Presentazione del libro “Vipera” con Ilaria Salis

MARTEDI’ 25 MARZO’025 alle 18,30

Iniziativa a cura di Associazione di Mutuo Soccorso per il diritto di espressione, Eccedenze Organizzate e Vag61

Zone rosse, Daspo urbani, fogli di via, DDL sicurezza, carcere e “reati universali”.

Se è vero che la stretta securitaria incombe da decenni sulle nostre città, è però impossibile non notare come questo processo abbia subito un’ulteriore accelerazione con l’ascesa delle estreme destre in quasi tutto l’arco territoriale delle democrazie occidentali.

Dalla Cop City di Atlanta fino ai centri per migranti in Albania, non è difficile capire quali sono le figure rappresenteranno i principali bersagli di questo progetto: militanti, attivistə, migranti e tutte coloro che già subiscono oppressioni sociali, razziali, economiche e/o di genere.

Non bisogna però cedere alla tentazione di credere che tutto sia perduto. La storia di Ilaria Salis, raccontata nel suo libro Vipera, racconta sì della brutalità della repressione e del rinascente fascismo, ma racconta anche una storia di solidarietà internazionale che ha portato alla sua liberazione. Ed è forse da questo dato che i nuovi e le nuove antifasciste devono partire per organizzare le lotte e le resistenze del futuro.

Martedì 25 Marzo, Ilaria Salis ne parla con Ivan Bonnin, Jacopo Anderlini (Eccedenze Organizzate), il centro sociale autogestito Vag61 e l’Associazione di Mutuo Soccorso per il diritto di espressione.

Vi aspettiamo alle 18,30.

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Verso il Climate Pride: assemblea cittadina

GIOVEDI’ 27 MARZO’025 alle 18

Iniziativa a cura di Bologna For Climate Justice

Il 12 aprile saremo collettivamente nelle strade di Bologna per il Climate Pride. In questi mesi abbiamo scritto che “agli intrecci mortiferi che ci trascinano nella crisi climatica, vogliamo contrapporre intrecci collettivi capaci di darci gli strumenti di ri-progettare collettivamente i nostri spazi di vita”.

D’altra parte, In un territorio come quello bolognese, che negli ultimi due anni ha più volte fatto i conti con l’alluvione, i grandi progetti infrastrutturali – come l’allargamento fino a 18 corsie dell’autostrada che attraversa la città – continuano a essere definiti opere strategiche, mentre migliaia di famiglie contano i danni delle alluvioni. L’Emilia-Romagna è tra le prime per consumo di suolo, e Bologna vive fenomeni di turistificazione che aumentano le diseguaglianze, mentre le ondate di calore la rendono invivibile per gran parte dell’estate. Le strategie per affrontare la crisi climatica hanno fallito: per questo, vogliamo costruire pratiche dal basso, coniugando nello spazio urbano verbi come ‘desigillare’ e ‘forestare’.

E’ attorno a queste riflessioni che vogliamo costruire insieme il Climate Pride, in una città che in tante occasioni è stata spazio di intersezione delle lotte e di convergenze: pensiamo al 22 ottobre 2022, quando in migliaia abbiamo sfilato in corteo sulla tangenziale; alle maree transfemministe, alle mobilitazioni ecologiste, studentesche e universitarie, alle lotte per il diritto all’abitare e per lo spazio pubblico. Alle tante assemblee e incontri nelle quali ci siamo incontrate alla ricerca dei nessi. Perché, come abbiamo condiviso tante volte, fine del mondo e fine del mese sono la stessa lotta; perché la nostra vita è una e tanta, contiene un caleidoscopio di esperienze e bisogni, e di conseguenza sono tante le cose che dobbiamo avere l’ambizione di conquistare.

Vogliamo spazi per le ecologie urbane dove affiancare alle rivendicazioni le pratiche che possano attraversare la città; è con queste ambizioni che ci immaginiamo il Climate Pride del 12 aprile: una convergenza di convergenze, perché le tante dimensioni della giustizia climatica e sociale possano sfilare contaminandosi.

Di fronte a un mondo che ci offre l’orizzonte dell’alluvione, dell’escalation bellica, delle ondate di calore, del patriarcato, dello sfruttamento, delle catastrofi ecologiche, dei licenziamenti, della cementificazione, della precarietà, vogliamo provare a costruire pratiche di altrove possibili. Il Climate Pride sarà spazio delle ecologie urbane e traiettoria verso gli stati generali della giustizia climatica e sociale. Ma sarà, soprattutto, quel che collettivamente sapremo costruire in quella giornata con le performance artistiche e gli striscioni, i cartelli e le parole, i fiati e le percussioni, le maschere e i colori. Per questo invitiamo Bologna, le tante reti e soggettività con le quali condividiamo progetti e immaginari, tutte coloro che vogliono essere parte del Climate Pride, a un’assemblea cittadina il 27 marzo alle ore 18 a Vag61.

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Guai a chi ci tocca – I “ribelli di Marzo” nella Bologna del ’77

Segnaliamo l’uscita del libro “Guai a chi ci tocca” di Francesco “Franz” Lo Duca, edito da Red Star Press

Guai a chi ci tocca
I “ribelli di Marzo” nella Bologna del ’77

“Mi auguro che un romanzo così non rimanga inedito a lungo” (Valerio Evangelisti)

Correva l’anno 1977. Cifre destinate a restare scolpite nella storia di ciò che non può essere letto nei libri qualunque, ciechi e sordi di fronte alla realtà di un movimento che, in tutta Italia, cresceva e si organizzava in mille modi diversi ma con un solo obiettivo: cambiare lo stato di cose presente.

A Bologna, cuore pulsante del fermento politico, artistico e sociale, il cambiamento a cui è dedicato il romanzo di Francesco “Franz” Lo Duca, ha il volto di Rocco, uno studente tra i tanti e le tante che affollano i portici intorno a piazza Verdi. Ragazze e ragazzi come Carlotta, Jack e come Francesco Lorusso, iscritto a Medicina, in prima linea nei cortei e durante le manifestazioni: sempre e anche quel maledetto 11 marzo, quando i carabinieri aprirono il fuoco lasciandolo morto sul selciato. Un giorno a partire dal quale niente sarebbe più stato come prima.

Francesco “Franz” Lo Duca

Nato a Ferrara il 5 settembre del 1954, attivista fin dai tempi della frequentazione del liceo Minghetti a Bologna e fondatore del collettivo Mucchio Selvaggio, fu tra i protagonisti del movimento del ’77 ma anche anima delle iniziative culturali che resero il capoluogo emiliano un punto di riferimento della new wave nel corso degli anni ottanta. Laureato in Giurisprudenza, partecipò alla nascita del Centro di Documentazione Lorusso-Giuliani e, come istruttore di arti marziali, diede un contributo fondamentale alla crescita dello sport popolare a Bologna. Ap- passionato uomo di mare e skipper, pubblicò il libro di viaggio Atlantico in retromarcia nel 1997 prima di scrivere Guai a chi ci tocca. Sorpreso dalla malattia, muore a Bologna il 24 maggio del 2013.

Pagine 116
Formato cm 13 x 20 – brossurato con bandelle
Red Star Press Tutte le Strade
ISBN 9788867184644
14 euro

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Su Zic.it / Carcere della Dozza, una cosa è certa: staranno tutte/i peggio

Il trasferimento dei settanta ragazzi “problematici” dagli Istituti minorili di tutta Italia ha sollevato tantissime proteste. Il Governo, però, va avanti a marce forzate, incurante di tutti problemi che aggraveranno la situazione della casa circondariale bolognese. Prendono parola le/i detenute/i: “Vessazione frutto di una politica miope e giustizialista”.

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Carcere della Dozza, una cosa è certa: staranno tutte/i peggio

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Borse di studio “Per non dimentiCarlo” anno 2024-2025

Segnaliamo l’iniziativa promossa da Comitato Piazza Carlo Giuliani ODV, Osservatorio Repressione e Comitato Madri per Roma città aperta

Borse di studio “Per non dimentiCarlo” anno 2024-2025

“Agitatevi perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo.
Organizzatevi perché avremo bisogno di tutta la vostra forza.
Studiate perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza”.

Antonio Gramsci

Gli anniversari del G8 di Genova non rappresentano per noi una commemorazione, una rievocazione di ricordi fine a se stessa: sono la manifestazione di un percorso politico e intellettuale, consapevole e lungimirante, che non si è interrotto, sebbene abbia assunto forme diverse. Siamo convinti che sia possibile rintracciare delle linee di continuità tra i contenuti proposti da quell’insieme di movimenti che negli anni 2000 attraversarono il mondo e le rivendicazioni dei movimenti dei nostri giorni che si aggiungono a tutti quei presidi territoriali che da anni portiamo nel cuore a cominciare dal movimento No TAV, e tutti i gruppi di studenti medi e universitari. Vorremmo evidenziare le linee di continuità e le differenze, comprendere i fenomeni storici, sociali, politici che hanno attraversato questi anni, diventare più consapevoli di ciò che lega e di ciò che separa lo snodo dei primi anni 2000 dal presente oggi. Per questo il Comitato Piazza Carlo Giuliani ODV, Osservatorio Repressione e il Comitato Madri per Roma città aperta hanno deciso di lanciare un invito allo studio, in un periodo in cui le risorse umane ed economiche per l’istruzione pubblica sono state ridotte all’osso e il lavoro della ricerca è stato svilito. L’alternanza scuola-lavoro, ingentilita nel nome ma non nella sostanza come PCTO, gli stage privi di tutele, sono l’emersione più evidente dei danni che può produrre l’ingresso a gamba tesa di una mentalità del profitto e della finanziarizzazione nel mondo della scuola, dell’università e della ricerca.

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Su Zic.it / Ci voleva proprio un 22 febbraio così!

Quella di sabato è stata una manifestazione riuscita, bella, che ha portato in piazza chi ha compreso la pericolosità del Ddl Sicurezza e vuole battersi per bloccarlo. Una ventata di aria fresca anche per le lotte necessarie contro il modello “Bologna per ricchi” e sul carcere.

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Spazi liberi antifascisti – Corteo antirazzista, queer e transfemminista

SABATO 15 FEBBRAIO’025 alle 16 @ PIAZZA XX SETTEMBRE

Sabato 15 febbraio alle 16 scendiamo in piazza XX settembre per ribadire che Bologna è una città antifascista, antirazzista, transfemminista e fr0c1a.

Da novembre ad oggi la città di Bologna è stata funestata da ronde e marce di estrema destra. Il 9 novembre in piazza XX Settembre c’è stato un corteo organizzato dalla Rete dei Patrioti insieme a Casa Pound, con l’intenzione di dare un segnale a questa città “ostaggio dell’antifascismo”. Continuano da mesi le “passeggiate della sicurezza”, delle vere e proprie ronde anti-degrado in Bolognina. Dopo la manifestazione dell’11 gennaio per chiedere verità e giustizia per Ramy e Fares, la Rete dei Patrioti ha organizzato una marcia davanti al Gran Reno, per garantire “lo shopping in sicurezza” contro rapine e altri disordini. Il 15 febbraio il Movimento Rivoluzione Nazionale ha chiamato un presidio in Piazza Medaglie d’Oro in cui si prospettava un supporto alle forze dell’ordine nell’intervento contro eventuali attività illegali.

Molte di queste iniziative sono state seguite da attacchi alla sede del Cassero, la Salara di via don Minzoni 18. Lo striscione FR0C1E SEMPRE FASCISTE MAI è stato strappato e divelto tre volte. Il 1 gennaio sulla porta del Cassero è stato ritrovato un messaggio minatorio “SPAZI LIBERI, VIA TUTTI I FR0C*”.

La città di Bologna risponde a queste provocazioni fasciste con un corteo che partirà da piazza XX Settembre per arrivare alla Salara di via don Minzoni 18, per ribadire che tutti gli spazi della città devono essere liberi e attraversabili da tutte le persone. Basta ronde, basta profilazione razziale, basta aggressioni che puntano a rimetterci a posto!

Bologna è antifascista, antirazzista, transfemminista e fr0c1a!

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Su Zic.it / Si comprimono gli spazi di agibilità e di libertà… anche a Bologna

In vista della manifestazione regionale del 22 febbraio contro il Ddl Sicurezza, una riflessione sui provvedimenti che in città aprono le porte alle misure liberticide del governo Meloni.

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gli spazi di agibilità e di libertà… anche a Bologna

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Manifestazione regionale contro il DdL Sicurezza

SABATO 22 FEBBRAIO’025 alle 15 @ PIAZZA XX SETTEMBRE

> foto della manifestazione: qui

Rete regionale No DDL Sicurezza – A Pieno regime:

Appello alla mobilitazione regionale per fermare il DdL sicurezza

La larga partecipazione all’assemblea regionale dell’1 febbraio ha fatto emergere in modo chiaro come il DDL sicurezza sia un pericolo immediato per tante realtà a livello territoriale e nazionale. Una manovra che criminalizza chi difende il diritto alla casa, reprime chi lotta per la giustizia climatica, soffoca le possibilità di mobilitazione nel mondo dell’università e della formazione, attacca quelle pratiche che portano a maggiori diritti nel mondo del lavoro come lo sciopero, colpisce i diritti umani delle persone migranti e marginalizzate, affossa interi comparti produttivi come quello della canapa,
inserisce preoccupanti spazi di manovra per i servizi segreti dello Stato.

Il DDL Sicurezza rappresenta plasticamente il disegno autoritario del governo Meloni e la deriva autoritaria che è in corso in Europa e a livello globale.

Il disegno del Governo è chiaramente orientato a produrre una ulteriore accelerazione che punta a mettere in discussione il ruolo (costituzionalmente garantito) dei “Corpi intermedi”, delle associazioni, dei movimenti, riducendo la democrazia a plebiscito e portando ad esaurire nel solo momento del voto la possibilità di partecipazione alle scelte che riguardano la nostre vite e il nostro paese.

In questo senso, si vede all’orizzonte un angosciante legame con la proposta di riforma costituzionale in chiave presidenzialista, l’attacco alla classica separazione dei poteri, alle testate giornalistiche indipendenti, alle ONG, al diritto di sciopero.

Per questo motivo facciamo appello a tutte le forze politiche, sociali, sindacali e associative a mobilitarsi e costruire una grande manifestazione regionale sabato 22 febbraio a Bologna. Una manifestazione di massa, accessibile e plurale, che faccia emergere un nuovo fronte per la democrazia.

Davanti ad un Governo che identifica arbitrariamente i propri interessi con quelli della nazione, aprendo uno scontro istituzionale sempre più aspro, dobbiamo costruire una larga mobilitazione che abbia la forza di dimostrare che nel paese esiste una maggioranza che non si arrende ai tentativi, sempre più transnazionali, di comprimere gli spazi di democrazia e dissenso.

L’unica cosa che fino ad oggi ha impedito l’approvazione del DDL sicurezza è stata la mobilitazione diffusa e capillare nel paese. Insieme abbiamo la forza per respingere definitivamente questo disegno di legge e alimentare un orizzonte comune in cui dissenso e conflitto siano il sale della democrazia a venire e il motore con cui difendere e conquistare i diritti dei molti, contro gli interessi e i privilegi dei pochi.

Con questo spirito ci vediamo sabato 22 febbraio alle 15 in piazza XX Settembre a Bologna.

Per entrare nella rete, rilanciare la manifestazione con appelli, contributi o riflessioni e per
partecipare all’organizzazione della manifestazione scrivi a: retenoddlemiliaromagna@gmail.com

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Su Zic.it / Quella “manciata di appartamenti che si poteva fare altrove” (sic) al posto dell’Xm24

Dalla ruspa del 2019 al bando per il cohousing appena pubblicato dal Comune: lo sgombero del centro sociale, i costi e i tempi lievitati, gli alloggi diminuiti e gli spazi aperti al territorio spariti, le parole della politica e la rabbia di chi ancora oggi porta “Xm24 nel cuore”.

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appartamenti che si poteva fare altrove” (sic) al posto dell’Xm24

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Reagiamo alle intimidazioni fasciste

GIOVEDI’ 6 FEBBRAIO’025 alle 19 @ CASSERO LGBTQIA+ center

SPAZI LIBERI PER TUTTƏ LƏ FROCIƏ

Reagiamo al clima di violenze e intimidazioni fasciste, rispondiamo con un’ASSEMBLEA CITTADINA AL CASSERO GIOVEDÌ 6 FEBBRAIO ALLE 19

Da novembre 2024 a oggi la sede del Cassero ha subito quattro attacchi di natura chiaramente intimidatoria con un numero, una frequenza e una gravità senza precedenti. Lo striscione con lo slogan FROCIE SEMPRE FASCISTE MAI è stato strappato e gettato a terra tre volte, l’ultima volta mercoledì 15 gennaio. Il primo giorno dell’anno un cartello con la scritta SPAZI LIBERI VIA TUTTI I FROC* è comparso sulla porta della Salara, in mezzo a manifesti strappati e volantini lanciati giù dal ponticello d’ingresso.

Tutti questi episodi sono avvenuti in concomitanza con raduni, cortei e ronde di gruppi organizzati di estrema destra, e pensiamo che non sia casuale. Queste iniziative dell’estrema destra continuano a funestare la nostra città, infatti una nuova iniziativa è in programma il 15 febbraio. I cosiddetti “patrioti” strumentalizzando il tema sicurezza per promuovere una visione suprematista e escludente di Bologna, che non ci appartiene e che respingiamo con forza. Il 9 novembre 2024 eravamo in piazza per contestare le camicie nere e quello è il lato della barricata nel quale continueremo a stare.

Tante altre realtà alleate, femministe, queer, transfemministe e antifasciste in città si uniscono alla voce che chiede spazi liberi per tutte le frocie: il Cassero è stato preso di mira perché visibile, punto di riferimento storico, ma qualunque spazio queer o spazio di attivismo antifascista e antirazzista può diventare il prossimo target di questo tipo di attacchi. Vogliamo quindi che questa voce sia il più possibile plurale e rappresentativa  non solo per tutto il movimento lgbtqia+, ma anche per tutte le realtà che si riconoscono nella nostra richiesta.

Nel resto d’Italia l’inizio dell’anno è stato segnato da episodi di pestaggio e messaggi minatori alla comunità LGBTQIA+ a Roma, a Milano, a Torino, a Napoli, a Genova e a Bologna. Danneggiamenti, inseguimenti, insulti, continuano ad essere all’ordine del giorno.

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Nè ddl Sicurezza, nè zone rosse

Dall’omicidio di Ramy a Milano alla rabbia delle giovani generazioni che sabato scorso ha scosso il centro di Bologna, sempre più il tessuto urbano delle città italiane si mostra come il terreno complesso di uno scontro sociale difficile da interpretare attraverso le categorie classiche e semplificatorie con cui la politica, i media mainstream e pletore di esperte/i tentano di irreggimentare fenomeni che in realtà sono molto più profondi, mutevoli e ruvidi. Decenni di dotte dissertazioni sul “rischio banlieue” vanno in frantumi, come una vetrina. Nessuna comfort zone per nessuna/o, noi comprese/i.

Di certezze ci sono solo le ricette ossessivamente proposte dalla destra di governo, prontamente puntellata dal centrosinistra quando la temperatura supera la soglia di guardia. Da un lato la difesa aprioristica di qualsiasi comportamento delle forze di polizia, a cui viene politicamente consegnato un micidiale messaggio di impunità affiancato dalla perpetua garanzia di più ampie facoltà e nuovi strumenti. Dall’altro, l’infinita produzione di legislazioni tese a inasprire le pene pur in assenza di un un aumento dei reati, criminalizzare il dissenso, restringere le libertà individuali e collettive, riempire sempre di più carceri già al collasso e Cpr disumani per la loro stessa natura.

In questa prospettiva, il pericolo rappresentato dal ddl Sicurezza assume proporzioni abnormi. C’è in gioco “il più grande attacco alla libertà di protesta della storia repubblicana italiana”, come ha affermato l’associazione Antigone. L’epilogo più feroce, per ora, di quella che in realtà è una lunga storia che continua e continua: “Come in altri periodi, l’emergenza di oggi, basata su false percezioni della realtà, è figlia degli ‘allarmi’ sbraitati ad intervalli ricorrenti da vari governi e rappresenta il limite entro il quale la libertà delle persone può essere sacrificata alle emergenze di turno”, ha scritto il CentroDoc “Lorusso-Giuliani” in vista di una recente iniziativa organizzata con Archivio via Avesella e Cua.

Mobilitarsi e moltiplicare le voci contro il ddl Sicurezza e l’azione del Governo è quindi indispensabile. Ogni occasione in questa direzione è preziosa e rilanciamo per questo l’appello a manifestare anche venerdì 17 gennaio a Bologna, dalle 19 davanti alla Prefettura, nell’ambito della giornata di mobilitazione nazionale diffusa “100.000 luci contro il buio del regime”.

Opporsi con decisione al disegno autoritario del Governo, però, non significa pensare che Bologna rappresenti una sorta di isola felice. Proprio questa città, anzi, sembra essere terreno fertile per la sperimentazione – perchè no, bipartisan – di nuovi dispositivi repressivi da esportare, poi, sul resto del territorio. E’ il caso delle “zone rosse” di cui tanto si è parlato nelle ultime settimane, vista la volontà del Viminale di introdurle in tutte le città italiane. Un modello che a Bologna, nella zona di piazza XX Settembre e dintorni, è realtà già da mesi: concordato dal sindaco Lepore con il ministro Piantedosi e poi anche esteso come area di applicazione. Anche in questo caso da più parti sono piovuti allarmi sui rischi che le zone rosse possono portare in termini di profilazione razziale e sociale e di deriva securitaria del Paese: e di fronte a questi rischi, pensiamo che nessuna/o possa ignorare il peso politico del precedente bolognese nell’operazione condotta dal Governo.

Ma vale la pena sottolineare anche che sempre il Comune ha da poco deciso di dotare di body cam le/gli agenti della Polizia locale esaudendo, così, uno storico desiderio delle opposizioni di destra. Così, mentre i ripetuti casi di abuso da parte delle forze di polizia non bastano a far passare una richiesta di minimo buon senso come quella dei codici identificativi sulle divise, l’amministrazione non trova di meglio che spendere 150.000 euro per dare le mini-telecamere ai vigili.

Più polizia, più carcere, più controllo sociale: uno scenario sempre più tangibile, un incubo a cui non rassegnarsi, a Bologna come nel resto d’Italia!

Vag61 – Spazio libero autogestito

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Su Zic.it / Bisogna lottare per un Salario Minimo Metropolitano


Settant’anni fa Giuseppe Di Vittorio si domandava: “È giusto che il salario dei lavoratori sia al di sotto dei bisogni vitali?”. A distanza di tanto tempo quella domanda nelle aule parlamentari non ha trovato risposte, è meglio percorrere le strade della lotta.

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Bisogna lottare per un Salario Minimo Metropolitano

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Nord-est della Siria sotto attacco – Appello alla solidarietà

Condividiamo l’appello di Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia

Nord-Est della Siria sotto attacco: il futuro del Rojava è a rischio

Dal 26 novembre 2024 la Siria del Nord-Est è teatro di una nuova crisi umanitaria, che vede intensi scontri tra i gruppi jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) e l’Esercito Nazionale Siriano (SNA), sostenuti dalla Turchia di Erdogan, e il governo di Assad. La regione, già fragile a causa della decennale guerra civile siriana, sta affrontando un’escalation che ha provocato fino a ora la morte di oltre 500 persone, di cui circa 100 civili. Migliaia di famiglie, composte da donne, bambini e anziani, sono state costrette a fuggire dalle proprie case, trovandosi senza rifugio e obbligate a fronteggiare il gelo invernale. Le conseguenze di questa offensiva sono devastanti, e colpiscono soprattutto le comunità più vulnerabili che ora vivono in uno stato di emergenza senza precedenti. Nella serata di lunedì 2 dicembre, HTS e le fazioni alleate hanno annunciato di avere preso il controllo di sette città nella regione di Hama, tra cui il villaggio di Qasr Abu Samra. Accerchiata anche la regione di Shahba, dove l’assalto delle fazioni dell’SNA sta costringendo migliaia di rifugiatx curdx e di altre etnie a esodare. Scontri infine a Deir ez-Zor, dove si teme possano risvegliarsi cellule dormienti dell’ISIS.

In questo scenario di violenza crescente, le Forze Democratiche Siriane (SDF), sotto l’amministrazione della DAANES (Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est), sono in prima linea nel tentativo di difendere le popolazioni curde nei quartieri di Sheikh Maqsoud e Ashrafiye ad Aleppo, che ospitano circa 150.000 persone e si trovano attualmente sotto assedio, anche a fronte dell’impossibilità di approvvigionamento a causa del controllo delle fazioni HTS e NSA sulle zone circostanti. Queste aree, che hanno cercato di mantenere una propria autonomia dal governo di Damasco e dalle forze jihadiste, sono ora minacciate dall’avanzata dei gruppi armati e dalla crescente interferenza della Turchia. L’intervento diretto di quest’ultima, e il suo sostegno al sedicente Esercito Nazionale Siriano (SNA) e a Hayat Tahrir al-Sham, sta avendo un chiaro impatto nella destabilizzazione della regione. L’intensificazione delle operazioni militari nelle aree di Shehba e Tel Rifaat sta colpendo moltissimi rifugiati curdi, la maggior parte dei quali fu precedentemente costretta a fuggire da Afrin a seguito dell’Operazione Ramoscello d’Ulivo, avviata dalla Turchia nel 2018. Sono infatti circa 200.000 i civili che in queste ore stanno tentando di scappare dai territori sotto attacco; le SDF stanno facilitando l’evacuazione da Tel Rifaat e Shahba verso le città di Manbij, Tabqa e Raqqa, ma le operazioni di salvataggio sono complicate e pericolose, poiché le zone continuano a essere oggetto di attacchi aerei e bombardamenti da parte delle forze turche e dei gruppi alleati jihadisti, nonché scenario di arrestri arbitrari.

A tal proposito, e in occasione del decimo anniversario dalla liberazione di Kobane, è essenziale ricordare la straordinaria lotta delle popolazioni del Kurdistan contro lo Stato Islamico. Le forze curde hanno giocato un ruolo determinante nella sconfitta di ISIS, fermando l’espansione del gruppo terrorista e stabilizzando ampie aree del territorio siriano. La loro resistenza è stata un simbolo di coraggio, non solo nella difesa del proprio popolo, ma nella protezione dei valori universali di libertà, democrazia e dignità, in un contesto segnato dalla brutalità della guerra. Oltre ai curdi, anche la comunità ezida, vittima di atrocità indicibili durante il genocidio perpetrato da Daesh, ha trovato rifugio nelle zone che oggi sono sotto attacco e stanno essendo evacuate.

Negli ultimi giorni, l’assistenza sanitaria fornita dalla Mezzaluna Rossa Curda (Heyva Sor a Kurd) durante le operazioni di sfollamento forzato dai territori colpiti si è dimostrata di vitale importanza. Al valico di Abu Asi, dove migliaia di rifugiati cercano di mettersi in salvo dai bombardamenti, i medici e gli operatori umanitari sono impegnati senza sosta per distribuire farmaci e presidi medici, cercando di alleviare le gravi sofferenze di chi è costretto a fuggire da questa emergenza. A Tabqa sono inoltre stati allestiti alloggi temporanei per gli sfollati interni.

L’Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est ha lanciato un appello urgente alla comunità internazionale, chiedendo di fermare l’escalation in corso, di aprire corridoi umanitari per proteggere i civili e di salvaguardare il modello democratico costruito nel Rojava. Questo modello, che promuove la convivenza pacifica di diverse etnie e religioni ispirandosi a principi ecologisti e femministi, è un simbolo di autodeterminazione e di lotta per i diritti umani in una regione lacerata da conflitti. Tuttavia, è oggi minacciato da un’offensiva militare che non solo mette in pericolo i principi di libertà e democrazia che il popolo curdo ha costruito e difeso, ma anche la sopravvivenza stessa della sua comunità.

Ora più che mai è fondamentale intervenire per difendere le conquiste democratiche del Rojava. Il futuro della Siria, e in particolare delle sue minoranze, dipende dalla solidarietà globale e da una risposta politica e umanitaria che possa garantire la sicurezza e la dignità di tutti i popoli della regione. Vi invitiamo a sostenere questa causa e a sensibilizzare l’opinione pubblica su una situazione che sta mettendo in pericolo la vita di migliaia di persone innocenti.

Coordinate bancarie per donazioni:

MEZZALUNA ROSSA KURDISTAN ITALIA ONLUS

Banca Popolare Etica s.c.p.a – Filiale di Firenze

IT53 R050 1802 8000 0001 6990 236

BIC: ETICIT22XXX

PayPalCampagna Online

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Su Zic.it / Emergenza e leggi speciali in Italia

Il ddl 1660 è solo l’ultimo capitolo di una lunga scia di normative promulgate per la gestione dei conflitti sociali come oggetti d’ordine pubblico, secondo una logica di criminalizzazione trasversale ai partiti: un approfondimento a cura del CentroDoc “Lorusso-Giuliani”, in vista dell’iniziativa “Dalle stragi di Stato allo Stato di emergenza” organizzata a Bologna per il 4 dicembre con Archivio via Avesella e Cua.

Vai su Zic.it per leggere lo speciale “Emergenza e leggi speciali in Italia”

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Su Zic.it / Festa o rabbia: un esito (ancora) rimandato

Un resoconto della seconda assemblea dell’azionariato popolare per la cooperativa GFF, progetto di recupero della fabbrica ex Gkn, che si è tenuta domenica 17 novembre a Firenze: meteo e logistica non hanno aiutato, ma la proposta di legge regionale è stata approvata. Però è presto per festeggiare. A Bologna nuova iniziativa solidale il 13 dicembre.

Un resoconto dell’incontro a cura del CentroDoc “Lorusso-Giuliani”: su Zic.it

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Ciao Sandro!

Ci ha lasciate/i Alessandro Palmi e con lui se ne va un pezzo della storia che abbiamo vissuto attraversando insieme lunghi anni di movimenti e mobilitazioni a Bologna. Un sindacalista serio, un militante generoso, un compagno vero.

Un abbraccio affettuoso ad Alvin, a Tommaso, a Piera, a tutte/i coloro che gli hanno voluto bene e alle/i compagne/i dei Cobas.

Per chi vorrà salutare Sandro: sabato dalle 11 alle 13 alla camera mortuaria del Sant’Orsola, dalle 14 alle 16 al Pantheon della Certosa.

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Su Zic.it / Luca e ‘O Zulù, storia di una “vocazione rivoluzionaria”: video + audio

Su Zic.it un estratto video e l’audio integrale della presentazione di “Vocazione rivoluzionaria”, l’autobiografia di Luca ‘O Zulù Persico che abbiamo avuto il piacere di ospitare sabato a Vag61.

Vai su Zic.it per guardare il video e ascoltare l’audio
della presentazione di “Vocazione rivoluzionaria”

 

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Dove saremo noi, non saranno loro!

SABATO 9 NOVEMBRE’024 alle 15 @ PIAZZA NETTUNO

> Cronaca della manifestazione su Zic.it: L’antifascismo è nelle strade: assediata la sfilata nera di Patrioti e Casapound

Dove saremo noi, non saranno loro!

Sabato 9 novembre tutt* in piazza contro i fascisti, di strada e di governo

I gruppi fascisti del nord Italia chiamano all’adunata. Il 9 novembre Rete dei Patrioti, Casapound, e altri gruppi di esaltati picchiatori con il mito di Mussolini in testa hanno scelto Bologna come città in cui convergere contro “degrado e immigrazione”.

2 giorni dopo l’ottantesimo della battaglia di Porta Lame in cui i GAP diedero la vita affinché mai più i nazifascisti avessero una terra su cui marciare, Bologna non può tollerare che questo accada di nuovo. Tantomeno quando alcuni eredi del regime siedono oggi negli scranni del Governo, e quando l’autoritarismo si profila sempre più buio all’orizzonte. Non resteremo a guardare mentre centinaia di fascisti sfilano indisturbati nelle strade della nostra città. Respingeremo al mittente questa provocazione e invitiamo tutt* a farlo.

Per questo chiamiamo ad una larga mobilitazione antifascista, dagli spazi sociali, ai presidi territoriali, dai quartieri alle scuole, annunciando fin da subito che saremo in piazza e invitando tant* ad esserci.

Quel giorno, tutt* in piazza contro il fascismo di strada e di governo.

Dove saremo noi non saranno loro.

L’appuntamento è Sabato 9 novembre h. 15 p.zza del Nettuno.

Bologna antifascista

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A pieno regime – Assemblea nazionale No ddl Sicurezza

SABATO 16 NOVEMBRE’024 alle 10

@ Roma – Aula Magna facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza

Il cammino parlamentare del cosiddetto ddl Sicurezza marcia a pieno regime e, dopo l’approvazione alla Camera, andrà al voto in Senato nelle prossime settimane.

È il momento di costruire una forza larga e trasversale, accelerare la convergenza e costruire una mobilitazione che parta dalla diffusione territoriale e l’attivazione di reti, movimenti, realtà e singoli in tutto il paese.

Insieme alle reti promotrici e aderenti interverranno:

Ilaria Salis, Ilaria Cucchi, Peppe De Cristofaro, Zerocalcare, Michele De Palma, Gianna Fracassi, Gianfranco Pagliarulo, Daria Bignardi, Luigi Manconi, Christian Raimo

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Su Zic.it / Ex Gkn: il punto di rottura

Domenica 13 ottobre a Campi Bisenzio, davanti allo stabilimento dell’ex Gkn, si è tenuta l’assemblea internazionale dell’azionariato popolare per il progetto di fabbrica autogestita. Folta la delegazione delle realtà bolognesi: del resto, a Bologna, sono stati raccolti 98.000 euro di azioni.

Un resoconto dell’incontro a cura del CentroDoc “Lorusso-Giuliani”: su Zic.it

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Abitare e lavorare a Bologna: prime tracce verso l’inchiesta collettiva

I gruppi di lavoro di Laboratorio Bologna hanno elaborato una prima cartografia sul come poter sviluppare un’inchiesta sui terreni dell’abitare e del lavoro a Bologna e dei possibili conflitti a venire.

ABITARE

Strumenti
È stata discussa la necessità di approfondire un processo di autoformazione all’inchiesta e di studiare esempi e letteratura esistente. Si è ragionato di dotarsi di un possibile dispositivo di comunicazione narrando con testimonianze e interviste di chi partecipa al percorso i temi dell’inchiesta. Nello specifico degli strumenti, è stato proposta sia una forma di “autoinchiesta” che l’elaborazione di un questionario che tenga dentro molteplici dimensioni e assi (tra i quali come le dinamiche di potere funzionano in modi diversi su differenti soggettività). Infine, in prospettiva, potrà essere importante costruire momenti di confronto collettivo e messa in dialogo tra le persone che parteciperanno all’inchiesta.

Luoghi
Sono stati ipotizzati numerosi possibili contesti nei quali iniziare a sviluppare l’inchiesta: gli spazi sociali e gli sportelli che forniscono servizi sull’abitare, le scuole primarie e le aule studio, gli studentati e i centri di accoglienza. Si è inoltre ragionato di come poter mettere al centro dell’inchiesta i flussi di persone nella metropoli (i/le cosiddette city user che probabilmente non riescono a trovare casa a Bologna), della casa stessa come spazio di inchiesta e immaginazione (in particolare cercando “nuove forme dell’abitare” / abitare collettivo), e di come mettere al centro la più generale trasformazione urbana che sta vivendo Bologna (le piazze come elemento dell’abitare in senso più ampio, e i luoghi di “svuotamento” abitativo del centro storico).

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Bologna per la Palestina

Da quando Israele ha attaccato la Striscia di Gaza, sono state promosse molte iniziative in città di sensibilizzazione, di informazione, di raccolta fondi e di solidarietà con la resistenza palestinese, che dimostrano come le realtà sociali e la popolazione a Bologna siano in prima linea per difendere i diritti umani, il diritto internazionale e sostenere la lotta delle palestinesi e dei palestinesi.

Nelle tante iniziative fatte in città abbiamo condiviso queste chiare richieste:

– Cessate il fuoco permanente e la revoca dell’assedio della Striscia di Gaza;
– Ingresso di aiuti umanitari in quantità adeguata alle necessità della popolazione di Gaza;
– Fine delle incursioni delle forze armate israeliane e degli attacchi dei coloni contro i palestinesi;
– Opposizione al piano di Israele di sfollare forzatamente i palestinesi;
– Rilascio degli ostaggi civili israeliani detenuti a Gaza e liberazione dei prigionieri palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane;
– Sanzioni legali contro Israele, compreso un embargo militare globale;
– Pressioni sostanziali sulla Corte Penale Internazionale (CPI) affinché agisca immediatamente per perseguire i criminali di guerra israeliani;
– Sostegno pieno al procedimento per genocidio aperto dal Sudafrica contro Israele presso la Corte internazionale di giustizia (ICJ);
– Fine dell’occupazione militare e del regime colonialista e di apartheid imposto al popolo palestinese da parte di Israele;
– Sostegno al diritto di resistenza del popolo palestinese.

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Un’inchiesta sociale, perchè?

Il nostro contributo verso il primo appuntamento pubblico della “Fase II” di Laboratorio Bologna, previsto oggi 25 settembre dalle 17,30 a Split in via San Giacomo 11

Un’inchiesta sociale, perchè?

Se ci ponessero il quesito “a cosa serve oggi un’inchiesta sociale a Bologna?”, la nostra risposta dovrebbe essere pronta, diretta, senza indugi.

Vogliamo capire i cambiamenti della città e le sue trasformazioni sociali, culturali e politiche. Lo faremo attraverso un metodo che tenga conto delle pratiche dal basso che abbiamo costruito in questi anni. Utilizzando lo strumento dell’inchiesta sociale saremo supportati dall’esperienza sul campo che ci siamo fatte/i nei luoghi del conflitto sociale, la nostra ricerca si intreccerà con le pratiche sociali e l’impegno politico. Partendo dalle necessità e dalle urgenze delle lavoratrici e dei lavoratori, faremo di tutto affinché problematiche e istanze generalmente trascurate vengano affrontate in modo rigoroso.

Con l’inchiesta intendiamo conoscere, senza compiacimenti, uno spaccato della società bolognese. Cercheremo di raccontarne le radici più profonde, proveremo a descrivere al meglio le pesanti condizioni di sfruttamento che si vivono nei comparti produttivi che hanno marcato significativamente il volto della nostra città. Vorremmo tracciare nuove strade del conflitto sociale, andando incontro ai bisogni (e alle rivendicazioni necessarie per soddisfarli) di chi sta pagando il peso di questi cambiamenti “epocali”.

Con l’inchiesta vorremmo evidenziare che “non siamo tutti sulla stessa barca”, che esiste ancora (e si è pure accentuata) la contraddizione tra capitale e lavoro, che gli interessi di padroni, padroncini, imprenditori o datori di lavoro (chiamiamoli come ci pare) confliggono con quelli e quelle che il lavoro lo devono svolgere e che, oggi, hanno poche certezze perfino sulla loro retribuzione e sul loro orario di lavoro. La frantumazione dei processi produttivi ha prodotto disuguaglianze tra le lavoratrici e i lavoratori scaricando la gravosità degli oneri sulle loro spalle. Quindi, la crescita senza precedenti dei contratti precari e dei part-time non volontari non è avvenuta per caso; così come non dipende dalla volontà divina il fatto che nella maggioranza dei settori produttivi i contratti nazionali collettivi di lavoro non sono rinnovati da anni.

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Laboratorio Bologna – Fase II

MERCOLEDI’25/9 @ SPLIT IN VIA SAN GIACOMO 11
MERCOLEDI’ 30/10 @ VAG61 IN VIA PAOLO FABBRI 110
MERCOLEDI’ 27/11 (MORE INFO SOON)

Negli scorsi mesi una serie di realtà bolognesi ha iniziato a costruire un dialogo nell’ottica di provare ad aprire una nuova stagione di mobilitazione sociale, in una città e in un periodo storico che stanno cambiando in modo repentino e vertiginoso.

L’economia politica del territorio bolognese è profondamente mutata nell’ultimo decennio. L’arrivo in città di piattaforme come RyanAir, Airbnb e del food delivery, il peso sempre crescente della logistica metropolitana e di un suo attore simbolico come Amazon, l’impiantarsi di nuove industrie multinazionali come Philip Morris, o l’installazione del Tecnopolo, sono solo alcuni degli esempi più evidenti del rapido globalizzarsi della città. A questi flussi di dati e di capitali che ridisegnano gli spazi urbani, si aggiungono gli imponenti flussi di persone, dalle migrazioni al turismo, al crescente fenomeno dei cosiddetti city user – le persone che fanno funzionare Bologna come una spugna che accoglie migliaia e migliaia di persone che vi lavorano di giorno per poi andarsene la sera. Il tessuto socio-urbano si sta dunque “fluidificando”, e non a caso in questi mesi Bologna è anche attraversata da un potente processo di nuova infrastrutturazione urbanistica e da un aumento delle problematicità ecologiche.

Questi cambiamenti stanno producendo una serie di effetti e contraddizioni. Su due di esse abbiamo deciso di provare a misurarci: il tema dell’abitare e quello del lavoro. Due terreni distinti ma con una serie di intrecci e sovrapposizioni, che ci proponiamo di indagare da molteplici sguardi differenti. Vivere a Bologna oggi per larghe fasce di popolazione è infatti sempre più difficile, per il continuo incremento del costo abitativo e della vita, a cui corrisponde un mondo del lavoro sempre più impoverito, senza diritti né garanzie, e spazi urbani in cui proliferano le barriere selettive. È proprio a questa parte della città che si rivolge il nostro percorso, a quella parte di città che i cambiamenti sopra brevemente accennati li costruisce quotidianamente. A chi non riesce a trovare casa o è costretta a pagare affitti altissimi per case e stanze sempre più piccole, a chi lavora nelle piattaforme digitali, nelle cooperative sociali, nelle pulizie, nella logistica, nella ristorazione, nei bar, nell’eventistica, etc.

La seconda fase del Laboratorio Bologna vuole dunque mettere in campo dei primi passaggi che, a partire dall’analisi condivisa nei mesi passati, possa iniziare a costruire strumenti collettivi di inchiesta e conoscenza, ma anche di possibili campagne politiche e rivendicazioni. Il nostro intento è quello di sperimentare un percorso pubblico aperto e in divenire, in cui possano intrecciarsi e costruirsi nuovi processi di inchiesta e rivendicazione sociale di massa nella città che cambia. Un esperimento politico che nei prossimi mesi inizia proponendo tre momenti pubblici di formazione e discussione per approfondire e strutturare ipotesi di campagna e di intervento.

Nel frattempo, nelle prossime settimane pubblicheremo sul sito una serie di contributi di singole realtà, e mettiamo a disposizione il portale per ospitare articoli di chiunque fosse interessat a questo percorso e a una discussione pubblica sui suoi temi. Inoltre, stiamo elaborando un questionario per un primo passaggio di inchiesta sociale. Un questionario rivolto a lavoratrici e lavoratori che hanno in qualche misura lavorato nella rassegna di Bologna Estate, nell’ottica di indagare quali siano state le effettive condizioni di lavoro in questo importante evento dell’anno bolognese, e con la prospettiva di poter eventualmente incidere su di esse il prossimo anno.

Programma dei tre appuntamenti autunnali (more info soon):

1. “Come fare inchiesta oggi?” – Mercoledì 25 settembre, ore 17.30-22.30

2. “Strumenti contrattuali, giuridici e di possibile intervento” – Mercoledì 30 ottobre, ore 17.30-22.30

3. “Costruzione di una piattaforma e prossimi passaggi” – Mercoledì 27 novembre, ore 17.30-21

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