Considerazioni su “Una montagna di libri contro il Tav”, che si è svolta a Vag61, con un estratto degli interventi di Nicoletta Dosio, Serge Quadruppani, Valerio Evangelisti, Sante Notarnicola e Alessio Lega.
Lo scorso fine settimana, dal 15 al 17 maggio, Vag61 ha ospitato Una montagna di libri contro il Tav, dopo le prime tre edizioni svolte in Val di Susa. Sono stati tre giorni intensi, vivi, splendidi e non possiamo che ringraziare il movimento NoTav, la redazione di Carmilla, tutte/i coloro le/i quali hanno contribuito all’organizzazione e hanno partecipato. Come abbiamo avuto occasione di dire già dal palco dell’iniziativa, siamo orgogliosi e contenti di aver avuto la possibiltà di collaborare a questa rassegna perchè ci ha dato la possibilità di approfondire il rapporto che in altre occasioni avevamo avviato con la comunità della Val di Susa e perchè queste giornate ci hanno regalato una fondamentale iniezione di passione e di ricchezza sociale, che ci ha fatto capire ancora di più perchè la lotta NoTav resiste da tanti anni e vincerà.
Sul nostro sito (Vag61.info) sono disponibili video e foto della tre giorni; a breve, inoltre, saranno pubblicate alcune interviste realizzate con gli ospiti dell’iniziativa. Con questo comunicato, però, vogliamo cominciare a condividere alcune delle riflessioni emerse durante gli incontri che hanno animato la rassegna.
“Non posso non sottolineare la commozione che abbiamo, venendo dalla Val di Susa, nel trovare davvero delle sorelle, dei fratelli, dei compagni di lotta”, dice Nicoletta Dosio. “Al di là della famiglia di sangue c’è la famiglia di lotta ed è proprio questo spirito che oggi respiriamo qui con voi. Non ci sentiamo soli e capiamo anche perchè stiamo vincendo tutti quanti insieme, nonostante la repressione” perchè “questo senso di fraternità è quello che ci permette, pur essendo anche donne anziane e ragazzi giovani, di stare tutti insieme e di non avere più paura anche davanti ai manganelli. Non è facile vederli arrivare da lontano. Quando tu stai fermo, stai fermo non perchè non hai paura, ma perchè sai che se ne andrai altri resteranno soli. E’ questa socialità che abbiamo cercato di trasmettere nei nostri presidi, che sono nati come momenti di lotta e sono diventati momenti importanti di socialità. Ci ritroviamo in questa visione che era anche quella del movimento operaio, che nella sua origine era esattamente questo: un’unione di fratelli che si aiutavano reciprocamente, che non si abbandonavano, che si facevano forza insieme e che per questo diventavano invincibili. Per cui, lasciate che vi ringrazi davvero tutti quanti: chi ha organizzato, chi ci ha ospitato e chi ha partecipato, perchè ce ne andiamo con il cuore pieno di gioia. Quella gioia che è indispensabile perchè la lotta sia vera e perchè la cultura sia vera. Una rivoluzione culturale, ma anche una rivoluzione umana. Un’apertura verso un futuro che dev’essere esattamente questa cosa qui: deve avere i vostri volti, deve avere questa voglia di vivere insieme e di cambiare davvero questo mondo e questa società”.
Lo scrittore Serge Quadruppani ha conversato di “Letteratura, immaginario e cultura d’opposizione” con il collega Valerio Evangelisti. “Il lavoro sull’immaginario è fondamentale. Io non ho l’idea di una letteratura al servizio di una causa, per me la letteratura in sè stessa ha la sua dignità come tutte le arti. Ha la sua necessità in sè, non ha bisogno di qualcuno che le dica ‘questo è il senso che devi avere’. Ma comunque attraverso la letteratura puoi far passare un cambiamento”. In un qualsiasi bar, continua Quadruppani, si possono sentire dialoghi come questo: “Tutti i politicanti fanno schifo” – “Sì, sì, è vero”; “E’ una società di merda” – “Sì, sì, è vero”; “Stiamo andando verso la catastrofe e verso la fine del mondo, tra inquinamento e buco nell’atmosfera” – “Sì, sì, è vero”; “Cambiamo la società!” – “Eh, questo no…”. C’è qualcosa che blocca, c’è un blocco dell’immaginario, abbiamo bisogno di ricominciare a immaginare che un’altra società è possibile e per poterlo fare non è che dobbiamo fare solo discorsi, dobbiamo anche creare una nuova sensibilità… L’altra società non uscirà solo dai discorsi, uscirà da una sensibilità diversa che si costituisce e che vediamo, ad esempio, in Val di Susa”. Continua Quadruppani: “Usare il vecchio per creare il nuovo, per creare una sensibilità e una controcultura, è questo che è sparito oggi, è questo che bisogna ricreare e secondo me è un lavoro che ci aspetta tutti, non solo quelli che si sono autodichiarati scrittori, è fondamentale. Noi come scrittori possiamo fare la nostra parte, anche lavorando sul senso delle parole”. Ad esempio, vengono definiti tutti “estremisti, sia chi è di sinistra che chi è di destra. Ma perchè? Non è per niente la stessa cosa. Io sono estremista, ma non di destra e questo fa una bella differenza”. Allo stesso modo, “anche la parola radicale ormai è diventata un insulto. ‘Non essere troppo radicale’. Ma invece sì, bisogna esserlo, bisogna attaccare le cose alla radice”. Ad oggi “non puoi più fare un’opposizione reale senza essere trattato come un fascista, perchè ‘sappiamo che gli estremi si toccano’. Ma toccatevi voi, fra di voi, noi non ci tocchiamo affatto”.
Valerio Evangelisti, dal canto suo, ha ringraziato chi ha voluto esserci “perchè è una cosa che ci nobilita. Parlo non solo di me stesso, dei miei amici, di Carmilla o di Vag61, che ha avuto la generosità di offrirci non solo i locali ma anche la partecipazione e un’amicizia di vecchia data. Ringrazio i NoTav, per essere NoTav. Perchè è diverso il movimento NoTav dagli altri? Perchè ha qualcosa di particolare che altri non hanno?”. Il fatto che “è una società che si muove, una società intera, una comunità e questo la rende praticamente non dico invincibile, perchè nessuno lo è, ma la rende piuttosto inossidabile, almeno come anima interna. Possono massacrarli, piegarli, ma non riescono a estirpare la loro umanità”. Non a caso, della Val di Susa “mi piacciono i posti e le persone. Quando si vedono questi cortei con ragazzini, ragazzine, vegliardi, uno che chiaramente è il matto del paese, un altro che è il prete o forse il maestro elementare, quella è la montagna che si muove”.
Sante Notarnicola, nell’ambito di un articolato ricordo dedicato a Bianca Guidetti Serra (“Ci manca. Ci manca la sua intuizione, i suoi suggerimenti, la sua esperienza”), si è soffermato sui rischi di una “svolta” repressiva. “Vag61 è luogo che non conosce steccati nè grugniti ed accoglie chiunque abbia qualcosa da dire e raccontare. E’ un luogo di memoria ma anche di futuro, per i giovani che sa coinvolgere. Ci sentiamo a nostro agio qui e grazie a questa disinvoltura lanciamo un appello a voi che scrivete a proposito dell’argomento tabu dell’ergastolo ostativo e del 41 bis”. Questo perchè “anche nel movimento esistono ambiguità e perplessità nel pensare che sia un affare solo per mafiosi”, ma invece “basta affibbiare la finalità del terrorismo” per estenderne la portata. “L’ergastolo ostativo e il 41 bis non sono solo tortura, sono tortura permanente” e “fa impressione la poca indignazione che questo produce, tenendo conto che siano noi l’obiettivo di quella ferocia”, perchè “non è vero che sono solo per mafiosi, al varco attendono sempre e solo noi”. Per Sante “la svolta è alle porte, tenendo conto degli arresti in Val di Susa e delle manifestazioni sempre meno tollerate”.
Infine Alessio Lega, grazie a canzoni come “Maddalena di Val Susa”, ci ha regalato note e parole che lasciano il segno (“Siam venuti con i canti / Come pietre nelle mani / Siam venuti noi briganti / Son tornati i partigiani”), sottolineando come, fino a Niscemi a Lecce, “è bello ritrovare la lotta NoTav nelle tante altre lotte che vengono portate avanti in Italia”.
Ha ragione, Lega, è bello ritrovare questa lotta in altre lotte ed è bello poter constatare che, anche in iniziative come quella che abbiamo avuto il piacere di ospitare, il movimento NoTav ha una straordinaria capacità di contagiare chi lo circonda e lo attraversa trasmettendo di parola in parola, di gesto in gesto, una rara e preziosa amalgama di autenticità, determinazione, radicalità e consenso. E allora, ancora più di prima, non possiamo che sentirci ed essere al fianco della Valle che resiste! A sarà düra!
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