Nord-est della Siria sotto attacco – Appello alla solidarietà

Condividiamo l’appello di Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia

Nord-Est della Siria sotto attacco: il futuro del Rojava è a rischio

Dal 26 novembre 2024 la Siria del Nord-Est è teatro di una nuova crisi umanitaria, che vede intensi scontri tra i gruppi jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) e l’Esercito Nazionale Siriano (SNA), sostenuti dalla Turchia di Erdogan, e il governo di Assad. La regione, già fragile a causa della decennale guerra civile siriana, sta affrontando un’escalation che ha provocato fino a ora la morte di oltre 500 persone, di cui circa 100 civili. Migliaia di famiglie, composte da donne, bambini e anziani, sono state costrette a fuggire dalle proprie case, trovandosi senza rifugio e obbligate a fronteggiare il gelo invernale. Le conseguenze di questa offensiva sono devastanti, e colpiscono soprattutto le comunità più vulnerabili che ora vivono in uno stato di emergenza senza precedenti. Nella serata di lunedì 2 dicembre, HTS e le fazioni alleate hanno annunciato di avere preso il controllo di sette città nella regione di Hama, tra cui il villaggio di Qasr Abu Samra. Accerchiata anche la regione di Shahba, dove l’assalto delle fazioni dell’SNA sta costringendo migliaia di rifugiatx curdx e di altre etnie a esodare. Scontri infine a Deir ez-Zor, dove si teme possano risvegliarsi cellule dormienti dell’ISIS.

In questo scenario di violenza crescente, le Forze Democratiche Siriane (SDF), sotto l’amministrazione della DAANES (Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est), sono in prima linea nel tentativo di difendere le popolazioni curde nei quartieri di Sheikh Maqsoud e Ashrafiye ad Aleppo, che ospitano circa 150.000 persone e si trovano attualmente sotto assedio, anche a fronte dell’impossibilità di approvvigionamento a causa del controllo delle fazioni HTS e NSA sulle zone circostanti. Queste aree, che hanno cercato di mantenere una propria autonomia dal governo di Damasco e dalle forze jihadiste, sono ora minacciate dall’avanzata dei gruppi armati e dalla crescente interferenza della Turchia. L’intervento diretto di quest’ultima, e il suo sostegno al sedicente Esercito Nazionale Siriano (SNA) e a Hayat Tahrir al-Sham, sta avendo un chiaro impatto nella destabilizzazione della regione. L’intensificazione delle operazioni militari nelle aree di Shehba e Tel Rifaat sta colpendo moltissimi rifugiati curdi, la maggior parte dei quali fu precedentemente costretta a fuggire da Afrin a seguito dell’Operazione Ramoscello d’Ulivo, avviata dalla Turchia nel 2018. Sono infatti circa 200.000 i civili che in queste ore stanno tentando di scappare dai territori sotto attacco; le SDF stanno facilitando l’evacuazione da Tel Rifaat e Shahba verso le città di Manbij, Tabqa e Raqqa, ma le operazioni di salvataggio sono complicate e pericolose, poiché le zone continuano a essere oggetto di attacchi aerei e bombardamenti da parte delle forze turche e dei gruppi alleati jihadisti, nonché scenario di arrestri arbitrari.

A tal proposito, e in occasione del decimo anniversario dalla liberazione di Kobane, è essenziale ricordare la straordinaria lotta delle popolazioni del Kurdistan contro lo Stato Islamico. Le forze curde hanno giocato un ruolo determinante nella sconfitta di ISIS, fermando l’espansione del gruppo terrorista e stabilizzando ampie aree del territorio siriano. La loro resistenza è stata un simbolo di coraggio, non solo nella difesa del proprio popolo, ma nella protezione dei valori universali di libertà, democrazia e dignità, in un contesto segnato dalla brutalità della guerra. Oltre ai curdi, anche la comunità ezida, vittima di atrocità indicibili durante il genocidio perpetrato da Daesh, ha trovato rifugio nelle zone che oggi sono sotto attacco e stanno essendo evacuate.

Negli ultimi giorni, l’assistenza sanitaria fornita dalla Mezzaluna Rossa Curda (Heyva Sor a Kurd) durante le operazioni di sfollamento forzato dai territori colpiti si è dimostrata di vitale importanza. Al valico di Abu Asi, dove migliaia di rifugiati cercano di mettersi in salvo dai bombardamenti, i medici e gli operatori umanitari sono impegnati senza sosta per distribuire farmaci e presidi medici, cercando di alleviare le gravi sofferenze di chi è costretto a fuggire da questa emergenza. A Tabqa sono inoltre stati allestiti alloggi temporanei per gli sfollati interni.

L’Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est ha lanciato un appello urgente alla comunità internazionale, chiedendo di fermare l’escalation in corso, di aprire corridoi umanitari per proteggere i civili e di salvaguardare il modello democratico costruito nel Rojava. Questo modello, che promuove la convivenza pacifica di diverse etnie e religioni ispirandosi a principi ecologisti e femministi, è un simbolo di autodeterminazione e di lotta per i diritti umani in una regione lacerata da conflitti. Tuttavia, è oggi minacciato da un’offensiva militare che non solo mette in pericolo i principi di libertà e democrazia che il popolo curdo ha costruito e difeso, ma anche la sopravvivenza stessa della sua comunità.

Ora più che mai è fondamentale intervenire per difendere le conquiste democratiche del Rojava. Il futuro della Siria, e in particolare delle sue minoranze, dipende dalla solidarietà globale e da una risposta politica e umanitaria che possa garantire la sicurezza e la dignità di tutti i popoli della regione. Vi invitiamo a sostenere questa causa e a sensibilizzare l’opinione pubblica su una situazione che sta mettendo in pericolo la vita di migliaia di persone innocenti.

Coordinate bancarie per donazioni:

MEZZALUNA ROSSA KURDISTAN ITALIA ONLUS

Banca Popolare Etica s.c.p.a – Filiale di Firenze

IT53 R050 1802 8000 0001 6990 236

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Su Zic.it / Emergenza e leggi speciali in Italia

Il ddl 1660 è solo l’ultimo capitolo di una lunga scia di normative promulgate per la gestione dei conflitti sociali come oggetti d’ordine pubblico, secondo una logica di criminalizzazione trasversale ai partiti: un approfondimento a cura del CentroDoc “Lorusso-Giuliani”, in vista dell’iniziativa “Dalle stragi di Stato allo Stato di emergenza” organizzata a Bologna per il 4 dicembre con Archivio via Avesella e Cua.

Vai su Zic.it per leggere lo speciale “Emergenza e leggi speciali in Italia”

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Su Zic.it / Festa o rabbia: un esito (ancora) rimandato

Un resoconto della seconda assemblea dell’azionariato popolare per la cooperativa GFF, progetto di recupero della fabbrica ex Gkn, che si è tenuta domenica 17 novembre a Firenze: meteo e logistica non hanno aiutato, ma la proposta di legge regionale è stata approvata. Però è presto per festeggiare. A Bologna nuova iniziativa solidale il 13 dicembre.

Un resoconto dell’incontro a cura del CentroDoc “Lorusso-Giuliani”: su Zic.it

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Ciao Sandro!

Ci ha lasciate/i Alessandro Palmi e con lui se ne va un pezzo della storia che abbiamo vissuto attraversando insieme lunghi anni di movimenti e mobilitazioni a Bologna. Un sindacalista serio, un militante generoso, un compagno vero.

Un abbraccio affettuoso ad Alvin, a Tommaso, a Piera, a tutte/i coloro che gli hanno voluto bene e alle/i compagne/i dei Cobas.

Per chi vorrà salutare Sandro: sabato dalle 11 alle 13 alla camera mortuaria del Sant’Orsola, dalle 14 alle 16 al Pantheon della Certosa.

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Su Zic.it / Luca e ‘O Zulù, storia di una “vocazione rivoluzionaria”: video + audio

Su Zic.it un estratto video e l’audio integrale della presentazione di “Vocazione rivoluzionaria”, l’autobiografia di Luca ‘O Zulù Persico che abbiamo avuto il piacere di ospitare sabato a Vag61.

Vai su Zic.it per guardare il video e ascoltare l’audio
della presentazione di “Vocazione rivoluzionaria”

 

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Dove saremo noi, non saranno loro!

SABATO 9 NOVEMBRE’024 alle 15 @ PIAZZA NETTUNO

> Cronaca della manifestazione su Zic.it: L’antifascismo è nelle strade: assediata la sfilata nera di Patrioti e Casapound

Dove saremo noi, non saranno loro!

Sabato 9 novembre tutt* in piazza contro i fascisti, di strada e di governo

I gruppi fascisti del nord Italia chiamano all’adunata. Il 9 novembre Rete dei Patrioti, Casapound, e altri gruppi di esaltati picchiatori con il mito di Mussolini in testa hanno scelto Bologna come città in cui convergere contro “degrado e immigrazione”.

2 giorni dopo l’ottantesimo della battaglia di Porta Lame in cui i GAP diedero la vita affinché mai più i nazifascisti avessero una terra su cui marciare, Bologna non può tollerare che questo accada di nuovo. Tantomeno quando alcuni eredi del regime siedono oggi negli scranni del Governo, e quando l’autoritarismo si profila sempre più buio all’orizzonte. Non resteremo a guardare mentre centinaia di fascisti sfilano indisturbati nelle strade della nostra città. Respingeremo al mittente questa provocazione e invitiamo tutt* a farlo.

Per questo chiamiamo ad una larga mobilitazione antifascista, dagli spazi sociali, ai presidi territoriali, dai quartieri alle scuole, annunciando fin da subito che saremo in piazza e invitando tant* ad esserci.

Quel giorno, tutt* in piazza contro il fascismo di strada e di governo.

Dove saremo noi non saranno loro.

L’appuntamento è Sabato 9 novembre h. 15 p.zza del Nettuno.

Bologna antifascista

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A pieno regime – Assemblea nazionale No ddl Sicurezza

SABATO 16 NOVEMBRE’024 alle 10

@ Roma – Aula Magna facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza

Il cammino parlamentare del cosiddetto ddl Sicurezza marcia a pieno regime e, dopo l’approvazione alla Camera, andrà al voto in Senato nelle prossime settimane.

È il momento di costruire una forza larga e trasversale, accelerare la convergenza e costruire una mobilitazione che parta dalla diffusione territoriale e l’attivazione di reti, movimenti, realtà e singoli in tutto il paese.

Insieme alle reti promotrici e aderenti interverranno:

Ilaria Salis, Ilaria Cucchi, Peppe De Cristofaro, Zerocalcare, Michele De Palma, Gianna Fracassi, Gianfranco Pagliarulo, Daria Bignardi, Luigi Manconi, Christian Raimo

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Su Zic.it / Ex Gkn: il punto di rottura

Domenica 13 ottobre a Campi Bisenzio, davanti allo stabilimento dell’ex Gkn, si è tenuta l’assemblea internazionale dell’azionariato popolare per il progetto di fabbrica autogestita. Folta la delegazione delle realtà bolognesi: del resto, a Bologna, sono stati raccolti 98.000 euro di azioni.

Un resoconto dell’incontro a cura del CentroDoc “Lorusso-Giuliani”: su Zic.it

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Abitare e lavorare a Bologna: prime tracce verso l’inchiesta collettiva

I gruppi di lavoro di Laboratorio Bologna hanno elaborato una prima cartografia sul come poter sviluppare un’inchiesta sui terreni dell’abitare e del lavoro a Bologna e dei possibili conflitti a venire.

ABITARE

Strumenti
È stata discussa la necessità di approfondire un processo di autoformazione all’inchiesta e di studiare esempi e letteratura esistente. Si è ragionato di dotarsi di un possibile dispositivo di comunicazione narrando con testimonianze e interviste di chi partecipa al percorso i temi dell’inchiesta. Nello specifico degli strumenti, è stato proposta sia una forma di “autoinchiesta” che l’elaborazione di un questionario che tenga dentro molteplici dimensioni e assi (tra i quali come le dinamiche di potere funzionano in modi diversi su differenti soggettività). Infine, in prospettiva, potrà essere importante costruire momenti di confronto collettivo e messa in dialogo tra le persone che parteciperanno all’inchiesta.

Luoghi
Sono stati ipotizzati numerosi possibili contesti nei quali iniziare a sviluppare l’inchiesta: gli spazi sociali e gli sportelli che forniscono servizi sull’abitare, le scuole primarie e le aule studio, gli studentati e i centri di accoglienza. Si è inoltre ragionato di come poter mettere al centro dell’inchiesta i flussi di persone nella metropoli (i/le cosiddette city user che probabilmente non riescono a trovare casa a Bologna), della casa stessa come spazio di inchiesta e immaginazione (in particolare cercando “nuove forme dell’abitare” / abitare collettivo), e di come mettere al centro la più generale trasformazione urbana che sta vivendo Bologna (le piazze come elemento dell’abitare in senso più ampio, e i luoghi di “svuotamento” abitativo del centro storico).

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Bologna per la Palestina

Da quando Israele ha attaccato la Striscia di Gaza, sono state promosse molte iniziative in città di sensibilizzazione, di informazione, di raccolta fondi e di solidarietà con la resistenza palestinese, che dimostrano come le realtà sociali e la popolazione a Bologna siano in prima linea per difendere i diritti umani, il diritto internazionale e sostenere la lotta delle palestinesi e dei palestinesi.

Nelle tante iniziative fatte in città abbiamo condiviso queste chiare richieste:

– Cessate il fuoco permanente e la revoca dell’assedio della Striscia di Gaza;
– Ingresso di aiuti umanitari in quantità adeguata alle necessità della popolazione di Gaza;
– Fine delle incursioni delle forze armate israeliane e degli attacchi dei coloni contro i palestinesi;
– Opposizione al piano di Israele di sfollare forzatamente i palestinesi;
– Rilascio degli ostaggi civili israeliani detenuti a Gaza e liberazione dei prigionieri palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane;
– Sanzioni legali contro Israele, compreso un embargo militare globale;
– Pressioni sostanziali sulla Corte Penale Internazionale (CPI) affinché agisca immediatamente per perseguire i criminali di guerra israeliani;
– Sostegno pieno al procedimento per genocidio aperto dal Sudafrica contro Israele presso la Corte internazionale di giustizia (ICJ);
– Fine dell’occupazione militare e del regime colonialista e di apartheid imposto al popolo palestinese da parte di Israele;
– Sostegno al diritto di resistenza del popolo palestinese.

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Un’inchiesta sociale, perchè?

Il nostro contributo verso il primo appuntamento pubblico della “Fase II” di Laboratorio Bologna, previsto oggi 25 settembre dalle 17,30 a Split in via San Giacomo 11

Un’inchiesta sociale, perchè?

Se ci ponessero il quesito “a cosa serve oggi un’inchiesta sociale a Bologna?”, la nostra risposta dovrebbe essere pronta, diretta, senza indugi.

Vogliamo capire i cambiamenti della città e le sue trasformazioni sociali, culturali e politiche. Lo faremo attraverso un metodo che tenga conto delle pratiche dal basso che abbiamo costruito in questi anni. Utilizzando lo strumento dell’inchiesta sociale saremo supportati dall’esperienza sul campo che ci siamo fatte/i nei luoghi del conflitto sociale, la nostra ricerca si intreccerà con le pratiche sociali e l’impegno politico. Partendo dalle necessità e dalle urgenze delle lavoratrici e dei lavoratori, faremo di tutto affinché problematiche e istanze generalmente trascurate vengano affrontate in modo rigoroso.

Con l’inchiesta intendiamo conoscere, senza compiacimenti, uno spaccato della società bolognese. Cercheremo di raccontarne le radici più profonde, proveremo a descrivere al meglio le pesanti condizioni di sfruttamento che si vivono nei comparti produttivi che hanno marcato significativamente il volto della nostra città. Vorremmo tracciare nuove strade del conflitto sociale, andando incontro ai bisogni (e alle rivendicazioni necessarie per soddisfarli) di chi sta pagando il peso di questi cambiamenti “epocali”.

Con l’inchiesta vorremmo evidenziare che “non siamo tutti sulla stessa barca”, che esiste ancora (e si è pure accentuata) la contraddizione tra capitale e lavoro, che gli interessi di padroni, padroncini, imprenditori o datori di lavoro (chiamiamoli come ci pare) confliggono con quelli e quelle che il lavoro lo devono svolgere e che, oggi, hanno poche certezze perfino sulla loro retribuzione e sul loro orario di lavoro. La frantumazione dei processi produttivi ha prodotto disuguaglianze tra le lavoratrici e i lavoratori scaricando la gravosità degli oneri sulle loro spalle. Quindi, la crescita senza precedenti dei contratti precari e dei part-time non volontari non è avvenuta per caso; così come non dipende dalla volontà divina il fatto che nella maggioranza dei settori produttivi i contratti nazionali collettivi di lavoro non sono rinnovati da anni.

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Laboratorio Bologna – Fase II

MERCOLEDI’25/9 @ SPLIT IN VIA SAN GIACOMO 11
MERCOLEDI’ 30/10 @ VAG61 IN VIA PAOLO FABBRI 110
MERCOLEDI’ 27/11 (MORE INFO SOON)

Negli scorsi mesi una serie di realtà bolognesi ha iniziato a costruire un dialogo nell’ottica di provare ad aprire una nuova stagione di mobilitazione sociale, in una città e in un periodo storico che stanno cambiando in modo repentino e vertiginoso.

L’economia politica del territorio bolognese è profondamente mutata nell’ultimo decennio. L’arrivo in città di piattaforme come RyanAir, Airbnb e del food delivery, il peso sempre crescente della logistica metropolitana e di un suo attore simbolico come Amazon, l’impiantarsi di nuove industrie multinazionali come Philip Morris, o l’installazione del Tecnopolo, sono solo alcuni degli esempi più evidenti del rapido globalizzarsi della città. A questi flussi di dati e di capitali che ridisegnano gli spazi urbani, si aggiungono gli imponenti flussi di persone, dalle migrazioni al turismo, al crescente fenomeno dei cosiddetti city user – le persone che fanno funzionare Bologna come una spugna che accoglie migliaia e migliaia di persone che vi lavorano di giorno per poi andarsene la sera. Il tessuto socio-urbano si sta dunque “fluidificando”, e non a caso in questi mesi Bologna è anche attraversata da un potente processo di nuova infrastrutturazione urbanistica e da un aumento delle problematicità ecologiche.

Questi cambiamenti stanno producendo una serie di effetti e contraddizioni. Su due di esse abbiamo deciso di provare a misurarci: il tema dell’abitare e quello del lavoro. Due terreni distinti ma con una serie di intrecci e sovrapposizioni, che ci proponiamo di indagare da molteplici sguardi differenti. Vivere a Bologna oggi per larghe fasce di popolazione è infatti sempre più difficile, per il continuo incremento del costo abitativo e della vita, a cui corrisponde un mondo del lavoro sempre più impoverito, senza diritti né garanzie, e spazi urbani in cui proliferano le barriere selettive. È proprio a questa parte della città che si rivolge il nostro percorso, a quella parte di città che i cambiamenti sopra brevemente accennati li costruisce quotidianamente. A chi non riesce a trovare casa o è costretta a pagare affitti altissimi per case e stanze sempre più piccole, a chi lavora nelle piattaforme digitali, nelle cooperative sociali, nelle pulizie, nella logistica, nella ristorazione, nei bar, nell’eventistica, etc.

La seconda fase del Laboratorio Bologna vuole dunque mettere in campo dei primi passaggi che, a partire dall’analisi condivisa nei mesi passati, possa iniziare a costruire strumenti collettivi di inchiesta e conoscenza, ma anche di possibili campagne politiche e rivendicazioni. Il nostro intento è quello di sperimentare un percorso pubblico aperto e in divenire, in cui possano intrecciarsi e costruirsi nuovi processi di inchiesta e rivendicazione sociale di massa nella città che cambia. Un esperimento politico che nei prossimi mesi inizia proponendo tre momenti pubblici di formazione e discussione per approfondire e strutturare ipotesi di campagna e di intervento.

Nel frattempo, nelle prossime settimane pubblicheremo sul sito una serie di contributi di singole realtà, e mettiamo a disposizione il portale per ospitare articoli di chiunque fosse interessat a questo percorso e a una discussione pubblica sui suoi temi. Inoltre, stiamo elaborando un questionario per un primo passaggio di inchiesta sociale. Un questionario rivolto a lavoratrici e lavoratori che hanno in qualche misura lavorato nella rassegna di Bologna Estate, nell’ottica di indagare quali siano state le effettive condizioni di lavoro in questo importante evento dell’anno bolognese, e con la prospettiva di poter eventualmente incidere su di esse il prossimo anno.

Programma dei tre appuntamenti autunnali (more info soon):

1. “Come fare inchiesta oggi?” – Mercoledì 25 settembre, ore 17.30-22.30

2. “Strumenti contrattuali, giuridici e di possibile intervento” – Mercoledì 30 ottobre, ore 17.30-22.30

3. “Costruzione di una piattaforma e prossimi passaggi” – Mercoledì 27 novembre, ore 17.30-21

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Su Zic.it / Il carcere è un “nodo alla gola”: il video della presentazione del XX Rapporto di Antigone

Su Zic.it il video della presentazione del XX Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione – “Nodo alla gola”, che si è svolta lo scorso 2 luglio a Vag61. Nella registrazione gli interventi di Valeria Verdolini (presidente di Antigone Lombardia e ricercatrice), Elia De Caro (difensore civico di Antigone e avvocato del Foro di Bologna), Valerio Monteventi (Vag61) e Giulia Fabini (presidente di Antigone Emilia-Romagna.

Vai su Zic.it per guardare il video della presentazione del XX Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione – “Nodo alla gola”

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Su Zic.it / Dai, sindaco, per una volta lo puoi dire: “Abbiamo fatto una cazzata”

Condividiamo l’editoriale di Zic.it su quanto accaduto ieri al Don Bosco, esprimendo la nostra solidarietà a chi ha subito le violenze della polizia per difendere gli alberi del parco

Leggi l’editoriale di Zic: Dai, sindaco, per una volta
lo puoi dire: “Abbiamo fatto una cazzata”

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Da che parte stai? Costruiamo una campagna cittadina

GIOVEDI’ 13 GIUGNO’024 alle 18 @ EX CENTRALE

Segnaliamo l’assemblea cittadina (giovedì 13 giugno alle 18 a Ex Centrale) promossa nell’ambito della campagna “Da che parte stai?”, che si è aperta in città dopo le 23 misure cautelari emesse nei confronti delle/i compagne di Cua e Plat

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Con Ilaria Salis, per la libertà di tutte/i le/gli antifascisti!

Il ringraziamento di Ilaria Salis per il pranzo in suo sostegno organizzato lo scorso 25 aprile al Pratello dalla Brigata cucinieri “Pancho Villa” e dal CentroDoc “F. Lorusso e C. Giuliani” in collaborazione con Vag61. Al fianco di Ilaria, per la libertà di tutte/i le/gli antifascisti!

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Da che parte stai?

Da che parte stai? Noi da quella che chiede la fine immediata delle 23 misure cautelari contro le/i compagne/i di Cua e Plat. Sosteniamo la campagna di solidarietà: libere/i tutte/i, subito!

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Con le/i compagne/i di Plat e Cua, lunga vita alle lotte sociali!

Stamattina sono state notificate 22 misure cautelari nei confronti di compagne/i attive/i principalmente nelle lotte di Plat e del Cua, insieme ad altre decine di notifiche di indagini in corso. Le misure cautelari, 13 divieti di dimora e nove obblighi di firma, riguardano le mobilitazioni messe in campo lo scorso 6 dicembre per opporsi agli sgomberi delle occupazioni abitative di via Corticella e via Filopanti. Le altre inchieste invece sono relative alla recente occupazione della stazione in solidarietà con il popolo palestinese, le proteste sotto alla sede Rai, la contestazione dell’inaugurazione dell’anno accademico e altre iniziative di lotta in città.

Di fronte all’ennesima offensiva giudiziaria scatenata nel tentativo di soffocare la conflittualità sociale e il dissenso politico, esprimiamo la nostra piena solidarietà sia alle/i compagne/i direttamente interessate/i che ai collettivi coinvolti e segnaliamo l’appuntamento lanciato da Plat e Cua per oggi alle 18 in via Niccolò Dall’Arca.

Vag61 – Spazio libero autogestito

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Solidarietà a Nicoletta Dosio e al movimento NoTav!

Dall’1 giugno Nicoletta Dosio è di nuovo costretta agli arresti domiciliari, in seguito a una condanna definitiva a un anno e nove mesi per evasione: è il duro e ingiusto prezzo che paga per aver deciso di violare, in segno di protesta, l’obbligo di dimora e la detenzione domiciliare a cui fu sottoposta nel 2016 per accuse riguardanti la giornata di lotta contro l’Alta velocità in Val Susa del 28 giugno 2015.

Oggi come allora ribadiamo la nostra solidarietà a Nicoletta e a tutto il movimento NoTav, convinte/i che privare della libertà personale un’attivista di 78 anni non sia altro che una rancorosa forma di accanimento che però, siamo pronte/i a scommetterci, non piegherà la sua tenacia nè indebolirà la determinazione di tutte/i coloro le/quali hanno fatto della Val Susa un esempio di resistenza popolare in difesa dei territori e contro le grandi opere inutili. Si parte e si torna insieme!

Vag61 – Spazio libero autogestito

 

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Il 18/5 a Firenze con il Collettivo di fabbrica Gkn

SABATO 18 MAGGIO’024 alle 11,30 @ STAZIONE CENTRALE

> foto e video: qui

PER QUESTO, PER ALTRO, PER TUTTO
IL 18 MAGGIO ANDIAMO COLLETTIVAMENTE ALLA
MANIFESTAZIONE DEL COLLETTIVO DI FABBRICA GKN

Dopo oltre 1000 giorni di assemblea permanente, il Collettivo di Fabbrica GKN chiama ancora una volta tutti e tutte a manifestare nelle strade di Firenze.

Dopo oltre 1000 giorni di assemblea permanente, senza il pagamento degli stipendi, con un occhio al genocidio in corso in Palestina e il ricordo dell’alluvione che ha colpito duramente anche i territori toscani, il Collettivo di Fabbrica rivendica una legge regionale per l’intervento pubblico dal basso. Un processo capace di costruire nuovi lavori climatici, rifiutando la militarizzazione delle economie e il ricatto tra salario e salute.

In questi anni, l’esperienza di Campi Bisenzio ha rappresentato un terreno di convergenze e ibridazioni. Uno spazio sociale collettivo e complesso capace di parlare della nostra quotidianità a partire dalla difesa del posto di lavoro. Un percorso collettivo capace di immaginare futuri di giustizia climatica e sociale, intersecando lotte e progettualità.

Il Collettivo di Fabbrica GKN chiama, Bologna risponde: partiamo collettivamente in treno regionale per partecipare al corteo. Appuntamento sabato 18 maggio alle 11,30 di fronte alla Stazione centrale di Bologna

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Puoi sostenere l’autogestione anche con il 5×1000!

Sostieni i progetti e le iniziative di Vag61! Compilando la dichiarazione dei redditi firma nel riquadro dedicato alle associazioni di promozione sociale ed inserisci CF: 91241310373

Vag61 è uno spazio libero autogestito e tutte le sue attività e i suoi progetti si basano sull’autofinanziamento: ogni contributo può aiutarci a far fronte alle spese, per continuare a portare avanti i percorsi di autorganizzazione, autoproduzione e mutualismo che hanno casa in via Paolo Fabbri 110. Perché l’autogestione è una ricchezza comune che va costruita e alimentata giorno per giorno, perché ogni spazio liberato è uno spazio da attraversare e difendere collettivamente!

Le info per poter contribuire anche in altri modi all’autofinanziamento di Vag61: qui

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L’11 maggio è in piazza Scaravilli: tutte/i al Gaza solidarity encampment!

SABATO 11 MAGGIO’024 alle 15 @ PIAZZA SCARAVILLI

> foto dell’iniziativa: qui

Ci siamo, l’11 maggio di Laboratorio Bologna sta arrivando… Ci vediamo sabato alle 15 in piazza Scaravilli! Ecco il programma completo di tutte le info e gli orari della giornata:

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Oltre le mura del carcere: discussione collettiva e proiezione di “11 giorni”

VENERDI’ 3 MAGGIO’024 alle 19,30

> foto dell’iniziativa: qui

Iniziativa a cura di Vag61 e SMK Factory

– dalle 19,30: aperitivo e cena di autofinanziamento

– alle 20,30: prima proiezione a Bologna di “11 GIORNI tra le mura del carcere” (33′ – 2024, regia di Nicola Zambelli), Un viaggio tra le mura del carcere più sovraffollato d’Italia. All’interno della casa circondariale “Nerio Fischione” di Brescia, un gruppo di detenuti si racconta in una web-serie documentaristica di 33 episodi, pubblicata nell’arco di 11 giorni, su una pagina Instagram (@11.giorni). Il laboratorio di scrittura nasce dalla volontà dei detenuti di raccontare le proprie testimonianze di vita all’interno del penitenziario con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione più giovane e dare vita ad una campagna di impatto sociale sui social network.

– a seguire: interventi di SMK Factory, Vag61, Mariachiara Gentile (avvocata e osservatrice di Antigone per la regione Emilia-Romagna) e Alvise Sbraccia (docente di Sociologia del carcere all’Università di Bologna)

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Cosa succede alla Dozza e nell’istituto minorile del Pratello? Cosa succede nelle carceri dell’Emilia-Romagna e del resto d’Italia? Crediamo sia più che mai necessario interrogarci sul tema e porre pubblicamente queste domande: ai movimenti, alla società, alla stampa, alla politica. Perchè sulla condizione detentiva circolano poche notizie, ma allarmanti. Per questo intendiamo promuovere una discussione che affronti in maniera ampia questo argomento e contribuisca a raccogliere informazioni, spunti, riflessioni e linee possibili di azione. Perchè il carcere non è un buco nero, anche se in molte/i così vorrebbero: è lo specchio in cui rifletterci se vogliamo davvero guardarci in faccia.

Da dove partire? La Dozza e le altre carceri italiane sono estremamente sovraffollate, certo, è una condizione strutturale che da molto tempo a questa parte non mostra segni di miglioramento. Lo sguardo critico sul nodo detenzione si sofferma spesso su questo aspetto, ma tale consapevolezza non basta e non può bastare a decifrare le criticità che caratterizzano la situazione attuale. Le condizioni di vita a cui sono costrette/i le/i detenute/i non dipendono solo dal loro numero in rapporto ai metri quadrati di un istituto. Ridurre il volume della popolazione carceraria è una priorità irrinunciabile e non può essere considerata un tabù la prospettiva di un’abolizione della reclusione, ma allo stesso tempo è indispensabile tenere alta (più alta!) l’attenzione su molti altri aspetti: le condizioni strutturali dei penitenziari; la carenza di personale sanitario, di assistenti sociali e di opportunità lavorative per le/i detenute/i; le modalità di applicazione dei diversi regimi detentivi; l’abuso nella somministrazione di psicofarmaci; gli abusi e i maltrattamenti da parte degli agenti di custodia; la presenza di bambine/i recluse/i insieme alle loro madri; la piaga, vergognosa, dei continui suicidi nelle celle. La storia anche recente della Dozza e del Pratello, insieme a quella di altre carceri della regione come Modena e Reggio Emilia, è purtroppo un compendio di questi mali ed è una verità che non può essere nascosta sotto il tappeto.

Certo, nessuna/o può aspettarsi una qualsiasi forma di sensibilità su questi temi dal Governo in carica. Che, anzi, dello slogan “più carcere e ancora più carcere” fa un’esplicita bandiera. Il Dl Caivano, l’ossessione per l’inasprimento delle pene, la volontà di moltiplicare i Cpr destinati alle/i migranti o la puntuale copertura politica fornita agli abusi delle forze di polizia sono solo alcuni esempi dello spirito conservatore e reazionario che anima l’esecutivo Meloni-Salvini-Tajani. Ma se la destra si manifesta per quel che è, centrosinistra e dintorni non fanno molto per distinguersi. L’indignazione giusta e necessaria per la vicenda di Ilaria Salis in Ungheria, a cui va tutta la nostra solidarietà antifascista, corrisponde forse ad un’analoga attenzione per ciò che accade alle/i detenute/i italiane/i? Lo scandalo del 41bis e dell’ergastolo ostativo, su cui ha gettato una luce il caso di Alfredo Cospito, è forse un dibattito in cui esercitarsi per qualche settimana per poi richiudere tutto in un cassetto?

Quello che più ci interessa, però, è affrontare il tema a livello locale. Cosa fanno il governo regionale e l’amministrazione municipale per affrontare le tante criticità che la presenza delle carceri sul territorio pone sul tavolo? Siamo certe/i del fatto che i rappresentanti di Comune e Regione non mancherebbero di elencare interventi e buoni propositi, ma c’è un ma: non è sufficiente. La città che “non lascia indietro nessuno”, come ama ripetere il sindaco Lepore, non può chiudere gli occhi sulla situazione della Dozza e del Pratello. Il primo cittadino, che per inciso è anche la massima autorità sanitaria locale, non può non interessarsi alle condizioni di vita delle/i detenute/i e delle fragilità delle/i tante persone che vivono il carcere con problemi di malattia, dipendenza e sofferenza psicologica. La politica non può lasciare la presa di parola sul carcere ai sindacati di polizia penitenziaria che, nel 2024, non trovano di meglio che sottolineare come nei confronti delle/i carcerate/i vengano presi pochi provvedimenti punitivi: è il caso della democraticissima Cgil e della Uil, non di qualche destrorsa sigla corporativa.

Non pensiamo che i problemi del carcere siano di facile soluzione. Ma è necessario affrontarli ed è urgente dare dei segnali concreti in questa direzione. Qualche anno fa, ad esempio, Vag61 di fronte all’emergenza Covid aveva lanciato un appello per consentire l’applicazione di misure alternative in favore di quelle/i detenute/i che, anche a normativa vigente, erano nelle condizioni di uscire di prigione ma non potevano farlo perchè impossibilitate/i a indicare un domicilio esterno: insieme all’appello avevamo suggerito anche due strutture pubbliche inutilizzate da destinare a questo scopo, un ex Ferrhotel in città e l’ex Ersa di Ozzano, ma non se n’è mai fatto nulla. Sarebbe stata una goccia nel mare, ma pur sempre una goccia.

Attorno a questi temi invitiamo al confronto collettivo perchè sul carcere riteniamo necessario tenere un faro acceso, aprire una riflessione, stimolare una convergenza di contributi.

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Il 21 aprile nelle strade ribelli della Cirenaica antifascista!

> foto e video dell’iniziativa: qui

Oggi 21 aprile è Bologna liberata! Oggi 21 aprile nelle strade ribelli della Cirenaica antifascista! Insieme a tante/i abitanti del quartiere abbiamo ricordato le/i partigiane/i con un fiore alla lapide a loro dedicata in via Bentivogli e con un bellissimo trekking urbano insieme a Resistenze in Cirenaica lungo i luoghi del rione che raccontano la lotta di Liberazione. Dalla Resistenza di ieri all’antifascismo di oggi, per contrastare l’onda nera che attraversa l’Italia e l’Europa! Solidarietà a Ilaria Salis, alla lotta delle/i palestinesi e alla rivoluzione del popolo curdo!

Nei video: canti partigiani nelle strade della Cirenaica antifascista! Grazie alla Brigata Musicanti di Vag61 e alle/gli abitanti del quartiere con cui oggi abbiamo condiviso la giornata del 21 aprile ricordando l’anniversario della Liberazione di Bologna dal nazifascismo. Ora e sempre Resistenza!

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LIBERAZIONE – LIBERAZIONI

Dopo ormai due anni di governo dei post-fascisti, il vento reazionario e repressivo continua a soffiare in Italia, in Europa e in tutto il mondo. Nel 79° anniversario della Liberazione dal nazifascismo, è più che mai urgente ricordare e mettere in atto pratiche e discorsi che rispondano al dilagare dell’estrema destra in tutto il mondo, alla sua sempre maggiore capacità di fare presa su molte coscienze.

Sono tante le dimostrazioni di quanto pericolosamente la situazione stia precipitando: nel naufragio lasciato volutamente accadere dal Governo al largo di Cutro nel febbraio 2023, nella proposta di nuove aperture di Centri di permanenza e rimpatrio da usare come arma contro le persone in movimento, negli accordi con l’Albania e la Libia che violano diritti umani e trattati comunitari assistiamo alla gravissima e xenofoba criminalizzazione della migrazione. Considerando la situazione delle carceri italiane, ogni giorno più invivibile per coloro che vi sono ristrette e ristretti in numeri inaccettabili, e il decreto Caivano, che sta avendo come effetto quello di riempire le carceri minorili di giovanissi, vediamo che l’unica risposta del Governo sembra essere la costruzione di nuove case circondariali, anziché favorire misure alternative al carcere.

Assistiamo al costante decadimento dei diritti del lavoro, mentre si aggrava la strage di lavoratrici e lavoratori, con numeri inaccettabili di vite sacrificate sull’altare della produzione mentre gli stipendi dei manager delle grandi imprese arrivano ad essere più di 700 volte quelli delle operaie e degli operai che ci lavorano.

Ancora, una festa per la fine del Ramadan, che la scuola milanese “Iqbal Masih” sceglie di far festeggiare ai propri studenti e studentesse con la chiusura dell’istituto, diventa occasione di attacco alle minoranze e alla scuola pubblica, dimostra il costante dilagare del razzismo sistemico in cui viviamo.

Assistiamo a un attacco dei valori dell’antifascismo,  in Italia dove ogni anno aumenta la polarizzazione nella narrazione del 25 aprile come una festa divisiva, ma anche in Europa, dove il denigrante trattamento e processo all’insegnante antifascista Ilaria Salis mette in luce come governo e magistratura ungheresi avvallino l’impunità di un movimento neofascista attivo nel paese.

Tutto intorno e all’interno di un’Europa che racconta di fondare la sua esistenza su democrazia e diritti, imperversano morte, guerra, aggressione, ingiustizia, colonialismo, classismo, discriminazione di genere e etnica. Contro queste derive, troviamo indispensabile nel giorno del festeggiamento dalla liberazione dal nazifascismo sostenere e ricordare la resistenza dei popoli oppressi da regimi in tutto il mondo.

Contro il genocidio del popolo palestinese a Gaza ad opera dello stato di Israele e per la fine del colonialismo in Cisgiordania.

Contro la sporca aggressione di Putin alla popolazione ucraina che ancora perdura.

Con la rivoluzione curda in Rojava che da più di 10 anni vive e resiste alla repressione del dittatore Erdogan e ai vili attacchi dell’Isis.

Per la fine immediata di ogni guerra, a fianco di tutte le resistenze!

Lottiamo ogni giorno per le nuove liberazioni a venire, sempre più necessarie.

Verso il corteo del 25 aprile in piazza dell’Unità [foto], vi invitiamo a due appuntamenti:

giovedì 18 aprile: ”L’onda nera tra Americhe e Europa”, alle 18,30 a Vag61

domenica 21 aprile: Liberiamoci da tutti i fascismi. Nella giornata della liberazione di Bologna dai nazi-fascisti viviamo insieme momenti di memoria, lotta e solidarietà. Appuntamento alle 10,30 alla lapide di via Bentivogli 42, a seguire passeggiata nel rione, pastasciutta antifascista e pizzata e presentazione del libro “Stella rossa” a Vag61 [foto e video]

Nella giornata del 25 aprile sosteniamo Ilaria Salis con la partecipazione al pranzo benefit organizzato al Centro sociale delle pace [foto]

Vag61 – Centro  di documentazione dei movimenti “Lorusso-Giuliani” – Smk Factory – Mediterranea Bologna – Doposcuola solidale Vag61

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