Il 12 dicembre 1969, con le bombe a Piazza Fontana a Milano si innescò una “strategia della tensione” pensata ed usata come forma di governo dei conflitti sociali. Una vera e propria guerra praticata dallo Stato contro le istanze dei movimenti, attuata attraverso l’utilizzo dello stragismo fascista da parte degli apparati statali. A partire da quei giorni il modello repressivo statale si è sempre “adattato” al livello di scontro sollevato dalle lotte e dai conflitti. Per sconfiggere i movimenti le tecniche repressive si sono sempre più affinate: una lunga catena di provvedimenti che parte con legge Reale del 1975 e che arriva al Decreto Sicurezza del governo Meloni. A tanti anni di distanza da quel 12 dicembre 1969 abbiamo oggi la certezza, o forse solo la conferma, che esiste un filo fra lo Stato armato e terrorista e la repressione delle lotte e del conflitto sociale.
Programma
h 19 – Incontro pubblico fra Centro di documentazione F. Lorusso-C. Giuliani Mirco Dondi (Docente di Storia Contemporanea) e Antonio Senta (Docente di storia contemporanea)
h. 21 – Cena di autofinanziamento dell’Associazione di Mutuo Soccorso
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Lavoro e salute mentale vengono spesso trattati come se fossero due questioni separate. Il lavoro è quel dovere precario e sottopagato che ci perseguita ogni giorno; la salute mentale, invece, è una faccenda privata, una sorta di condizione individuale che ciascuno dovrebbe gestire per conto proprio. Questa separazione è talmente radicata che la soluzione proposta più di frequente consiste nell’aggiungere in ciascuna azienda un angolo di wellness, affidando a uno specialista la responsabilità di risolvere il problema mentre tutto il resto rimane invariato. Per anni le condizioni materiali del lavoro sono rimaste fuori dal dibattito pubblico. Si è analizzato tutto: profitti, volumi, margini, valore aggiunto, quote di mercato. Tutto, tranne ciò che viviamo ogni giorno: ritmi, rischi, controllo, precarietà, nero, vessazioni, ricatti.
Ma davvero possiamo parlare seriamente di salute mentale ignorando tutto questo? Che tipo di salute può esistere senza interrogarsi sul contesto in cui si svolge la maggior parte della nostra vita attiva?
L’assemblea dell’11 dicembre nasce come momento collettivo per discutere di tutto questo. Dall’incontro recente che abbiamo fatto su questi temi sono emersi due bisogni intrecciati. Da un lato, la necessità di condividere le proprie condizioni materiali, relazionali ed emotive di lavoro. Dall’altro, il desiderio di indagare le cause profonde di un malessere diffuso: il modo in cui l’organizzazione del lavoro incide sulle nostre esistenze. Abbiamo quindi immaginato questo incontro come un momento in cui tuttə possano raccontare la propria esperienza e avviare un percorso di inchiesta collettiva dei luoghi di lavoro, con l’obiettivo di far emergere le problematiche che moltə affrontano in solitudine e trasformarle in oggetto di conoscenza collettiva. Ci piacerebbe che questa assemblea fosse l’inizio di un percorso di condivisione e con-ricerca per documentare i modi diversi in cui il lavoro influisce sulla nostra salute. Un primo passo per trasformare ciò che logora in uno spazio di parola, cura e organizzazione.
Ci vediamo giovedì 11 dicembre ore 18,30 a Vag 61
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Bologna Calibro 7 Pollici il 13 Dicembre ritorna al @vag61 di via Paolo Fabbri 110!
Noi siamo emozionatissimi e non vediamo l’ora di farvi ballare il meglio del reggae, soul, r&b, latin, garage, gospel, funk, ska e rocksteady su vinile 45 giri e LP.
Vi aspettiamo in pista dalle 22:00 con scarpette luccicanti e sorrisi stampati in faccia Bologna Calibro 7 Pollici resident dj’s: Michele, Federico e Salvo. ****************************************************************** LOCATION VAG61 Via Paolo Fabbri 110, Bologna ****************************************************************** INGRESSO UP TO YOU! PLEASE COME EARLY!
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Come si collegano le lotte contro l’estrattivismo e quelle in difesa del lavoro e dei diritti sociali? Come costruiamo alternative capaci di realizzarsi sulla scala locale e incidere su quella globale? Ne parleremo martedì 2 dicembre a VAG61, durante una serata che ospiterà una delle anteprime italiane del documentario The Cost of Growth, e un momento di confronto a più voci verso il 2026.
18:00 | Bologna, convergenze ed ecologie: sguardi collettivi sul 2026
tavola rotonda con Collettivo di Fabbrica ex GKN, VAG61, PLAT – Piattaforma di Intervento Sociale, Laboratorio Smaschieramenti, Campi Aperti, Fornelli Ribelli, Sumud UNIBO, Cassero e Bologna for Climate Justice.
A uno sguardo distratto, non sembrerebbe. Invece, il 2025 bolognese è stato un anno di convergenze. Dal Climate Pride al Rivolta Pride, passando attraverso il 25 aprile e nelle strade cariche di rabbia per il genocidio di Gaza, fino alle mobilitazioni studentesche e delle ricercatrici, alle lotte per la casa, e alla partecipazione a Firenze al corteo promosso dal Collettivo di Fabbrica ex GKN, si è delineato un ecosistema complesso, plurale e geometricamente variabile, che ci ha visto spesso nelle stesse piazze, nelle stesse assemblee, alle stesse tavole. Non è stato – ci sembra – il semplice ‘nessuna si salva da sola’, ma piuttosto la voglia, il bisogno, la necessità di costruire risposte nuove alle domande che ci poniamo da sempre. Come stare nella nostra città e vivere le sfide della ‘Palestina globale’? Come connettere cose che a parole ci sembrano naturalmente legate – la sfida climatica, i diritti, il reddito, il lavoro, la casa, la salute, lo sport popolare, i saperi, … – e che, invece, nelle pratiche di tutti i giorni faticano a costruire terreni di lotta comuni? Non possiamo dire che tutto abbia funzionato come avremmo voluto. Ma vogliamo dirci che quello sforzo collettivo e complessivo, quel provare a sperimentare le convergenze, resta – secondo noi – lo spazio di senso politico nel quale immaginare il nostro agire a Bologna.
Le piazze autunnali per la Palestina sono state inattese, straripanti, belle, determinate; ci hanno mostrato alcune cose che in queste settimane in tante hanno cercato di leggere, analizzare, comprendere. Nel nostro piccolo, abbiamo vissuto l’accogliente sensazione di essere travolte, trascinate, spinte avanti. Proprio perché inattese e cortocircuitanti, a noi è sembrato che queste piazze ci dicessero che abbiamo un estremo bisogno di continuare ad avere la voglia – e la pazienza – di fare e sbagliare diversamente, alla ricerca dell’alchimia instabile che faccia nascere nuove ecologie sociali.
È con queste lenti – quali ecologie per continuare ad ambire al Pianeta che vogliamo – che proponiamo questa tavola rotonda pubblica. Un momento di confronto che possa raccogliere alcune delle lezioni dei mesi passati, e condividere le ambizioni per i prossimi. Cosa faremo nei prossimi mesi? Come possiamo immaginare ecologie capaci di moltiplicare le nostre riflessioni e rafforzare le nostre azioni? Cosa ha senso fare insieme?
La tavola rotonda si aprirà con i contributi di Collettivo di Fabbrica ex GKN, VAG61, PLAT – Piattaforma di Intervento Sociale, Laboratorio Smaschieramenti, Campi Aperti, Fornelli Ribelli, Sumud UNIBO, Cassero e Bologna for Climate Justice.
dalle 19:00 alle 20:30 | Cena benefit a supporto dell’azionariato popolare del Collettivo di Fabbirca ex GKN
The Cost of growth è un documentario scritto da Anuna De Wever e Lena Hartog, con la regia di Thomas Maddens.
Per chi stiamo facendo crescere questa economia? E quali sono i costi per l’umanità? Cosa c’è alla base delle sconvolgimenti socio-ambientali che stiamo vivendo? Questi alcuni degli interrogativi alla base del documentario. The Cost of Growth collega le lotte locali contro le pratiche estrattive in Serbia, in Italia e nella regione del Sapmi in Norvegia, a dibattiti più ampi su giustizia, democrazia e guerra. Mostra come la società civile in tutta Europa non solo rifiuti le false soluzioni messe in campo dalle istituzioni, ma stia anche costruendo alternative – dall’organizzazione di movimenti dal basso a nuove forme di cooperazione e solidarietà, alla diffusione di nuove pratiche socio-economiche.
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Nasce un festival fatto di terra, libri e lotte. Di chi coltiva senso, parole e libertà. Un incontro per chi sa che la cultura è anche resistenza.
Terzo appuntamento con Li/ber – festival di vini e libri non omologati: parliamo di abolizionismo carcerario.
Programma:
18:00 _ presentazione dei libri “Aboliamo il carcere. Immaginare un futuro senza prigioni” di Giulia De Rocco (Eris, 2025) & “Oltre la fabbrica dell’esclusione. L’abolizionismo carcerario come utopia concreta”di Ludovica Cherubini Scarafoni (Cronache Ribelli, 2023)
Le autrici ne parlano con Vag61 e Filo Sottile
18:30 _ cena sociale
21:30_ Spettacolo di Filo Sottile: “Far finta di esserne fuori”
***
“Aboliamo il carcere. Immaginare un futuro senza prigioni” di Giulia De Rocco (Eris, 2025) –> L’abolizione del carcere è un progetto concreto. Giulia De Rocco ce lo racconta immaginando un futuro prossimo in cui si è realizzato. Mescola saggistica e narrazione, concentrandosi sui passaggi individuali e collettivi che hanno tracciato le tappe di questa trasformazione. Non si parla solo del superamento degli istituti di detenzione: è un processo che parte dalla nostra intimità, dalle nostre relazioni e dalle nostre comunità per stravolgere quegli assunti che ci sembrano irrinunciabili come i binomi vittima/carnefice, innocente/colpevole. Assunti che sottendono la logica punitiva che guarda solo alla violenza privata, interpersonale, soggettiva, senza guardare a contesto, cause, strutture di potere di cui istituzioni e mercati hanno bisogno per sopravvivere. Abolire il carcere significa lavorare per il superamento delle oppressioni e la decostruzione dei sistemi di potere. Significa abbandonare la punizione per una giustizia che trasforma e guarisce basata su benessere e cura. Soprattutto bisogna iniziare dall’alleanza tra chi è dentro e chi sta fuori. Per rendere quei muri sempre più permeabili sino a farli sparire.
“Oltre la fabbrica dell’esclusione. L’abolizionismo carcerario come utopia concreta” di Ludovica Cherubini Scarafoni (Cronache Ribelli, 2023) –> Nella visione dominante il carcere rappresenta uno strumento indispensabile al corretto funzionamento della società. Il suo ruolo di istituzione d’ordine ne garantisce la longevità e l’immutabilità, rendendo sostanzialmente impossibile metterne in discussione l’esistenza. In realtà, una volta dismesse le lenti deformate attraverso cui guardiamo il sistema detentivo, possiamo renderci conto che quest’ultimo, oltre a essere uno spazio di segregazione e violenza, è produttore di insicurezza sociale. Non soltanto poiché per molti detenuti il carcere si trasforma in “una scuola a delinquere”, ma soprattutto perché, costituendo la risposta principale alla marginalità, esso diventa uno scudo dietro cui nascondere la completa latitanza dello stato nelle politiche sociali. Questo libro ricostruisce l’origine dell’istituzione detentiva: lo fa mostrando la sua reale funzione e analizzando la composizione e la condizione della popolazione reclusa, mostrando il carcere per quello che è realmente. Di fronte a questa fabbrica di pregiudizio, sofferenza e ingiustizia, l’abolizionismo ci appare l’unica autentica alternativa.
“Far finta di esserne fuori”di Filo Sottile –> Voi vi sentite al sicuro nelle vostre tiepide tane. Voi che da voi potete procurarvi il cibo caldo e godere di visi amici: considerate la vita in gabbia. La vita di chi sta nella penuria di spazio e aria e luce;la vita cattiva, che di contatto e parole ha fame; che pende e oscilla al vento mutevole di un sì o no; che deve penare per meritare di esistere e fornire prove di merito per alleviare la pena. Considerate voi le mura e le sbarre che si chiudono su corpi e nomi, vite congelate e occultate, orizzonti svuotati, il ghiaccio del controllo, il fuoco della costrizione. Meditate che gabbia e carcere e reclusione sono realtà e non solo parole. Meditate qual è il prezzo e il privilegio di starne fuori. Meditate se davvero ve ne potete chiamare fuori. “Far finta di esserne fuori” è uno spettacolo di monologhi renitenti e canzoncine di evasione della punkastorie Filo Sottile. Una requisitoria antica, ukulele e voce, sul nostro presente securitario, con in mente una concretissima utopia: abolire il carcere è possibile ed è giusto.
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🗓 Giovedì 20 novembre alle 18 vi aspettiamo al Vag61 per la presentazione del libro di Pietro Corazza “Coltivare speranza su un pianeta al collasso”.
📖 A partire dalla constatazione dell’evidenza del collasso ecoclimatico, il libro ci guida attraverso una riflessione in cui, cominciando dall’accettazione e dell’elaborazione del dolore che la presa d’atto del collasso ci provoca, il collasso diventa opportunità per costruire sistemi e mondi nuovi perché ci permette di ripartire dalle comunità di cui siamo parte, in interconnessione con la rete della vita.
🗣 La presentazione si alternerà a momenti di dialogo con le persone presenti.
🍽 Dalle 21 cena di autofinanziamento per sostenere Extinction Rebellion.
➡️ Non mancate!
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In questi anni i nostri percorsi si sono incrociati un’infinità di volte. Nelle strade dei grandi cortei, nelle assemblee che cercano convergenze.
Nel discutere e cercare di tenere assieme le tante dimensioni che fanno della crisi climatica un fatto sociale, e dei fatti sociali una questione climatica.
Da dicembre VAG61 e Bologna for Climate Justice propongono un nuovo percorso di confronto politico.
Vogliamo aprire un nuovo spazio di riflessione, confronto, pratiche. Provare a dar vita a un’altra, piccola, ecologia. Non l’unica.
Perché, quel che abbiamo imparato in questi anni anche grazie agli spazi politici che si sono aperti con l’azione del Collettivo di Fabbrica GKN,
è che le ecologie sono sia plurali, sia plurime, e spesso si intersecano tra loro. Sono queste intersezioni che vogliamo cercare .
A partire dal 2 dicembre, un martedì al mese, Bologna for Climate Justice insieme a Vag61 porteranno in via Paolo Fabbri 110 talk, assemblee, presentazioni, laboratori, cene sociali, proiezioni ed altri eventi che ci metteranno a confronto,
e attraverso i quali vogliamo confrontarci con Bologna. Vi aspettiamo!
Vag61 – Bologna for Climate Justice
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Ci vediamo al @vag_61 alle ore 18:30 venerdì 14 novembre per la presentazione del libro “Ci muove il desiderio Una storia di femminismi e spazi più sicuri” di @giada.b_rosen Faremo una discussione con l’autrice e dopo sarà disponibile l’aperitivo con tanto di karaoke per finanziare i bus per andare a Roma il 22 novembre! Potrete comprare i biglietti per il bus durante la serata per andare con noi!
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Lo scorso 1° maggio un incendio ha colpito l’esterno di Vag61. È stato un momento difficile, inaspettato, che ci ha costretto a chiudere lo spazio e a sospenderne le attività. Ma Vag61 non si è mai davvero fermato. Fin da subito, tantissime persone e realtà solidali ci hanno fatto sentire la loro vicinanza, offrendo tempo, competenze, sostegno economico. È arrivato il momento di restituire il percorso di questi mesi, una storia che parla della forza di una comunità che non si arrende, che ricostruisce, che continua a immaginare e praticare spazi di libertà.
Nei giorni scorsi siamo riuscite/i a recuperare e realizzare Li/ber, il festival che avevamo dovuto rimandare: tre giorni pieni di incontri, parole, pagine, musica e corpi che hanno riattraversato lo spazio, ricordandoci perché facciamo quello che facciamo: l’autogestione.
Riaprire Vag61 non sarebbe stato possibile senza tutte le singole persone e le esperienze collettive che in questi mesi ci hanno sostenuto, non solo da Bologna ma anche da Firenze, Genova e tanti altri luoghi resistenti.
In questi mesi avete partecipato alla campagna di sostegno al ripristino dello spazio con una generosità straordinaria: in poco più di tre mesi abbiamo raccolto quasi 15.000 euro, una cifra impensata, che ci ha permesso di guardare avanti e cominciare a ricostruire.
Ci sembra quindi giusto e necessario raccontarvi a cosa sono serviti i vostri contributi:
per rifare l’impianto elettrico, danneggiato dall’incendio
per ricostruire la tettoia esterna
per installare nuove tapparelle al piano di sopra, utili al doposcuola Solidale Vag61 e alla messa in sicurezza dell’archivio del Centro di documentazione dei movimenti Lorusso-Giuliani
per delle nuove porte, che verranno montate a breve
per lo smaltimento dei rifiuti causati dall’incendio
per sistemare l’impianto idraulico
Per permettere al nostro spazio libero e autogestito di sopravvivere a diversi mesi senza possibilità di autofinanziamento
Ogni contributo arrivato è atto politico: il mutualismo non è parola d’altri tempi, ma pratica viva; la cura reciproca è un atto rivoluzionario; la collettività, quando si organizza, può davvero ricostruire ciò che il potere vorrebbe cancellare. Come le lotte per la Palestina ci hanno insegnato in questi mesi. Riparare le mura di Vag61 significa ridare corpo a un progetto comune, ma soprattutto riaffermare un principio semplice e radicale: nessuno spazio di libertà si difende da solo. Il vostro sostegno ci permette di ripartire, ma anche di rilanciare: più forti, più consapevoli, più determinati a tenere aperte le porte di un luogo che appartiene a tutte e tutti.
Oggi, Vag61 è di nuovo vivo. Gli spazi si stanno riempiendo, gli incontri riprendono, le idee tornano a circolare. Tutto questo non è stato semplice, ma è stato possibile grazie a una rete di affetto e sostengo che ha scelto, ancora una volta, di credere nel valore degli spazi autogestiti, che sa bene quanto questi rappresentino una ricchezza per la collettività.
Concludiamo con un grande grazie: a chi ha dato una mano concreta, a chi ha condiviso un evento, a chi ne ha organizzato uno a sostegno della raccolta fondi, a chi ha partecipato a una serata o semplicemente ci ha mandato un messaggio.
La scintilla che ha attraversato Vag61 non si è spenta: si è trasformata in cura e desiderio di continuare. Ci vediamo ancora e presto in Via Paolo Fabbri 110!
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– Ore20:00 Proiezione del documentario “Sulla loro pelle“, a seguire dialogo con Lorenzo Figoni, co-autore di Gorgo CPR
Dopo la mobilitazione in Albania dei giorni scorsi, organizzata dal Network Against Migrants Detention, pensiamo sia importante mantenere alta l’attenzione sul tema della detenzione amministrativa, in ogni sua forma.
Attualmente ci sono 10 centri di permanenza per i rimpatri (CPR) in Italia, a cui si aggiunge il centro di Gjader, in Albania. Nonostante le pronunce dei giudici abbiamo messo in discussione, nei mesi scorsi, la legittimità del Protocollo Italia-Albania, le deportazioni non si sono fermate.
I numerosi rapporti e inchieste – come quelle di Altreconomia – hanno già messo in luce le gravi condizioni di vita all’interno dei CPR, luoghi patogeni gestiti da enti privati, dove le persone in movimento vengono private di qualsiasi libertà personale e di comunicazione con l’esterno, per il semplice fatto di non avere un permesso di soggiorno.
Ci vediamo giovedì 13 novembre a Vag61, dove, in seguito alla proiezione del documentario “Sulla loro pelle”, dialogheremo con Lorenzo Figoni, co-autore del libro inchiesta Gorgo CPR.”
Seconda edizione del percorso di decostruzione su maschilità, identità di genere, orientamenti sessuali e stili relazionali.
DOVE E QUANDO? Al @vag_61. Il primo incontro aperto al pubblico sarà mercoledì 12 NOVEMBRE dalle 18.30 alle 21.
***
COSA SI FARÀ? La nuova edizione mantiene la struttura di sempre: incontri di gruppo facilitati per creare uno spazio il più sicuro possibile di confronto e autocoscienza. Lavoreremo su tematiche legate alla maschilità attraverso momenti di condivisione, laboratori e collaborazioni con altre realtà della rete bolognese.
PERCHÉ? Perché la necessità di percorsi come questo non è mai venuta meno. Perché crediamo nel potere trasformativo delle pratiche di cura collettiva.
CHI PUÒ PARTECIPARE? Tuttə, a prescindere dalla propria identità di genere. Uno dei capisaldi del percorso è creare un gruppo misto, aperto a tutte quelle soggettività che sentono il bisogno di reinventare il loro rapporto col maschile. Dopo una fase iniziale aperta a chiunque, il percorso prosegue con incontri più intimi. Per favorire un clima di conoscenza e fiducia reciproca, questi saranno dedicati solo a chi ha già partecipato ai primi incontri e si sarà unite al gruppo.
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Confermiamo per la decima volta (a partire da 0) il collaudatissimo format con i talk dal venerdì pomeriggio fino alla sera del sabato, farcito di laboratori, programmi ad alta variabilità, cibarie e socialità.
Venerdì 7 novembre
18:00 APERTURA 18:00 Laboratorio: Elettro art attack 18:30 Antennine.org e nuovi casi d’uso reti mesh 19:00 XMPP – Iniziamo ad usare sistemi liberi e autogestiti di chat (se chattiamo) 19:30 Server, telefoni e parole: spazi di libertà e autonomia del mondo digitale 20:30 CENA by Collettivo Bida Convivialità tecnologica: Durante e dopo la cena chiacchiere e supporto per creazione utenze ed installazione xmpp, mastodon, account su server autogestiti e tecnologie varie 22:30 Kenobit: concerto
Sabato 8 novembre
11:00 LABORATORI Costruzione di un Atari Punk Console Assembla il tuo nodo LoRa 13:00 PRANZO by Hacklabbo 15:00 Come leggere un ebook su Linux in 4 anni 15:45 Non vediamo LoRa! 16:30 XM24: alla riscoperta del sito perduto 17:15 Homelab Cluster Autoscaler: Power Management for Physical Kubernetes Nodes 18:00 Oscuri presagi: come Stati e Big Tech provano a riscrivere la rete 18:45 Tecnologie appropriate contro il confine 19:30 Prendi i fondi e scappa! A che punto siamo con la “trasformazione digitale” 20:30 CENA by Centro di documentazione dei movimenti “Lorusso – Giuliani” 22:00 Ten minutes talks Oloturia: Deus ex machina Performance musicale
Durante tutta la durata dell’evento sarà attiva una Capture The Flag e inoltre saranno presenti:
LAN space: comodi tavoli per ciappinare con il proprio pc tavoli di lockpicking console di retrogaming Banchetto Mutuo soccorso Banchetti, distro e libri Postazione Radiospore: Se non ne puoi più della bolla di Spotify, ogni volta finisci i dati del telefono ascoltando gli stessi pezzi, Youtube ti propone sempre le stesse cose… Contribuisci alla selecta musicale di Radiospore! Porta una chiavetta con i pezzi musicali del gruppo della coinquilina, la tua playlist strappacuore o la musica che vorresti ascoltare sulla radio, meglio se è senza copyright, DIY o non troppo commerciale. Supporta le radio indipendenti, boicotta le piattaforme commerciali, ama la musica!
I dettagli ed eventuali aggiornamenti li trovate qua
[Grazie a @rommii.x per le meravigliose illustrazioni]
Nasce un festival fatto di terra, libri e lotte. Di chi coltiva senso, parole e libertà. Un incontro per chi sa che la cultura è anche resistenza.
Sull’onda dei cortei oceanici a sostegno della libertà e e della resistenza del popolo palestinese, ci pare essenziale continuare a nutrire il desiderio di un’alternativa politica e culturale capace di animare queste riflessioni e questi percorsi. Le nostre narrazioni e i nostri immaginari necessitano di tempi e spazi dedicati a mantenersi più liberə, con più libri. Per dare corpo e sostanza alle nostre lotte, Vag61 ha pensato al seguente programma per le giornate del festival LI/BER (da venerdì 31 ottobre a domenica 2 novembre).
VENERDI’ 31 OTTOBRE 2025
17:30 _ apertura
18:30 _ presentazione: “Questo libro è illegale” con Tatiana Montella (avvocata)
Si mangia: cena sociale con degustazione di vini naturali
21:30 _ Reading il “Benni furioso” in ricordo di Stefano Benni annaffiato dal vino Bar Sport
A seguire: live musicale con Les Touches Louches
SABATO 1 NOVEMBRE 2025
11:00 _ presentazione: “Per un comunismo della cura”, “Crocevia Mediterraneo” e “Boza! Diari dalla frontiera”. Mediterranea e Vag61 dialogano con Gian Andrea Franchi, Jacopo Anderlini e Luca Giliberti.
Si mangia: pranzo sociale con degustazione di vini naturali
15:00 _ presentazione: “Psicologia della resistenza” con l’autore Gianpaolo Contestabile, Francesca Esposito (psicologa comunitaria), Asia e Francesca (Vag61)
17:00 _ presentazione: “Hanno ucciso habibi” e a seguire un estratto video del film in produzione “When the Political Becomes Personal” di Federica Stagni e Luca Bonaventura. Elena e Emma dialogano con Clara Zanardi (capo redattrice di Wetlands), Arees Bishara (ricercatrice) e la regista.
20:30 _ presentazione vini – dialogo con i vignaioli. Pratiche di agricoltura non convenzionale e resistenza rurale.
Si mangia: cena sociale con degustazione di vini naturali
21:30 _ presentazione: “(B42K) Prima del Duemila”. CentroDoc “Lorusso-Giuliani” dialoga con Massimo Sciacca e Valerio Monteventi.
A seguire: BEA dj set
DOMENICA 2 NOVEMBRE 2025
15:00 _ presentazione: “Consumi precari e desideri inariditi. L’educazione al tempo del neoliberismo”. Doposcuola solidale Vag61 dialoga con Stefano Casulli.
Si mangia: caldarroste annaffiate con vini naturali
18:00 _ presentazione: “Lavoro e salute mentale. La condizione psichica dei lavoratori”. Chiara Luce (ricercatrice) dialoga con Francesca Coin (sociologa) e Luca Negrogno (sociologo), Valerio e Francesca.
* * *
Durante i giorni del festival si potranno degustare i vini naturali delle aziende agricole Pizzillo Emanuele di Montecalvo Irpino (AV) e Lentamente soc. coop. Agricola di Torrecuso (BN)
Azienda Agricola Pizzillo Emanuele di Montecalvo Irpino (Av) Emanuele Pizzillo, socio di Cap e’ Vierno, è uno dei giovani produttori d’Irpinia di olio e vino. A Montecalvo Irpino, luogo d’origine della sua famiglia, Emanuele ed il suo progetto di vita hanno trovato casa. Nel 2017 fonda l’Azienda Agricola Pizzillo Emanuele, per recuperare gli storici ulivi di famiglia e la vigna di Aglianico del nonno, senza utilizzo di chimica in campo. Nel 2020 nascono i suoi primi vini naturali. L’Azienda di Emanuele ha radici ben piantate nel passato e il cuore nel futuro, aperto a un’innovazione rispettosa dell’ambiente. Consapevole che le risorse del pianeta non sono infinite e che ogni singola scelta può fare la differenza.
Lentamente soc. coop. Agricola di Torrecuso (Bn) Lentamente è una cooperativa agricola formata da persone e produttori del Sannio, con sede a Torrecuso, che crede in un’agricoltura sostenibile e in un legame profondo con il territorio. Promuoviamo pratiche rispettose dell’ambiente, valorizzando le varietà locali e la biodiversità. Non coltiviamo solo vigne e non crediamo nella monocoltura: le viti occupano oggi circa il 10% dei nostri terreni. Produciamo anche grani antichi, miele, conserve e olio. Oltre alla produzione agricola, realizziamo progetti di agricoltura sociale, coinvolgendo in particolare migranti e offrendo loro opportunità di inclusione e formazione. Crediamo che l’agricoltura non produca risultati immediati, come spesso la nostra società si aspetta. La sostenibilità richiede tempi lenti e rispettosi. Lentamente è un’azienda agricola, ma anche un soggetto che mira a stimolare la comunità locale.
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18 OTTOBRE, DA BOLOGNA A FIRENZE PER TUTTO, PER ALTRO, PER QUESTO
Quando riapre la fabbrica? Quando si libera la Palestina? Quando si costruisce giustizia climatica? Quando case, acqua, energia, salute, istruzione, cibo, diventano beni di tutte, e non profitti di alcuni? Quando si curano le ecologie che viviamo? In questi anni, con il Collettivo di Fabbrica ex GKN abbiamo imparato a costruire convergenze. In queste settimane le nostre piazze hanno esondato di indignazione per il genocidio in Palestina. E indignazione è anche ciò che proviamo di fronte alla estenuante attesa nella quale le istituzioni hanno rinchiuso i lavoratori dell’ex GKN. Che hanno un piano industriale che parla di conversione ecologica, un azionariato popolare che li sostiene, e la determinazione di essere un granello di sabbia che rompe gli ingranaggi che collegano sfruttamento, guerra e crisi ecologica.
Sabato 18 ottobre partiremo da Bologna per raggiungere ancora una volta a Firenze.
Torneremo in corteo, torneremo a gridare, cantare, progettare, sognare. Per tutto, per altro, per questo, siamo tutte GKN.
Sabato 27 settembre “Voci da Vag – Festa di riapertura”: dalle 18 dibattiti, mostre, laboratori e banchetti, cena a seguire dj set ballereccio con missTitillo e Bettalicious
Vag61 riapre nei giorni di una grande mobilitazione internazionale contro il genocidio del popolo palestinese. Anche nella nostra città le strade e le piazze si sono riempite di ragazze e ragazzi, di uomini e di donne di tutte le età che hanno voluto gridare “basta” allo sterminio dell’esercito israeliano nei territori di Gaza e della Cisgiordania. La carneficina quotidiana delle vite palestinesi, un crimine bestiale messo in atto dall’esercito israeliano, di fronte alla quale il diritto internazionale e il falso umanitarismo degli Stati hanno prodotto solo codardia e impotenza, mentre nelle vite delle persone reali ha scatenato una vera e propria rivolta di coscienze. Una presa di coscienza fatta di manifestazioni, presidi, scioperi, blocchi, azioni di pressione, assemblee ed incontri per porre fine ad ogni rapporto economico, politico, culturale e diplomatico con lo Stato di Israele e per accompagnare l’azione della Global Sumud Flotilla. In tante e tanti in piazza, la Flotilla in mare, ognuna e ognuno dove e come ha potuto.
Vag61 riapre nel momento in cui negli Usa Donald Trump “designa” il movimento “Antifa” come un’organizzazione terrorista e ne annuncia la messa al bando, seguito da Orban in Ungheria e dalla Camera bassa del parlamento olandese che ha approvato la proposta dell’estrema destra di Geert Wilders. Si tratta di un modo grezzo e opprimente per far fuori quell’universo di movimenti, collettivi, gruppi radicali, catalogati sotto quell’unica sigla, come un vero e proprio “nemico ideologico”, per colpire chiunque cerchi di riconoscere le strategie, le dinamiche e i nuovi modi di presentarsi del fascismo e non abbia rinunciato a combatterlo tutti i giorni.
Vag61 riapre a poche settimane dallo sgombero del Leoncavallo che, per la destra fascio-leghista al governo, è sempre stato un emblema, uno spauracchio simbolico, un’anomalia da ricondurre all’ordine. Così come i “centri sociali” sono altrettanti “nemici ideologici” (al ministero dell’Interno c’è già l’elenco di altri sgomberi), perché luoghi in cui l’aggregazione non passa attraverso le logiche di mercato, perché “residui di autonomia” che, in quanto tali, non possono essere tollerati.
Vag61 riapre mentre il DL Sicurezza è in piena applicazione anche qui a Bologna, con il prolungamento delle zone rosse, l’uso frequente del taser, la polizia in antisommossa che sostituisce l’ufficiale giudiziario negli sfratti per “morosità incolpevole” e butta per strada famiglie di lavoratori che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese. E’ prevedibile una nuova stagione di sfratti e di sgomberi, sulla base di logiche da “esclusione & controllo”: con la copertura politica del DL Sicurezza le questure si sentiranno più forti nelle azioni repressive.
Vag61 riapre in una città dove la questione abitativa, da diritto difficile da rivendicare, è diventata un dramma sempre più angosciante. Dove ormai molti lavori vengono retribuiti con stipendi che fanno finire nella cosiddetta “fascia di povertà”. Certo, tutto questo deriva da anni di politiche neoliberiste, di vincoli finanziari e patti di stabilità che hanno trascinato intere fasce delle popolazioni europee verso una disoccupazione di massa e una precarietà generalizzata. Ma anche le scelte delle amministrazioni locali hanno contribuito al disastro. Sono stati distrutti a colpi di piccone le fondamenta dello stato sociale (dalla scuola all’edilizia pubblica, dall’assistenza alla sanità e alla previdenza), sono stati brutalmente massacrati i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e la copertura dei salari è stata ridotta ai minimi storici.
Vag61 riapre nella consapevolezza che in un periodo in cui si stanno estendendo i processi di imbarbarimento e di fascistizzazione socio-culturale, non possiamo permetterci il lusso di avere la memoria corta. Senza una memoria storica “partigiana” non si va da nessuna parte. E’ fondamentale recuperare, mantenere vivi e trasmettere tutti quei percorsi di lotta e di resistenza e che sono stati i migliori anticorpi ai peggiori rigurgiti nazifascisti
Vag61 riapre, ma non vuole essere la “riserva indiana” dove rifugiarsi dagli orrori del mondo. Vuole tornare ad essere il luogo dove, attraverso un progetto collettivo si sperimentano momenti di solidarietà, pratiche sociali dal basso e forme di autogestione. Uno spazio aperto verso percorsi di convergenza, come ci hanno insegnato gli operai e le operaie dell’ex Gkn nella loro lunga lotta.
Vag61 riapre nella convinzione che, alle pratiche di resistenza e di opposizione (oggi assolutamente necessarie), bisogna accompagnare riflessioni di prospettiva: è necessario imbastire ragionamenti e confronti sul futuro che ci aspetta. “Gettare il cuore oltre l’ostacolo per raccogliere i battiti del mondo” è un bello slogan che abbiamo letto sui muri di questa città. I modi e le pratiche con cui farlo dovranno essere parte del nostro lavoro di inchiesta e di ricerca sulle miserie del presente.
Vag61 riapre, torneranno a viverlo e ad attraversarlo realtà come il collettivo di Vag, il CentroDoc “Lorusso – Giuliani”, Zic.it, Smk factory, il Doposcuola solidale, Hacklabbo, Mediterranea. Poi se la nostra “flottiglia di terra” si allargherà ad altre sensibilità individuali e/o collettive dipenderà anche dai tanti compagni e dalle tante compagne che hanno riempito la sala e il cortile nelle decine di iniziative che abbiamo organizzato. Speriamo che continuiate a farlo, a partire dal prossimo sabato, il 27 settembre.
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Abbiamo voluto dire, forte e chiaro, che nulla può spegnere ciò che questi spazi rappresentano. Non sono solo mura, ma collettività, cuori pulsanti dei quartieri, luoghi da cui partire per costruire quotidianamente alternative reali, pratiche di resistenza quotidiana, di conflitto sociale, di pretesa, culture antifasciste e partigiane.
Mai come in questi giorni i nostri quartieri sentono il bisogno urgente di spazi, servizi e risorse. Sono questi i temi che sono emersi con forza durante l’assemblea di quartiere: questioni centrali su cui è necessario lavorare, pretendere, costruire insieme. Vag61 e l’Ex Centrale rappresentano proprio questo: luoghi di partecipazione e autogestione che traducono questi bisogni in pratiche concrete, rilanciando con determinazione la rivendicazione di ciò che ci serve davvero. Perché è da qui che si riparte: dai bisogni reali delle persone e dalla capacità collettiva di organizzarci per soddisfarli.
Questa domenica abbiamo costruito qualcosa di importante: banchetti, cucine e sport popolari, musica dal vivo, riflessioni, sguardi complici, la possibilità di organizzarci insieme. Non solo solidarietà, ma solidarietà attiva, azione concreta!
Questa primavera ci ha colpito duro, ma non ci ha piegato. Maledetta primavera, sì… ma anche straordinaria, perché ci ha ricordato chi siamo e cosa possiamo fare insieme. Ci sono cose che non bruciano, ci sono spazi che non chiudono. Avanti tutta!
Il racconto di Antigone sulle condizioni del carcere minorile è devastante. Le responsabilità del Governo sono innegabili. Ma Regione e Comune devono battere un colpo. E chi ha deciso di affiancare il sindaco nell’amministrazione della città dimostri che questo è utile perchè può tutelare delle giovani vite. Qui e ora.
Lunedì 26 maggio ore 12 – Andiamo verso il Parlamento Sabato 31 maggio ore 14 – Manifestazione nazionale a Roma
Il 26 maggio il Decreto Sicurezza passerà in discussione alla Camera. Dopo la trasformazione del DDL in Decreto, il Governo ha tempo fino al 12 giugno per approvare definitivamente la legge. È questo il poco tempo che ci separa dal progetto autoritario a cui sta lavorando il Governo fin dal suo insediamento. Ma non è questo il tempo dell’attesa o della rassegnazione, bensì quello in cui alzare la testa!
Il giorno 26 di maggio invitiamo deputati e deputate all’insubordinazione dentro l’aula. Mentre fuori mostreremo che questo paese non è silente. Quel giorno, mentre si consumerà questa forzatura autoritaria, vogliamo portare la nostra voce sotto il Parlamento e per arrivarci praticheremo, se necessario, le più sane forme di democrazia: il dissenso, la disobbedienza, la discussione in piazza, anche di fronte ai palazzi del potere.
Nello scontro con le politiche liberticide e antipopolari di questo Governo stanno nascendo coalizioni e alleanze. Il 26 maggio non ci gireremo dall’altra parte, andremo avanti, consci di poter costruire le condizioni per uscirne più forti di prima, con una rete, la Rete a Pieno Regime, che diventi uno spazio di opposizione sociale e politica al Governo Meloni.
Sabato 31 maggio ci sarà la manifestazione nazionale di massa a Roma. Camion e tir si stanno già preparando, pullman da tutte le città si stanno organizzando e ci aspetta una grande giornata di convergenza. Dalla Million Marijuana March, ai movimenti di lotta per la casa, da XR e tutte le realtà dell’attivismo climatico, il perimetro della rete sta esondando e coinvolge ora chiunque abbia in testa una idea di democrazia e di società diametralmente opposta a quella del Governo. A una settimana dal referendum, spazi sociali, movimenti, associazioni, realtà politiche e sindacali che hanno dato vita alla Rete stanno costruendo uno spazio di democrazia alternativa possibile. È tempo di riempirlo tutte e tutti insieme.
Ci vediamo a Roma il 26 e il 31 maggio.
La democrazia non si piega.
Rete No DDL Sicurezza
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Ci sono gesti e parole in grado di illuminare anche i momenti più difficili, come quello che stiamo attraversando dopo l’incendio che ha sfiorato Vag61 nelle scorse settimane. Il gesto in questo caso è quello compiuto dal Collettivo di fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze che a poche ore dall’apertura della nostra raccolta fondi ci ha inviato una significativa donazione, aggiungendo la disponibilità a reperire tecnici in grado di contribuire ai lavori di ripristino.
Sì, proprio loro, le/gli operaie/i senza stipendio da lunghi mesi. Le/i lavoratrici/ori impegnate/i nella difficile campagna di finanziamento popolare della cooperativa Gff e quindi del progetto di reindustrializzazione partecipata dello stabilimento di Campi Bisenzio. In questa situazione non ci hanno pensato due volte a mandare un contributo a Vag61, accompagnato da parole di incoraggiamento che ci hanno commosso. Che ci hanno fatto bene. Che hanno dato un senso profondo a quei concetti che rimbalzano nelle assemblee ma che è spesso difficile tradurre in realtà. Solidarietà. Mutualismo. Convergenza.
Abbiamo deciso di parlare del gesto delle/i lavoratrici/ori ex Gkn perchè ha così tanto dire. Ma insieme a loro desideriamo ringraziare tutte/o coloro/i le/i quali si sono già attivate/i per darci una mano con un aiuto economico, collaborando ai lavori o mettendosi a disposizione per diffondere la raccolta fondi: le numerose realtà che quotidianamente attraversano gli spazi di Vag61, tante singole persone e molte esperienze collettive come ExCentrale, Casa del popolo di Ponticelli, Bolognina antifascista, Archivio via Avesella, Muay thai Vag61, Pratello R’Esiste, Centro sociale della pace, Nodi-Piani, Làbas, Circolo anarchico Berneri, Edera volley, Figurine forever… e ci scusiamo se mentre scriviamo ci stanno sfuggendo altre realtà.