LIBERAZIONE – LIBERAZIONI

Dopo ormai due anni di governo dei post-fascisti, il vento reazionario e repressivo continua a soffiare in Italia, in Europa e in tutto il mondo. Nel 79° anniversario della Liberazione dal nazifascismo, è più che mai urgente ricordare e mettere in atto pratiche e discorsi che rispondano al dilagare dell’estrema destra in tutto il mondo, alla sua sempre maggiore capacità di fare presa su molte coscienze.

Sono tante le dimostrazioni di quanto pericolosamente la situazione stia precipitando: nel naufragio lasciato volutamente accadere dal Governo al largo di Cutro nel febbraio 2023, nella proposta di nuove aperture di Centri di permanenza e rimpatrio da usare come arma contro le persone in movimento, negli accordi con l’Albania e la Libia che violano diritti umani e trattati comunitari assistiamo alla gravissima e xenofoba criminalizzazione della migrazione. Considerando la situazione delle carceri italiane, ogni giorno più invivibile per coloro che vi sono ristrette e ristretti in numeri inaccettabili, e il decreto Caivano, che sta avendo come effetto quello di riempire le carceri minorili di giovanissi, vediamo che l’unica risposta del Governo sembra essere la costruzione di nuove case circondariali, anziché favorire misure alternative al carcere.

Assistiamo al costante decadimento dei diritti del lavoro, mentre si aggrava la strage di lavoratrici e lavoratori, con numeri inaccettabili di vite sacrificate sull’altare della produzione mentre gli stipendi dei manager delle grandi imprese arrivano ad essere più di 700 volte quelli delle operaie e degli operai che ci lavorano.

Ancora, una festa per la fine del Ramadan, che la scuola milanese “Iqbal Masih” sceglie di far festeggiare ai propri studenti e studentesse con la chiusura dell’istituto, diventa occasione di attacco alle minoranze e alla scuola pubblica, dimostra il costante dilagare del razzismo sistemico in cui viviamo.

Assistiamo a un attacco dei valori dell’antifascismo,  in Italia dove ogni anno aumenta la polarizzazione nella narrazione del 25 aprile come una festa divisiva, ma anche in Europa, dove il denigrante trattamento e processo all’insegnante antifascista Ilaria Salis mette in luce come governo e magistratura ungheresi avvallino l’impunità di un movimento neofascista attivo nel paese.

Tutto intorno e all’interno di un’Europa che racconta di fondare la sua esistenza su democrazia e diritti, imperversano morte, guerra, aggressione, ingiustizia, colonialismo, classismo, discriminazione di genere e etnica. Contro queste derive, troviamo indispensabile nel giorno del festeggiamento dalla liberazione dal nazifascismo sostenere e ricordare la resistenza dei popoli oppressi da regimi in tutto il mondo.

Contro il genocidio del popolo palestinese a Gaza ad opera dello stato di Israele e per la fine del colonialismo in Cisgiordania.

Contro la sporca aggressione di Putin alla popolazione ucraina che ancora perdura.

Con la rivoluzione curda in Rojava che da più di 10 anni vive e resiste alla repressione del dittatore Erdogan e ai vili attacchi dell’Isis.

Per la fine immediata di ogni guerra, a fianco di tutte le resistenze!

Lottiamo ogni giorno per le nuove liberazioni a venire, sempre più necessarie.

Verso il corteo del 25 aprile in piazza dell’Unità, vi invitiamo a due appuntamenti:

giovedì 18 aprile: ”L’onda nera tra Americhe e Europa”, alle 18,30 a Vag61

domenica 21 aprile: Liberiamoci da tutti i fascismi. Nella giornata della liberazione di Bologna dai nazi-fascisti viviamo insieme momenti di memoria, lotta e solidarietà. Appuntamento alle 10,30 alla lapide di via Bentivogli 42, a seguire passeggiata nel rione, pastasciutta antifascista e pizzata e presentazione del libro “Stella rossa” a Vag61.

Nella giornata del 25 aprile sosteniamo Ilaria Salis con la partecipazione al pranzo benefit organizzato al Centro sociale delle pace.

Vag61 – Centro  di documentazione dei movimenti “Lorusso-Giuliani” – Smk Factory – Mediterranea Bologna – Doposcuola solidale Vag61

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Cena di autofinanziamento Doposcuola e benefit per La Casa del Mondo Adjebadia

SABATO 27 APRILE’024 alle 19

Il Doposcuola Solidale Vag61 è felice di invitarvi alla cena di autofinanziamento e benefit per La Casa del Mondo Adjebadia

La Casa del Mondo è uno spazio che vive da più di tre anni nel quartiere Bolognina grazie all’impegno di decine di volontarie e tirocinanti. Questo spazio oggi rischia di essere chiuso lasciando un vuoto enorme per le famiglie e le associazioni che lo vivono ogni giorno.

Sosteniamo La casa del mondo Adjebadia!

Qui il comunicato: “Senza spazio non possiamo esistere!”

– dalle 19: aperitivo e cena (non c’è prenotazione, venite presto!)

– a seguire: Les Albateux live (jazz rock) e Miss Thurderpussycat djset

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Oltre le mura del carcere: discussione collettiva e proiezione di “11 giorni”

VENERDI’ 3 MAGGIO’024 alle 19,30

Iniziativa a cura di Vag61 e SMK Factory

– dalle 19,30: aperitivo e cena di autofinanziamento

– alle 20,30: prima proiezione a Bologna di “11 GIORNI tra le mura del carcere” (33′ – 2024, regia di Nicola Zambelli), Un viaggio tra le mura del carcere più sovraffollato d’Italia. All’interno della casa circondariale “Nerio Fischione” di Brescia, un gruppo di detenuti si racconta in una web-serie documentaristica di 33 episodi, pubblicata nell’arco di 11 giorni, su una pagina Instagram (@11.giorni). Il laboratorio di scrittura nasce dalla volontà dei detenuti di raccontare le proprie testimonianze di vita all’interno del penitenziario con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione più giovane e dare vita ad una campagna di impatto sociale sui social network.

– a seguire: interventi di SMK Factory, Vag61, Mariachiara Gentile (avvocata e osservatrice di Antigone per la regione Emilia-Romagna) e Alvise Sbraccia (docente di Sociologia del carcere all’Università di Bologna)

* * *

Cosa succede alla Dozza e nell’istituto minorile del Pratello? Cosa succede nelle carceri dell’Emilia-Romagna e del resto d’Italia? Crediamo sia più che mai necessario interrogarci sul tema e porre pubblicamente queste domande: ai movimenti, alla società, alla stampa, alla politica. Perchè sulla condizione detentiva circolano poche notizie, ma allarmanti. Per questo intendiamo promuovere una discussione che affronti in maniera ampia questo argomento e contribuisca a raccogliere informazioni, spunti, riflessioni e linee possibili di azione. Perchè il carcere non è un buco nero, anche se in molte/i così vorrebbero: è lo specchio in cui rifletterci se vogliamo davvero guardarci in faccia.

Da dove partire? La Dozza e le altre carceri italiane sono estremamente sovraffollate, certo, è una condizione strutturale che da molto tempo a questa parte non mostra segni di miglioramento. Lo sguardo critico sul nodo detenzione si sofferma spesso su questo aspetto, ma tale consapevolezza non basta e non può bastare a decifrare le criticità che caratterizzano la situazione attuale. Le condizioni di vita a cui sono costrette/i le/i detenute/i non dipendono solo dal loro numero in rapporto ai metri quadrati di un istituto. Ridurre il volume della popolazione carceraria è una priorità irrinunciabile e non può essere considerata un tabù la prospettiva di un’abolizione della reclusione, ma allo stesso tempo è indispensabile tenere alta (più alta!) l’attenzione su molti altri aspetti: le condizioni strutturali dei penitenziari; la carenza di personale sanitario, di assistenti sociali e di opportunità lavorative per le/i detenute/i; le modalità di applicazione dei diversi regimi detentivi; l’abuso nella somministrazione di psicofarmaci; gli abusi e i maltrattamenti da parte degli agenti di custodia; la presenza di bambine/i recluse/i insieme alle loro madri; la piaga, vergognosa, dei continui suicidi nelle celle. La storia anche recente della Dozza e del Pratello, insieme a quella di altre carceri della regione come Modena e Reggio Emilia, è purtroppo un compendio di questi mali ed è una verità che non può essere nascosta sotto il tappeto.

Certo, nessuna/o può aspettarsi una qualsiasi forma di sensibilità su questi temi dal Governo in carica. Che, anzi, dello slogan “più carcere e ancora più carcere” fa un’esplicita bandiera. Il Dl Caivano, l’ossessione per l’inasprimento delle pene, la volontà di moltiplicare i Cpr destinati alle/i migranti o la puntuale copertura politica fornita agli abusi delle forze di polizia sono solo alcuni esempi dello spirito conservatore e reazionario che anima l’esecutivo Meloni-Salvini-Tajani. Ma se la destra si manifesta per quel che è, centrosinistra e dintorni non fanno molto per distinguersi. L’indignazione giusta e necessaria per la vicenda di Ilaria Salis in Ungheria, a cui va tutta la nostra solidarietà antifascista, corrisponde forse ad un’analoga attenzione per ciò che accade alle/i detenute/i italiane/i? Lo scandalo del 41bis e dell’ergastolo ostativo, su cui ha gettato una luce il caso di Alfredo Cospito, è forse un dibattito in cui esercitarsi per qualche settimana per poi richiudere tutto in un cassetto?

Quello che più ci interessa, però, è affrontare il tema a livello locale. Cosa fanno il governo regionale e l’amministrazione municipale per affrontare le tante criticità che la presenza delle carceri sul territorio pone sul tavolo? Siamo certe/i del fatto che i rappresentanti di Comune e Regione non mancherebbero di elencare interventi e buoni propositi, ma c’è un ma: non è sufficiente. La città che “non lascia indietro nessuno”, come ama ripetere il sindaco Lepore, non può chiudere gli occhi sulla situazione della Dozza e del Pratello. Il primo cittadino, che per inciso è anche la massima autorità sanitaria locale, non può non interessarsi alle condizioni di vita delle/i detenute/i e delle fragilità delle/i tante persone che vivono il carcere con problemi di malattia, dipendenza e sofferenza psicologica. La politica non può lasciare la presa di parola sul carcere ai sindacati di polizia penitenziaria che, nel 2024, non trovano di meglio che sottolineare come nei confronti delle/i carcerate/i vengano presi pochi provvedimenti punitivi: è il caso della democraticissima Cgil e della Uil, non di qualche destrorsa sigla corporativa.

Non pensiamo che i problemi del carcere siano di facile soluzione. Ma è necessario affrontarli ed è urgente dare dei segnali concreti in questa direzione. Qualche anno fa, ad esempio, Vag61 di fronte all’emergenza Covid aveva lanciato un appello per consentire l’applicazione di misure alternative in favore di quelle/i detenute/i che, anche a normativa vigente, erano nelle condizioni di uscire di prigione ma non potevano farlo perchè impossibilitate/i a indicare un domicilio esterno: insieme all’appello avevamo suggerito anche due strutture pubbliche inutilizzate da destinare a questo scopo, un ex Ferrhotel in città e l’ex Ersa di Ozzano, ma non se n’è mai fatto nulla. Sarebbe stata una goccia nel mare, ma pur sempre una goccia.

Attorno a questi temi invitiamo al confronto collettivo perchè sul carcere riteniamo necessario tenere un faro acceso, aprire una riflessione, stimolare una convergenza di contributi.

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Il 21 aprile nelle strade ribelli della Cirenaica antifascista!

> foto e video dell’iniziativa: qui

Oggi 21 aprile è Bologna liberata! Oggi 21 aprile nelle strade ribelli della Cirenaica antifascista! Insieme a tante/i abitanti del quartiere abbiamo ricordato le/i partigiane/i con un fiore alla lapide a loro dedicata in via Bentivogli e con un bellissimo trekking urbano insieme a Resistenze in Cirenaica lungo i luoghi del rione che raccontano la lotta di Liberazione. Dalla Resistenza di ieri all’antifascismo di oggi, per contrastare l’onda nera che attraversa l’Italia e l’Europa! Solidarietà a Ilaria Salis, alla lotta delle/i palestinesi e alla rivoluzione del popolo curdo!

Nei video: canti partigiani nelle strade della Cirenaica antifascista! Grazie alla Brigata Musicanti di Vag61 e alle/gli abitanti del quartiere con cui oggi abbiamo condiviso la giornata del 21 aprile ricordando l’anniversario della Liberazione di Bologna dal nazifascismo. Ora e sempre Resistenza!

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Pranzo per Ilaria Salis

GIOVEDI’ 25 APRILE alle 12,30 @ VIA DEL PRATELLO 53

Iniziativa a cura della Brigata cucinieri “Pancho Villa” e del Centro sociale della pace in collaborazione con il CentroDoc “Lorusso-Giuliani” e Vag61

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VᴇɴᴛɪdiVᴀɢ – Gli auguri di “O’ Zulù” a Vag61: “Spazi come questo patrimonio dell’umanità. Pe’ cient’anne!”

“Mi credete se vi dico che stasera mi avete dato ‘na capata che veramente non provavo da tempo? Non lo dico sempre, è vero”. Le parole di “O’ Zulù” [video] alla fine dello spettacolo “Vio-lenti” hanno reso ancora più speciale una serata indimenticabile. Un regalo enorme per i vent’anni di Vag61 che Luca “O’ Zulù” Persico, sul palco insieme alla bravissima Caterina Bianco, ha festeggiato con noi sottolineando con amore l’importanza degli spazi sociali autogestiti: “Tanti auguri e pe’ cient’anne ancora! Posti come questo sono la vita, inutile che lo dico. C’ho speso più di 30 anni di vita a ribadire questa cosa. Senza posti come questo le città sarebbero morte. Bologna? Un posto inutile se non esistesse Vag, se non esistesse Crash, se non esistesse il Tpo. Tutti i posti che animano culturalmente e politicamente questa città sono patrimonio dell’umanità e vanno sostenuti e difesi, all’occorrenza”. Grazie “O’ Zulù” e sempre viva l’autogestione!

Foto e video della serata: qui

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“Per questo, per altro, per tutto”: documentario sulla convergenza delle lotte in Italia

Segnaliamo la pubblicazione del documentario “Per questo, per altro, per tutto” realizzato da Quentin Willaert con il supporto di SMK Factory

Questo film documentario (34 min) è stato girato nell’ottobre 2022 tra la Toscana e Bologna (Italia). Mostra la fase del processo di convergenza delle lotte che ha portato alla manifestazione di Bologna contro l’allargamento della tangenziale.

Questo processo, che ha preso il nome di “Convergere per Insorgere”, è nato nel luglio 2021 quando i lavoratori dello stabilimento GKN di Firenze (che produceva componenti per auto) hanno iniziato l’occupazione permanente del loro stabilimento a seguito della sua chiusura e, quindi, del loro licenziamento da un giorno all’altro.

Questo film racconta il processo politico che mira a far convergere le lotte dei lavoratori, dei piccoli agricoltori ai margini dell’industria agroalimentare, degli attivisti ambientali, dei collettivi transfemministi, dei movimenti antimilitaristi, dei movimenti cittadini che resistono alla gentrificazione, ecc. per cambiare i rapporti di forza ed emanciparsi da un sistema capitalista tanto ingiusto quanto insostenibile.

Il metodo di convergenza?
“PER QUESTO, PER ALTRO, PER TUTTO”

Regia/camera/suono/montaggio: Quentin Willaert
Con il supporto di SMK Factory
Post-produzione audio: Claudio Cadei
Assistente alla camera: Javier Virues
Assistente ai sottotitoli: Camilla Paruolo e Gaetano Sorbo

Per programmare una proiezione-dibatto:
willaert.quentin@gmail.com – Instagram

I protagonisti del film:
Collettivo di fabbrica exGKN
Genuino Clandestino
Mondeggi Bene Comune
LUnA Laboratorio Universitario d’Autogestione
D(i)ritti alla Citta
Campi Aperti
No Passante

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Due detenute morte e una terza che ha tentato il suicidio: che succede alla Dozza?

Come scrive Zic.it, ci chiediamo e chiediamo anche noi: cosa sta succedendo alla Dozza? Sappiamo bene che le condizioni di vita nel carcere sono strutturalmente drammatiche e inaccettabili ma un suicidio, un tentato suicidio e un altro decesso tra le detenute, nel giro di pochi giorni, restituiscono uno scenario che non può passare inosservato.

Leggi l’articolo su Zic.it:
Due detenute morte e una terza che ha
tentato il suicidio: che succede alla Dozza?

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Nasce Laboratorio Bologna

Bologna, contesa tra dimensione globale e sfera provinciale, è diventata un crocevia di tensioni. Con l’emergere di iniziative come il tecnopolo e Airbnb, fabbrica 4.0 e l’interporto, l’espansione infrastrutturale e i nuovi progetti legati ai finanziamenti del Pnrr, la città si è trasformata ed è tuttora in trasformazione.

In questo contesto, vediamo un potenziale laboratorio per nuove lotte, sperimentando forme di autogoverno e conflitto. È un’opportunità per discutere della geografia urbana, dei diritti alla città e delle dinamiche sociali.

Proponiamo un’inchiesta collettiva per creare nuove convergenze tra diversi soggetti. Non si tratta solo di unire le forze, ma di aprire nuovi scenari di dialogo e collaborazione, sfidando la frammentazione e cercando di trasformare le tendenze in realtà tangibili. Un laboratorio da inventare, per costruire uno spazio comune per le lotte che spesso sfuggono alle grandi narrazioni sulla città.

+++ 11 MAGGIO SAVE THE DATE +++

Vai al sito di Laboratorio Bologna

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Niente Morandi, ma la natura morta è Palazzina Magnani: ora dite davvero cosa volete farne

E’ proprio nella Palazzina Magnani di via Azzo Gardino che nel 2003 nacque Vag61. Dallo sgombero di allora l’immobile è tornato all’abbandono e ora è svanita l’idea di utilizzarlo per il Museo Morandi. Condividiamo l’editoriale di Zic.it – Zeroincondotta che invoca “una parola di verità su un bene che merita ben altro destino e su una vicenda che, francamente, rappresenta una vergogna in una città che ha gran fame di spazi per la socialità, per la cultura, per l’aggregazione, per l’abitare”.

Leggi l’editoriale su Zic.it

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Paolino, che c’era sempre

E’ consuetudine, quando si organizza un’assemblea, un presidio o un corteo, fare prima una sorta di conta delle presenze auspicabili all’iniziativa poi un rendiconto consuntivo delle persone che hanno partecipato. A Bologna, dalle giornate della rivolta del marzo ’77 ai giorni nostri, negli appuntamenti di movimento, un più uno è sempre stato assicurato dalla presenza di Paolino e dei suoi “impegnativi” baffoni. Ne ha mancati veramente pochi nel corso di quasi cinque decenni, così come è sempre stato presente ogni 11 marzo davanti alla lapide di Francesco Lorusso in via Mascarella.

La presenza di Paolino è sempre stata debordante, calorosa, avvolgente: lo hanno aiutato il suo sorriso unico, la sua voce tonante, la sua passione, la sua voglia di cambiare le cose e il suo voler esserci in tutti i percorsi radicali di modificazione dell’esistente.

Valerio Evangelisti, in suo bellissimo scritto sul concetto di fraternità, lo portò ad esempio per il suo modo di aiutare e di stare insieme agli altri compagni e per la sua “gentilezza rivoluzionaria”.

Per la comunità solidale di Vag61 Paolino ha fatto parte da sempre della “famiglia allargata”, aveva una bellissima “confidenza” con tutte e tutti noi. Se l’era conquistata, se l’era meritata in tutte le sue forme: dall’andare a curiosare in cucina per sapere in anticipo il menù di un pranzo o una cena sociale all’essere sempre nelle prime file, commentando e sottolineando ad alta voce quello che gli garbava o che non gli andava giù di un intervento; dal cantare a suo modo le canzoni di lotta, facendo andare in tilt che ricercava sul palco una certa tonalità, alla sua capacità di trasmettere affetto ed entusiasmo con le sue calorose risate; dal portare una bottiglia di grappa o di buon vino e dividerla con il maggior numero di persone possibile al regalare qualche manifesto della sua collezione al CentroDoc Lorusso-Giuliani.

Sempre euforico e spumeggiante, ma con una capacità di non far mai uscire sotto i suoi baffi parole “a cazzo”. In piazza poi, nei momenti caldi, usava l’arma del silenzio… per capirsi con Paolino bastava guardarsi negli occhi.

E tutto questo Paolo l’ha portato in tanti luoghi e in tante situazioni, fino all’ultimo, fino a pochi giorni fa, nelle manifestazioni e negli incontri contro i massacri a Gaza e per la libertà della Palestina.

Da ieri, tutto il bagaglio di passioni ed emozioni che Paolino si portava appresso e dispensava a chi gli stava vicino non c’è più, se n’è andato con lui… per sempre.

Ci mancherà, questo è sicuro… cercheremo di trovare i modi per ricordarlo, perché un compagno così non si può dimenticare.

Un grande abbraccio alla sua compagna Elisa.

Vag61

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Bona lè con la repressione!

In giorni caratterizzati da un ampio e diffuso dibattito sulle manganellate di Pisa, ma anche di Firenze, di Catania, di Napoli, di Torino, di Bologna etc in città arriva puntuale l’ennesima misura repressiva nei confronti di sei attivist* che hanno partecipato al presidio contro lo sgombero dell’occupazione di uno stabile vuoto di proprietà della chiesa in via Mazzini. A noi non sorprendono le cariche di Pisa, semmai ci sorprende chi si sorprende. Il ruolo dello Stato di fronte alle mobilitazioni sociali e alle lotte è sempre stato quello repressivo. Non bisogna andare troppo in là per ricordare le cariche da dietro su via Irnerio dopo il doppio sgombero di via Corticella e dello studentato Glitch e fare l’elenco sarebbe troppo lungo. Quello che non cambia è la nostra ferma solidarietà e complicità con chi lotta ogni giorno per rendere Bologna una città più accogliente e solidale, con chi sottrae spazio al profitto per restituirlo alla collettività.

Non ci interessano le dichiarazioni d’intenti, ci basta vedere i fatti per scegliere da che parte stare. Alla lotta.

Vag61 – Spazio libero autogestito

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Manifestazione regionale NO CPR a Ferrara

SABATO 2 MARZO’024 h15 @ PIAZZALE POLEDRELLI (FERRARA)
PER MUOVERCI INSIEME DA BOLOGNA: h13,45 @ P.ZZA MEDAGLIE D’ORO

Il Governo Meloni da mesi sta rilanciando il sistema dei CPR (Centri di Permanenza per i Rimpatri) dichiarando di volerne aprire almeno uno in ogni regione. Lo scorso ottobre, a Bologna, una manifestazione ha respinto al mittente la volontà di aprire qui un CPR e riportando il fallimento dei grandi centri d’accoglienza. Tantissime voci dex migranti che vivono all’interno di quei posti si sono alzate. Ferrara è stata la seconda città presa di mira.
Tra Bologna e Ferrara e altre città della regione quasi 100 associazioni e realtà si sono mobilitate creando una rete regionale facendo presidi sotto le prefetture e iniziative culturali.

Un CPR (allora CIE/CPT) in Emilia-Romagna è già stato chiuso dopo una lunga stagione di lotte. Vogliamo ribadire chiaramente che nessun arretramento è possibile sul nostro territorio e che quelli esistenti in altre regioni devono essere immediatamente chiusi.
I CPR sono luoghi inaccessibili, dove di continuo avvengono soprusi e violenze che spesso portano ad atti di autolesionismo fino al suicidio, come quello di Sylla Ousmane, rinchiuso nel CPR di Ponte Galeria, avvenuto all’inzio di febbraio.

Luoghi inumani, in cui le persone sono private della libertà personale, anche per la sola “colpa” di avere il documento di soggiorno scaduto, reato amministrativo non penale.
Da Ferrara a Bologna, da Rimini a Piacenza la nostra non è solo un’opposizione di movimenti e cittadin* contro modelli di reclusione e segregazione (in Italia come in Albania), ma è anche rivendicazione e impegno per le pratiche che quotidianamente portiamo avanti: un’accoglienza degna, per città aperte e plurali, per percorsi di autonomia e integrazione. Vogliamo contribuire ad una Europa di ponti, di libertà e giustizia sociale e non di muri, discriminazioni e politiche suprematiste e nazionaliste.

PER CHI PARTE DA BOLOGNA CI VEDIAMO IL 02/03 ALLE ORE 13,45 DAVANTI ALLA STAZIONE DEI TRENI (piazza delle Medaglie d’oro) per muoverci tuttx insieme verso Ferrara.

Mai più CPR nè qui nè altrove!

Rete NO CPR Emilia-Romagna

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Borse di studio “Per non dimentiCarlo” anno 2023-2024

Segnaliamo l’iniziativa promossa da Comitato Piazza Carlo Giuliani ODV, Osservatorio Repressione e Comitato Madri per Roma città aperta

Borse di studio “Per non dimentiCarlo” anno 2023-2024

“Agitatevi perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo.
Organizzatevi perché avremo bisogno di tutta la vostra forza.
Studiate perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza”.

Antonio Gramsci

Gli anniversari del G8 di Genova non rappresentano per noi una commemorazione, una rievocazione di ricordi fine a se stessa: sono la manifestazione di un percorso politico e intellettuale, consapevole e lungimirante, che non si è interrotto, sebbene abbia assunto forme diverse. Siamo convinti che sia possibile rintracciare delle linee di continuità tra i contenuti proposti da quell’insieme di movimenti che negli anni 2000 attraversarono il mondo e le rivendicazioni dei movimenti dei nostri giorni: come Fridays For Future, Non Una Di Meno che si aggiungono a tutti quei presidi territoriali che da anni portiamo nel cuore a cominciare dal movimento No TAV, e tutti i gruppi di studenti medi e universitari. Vorremmo evidenziare le linee di continuità e le differenze, comprendere i fenomeni storici, sociali, politici che hanno attraversato questi anni, diventare più consapevoli di ciò che lega e di ciò che separa lo snodo dei primi anni 2000 dal presente oggi. Per questo il Comitato Piazza Carlo Giuliani ODV, Osservatorio Repressione e il Comitato Madri per Roma città aperta hanno deciso di lanciare un invito allo studio, in un periodo in cui le risorse umane ed economiche per l’istruzione pubblica sono state ridotte all’osso e il lavoro della ricerca è stato svilito.

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No Cpr, no grandi centri: presidio davanti alla Prefettura

GIOVEDI’ 8 FEBBRAIO’024 alle 11,30

RETE REGIONALE NO CPR-NO GRANDI CENTRI

𝐿𝑖𝑏𝑒𝑟𝑡à, 𝑑𝑖𝑔𝑛𝑖𝑡à, 𝑑𝑒𝑚𝑜𝑐𝑟𝑎𝑧𝑖𝑎: 𝑝𝑒𝑟 𝑢𝑛’𝑎𝑐𝑐𝑜𝑔𝑙𝑖𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑒𝑔𝑛𝑎, 𝑝𝑒𝑟 𝑙𝑎 𝑙𝑖𝑏𝑒𝑟𝑡𝑎‌ 𝑑𝑖 𝑚𝑜𝑣𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑖𝑛 𝐸𝑢𝑟𝑜𝑝𝑎

Dopo la manifestazione di Ottobre a Bologna, continua la presa di parola e l’attivazione delle diverse città dell’Emilia Romagna. Da quel momento di piazza a oggi si è consolidata la rete tra le città per affermare con voce unica che non venga mai più aperto un CPR (Centro di Permanenza e Rimpatrio per migranti senza permesso di soggiorno) sul nostro territorio, né in Emilia Romagna né altrove, e che nessun arretramento, dopo lo smantellamento del CIE/CPT e la vittoria delle lotte fatte in passato, è possibile.

Da Bologna a Ferrara, da Rimini a Piacenza la nostra opposizione è ogni giorno più compatta e partecipata. Non è solo una opposizione di cittadin* che si oppongono a modelli di reclusione e segregazione che ricordano – parole delle persone accolte – quelli dei lager libici, ma anche di quant* quotidianamente, con il proprio operato, si impegnano per un’accoglienza degna, per città aperte e plurali.

Rifiutiamo l’idea di carceri in cui rinchiudere, per poi espellere, magari dopo aver esaurito la funzione di forza lavoro da sfruttare, chi ha la sola colpa di cercare un futuro migliore attraverso la migrazione. Oppure di grandi centri dove le persone in attesa di definire il proprio status vengono ammassate in condizione inumane. Persone parcheggiate, sempre più spesso anche in container e tende, ad attendere di poter esercitare ogni diritto, senza poter investire sul proprio percorso di autonomia e di inclusione perché private di servizi di integrazione e di rapporti costruttivi con il tessuto sociale spesso isolate lontane da centri abitati. L’abbiamo visto a Bologna nel CAS Mattei e nel nuovo CAS di Ozzano, dove la violenza istituzionale forza gli enti gestori ad accogliere numeri di persone ingestibili, mortificandone la dignità e prospettando un futuro di invisibilità e di possibile reclusione.
Come cittadin*, associazioni, legali e migranti che già stanno lottando per condizioni degne nei grandi centri di accoglienza e contro l’aumento dei Centri di Permanenza e Rimpatrio, lanciamo per l’8 febbraio una giornata di mobilitazione con presidi sotto alle Prefetture, a Ferrara, Bologna, Parma, Forlì, Reggio Emilia, Rimini, e magari altre città.
Ispirati dalle mobilitazioni che in Germania si oppongono alla xenofobia e al razzismo dei partiti di destra, che strumentalizzano le vite dei e delle migranti e cavalcano le paure, vogliamo contribuire ad una Europa di ponti, di libertà e democrazia, e non di muri, discriminazioni e politiche suprematiste e nazionaliste.

Verso la costruzione di una manifestazione regionale NO CPR che si terrà a Ferrara il 2 marzo 2024

CI VEDIAMO L’8 FEBBRAIO DAVANTI ALLA PREFETTURA DI BOLOGNA h11,30

Municipi Sociali Labas e TPO
ASGI
Mediterranea Bologna
Vag61
Arci
Rete sulla stessa barca: Centro lavoratori stranieri Cgil, Libertà era restare, Astalli Bologna, Consulta per la lotta all’esclusione sociale, Refugees welcome, Il manifesto in rete
Portico della Pace
Laboratorio di Salute Popolare
Famiglie Accoglienti
Ya Basta Bologna
ByPiedi
Adl Cobas
Approdi
Dialoghi
Polisportiva HSL
Forum terzo settore Emilia Romagna
Piazza Grande
Libera
Prometeo

(…in aggiornamento)

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Il 2023 in movimento di Zic.it [foto]

Il 2023 in movimento di Zic.it: un anno di notizie e mobilitazioni a Bologna da ripercorrere con la classifica degli articoli più letti, gli editoriali, gli speciali e le fotografie di Zeroincondotta – giornale online autogestito.

> Leggi l’articolo su Zic.it

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Appunti dopo l’assemblea del 23 novembre: per un processo (ri)generativo

Scriviamo queste riflessioni dopo l’assemblea che si è tenuta il 23 novembre proprio a Vag61 e avendo avuto l’opportunità di leggere i contributi che nel frattempo hanno fatto seguito al primo passo – speriamo sia così – di un percorso tanto complesso quanto necessario. Non abbiamo facili soluzioni in tasca, ci poniamo diversi interrogativi e siamo consapevoli della parzialità dell’apporto che possiamo mettere sul tavolo, ma ribadiamo la nostra disponibilità al confronto e condividiamo queste note come tassello di una discussione che auspichiamo ampia e feconda, franca e concreta.

La convergenza: più di un’opzione

Della necessità di individuare e coltivare un terreno di confronto tra le diverse anime dei movimenti sociali siamo convinte/i da sempre e non possiamo che ringraziare le/i compagne/i del Collettivo di fabbrica Gkn della spinta che sono state/i in grado di dare per forzare un blocco se non altro anacronistico, visti gli stravolgimenti con cui chiunque di noi deve rapportarsi e la portata delle sfide che abbiamo davanti. Una boccata d’aria fresca dopo un periodo fin troppo lungo di sfilacciamento in cui si sono sommate, ahinoi, vecchie e nuove difficoltà: le distanze tra le famiglie politiche, legittime quanto si vuole ma spesso autoriproducenti; le linee di frattura prodotte a tutti i livelli dall’esperienza Covid e dalla guerra in Ucraina, due eventi storici che hanno spazzato via molte certezze e svelato non pochi punti deboli.

Certo, nonostante tutto le singole realtà politiche hanno generosamente continuato a portare avanti i propri percorsi e se qualcuna è venuta meno o si è ridimensionata, altre sono nate o sono cresciute. Ma non possiamo ignorare che troppo spesso, in tante sacrosante mobilitazioni, i legami con la città non militante si sono rivelati deboli (pensiamo soprattutto alle generazioni più giovani) e che, allo stesso tempo, i vuoti lasciati dall’autorganizzazione sociale sono stati in parte attraversati da proposte politiche altre-da-noi.

Per tutte queste ragioni, condividiamo la necessità di costruire un campo di convergenza che sappia andare oltre – stavolta – i limiti emersi dopo la pur notevole mobilitazione culminata nella manifestazione “Convergere per insorgere” del 22 ottobre 2022: non per annullare differenze che non si possono annullare, non per inseguire un inutile ecumenismo, non per semplificare la complessità delle lotte, non per ricercare ingegneristiche forme di coordinamento destinate a scarsi risultati. Bensì per ripensarci almeno in parte, per individuare quei punti comuni di analisi e di azione (ci sono, perchè devono esserci!) che possano contribuire a togliere un po’ di croste, evitare di disperdere energie, unire gli sforzi per moltiplicarne gli effetti. Rilanciare in avanti.

Con le destre al Governo & nella città gentrificata

Molti spunti di analisi sul contesto globale, nazionale e locale sono emersi nell’appello che ha promosso l’assemblea del 23 novembre e nei primi successivi contributi. Osservare questi scenari con gli stessi occhi o dare differenti letture rientra nei margini di autonomia che un percorso di convergenza non deve necessariamente mettere in discussione, se si condivide la necessità di scavare nei mille strati delle nostre esperienze (intese sia come cammini già percorsi che come conoscenze del mondo che ci circonda) per portare alla luce dei nodi di condivisione che possano essere (ri)generativi. Noi vogliamo qui sottolineare solo due elementi, il primo dei quali riguarda il Governo in carica. Non si tratta di agitare lo spettro di un ritorno del fascismo per mero esercizio politologico, ma di comprendere quanto l’esecutivo Meloni-Salvini possa produrre effetti devastanti su un doppio livello e con tempi diversi: da un lato un peggioramento immediato delle condizioni di vita per ampie fasce della popolazione, ampliando la forbice delle disuguaglianze sociali come unica risposta liberista all’ormai persistente sovrapporsi delle crisi (la crociata contro il reddito di cittadinanza, con tutti i limiti che questa misura poteva mostrare, è un esempio lampante di crudeltà verso le/i più deboli e di cinico asservimento ai poteri economici); dall’altro una regressione culturale che rischia di produrre pericolosi passi indietro sia sul terreno dei processi di emancipazione che nelle grandi sfide della contemporaneità (dalla questione di genere ai cambiamenti climatici, gli esempi possibili si sprecano). Una sintesi efficace di questi due piani ci sembra essere la folle gestione della questione migratoria e l’annessa volontà di implementare l’uso dei Cpr, che a Bologna solo pochi mesi fa ha generato una mobilitazione sì importante ma capace solo in parte di coinvolgere una città che per bocca dei suoi amministratori vorrebbe presentarsi come avamposto della resistenza al Governo delle destre.

Il secondo elemento che intendiamo richiamare investe la dimensione locale e le trasformazioni che stanno interessando il territorio in cui viviamo. Trasformazioni che ci parlano di un rapidissimo innalzamento dell’asticella che divide chi può permettersi di vivere nella città metropolitana da chi invece è destinato all’espulsione; di uno sfruttamento sempre più intensivo dello spazio urbano; di un’espansione delle dinamiche di rendita e speculazione; di un aumento dello sfruttamento e dell’estrattivismo legato al dilagante protagonismo di piattaforme e multinazionali. Una spinta violenta a tutto questo arriva dalla turistificazione, certo, ma la tenaglia si stringe anche a causa del processo di elitarizzazione dell’Università e dell’insediamento di nuovi centri economici che attirano nuovi abitanti ad alto reddito. Zero in condotta ha ben fotografato questa situazione parlando dell’algoritmo Bologna, ricavato dalle notizie riguardanti gli ennesimi due studentati privati che stanno per sorgere in città: 1.200 posti con prezzi di alta fascia e profitti a favore di imprese internazionali, con appena 80 letti convenzionati che comunque costeranno fino a 450 euro al mese e tutto questo dovendo aspettare un anno e mezzo per i lavori. Per l’amministrazione comunale aver ottenuto queste poche decine di posti calmierati è una vittoria, a noi pare che intanto la proporzione tra alloggi convenzionati e alloggi di lusso confermi plasticamente quanto descritto qui sopra: sempre più spazio riservato a chi può spendere, sottraendone a chi ha meno. Un girone infernale in cui questo fenomeno di sostituzione provoca un aumento generalizzato dei prezzi il quale, a sua volta, alimenta ancora di più la sostituzione e così via. Con il paradosso per cui mentre si innalza il tenore di vita medio, la permanenza a Bologna diventa insostenibile per le/i lavoratrici/ori chiamati a garantire i servizi che quel tenore di vita lo tengono in piedi: dalle/gli insegnanti alle/i conducenti dei bus, costrette/i a rinunciare a un impiego e a lasciare la città perchè pur lavorando non riescono a sostenerne il costo della vita, a cominciare dal peso esorbitante dell’affitto.

Ben scavato vecchia talpa: non un accordo, ma un processo

Convergenza, dunque, per una composizione delle lotte che sappia essere al passo con i tempi. Non ci facciamo facili illusioni e sappiamo che resteranno divergenze di interpretazione e nelle pratiche, che molte delle contraddizioni non saranno sciolte e che ogni passo avanti fatto su questo sentiero andrà difeso con tenacia. Ci sono le condizioni per riuscire? Se si pensa di sì, allora bisogna tentare. Se non se ne è così convinti, bisogna tentare lo stesso. Non partiamo da zero. Gli spazi di libertà conquistati e salvaguardati in questi anni, le occupazioni, le occasioni di conflitto e i progetti di mutualismo sviluppati dalle realtà organizzate rappresentano un patrimonio insufficiente, certo, ma capace di dimostrare che autorganizzazione e antagonismo non necessariamente sono sinonimi di utopia. Parallelamente, la mobilitazione di tante/i volontarie/i nelle settimane dell’alluvione e le grandi piazze contro la violenza maschile, in solidarietà con Gaza o per l’ambiente ci dicono due cose importanti: che la partecipazione, anche qui e ora, può andare ben oltre i circuiti militanti e che, in particolare, non è scritto da nessuna parte che le giovani generazioni intendano restare alla finestra. Da questo si può partire, ma senza semplificazioni e interrogandosi, semmai, sulla distanza che intercorre tra queste energiche mobilitazioni, le pratiche più strettamente legate all’impegno militante e le battaglie che fanno molta più fatica a prendersi la scena.

Non serve un accordo tra le parti, occorre un processo. In questo senso, registriamo come un segno di maturità quello di non aver imboccato la scorciatoia di far procedere il confronto iniziato il 23 novembre con il lancio di una scadenza purchessia e guardiamo con favore all’ipotesi di istruire un percorso di lungo respiro, per mettere in discussione ciò che va messo in discussione, per porre in dialogo le idee e valorizzare i punti di contatto che ci auguriamo emergeranno: scavare in profondità, come scrivevamo sopra. E’ questo approccio che riteniamo potenzialmente proficuo, più che un ragionamento attorno al nodo della leadership. Così come cogliamo con interesse lo spunto che inquadra le realtà organizzate come infrastrutture a supporto dei movimenti sociali e, aggiungiamo noi, come elementi di continuità nelle fasi di bassa marea. A questo proposito, ci sentiamo di suggerire l’opportunità di non tralasciare una riflessione sull’autogestione (anche) della comunicazione e dell’informazione, per aumentare il grado di indipendenza dalle scarse attenzioni della stampa mainstream e dai vincoli e modelli imposti dalle piattaforme commerciali. Solo uno tra i temi possibili, per una discussione da porre alla base di una scommessa che merita di essere tentata.

Vag61 – Spazio libero autogestito

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Comprendere il 2 agosto: un glossario della strage di Bologna

Su Zic|notes lo speciale “Comprendere il 2 agosto: un glossario della strage di Bologna”, un approfondimento che ripercorre “quello che c’è da sapere sull’attentato che uccise 85 persone alla Stazione il 2 agosto 1980: chi erano i fascisti di Nar e Avanguardia Nazionale, quali pezzi di Stato agirono, il ruolo della loggia massonica P2, i processi e i depistaggi”.

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Tenetevi le briciole

E’ notizia fresca da parte dell’amministrazione comunale, ma lo si sapeva già da tempo, che nell’area dell’ex-Tre Stelle in via Rimesse sorgerà l’ennesimo studentato privato. Ben otto piani di cemento pronto a ospitare stanze di lusso arredato con qualche aggettivo accattivante, che sia “green”, “social” o “smart”. La Cirenaica ormai è diventata terra di conquista per la speculazione immobiliare, quasi ad ogni angolo sbucano arroganti le mura di studentati privati inaccessibili alla maggioranza della popolazione studentesca. Gli ultimi sono nati nei due spazi rimasti vuoti dopo l’ennesima colata di case e cemento accanto all’ex-Veneta. Entrambi sono Camplus e su questo brand le inchieste di Zic.it hanno già spiegato molti retroscena.

Se le case per gli studenti e le studentesse servono, gli studentati privati no. O meglio, non servono a coloro che non riescono a trovare un affitto accessibile, a coloro che vivono in case fatiscenti, a chi è costretta/o a vivere fuori città. Non servono al quartiere, che avrebbe bisogno di spazi verdi, isole pedonali e di gioco per chi è più piccolo, luoghi dove poter passare del tempo magari riuscendo anche a intravedere il cielo tra le file di palazzi che vengono costruiti ormai in ogni buco disponibile. Gli studentati privati servono però a chi vuole guadagnare sul disagio abitativo di migliaia di persone, servono a ingrassare i conti correnti di consorzi o imprese che non hanno nessun tipo di legame con il territorio e che vedono nei quartieri limitrofi al centro un ottimo spazio da colonizzare. Si, perchè il nostro rione è invaso da edifici privati escludenti che lo rendono più triste, più vuoto e più ingiusto.

Gli studentati privati servono a volte anche al pubblico, che può fare qualche dichiarazione avvincente su una presunta conquista. In questo caso la vittoria è legata a una percentuale, il 5%: su 533 posti letto in totale quelli in convenzione saranno 28, ovvero briciole e anche poche. Contratti in convenzione che non vengono certo regalati dato che il prezzo per quelle briciole sarà di 400 euro a posto letto, a cui va aggiunta l’Iva e il fatto che ad agosto te ne vai perchè arrivano i turisti e gli studenti possono lasciar spazio all’allevamento intensivo che è diventato il centro città.

Intanto l’esperienza del supermercato Lidl, contro il quale il rione si mobilitò con il Comitato Becco, ci ha anche insegnato che gli impegni e le parole rimangono sulla bocca di chi le dice, ma poi ben presto anche gli spazi promessi vengono chiusi con le sbarre e messi a pagamento, a favore del privato ovviamente. Ci ricordiamo bene quando, per rendere più accattivante l’ennesima speculazione edilizia, si diceva che il parcheggio sarebbe stato a disposizione del quartiere: ora se vuoi parcheggiare hai due ore gratis, ma poi cominci a pagarla cara la sosta. Non misuriamo certo la bontà o meno di un progetto urbanistico sulla base dei parcheggi e continuiamo a pensare che quella sarebbe dovuta diventare un’area verde e fruibile da tutte/i, ma ci pare che anche questo particolare della vicenda la dica lunga sul vero volto delle speculazioni private nei quartieri.

E allora toccherà tornare a mobilitarsi affinchè la Cirenaica non diventi il Monopoli degli investitori privati. Tenetevi le briciole, noi continueremo a batterci perchè il nostro rimanga un quartiere vivo, popolare e solidale.

Vag61 – Spazio libero autogestito

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VᴇɴᴛɪdiVᴀɢ – Il 6 dicembre 2003 nasceva Vag61: “Vent’anni di libertà”

Dalle pagine di Zic|notes un racconto sulla storia del nostro spazio libero autogestito, che oggi è in via Paolo Fabbri 110 ma iniziò a fine 2003 con l’occupazione (e poi lo sgombero) di una palazzina in via Azzo Gardino 61: “Vent’anni di acrobazie e peripezie, progettini e progettoni, musica e parole, belle storie e scazzi, sogni da realizzare e pavimenti da lavare…”.

E un grande grazie a rommi.x per la bellissima locandina!

(rommi.x)

Il 6 dicembre 2003 nasceva Vag61: “Vent’anni di libertà”

Vent’anni non sono il tempo di un colpo di fulmine, sono i tanti giorni e le tante ore che un gruppo variegato di ragazze e ragazzi, di uomini e di donne ha dedicato a uno spazio di libertà che ha lasciato un segno nella storia recente di Bologna. Come scrisse un po’ di tempo fa qualcuno di quel gruppo: sono stati anni di acrobazie e peripezie, progettini e progettoni, riunioni e assemblee, belle storie e scazzi, pranzi e cene, altre occupazioni e altri sgomberi, presidi e cortei, sindaci e prefetti delusi, sogni da realizzare e pavimenti da lavare, memorie e fantasie, passi falsi e passi avanti, bandi e contrabbandi, musica e parole, balli e balle, voli pindarici e atterraggi bruschi, bevute e notti in bianco, arrivi e partenze, abbracci e addii, lacrime e risate, ploma e ancora ploma…

Erano le 7,18 del 6 dicembre 2003, magicamente, la porta dello stabile dei Monopoli di Stato di via Azzo Gardino 61 si aprì e si sentirono i primi vagiti di una nuova creatura: Vag61.

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Solidarietà alle famigie e alle/gli studentesse/i sgomberate/i da via Corticella e viale Filopanti

Anche oggi al diritto alla casa si risponde con i manganelli e le teste aperte, con l’arroganza e la violenza, con il silenzio delle istituzioni. Ancora una volta il volto del Governo Meloni si traduce nella guerra alle classi sociali che cercano di trovare soluzioni dignitose per le loro vite. Famiglie e student* si trovano senza una casa e senza soluzioni mentre i presidi solidali vengono brutalmente caricati.

Siamo al fianco delle persone sgomberate e rilanciamo gli appuntamenti di oggi alle 18 in zona universitaria e invitiamo a raggiungere i presidi solidali.

Casa per tutt*, manganelli per nessun*

Vag61 – Spazio libero autogestito

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Il Doposcuola solidale ogni lunedì e mercoledì

Il Doposcuola solidale di Vag61 a partire dal 27 novembre ricomincia ad aprire tutti i lunedì!

Se vuoi venire a conoscerci e a darci una mano, ti aspettiamo: ogni lunedì e mercoledì dalle 17 alle 19 a Vag61, in via Paolo Fabbri 110.

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In piazza per Giulia e per tutt3

MERCOLEDI’ 22 NOVEMBRE’023 alle 19 @ PIAZZA VIII AGOSTO

> Su Zic.it: Un grande corteo transfemminista “per Giulia, per tutt3” (video+foto)

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Quali nuovi scenari per le lotte?

GIOVEDI’ 23 NOVEMBRE’023 alle 18

Gli ultimi anni sono stati contrassegnati da uno straordinario accumulo di crisi e accelerazioni storiche, tra una crisi economica infinita, la pandemia da Covid 19, l’aumento repentino delle guerre e il loro manifestarsi in Europa e nel Mediterraneo, l’impennata della digitalizzazione, la transizione senza fine all’interno del multipolarismo globale, l’approfondirsi della crisi climatica, le vecchie e nuove forme della violenza patriarcale e razzista, la radicalizzazione delle diseguaglianze, il ridefinirsi delle forme migratorie, degli spazi urbani, delle istituzioni politiche.

La nuova guerra mediorientale è un’ulteriore riprova di come la guerra si sia installata al centro della scena mondiale, con effetti evidenti su ogni terreno – con la diffusione di regimi di guerra in tutti gli ambiti sociali e nei processi economici, nonché con l’inevitabile compendio di rafforzamento dei dispositivi nazionalisti, razzisti e patriarcali. È questo, evidentemente, un tema che investe direttamente l’attualità e gli scenari delle lotte: la guerra agisce da moltiplicatore sulle tendenze in atto alla recessione economica, impone nuove priorità di spesa per i governi, comprime gli spazi di espressione e azione politica e sociale. Inoltre, quanto sta succedendo a Gaza e nell’area mediorientale non oscura in alcun modo – se non nelle cronache dei giornali – i problemi politici che la guerra in Ucraina ha aperto. Al contrario, li esaspera e li moltiplica, delineando scenari potenzialmente disastrosi di allargamento e sovrapposizione dei conflitti (mentre già letteralmente catastrofica è la condizione della popolazione palestinese a Gaza, da più di un mese sottoposta a devastanti bombardamenti e a un disegno di espulsione da quel territorio). Tuttavia, il sostegno alla realtà palestinese e la richiesta di un immediato “cessate il fuoco” hanno riempito molte piazze in tutto il pianeta, unendo sia mobilitazioni dalle periferie che agitazioni nelle università e blocchi nei porti. Un elemento di lotta su cui indagare.

Dentro questo vortice storico, continuano a manifestarsi numerosi movimenti e conflitti sociali, che tuttavia paiono al momento trovarsi in una fase di frammentazione e di impasse, particolarmente evidente in Italia. Questo non significa che non esistano molteplici forme di necessarie resistenze: quel che risulta tuttavia difficile è individuare traiettorie di offensiva per le lotte, capaci di sostanziare l’immaginazione e costruzione di nuovi mondi a partire dalla concretezza dei conflitti sociali e delle indicazioni che da questi conflitti emergono.

Ci pare dunque necessario provare ad aprire spazi di discussione che proprio sulle tendenze, sulle proiezioni future, e sulle possibilità di aprire nuovi scenari di lotte, provino a confrontarsi. Per questo motivo proponiamo la costruzione di un dialogo tra differenti percorsi e soggetti, che possano presentare la loro lettura attuale della congiuntura che stiamo vivendo, nella prospettiva di mettere a confronto analisi, strategie e scenari. A partire da una disponibilità al confronto, senza temere eventuali divergenze, chiediamo di provare ad elaborare un ragionamento che muova da esperienze specifiche per misurarsi tuttavia sulla cornice generale qui delineata.

Lo facciamo a partire da una serie di esperienze che si sono sviluppate a Bologna, ovvero in un contesto caratterizzato oggi da significative differenze rispetto ad altri territori italiani. Nell’ultimo anno, infatti, Bologna ha presentato caratteristiche in parte anomale rispetto alla generale difficoltà dei movimenti nel nostro paese, quantomeno a partire dal 22 ottobre del 2022, quando la grande mobilitazione “Convergere per insorgere” ha registrato una importante partecipazione di massa al di là delle aspettative. La scommessa politica di respiro nazionale di cui quella mobilitazione era parte si è rapidamente esaurita nel volgere di poche settimane, lasciando tuttavia intatta la necessità di praticare forme di insorgenza e di sperimentare convergenze. In città, in ogni caso, si è depositata ed espressa un’energia politica che ha portato nei mesi successivi al definirsi di tanti scioperi, una dozzina di occupazioni (abitative, giovanili, ecologiste, transfemministe), a lotte migranti e contro i CPR, a moltissime manifestazioni transfemministe e lgbtqiapk+, a conflitti ecologisti, a mobilitazioni mutualistiche come dopo l’alluvione di maggio, cortei sulla Palestina, e molto altro ancora. Bologna è dunque in qualche modo, per vari motivi (storici, sociali, politici, soggettivi…), una “bolla”, ma questa condizione può essere valorizzata e trasformata in una occasione. Siamo anzi convinte e convinti che un rinnovato dialogo tra questi percorsi possa elaborare elementi utili anche per altri contesti, a partire – è il caso di ripeterlo – da uno sguardo che punta ad andare oltre le necessarie pratiche di resistenza per individuare nuovi terreni di possibile offensiva delle lotte e di riconquista di un’immaginazione politica nella fase per molti versi terribile che stiamo vivendo.

Pensiamo insomma che, come si diceva il 22 ottobre 2022, e senza nascondersi limiti e problematicità, sia ancora tempo di convergere per insorgere – tra l’altro in un momento in cui l’importantissima lotta di GKN si trova in un momento di durissimo attacco e necessita di una forte solidarietà. In uno scenario mondiale segnato dalla guerra, come è possibile che percorsi radicati in uno specifico territorio metropolitano contribuiscano efficacemente a delineare un nuovo internazionalismo? Come possiamo pensare strategie e passaggi di lotta convergente che possano conquistare una durata nel tempo? Quali tendenze di vedono? Che prospettive si stanno definendo? Quali mobilitazioni possibili?

Ci vediamo il 23 novembre novembre alle ore 18 a Vag61 a Bologna per discutere collettivamente di questi temi.

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