VENERDI’ 10 GIUGNO’011 alle 20,30
A Vag61 in via Paolo Fabbri 110 presentazione e proiezione di ‘Cantacronache. 1958 – 1962: politica e protesta in musica’, documentario realizzato nel 2011 dagli studenti del master in Comunicazione storica dell’Università di Bologna. Con cena e, a seguire, esecuzione dal vivo delle canzoni del Cantacronache.
Di seguito il trailer del documentario
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CANTACRONACHE
Genere: Documentario storico – Anno: 2011 – Regia Collettiva: Michele Bentini, Sandra Cassanelli, Liviana Davì, Elisa Dondi, Rossella Fabbri, Chiara Ferrari, Sara Macori, Alice Tonini.
Il documentario storico CANTACRONACHE 1958-1962: politica e protesta in musica, racconta l’esperienza culturale e artistica di Cantacronache, un gruppo di musicisti, intellettuali della Torino di fine anni cinquanta, autori di canzoni impegnate, a cui restituiscono un’importante funzione sociale e grande valore letterario-poetico. Questi autori sono Michele Luciano Straniero, Sergio Liberovici, Emilio Jona, Fausto Amodei, Margherita Galante Garrone, a cui si aggiungono le collaborazioni di scrittori e poeti come Mario Pogliotti, Franco Fortini, Italo Calvino, Umberto Eco, Gianni Rodari. Attraverso lo strumento della canzone, il gruppo interviene sulla realtà sociale e politica del paese. Il nome scelto, infatti, ne dichiara la vocazione: raccontare la realtà, usare le canzoni per ricostruire fatti di cronaca e consegnarli così alla memoria collettiva.
Per questo all’interno del documentario le canzoni sono le fonti che, come fotografie, ricostruiscono un pezzo significativo della storia del paese. Da esse emergono alcuni temi che strutturano la narrazione in una serie di capitoli: il rifiuto verso il conformismo intellettuale e la volontà di opporsi al sistema della produzione musicale che trovava larga espressione soprattutto nella canzonetta leggera del Festival di San Remo (Il ratto della chitarra). Contestazione verso i prodotti culturali di puro consumo e intrattenimento che producevano l’effetto di creare un pubblico passivo e acritico nei confronti della realtà che si è incarnata nello slogan “evadere dall’evasione” (La canzone dei fiori e del silenzio). La contestazione al boom economico con l’idea che esso stesse nascondendo con la sua fascinazione i reali problemi del paese, avviato a una fase complessa di forte cambiamento in tutti i settori. C’era la questione del lavoro e dei diritti dei lavoratori da difendere. Problemi che toccavano sia il sud, con i morti nelle zolfare siciliane (La zolfara) che il nord, con la fabbrica e i turni di lavoro che cominciavano a condizionare pesantemente gli stili di vita, anche per le donne (Canzone triste). La contestazione di tipo politico, l’avversione al ritorno di un governo filofascista come quello di Tambroni (eletto col sostegno dei voti del MSI) che si era andato formando in Italia dall’aprile 1960, provocando violenti scontri e vittime (Per i morti di Reggio Emilia). Il rifiuto verso i regimi in generale si esprimeva nella ricerca e pubblicazione di testi e canti che rappresentavano le forme di resistenza di altri paesi in lotta come la Spagna (pubblicazione del libro “Canti della nuova resistenza spagnola”, edito da Einaudi), l’Algeria (Canzone per il popolo algerino), l’Angola, Cuba. Il tema della memoria e della storia partigiana come una parte fondamentale della storia del paese, un patrimonio da preservare e trasferire alle generazioni successive.
I Cantacronache sono gli autori di: Oltre il ponte, Partigiani fratelli maggiori, Dove vola l’avvoltoio?. Ma anche la riscoperta del canto sociale (Inno individualista e Canzone ribelle) che contribuì ad accrescere l’interesse dei Cantacronache verso i movimenti di protesta in Italia, le rivolte del passato avvenute negli anni di formazione di una cultura anarchica, socialista, comunista, repubblicana. Canti che rappresentavano l’azione collettiva popolare nell’atto di emanciparsi socialmente e culturalmente, il popolo che denunciava e cantava le ingiustizie sociali e l’esigenza di libertà: il segnale della parecipazione della gente comune alla politica.
Non è certo l’Italia del benessere, dunque, quella che si profila, ma l’Italia vista dalla parte di chi le trasformazioni le subiva: l’Italia della protesta, di chi stava dalla parte delle minoranze e guardava alla realtà cercando di svelarla. Alle canzoni sono intervallate le parole dei protagonisti, attraverso le quali è possibile ricostruire le vicende del gruppo e i momenti più significativi dell’esperienza artistica e culturale. Le voci sono quelle di Emilio Jona, Fausto Amodei, Margherita Galante Garrone, Andrea Liberovici, figlio di Sergio Liberovici e Giovanni Straniero, nipote di Michele Luciano Straniero. A Mirco Carrattieri, Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’età Contemporanea di Reggio Emilia sono affidati il racconto e la ricostruzione del contesto storico in cui in quel luglio ’60 a Reggio Emilia, persero la vita cinque giovani.
Giovanna Marini, cantante, ricercatrice di musica popolare, fa da guida, raccontando i Cantacronache attraverso la sua visione esterna, da testimone di quegli anni, una voce autorevole. Diversi materiali d’archivio, spezzoni di film, oltre alle riprese originali, completano l’insieme delle fonti utilizzate per raccontare questo momento poco noto della storia d’Italia.