DOMENICA 31 MAGGIO’015 dalle 19
Nel gennaio 2015 la Procura di Lecce notifica a 38 compagni un avviso di fine indagine, in relazione a due giornate di lotta, svoltesi nel capoluogo salentino. Il 25 aprile 2014, fu la prima di queste giornate. Durante la prima giornata abbiamo contestato e interrotto l’ormai “stantio” evento commemorativo politico-istituzionale. Un corteo antifascista partecipato si è mosso per le vie cittadine, riappropriandosi della città stessa. Un corteo che ha saputo comunicare alla cittadinanza leccese, troppo spesso dormiente, i valori ancora attuali dell’antifascismo, proiettandoli ai giorni nostri: per noi partigiani dei nostri giorni sono le donne e gli uomini della Val di Susa, sono i nostri compagni Graziano (uno dei sette arrestati con l’accusa di terrorismo, poi decaduta) del quale siamo ancora vigliaccamente privati, che attraversano la valle da Giaglione a Chiomonte, da Bussoleno a Susa lottando proprio come lottavano di vallata in vallata i partigiani per liberarci dal nazi-fascismo nel ’45.
La seconda giornata di lotta è da inscriversi in una tre giorni antifascista che ha visto numerose iniziative sul territorio per opporsi al raduno nazionale dei fascisti di Casapound. In una di queste giornate, un corteo determinato e militante ha attraversato le vie cittadine esprimendo la propria rabbia e ribadendo la forte intolleranza verso i fascisti del terzo millennio. Così, a distanza di qualche mese, non si è fatta attendere la stretta repressiva di Questura e Procura che si sostanzia nel mettere sotto processo 38 compagni con accuse che variano dal corteo non autorizzato al travisamento, dalla detenzione di materiale atto a offendere alle minacce. Come se non bastasse a 4 compagni sono state notificate misure cautelari concretizzatesi in altrettanti obblighi di dimora con l’accusa di rissa aggravata, colepevoli di aver respinto nel centro della città con netta determinazione un gruppetto di fascistelli giunto proprio per il loro intollerabile raduno.
Per questo motivo noi antifascisti leccesi, consapevoli che l’antifascismo come pratica e valore non può essere delegato, e che solo attraverso la solidarietà possiamo rompere il tentativo di reprimere chi si oppone all’esistente, invitiamo tutt* a partecipare alla cena salentina a sostegno delle spese legali.