VENERDÌ 9 DICEMBRE’022 alle 18
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Il Centro documentazione dei movimenti “Francesco Lorusso – Carlo Giuliani” ricorda la strage di piazza Fontana.
A ridosso del cinquantatreesimo anniversario della strage abbiamo deciso di parlarne attraverso le differenti chiavi narrative di cinque libri a fumetti, dialogando con alcuni degli autori, ripercorrendone la storia i fatti e i protagonisti di quei giorni.
Saranno con noi:
Francesco Barilli – “Piazza Fontana”
Gianfranco Manfredi – “Milano 12 dicembre”
Marco Rizzo – “La prima bomba” (in collegamento video)
Claudia Pinelli, Niccolò Volpati – “Pino – Vita accidentale di un anarchico”
Ilaria Jovine, Roberto Mariotti – “Volo senza un grido – La lotta di Licia Pinelli”
Moderano:
Valerio Monteventi e Marco Tabilio
– alle 18: Un pomeriggio del 12 dicembre. La strage di piazza Fontana raccontata con i libri a fumetti.
– alle 20,30: cena
– alle 21,30: canzoni di movimento
Con la strage di piazza Fontana, il 12 dicembre 1969 alla Banca dell’Agricoltura a Milano, una parte più o meno occulta dello Stato, con le manovre equivoche dei servizi alleati “occidentali”, con la manovalanza delle bande fasciste e neonazi, volle aggredire la più grande ondata di ribellione, di lotte operaie e studentesche, di sommovimenti sociali che l’Italia avesse conosciuto dai giorni della Resistenza.
Il 15 dicembre 1969 si celebrarono i funerali delle vittime della strage. Piazza Duomo e tutte le strade circostanti erano stracolme di gente. Quello stesso pomeriggio venne arrestato al Palazzo di Giustizia di Milano l’anarchico Pietro Valpreda. Intorno a mezzanotte, il ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli precipitò dal quarto piano degli uffici della Questura di Milano.
Si trattò di un assassinio multiplo che, negli anni successivi, divenne seriale. Con le bombe a piazza Fontana, cominciava la “strategia della tensione” che, tra il 1969 e il 1984, in Italia, fabbricò otto stragi politiche dalle caratteristiche comuni: tutte videro coinvolti personaggi appartenenti alla destra eversiva, in tutte emersero protezioni, connivenze, responsabilità di appartenenti agli apparati dello Stato, tutte rimasero per molto tempo senza spiegazioni ufficiali, senza colpevoli e senza mandanti.
Si è fatto di tutto intorno alla strage di piazza Fontana, Brescia, Bologna, Ustica, compresi i processi. Di tutto non per scoprire la verità, ma per occultarla. La verità storica e politica è rimasta per anni patrimonio dei movimenti, imbrigliata dai silenzi, omissioni, depistaggi, fino all’apposizione del segreto di stato, poi è diventata senso comune di larga parte del paese, senza che a ciò corrispondesse però azione adeguata. Anzi, ancora oggi è piegata agli interessi di chi la vuole complice nella conservazione dell’esistente.
I giorni nostri sono percorsi da un forte vento di destra, spesso con egemonia culturale e sociale. Ovviamente il riformarsi di un “consenso di massa” alle nuove forme del fascismo richiederebbe un’assai lunga e complessa analisi, ma è utile ricordare una indicazione/profezia di Pier Paolo Pasolini (del settembre ’62): “Non occorre essere forti per affrontare il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole: ma occorre essere fortissimi per affrontare il fascismo come normalità, come codificazione direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo brutalmente egoista di un società”.
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Piazza Fontana
Francesco Barilli, Matteo Fenoglio
Editore: Becco Giallo, 2018
Milano, 12 dicembre 1969. A metà pomeriggio la Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana è ancora affollata per le contrattazioni del mercato agricolo e del bestiame, che per tradizione si tengono di venerdì.
Alle 16 e 37, nel salone principale dell’edificio, esplode una bomba collocata per provocare il più alto numero di vittime: al piano terra, sotto il tavolo che si trova al centro della stanza, di fronte agli sportelli. Il bilancio finale è di 17 morti e decine di feriti. L’esplosione di piazza Fontana segna l’inizio della strategia della tensione e apre il sipario sui dieci anni più controversi e bui della più recente storia italiana.
“Piazza Fontana è un attentato fatto per spaventare il Paese, per favorire l’instaurazione di uno Stato d’emergenza, per annullare le libertà costituzionale il valore della Repubblica nata dalla Resistenza” (dall’intervista a Fortunato Zinni, testimone dell’attentato in piazza Fontana)
La prima bomba
Marco Rizzo, La Tram
Editore: Feltrinelli, 2020
Milano, 1969. Curzio Naso è un ispettore della Buoncostume. Vedovo, con un passato di militanza fascista, tormentato da una figlia ribelle e innamorato della persona sbagliata. Ormai lascia che gli eventi intorno a sé lo travolgano. Ma quando la sua storia personale si intreccia con la grande Storia, Curzio è costretto a rimettersi in gioco. Un gioco oscuro e pericoloso. Marco Rizzo racconta da un punto di vista inedito i mesi che precedettero lo scoppio della bomba di piazza Fontana.
Un fumetto che ha tutti i colori del noir, nei magistrali disegni di La Tram, che unisce pop, vintage e sperimentazioni grafiche. 1969. La minaccia delle stragi di Stato e l’incubo dell’eversione nera incombono sopra una Milano tesa e pronta a esplodere. Una graphic novel dura e coraggiosa, che indaga su piazza Fontana e su ferite ancora aperte della storia italiana.
Volo senza un grido
Ilaria Jovine, Roberto Mariotti, Marco Cabras
Editore: Becco Giallo, 2021
Nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969 Licia Rognini perde il marito Giuseppe, militante anarchico ritenuto responsabile della strage di piazza Fontana, precipitato dal 4° piano della Questura di Milano e ritenuto inizialmente suicida.
Alla soglia degli anni Ottanta, dopo che nessun tribunale è stato capace di fornire una verità incontestabile sull’accaduto, Licia decide di ricostruire personalmente l’intera vicenda: in equilibrio sulle emozioni più intime, la sua ricerca restituisce la lucida ricostruzione dei fatti di una delle tante mogli, figlie, sorelle italiane lasciate sole a lottare per ottenere verità e giustizia.
Milano 12 dicembre
Gianfranco Manfredi, Roberto Rinaldi
Editore: Sergio Bonelli Editore, 2019
“Nel rievocare i giorni della bomba di piazza Fontana a Milano, ho preferito evitare una ricostruzione da graphic journalism. Certo le circostanze e il contesto in cui la strage era maturata non potevano essere ignorate, ma data la quantità di pubblicazioni già uscite sull’argomento e che ad ogni anniversario del 12 dicembre aumentano, ho scelto un punto di vista insolito e particolare.
Sono partito da una semplice domanda che ho rivolto ad amici e conoscenti milanesi che hanno vissuto quel giorno: dove eravate, cosa stavate facendo, al momento dell’esplosione della bomba? Alcune di queste testimonianze le ho accolte fedelmente nel racconto, altre le ho liberamente sintetizzate o rielaborate, includendovi i miei stessi ricordi. Ho voluto insomma raccontare quel momento da un punto di vista di vita quotidiana. La strage non ha colpito questa o quella Milano, ma l’intera città e segnato la memoria di tutti, ciascuno a suo modo. I protagonisti della mia storia sono un gruppo di ragazzi e ragazze che si sono conosciuti nel corso dell’occupazione dell’Università Statale di Milano. I personaggi sono di fantasia, ma le loro esperienze sono vere” (Gianfranco Manfredi)
Pino – Vita accidentale di un anarchico
Claudia Pinelli, Silvia Pinelli, Claudia Cipriani, Niccolò Volpati
Editore: Milieu, 2021
Era la notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969 quando il ferroviere anarchico e partigiano Giuseppe Pinelli, detto “Pino”, moriva a 41 anni precipitando da una finestra della questura di Milano, dove era trattenuto per accertamenti dopo l’esplosione della bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano. Questo romanzo per immagini, ispirato alla docufiction Pino, vita accidentale di un anarchico di Claudia Cipriani e Niccolò Volpati, va alla scoperta dell’uomo, del marito e del padre, con le sue idee, le sue passioni e i suoi affetti, partendo proprio da quel fatidico 1969 e arrivando al 2009, quando il Presidente Giorgio Napolitano lo definì “la diciottesima vittima della strage di piazza Fontana”.
La storia di Giuseppe Pinelli viene raccontata in modo inedito dalle figlie Claudia e Silvia. Si entra gradualmente in una storia complessa e intricata, che, per quanto già conosciuta e raccontata in molte testimonianze – libri e opere teatrali, fra cui quella celebre di Dario Fo, Morte accidentale di un anarchico – accresce nelle due bambine, che man mano crescono, il livello di consapevolezza, s’infittisce il quadro delle informazioni, si articola il discorso politico e il contesto storico: le contestazioni a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, la “strategia della tensione”, l’Europa divisa in due blocchi. Elementi essenziali per comprendere come una storia apparentemente piccola sia diventata parte della Storia del Paese.
Per chi già conosce la storia di Pinelli, il racconto delle figlie permette di esplorare, insieme al contesto politico, anche quello emotivo, familiare e dunque più intimo. “Pino, vita accidentale di un anarchico” racconta la morte di Pinelli, ma soprattutto la vita, e la storia di una donna, Licia, che ha lottato tutta la vita per rendere giustizia al marito.