va rifiutata: contro l’ imperialismo russo, statunitense, europeo. Ci sono resistenze al colonialismo, autonomie, popoli sotto il cappio del confronto tra imperialismi, e tanti altri contesti nei quali di volta in volta si tratta di esprimere nuove forme politiche di solidarietà e internazionalismo.
Condividiamo l’appuntamento lanciato dalla Rete No DDL sicurezza – A Pieno Regime
La rete nazionale no ddl sicurezza A Pieno Regime chiama alla mobilitazione.
A Bologna spostiamo l’assemblea prevista a Scienze Politiche in Prefettura alle ore 18.
La destra sta facendo un golpe burocratico a cui dobbiamo opporci con tutta la forza della mobilitazione popolare. Contro l’utilizzo della decretazione di urgenza sulle libertà civili e il dissenso, chiamiamo tutta la società civile, i movimenti, le associazioni, le forze politiche e sindacali alla mobilitazione unitaria.
Oggi 4 aprile ci vediamo alle 18 in Piazza Roosevelt davanti alla Prefettura.
Lo abbiamo sempre detto, non faremo nessun passo indietro, respingeremo l’attacco autoritario alla nostra democrazia.
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SABATO 12 APRILE’025 alle 15 @ PARCO DELLA MONTAGNOLA
12 aprile: Climate Pride a Bologna Invito alla costruzione collettiva della parade
Quando parliamo di crisi climatica, guardare al termometro è come fissare il dito che indica la luna: mentre la temperatura media globale aumenta inesorabilmente – il 2024 è stato il primo anno in cui questo aumento ha superato l’incremento medio di 1,5 gradi centigradi – il Pianeta è prigioniero di guerre e genocidi, i territori che viviamo sono travolti dalle alluvioni e desertificati dalle siccità, mentre le nostre città sono rese sempre più invivibili da ondate di calore e costi di accesso alle abitazioni sempre più alti.
Quando parliamo di giustizia climatica, non è di emissioni che stiamo parlando. Perché le emissioni sono un sintomo, lo scarico mortifero di una macchina sistemica che consuma vite e territori, distruggendo diritti, sogni, ambizioni, futuri. Un sistema che si regge sulla guerra, sulla violenza, sul colonialismo, sul patriarcato, e che per continuare a generare profitti per pochi trascina nel disastro ecologico gran parte della popolazione ‘più che umana’ del Pianeta.
Lo scorso autunno, l’ennesima alluvione ha devastato le valli appenniniche emiliano romagnole e colpito duramente la nostra città, Bologna. Nelle stesse settimane a Valencia, in Spagna, la furia dell’acqua ha portato via centinaia di vite, mentre decine di migliaia di automobili accatastate l’una sull’altra hanno rappresentato metaforicamente le devastazioni prodotte da un sistema sociale ed economico che ha fatto delle fonti fossili il principale strumento di arricchimento di pochi. L’escalation bellica crea morte e distruzione, poggiandosi su una sempre più schizofrenica corsa agli armamenti, mentre migliaia di donne e uomini non arrivano a fine mese. Le catastrofi ecologiche e ambientali si intrecciano a una congiuntura di guerra che sottrae redditi ed energie. Nonostante le ripetute alluvioni, il cemento continua a essere, anche nella nostra regione, l’elemento intorno al quale si progetta il futuro dei territori che viviamo.
Lo scorso autunno, a Bologna, si è aperto un processo per fare spazio alle ecologie urbane, con l’obiettivo di immaginare officine di sperimentazione di pratiche ecologiche: infrastrutture sociali nelle quali costruire percorsi trasformativi e progetti concreti, capaci di parlare di energie e territori, di generare rivendicazioni, azioni e conflitti verso la giustizia climatica. Nelle stesse settimane, a Campi Bisenzio e su proposta del Collettivo di Fabbrica GKN, si è aperto un processo verso gli Stati Generali della giustizia climatica e sociale.
Agli intrecci mortiferi che ci trascinano nella crisi climatica, vogliamo contrapporre intrecci collettivi capaci di darci gli strumenti di ri-progettare collettivamente i nostri spazi di vita: dal piano di reindustrializzazione dal basso di GKN alle pratiche ecologiche urbane, dalle esperienze agroecologiche alle rivendicazioni per il diritto all’abitare, attraverso l’opposizione alla guerra come strumento per consolidare egemonie socio-economiche, vogliamo rafforzare le nostre convergenze per allargare quegli interstizi sociali a partire dai quali costruire altrove possibili.
In questo intreccio di convergenze è nato un calendario di iniziative collettive; tra queste, il 12 aprile 2025 a Bologna è in programma il Climate Pride: una street parade che vuole connettere pratiche e rivendicazioni e costruire spazi per le ecologie urbane, mettendoci alla ricerca delle parole e delle intersezioni per cambiare tutto.
Come abbiamo fatto in tante occasioni; come abbiamo fatto il 22 ottobre 2022: convergere per insorgere: alla ricerca delle parole, delle pratiche e delle intersezioni per cambiare tutto, vi invitiamo a partecipare alla costruzione del Climate Pride.
Questo presente non è il nostro futuro: ci vediamo il 12 aprile!
Guai a chi ci tocca I “ribelli di Marzo” nella Bologna del ’77
“Mi auguro che un romanzo così non rimanga inedito a lungo” (Valerio Evangelisti)
Correva l’anno 1977. Cifre destinate a restare scolpite nella storia di ciò che non può essere letto nei libri qualunque, ciechi e sordi di fronte alla realtà di un movimento che, in tutta Italia, cresceva e si organizzava in mille modi diversi ma con un solo obiettivo: cambiare lo stato di cose presente.
A Bologna, cuore pulsante del fermento politico, artistico e sociale, il cambiamento a cui è dedicato il romanzo di Francesco “Franz” Lo Duca, ha il volto di Rocco, uno studente tra i tanti e le tante che affollano i portici intorno a piazza Verdi. Ragazze e ragazzi come Carlotta, Jack e come Francesco Lorusso, iscritto a Medicina, in prima linea nei cortei e durante le manifestazioni: sempre e anche quel maledetto 11 marzo, quando i carabinieri aprirono il fuoco lasciandolo morto sul selciato. Un giorno a partire dal quale niente sarebbe più stato come prima.
Francesco “Franz” Lo Duca
Nato a Ferrara il 5 settembre del 1954, attivista fin dai tempi della frequentazione del liceo Minghetti a Bologna e fondatore del collettivo Mucchio Selvaggio, fu tra i protagonisti del movimento del ’77 ma anche anima delle iniziative culturali che resero il capoluogo emiliano un punto di riferimento della new wave nel corso degli anni ottanta. Laureato in Giurisprudenza, partecipò alla nascita del Centro di Documentazione Lorusso-Giuliani e, come istruttore di arti marziali, diede un contributo fondamentale alla crescita dello sport popolare a Bologna. Ap- passionato uomo di mare e skipper, pubblicò il libro di viaggio Atlantico in retromarcia nel 1997 prima di scrivere Guai a chi ci tocca. Sorpreso dalla malattia, muore a Bologna il 24 maggio del 2013.
Pagine 116 Formato cm 13 x 20 – brossurato con bandelle Red Star Press Tutte le Strade ISBN 9788867184644 14 euro
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Il trasferimento dei settanta ragazzi “problematici” dagli Istituti minorili di tutta Italia ha sollevato tantissime proteste. Il Governo, però, va avanti a marce forzate, incurante di tutti problemi che aggraveranno la situazione della casa circondariale bolognese. Prendono parola le/i detenute/i: “Vessazione frutto di una politica miope e giustizialista”.
Borse di studio “Per non dimentiCarlo” anno 2024-2025
“Agitatevi perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi perché avremo bisogno di tutta la vostra forza. Studiate perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza”.
Antonio Gramsci
Gli anniversari del G8 di Genova non rappresentano per noi una commemorazione, una rievocazione di ricordi fine a se stessa: sono la manifestazione di un percorso politico e intellettuale, consapevole e lungimirante, che non si è interrotto, sebbene abbia assunto forme diverse. Siamo convinti che sia possibile rintracciare delle linee di continuità tra i contenuti proposti da quell’insieme di movimenti che negli anni 2000 attraversarono il mondo e le rivendicazioni dei movimenti dei nostri giorni che si aggiungono a tutti quei presidi territoriali che da anni portiamo nel cuore a cominciare dal movimento No TAV, e tutti i gruppi di studenti medi e universitari. Vorremmo evidenziare le linee di continuità e le differenze, comprendere i fenomeni storici, sociali, politici che hanno attraversato questi anni, diventare più consapevoli di ciò che lega e di ciò che separa lo snodo dei primi anni 2000 dal presente oggi. Per questo il Comitato Piazza Carlo Giuliani ODV, Osservatorio Repressione e il Comitato Madri per Roma città aperta hanno deciso di lanciare un invito allo studio, in un periodo in cui le risorse umane ed economiche per l’istruzione pubblica sono state ridotte all’osso e il lavoro della ricerca è stato svilito. L’alternanza scuola-lavoro, ingentilita nel nome ma non nella sostanza come PCTO, gli stage privi di tutele, sono l’emersione più evidente dei danni che può produrre l’ingresso a gamba tesa di una mentalità del profitto e della finanziarizzazione nel mondo della scuola, dell’università e della ricerca.