Venerdì 19 novembre 2010, dalle ore 20 a Vag61 (Via Poalo Fabbri 110, Bologna)
Spettacolo della Compagnia del Tinello sul centenario della Rivoluzione Messicana. Ospite: lo scrittore Pino Cacucci
Sono molti i giorni festivi legati alla storia messicana, durante i quali in tutto il Messico si svolgono cortei, feste colorate e si sparano fuochi d’artificio. Il 20 novembre si festeggia l’anniversario della Rivoluzione, durata dieci anni, dal 1910 al 1920, e dei due suoi protagonisti più famosi: Emiliano Zapata e Pancho Villa.
Il Tinello di VAG, giocando in anticipo di un giorno sul centenario del prossimo anno, dedica una serata al Messico, ai sogni che stanno sulle nuvole. Sarà della partita Pino Cacucci che presenterà il suo ultimo libro “Viva la vida!”. Per il Tinello sulla revoluciòn, Pino leggerà alcune pagine della biografia narrata di Frida Kalo.
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Il 20 novembre è il 324° giorno del Calendario Gregoriano (il 325° negli anni bisestili)… e poi mancano 41 giorni alla fine dell’anno.
Nella giornata del 20 novembre, in Messico, si ricorda una storia più importante delle altre.
E’ una storia del 1910, quando, in terra messicana, i braccianti scappati dalle haciendas, che laggiù si chiamavano peones, si ribellarono.
I sofisti, che esistevano anche allora, li definirono un esercito di straccioni… zappatori incapaci di comprendere le vere ragioni di quanto stava accadendo.
In realtà, i peones, stanchi della loro condizione di miseria e povertà, avevano deciso di cambiare il corso della loro vita… era arrivato il momento di agire e di ricacciare povertà e miseria nella gola di chi, sino ad allora, gliela aveva imposta.
La rivoluzione messicana si mise in marcia il 20 novembre… fu una sollevazione politica contro la dittatura del presidente-caudillo Porfirio Díaz che il 6 giugno 1910, per vincere le elezioni e restare alla guida dal Messico, aveva fatto arrestare il suo sfidante Francisco Madero.
Uscito dal carcere, dopo un periodo di esilio negli Stati Uniti, Madero, il 20 novembre, si dichiarò presidente e incitò alla rivoluzione per rovesciare il despota che governava dal 1876.
Le forze ribelli dell’ercito rivoluzionario, sotto il comando di Pancho Villa e di Emiliano Zapata, riuscirono a scacciare Díaz.
La protesta popolare non si fermò al rimescolamento politico: nel 1917 si arrivò all’approvazione di una Costituzione, molto avanzata dal punto di vista della giustizia sociale, della libertà e della laicità, che è ancora oggi in vigore.
La Costituzione fissava i principi relativi alle garanzie individuali, abolendo ogni forma di rapporto servile; veniva sancito il diritto alla libertà d’espressione, di associazione e di transito. L’educazione veniva affidata allo Stato in forma laica e gratuita.
Veniva affermato il diritto di sciopero e, con una serie di articoli, si regolamentava l’attività lavorativa (otto ore giornaliere, tutela del lavoro femminile e minorile, diritto all’assistenza per malattia, salario minimo garantito).
Si disse che era una carta costituzionale anti-clericale.
In effetti, gli ordini monastici erano aboliti e le cerimonie religiose fuori dalle chiese vietate. In materia d’istruzione, la Chiesa doveva rispettare certi confini e venivano poste limitazioni anche ai suoi possedimenti: tutti i beni ecclesiastici, furono dichiarati proprietà nazionale.
Di fronte a questi principi ci viene anche noi da urlare: “¡Que Viva Mexico!”
La Compagnia del Tinello, la sera del 19 novembre 2010, porterà in scena la vicenda della rivoluzione e, insieme a questa storia, si alterneranno sul palcoscenico di VAG 61, “la llorona”, la curandera – sciamana Maria Sabina, Zorro e le sue crisi di identità, l’Ape Operaia in versione peones. Alcune letture di Galeano accompagneranno le immagini dei grandi muralisti messicani (anche questa è una faccenda di grande attualità, anche se oggi chi dipinge sui muri è chiamato graffitista). Parlando di muralisti non ci si poteva non ficcare nella travagliatissima storia d’amore del pittore muralista Diego Rivera e di sua moglie, la pittrice Frida Kahlo.
A tenere insieme questa impegnativa scaletta ci saranno le canzoni della band del Tinello:
– La ilorona
– Comandante zapatista
– Cielito lindo
– Messico e nuvole
– La cucaracha versione messico-bolognese
– Avventura a durango
– Zapata
– La lunga notte
– La bamba, versione casinara.
Naturalmente queste informazioni riservate sono per il pubblico che sarà stimolato a partecipare.
Programma:
Ore 19,30 aperitivo rinforzato
Ore 20,30 cena
Ore 21,55 si alza il sipario
Ore 24 brindisi per i cento anni della rivoluzione
Insomma, per Venerdì 19 novembre 2010, oltre che dai 100 anni passati dall’inizio della rivoluzione mesicana, saremo condizionati anche dalle parole che Pino Cacucci rilasciò in un’intervista a ZIC (Zero in condotta) qualche anno fa: “Il Messico è tante cose… tante immagini. Prima di tutto, come dice un personaggio di Carlos Fuentes, è un posto impossibile da raccontare, ci devi credere, con passione, con rabbia, ma soprattutto con totale abbandono. Uno straniero che va in Messico, comincia a capirlo quando si rende conto che non può capirlo. Molti anni fa c’era questo modo di dire, che sotto il selciato c’era la spiaggia; adesso sotto il selciato delle città europee credo che ci siano solo le fognature, ma sotto il selciato delle città messicane ci sono radici tenaci, che hanno resistito a tutte le colonizzazioni, compreso l’ultima, la più pericolosa, che è quella del turismo… Ecco, questo è il motivo per cui una persona si può innamorare del Messico: ci ritrovi radici che non riesci a catturare ma di cui senti l’esistenza, avverti tensioni positive e negative fortissime, avverti un’energia che estremizza tutto, che è molto forte… il Messico è un concentrato (a volte duro da sopportare) di passioni. Il Messico resta un mistero…”.