GIOVEDI’ 30 NOVEMBRE’023 alle 19
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Serata benefit per il centro culturale Amal al Mustakbal (Aida Camp, Betlemme) a cura di OpenDDB e Vag61
– alle 19: proiezione di “Circus in Gaza” (2022) con l’autore Stefano Triggiani
– alle 20: cena benefit per supportare le attività e le spese legali del centro Amal al Mustakbal di Betlemme
– alle 21: dibattito con attiviste/i di Amal al Mustakbal, Coordinamento Campagna Bds e Giovani e Palestina
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Circus in Gaza [info]
Un reportage di Stefano Triggiani e Carolina Mancusi. Nel giugno del 2022 una carovana di circa 70 attiviste, artisti, circensi, skaters, musicisti e reporter, provenienti da diverse città italiane, ottiene faticosamente i permessi per entrare nella Striscia di Gaza. L’obiettivo è promuovere uno scambio culturale con la popolazione gazawa attraverso una serie di workshop e organizzare un Forum delle donne insieme alle associazioni femminili locali. È il decimo anno che l’associazione Gaza FreeStyle organizza questo tipo di iniziative all’interno della Striscia, ma è la prima volta che il gruppo di attivisti è così numeroso. Anche quest’anno sono presenti i circensi, che nelle carovane precedenti sono riusciti a portare a Gaza diversi strumenti, coordinando addirittura la costruzione di un tendone da circo nella zona più a nord della Striscia, tra le più problematiche dal punto di vista economico e sociale. Questo reportage si concentra sulle attività del gruppo di circensi ed è finalizzato alla raccolta di fondi per continuare a finanziare il progetto.
Amal al Mustakbal [info]
L’Aida è uno dei campi profughi più antichi e molte delle famiglie che vi abitano sono state scacciate dalle loro case con la pulizia etnica del 1948, quella che i palestinesi chiamano Nakba, catastrofe. Al suo interno, dal 1987, opera il centro Amal al Mustakbal. “Amal al Mustakbal” letteralmente vuol dire “speranza nel futuro”. Ed esattamente questo rappresenta il centro per le decine di bambine e bambini che quotidianamente vi trovano un luogo sicuro dove giocare e imparare. Bambine e bambini che crescono in case costruite a ridosso del muro dell’apartheid e che vivono quotidianamente lanci di gas, incursioni militari e arresti. L’Amal è un centro auto-organizzato, gestito direttamente dalle persone del campo, senza appoggi governativi o internazionali. È una delle dimostrazioni della forza e della perseveranza della popolazione palestinese nel voler trasformare il mondo in cui si trovano tragicamente a vivere in una realtà migliore anche del modello di “civiltà” che abbiamo noi in Occidente. Proprio per questo, luoghi come l’Amal sono sotto il diretto attacco dell’autorità israeliana occupante. Fra febbraio e marzo alcuni suoi volontari sono stati arrestati, senza accusa alcuna. Ora, finito in nulla il processo, Israele vuole comunque il pagamento di circa 8.000 euro per rilasciare persone che sono in carcere da nove mesi senza aver fatto nulla.