VENERDI’ 17 GENNAIO’014 dalle 20
“Fermento”, rassegna di libri e vini non omologati. Con case editrici non allineate e aziende agricole che rispettano la terra e l’ambiente. “Fermento”, come il ribollire del buon vino che si potrà bere durante la serata e come il movimento delle produzioni indipendenti.
– dalle ore 20 cena sociale
– alle ore 21,30 presentazione del libro “L’anima e il muro”
(Odradek Edizioni): sarà presente l’autore Sante Notarnicola
– a seguire “Sveltina” in concerto: duo acustico swing e reggae
“Non ho nulla da vendere. Ci ho messo 50 anni a diventare comunista. E 20 anni 8 mesi e 1 giorno di prigione. E 11 di carcere di massima sicurezza. E 5 anni di celle punitive. E la posta censurata. E i vetri divisori ai colloqui. E le cariche dei carabinieri nei corridoi delle prigioni. E il sangue nelle celle. E il sangue dal naso. E il sangue dalla bocca. E i denti rotti. E la fame all’Asinara. E il silenzio obbligatorio al bunker della Centrale, a Cala d’Oliva. E i racconti dei torturatori. E i colpi contro le porte per non farti dormire. E i colloqui respinti senza un motivo. E la posta sottratta. E il linciaggio del vicino di cella. E il vivere col cuore in gola. E la pressione che sale. E il cuore che senti ingrossare. E il compagno che se ne va con la testa. E le divisioni a cinque nei corridoi. E le rotture politiche. E le divisioni che teoricamente dovevano rafforzarci. E il dilagare del soggettivismo. E i vetri infranti ai colloqui. E le rivendicazioni coi pugni chiusi. E la ritirata strategica. E gli scioperi della fame condannati. E i sorrisi spariti. E i soggettivisti sconfitti. E gli odi tra compagni. E le demolizioni personali. E la disgregazione umana. E le perquisizioni anali. E le sei diottrie perse. E l’assalto coi cani nelle celle. E i compagni colpiti da schizofrenia. E i primi tradimenti. E la massa dei dissociati. E l’isolamento politico. E la piorrea che avanza. E gli anni che passano e i giorni che conti. E i silenzi, i silenzi, i silenzi”. (Sante)
L’anima e il muro
Nel libro sono scanditi dalla poesia i momenti principali della vita di Sante Notarnicola, operaio comunista, rapinatore, carcerato.
I tre tempi della sua vicenda biografica sono contemporanei a quelli di una generazione che ingaggiò una guerra senza esclusione di colpi con lo Stato lunga circa un ventennio. In disaccordo con la linea attendista del Pci negli anni Cinquanta, rompe con il Partito e seguendo un progetto di guerriglia diviene rapinatore con la famigerata Banda Cavallero. Arrestato nel 1967 e condannato all’ergastolo, prosegue e insieme inizia la sua vera attività politica. Da allora, la Storia d’Italia s’incaricherà di fargli visita nelle varie patrie galere del suo lungo soggiorno. Notarnicola la accoglierà a suo modo: animando il movimento per i diritti dei detenuti sul finire degli anni Sessanta; conoscendo e confrontandosi con i militanti della lotta armata, dalle Br ai Nap a Prima Linea, tentando l’evasione e sperimentando sulla sua pelle il regime di articolo 90 nelle carceri speciali. Dopo vent’anni, otto mesi e un giorno si riaffaccerà alla vita esterna fino alla lenta estinzione della pena.
Il libro è un’antologia di poesie di lotta e inni rivoluzionari, gridi muti di rabbia e squarci di lirismo nati in un contesto, come la carcerazione politica, dove la speranza della libertà è una quotidiana collettiva eucarestia o non è. Versi che oscillano, lenti o vorticosi, tra l’anima e il muro di tante prigioni.
Corredato di un ampio saggio introduttivo e da note che ne inquadrano la mole di rimandi alla cronaca e alla cultura di quegli anni che l’autore riversa sulla pagina, L’anima e il muro, duellanti senza pace, ne raccoglie i momenti principali.
Sante Notarnicola
Nato a Castellaneta 1938. Nel 1972 ha pubblicato con Feltrinelli la sua semibiografia L’evasione impossibile (ristampata da Odradek a partire dal 1997). È autore di tre raccolte poetiche: Con quest’anima inquieta (Senza Galere, 1979), La nostalgia e la memoria (Giuseppe Maj, 1986) e l’ibrido Materiale interessante (Edizioni della Battaglia, 1997). Alcuni suoi versi compaiono nel volume collettivo Mutenye. Un luogo dello spirito (Odradek, 2001).
Sveltina
Gli Sveltina, ché così si fan chiamare,
suonan forte, piano, dolce ed amaro.
Una birra, ebbene, è stata il nome ad ispirare
nonché, naturalmente, l’altro intento chiaro.
Folk e Manouche e Swing e Reggae è la proposta!
repertorio variegato ma lo stile è il collante.
Lor si divertono e sta cosa è giusta,
vi divertite però anche voi, che è pure importante!
(Onofrio accombagna e canda e Bruno è colla chitarra…)