Presentazione di “L’ergastolo”

Un approfondimento sul carcere e sulla detenzione a vita a partire dal libro “L’ergastolo. Dall’inizio alla fine” (edizioni “Sensibili alle foglie”), di Nicola Valentino. Dalla presentazione: “Attraverso l’esperienza personale, vissuta dall’inizio alla fine, le testimonianze e gli scritti di ergastolani d’ogni tempo, l’autore pone una domanda essenziale: può la nostra società, con un guizzo di civiltà, liberarsi di questo residuo della schiavitù?”.  Il Lab 57, inoltre, proporrà un intervento sulla storia di Stefano Cucchi, morto proprio il 22 ottobre di un anno fa dopo aver subito gravi percosse mentre era detenuto. Dalle 21 in via Paolo Fabbri 110.

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Venerdì 22 ottobre a Vag61,  attraverso la presentazione del libro di Nicola Valentino “Ergastolo. Dall’inizio alla fine”, si cercherà di raccontare storie di carcere per far emergere e porre una domanda essenziale:  può la nostra società, con un guizzo di civiltà, liberarsi di questo residuo di schiavitù?
La serata è organizzata dallo spazio autogestito di via Paolo Fabbri 110, insieme al Centro di Relazioni Umane di Bologna che si propone di costruire un “ambulatorio popolare gratuito per le relazioni umane”, per aiutare le persone non abbienti a non aver bisogno degli psichiatri, ispirandosi al lavoro del prof. Cotti che, nei primi anni ‘60 si è battuto per la libertà degli internati del manicomio “Roncati” di Bologna.

La data del 22 ottobre, inoltre, ricorda il primo anniversario della morte di Stefano Cucchi, un giovane romano di 30 anni, arrestato sette giorni prima dai carabinieri con l’accusa di possesso di una modica quantità di sostanza stupefacente. Dopo una settimana di violenze subite ad opera dei Pubblici Ufficiali che lo ebbero in custodia e di colpevoli negligenze dei medici del reparto protetto dell’Ospedale Pertini, Stefano moriva abbandonato in un letto di ospedale. Su questa vicenda e sul tema dei morti in carcere, ci sarà un intervento del Lab 57/Livello 57.

NICOLA VALENTINO E IL “FINE PENA MAI”

Valentino, condannato nel 1979 per attività legate alla lotta  armata degli anni ‘70, è stato in carcere per più di 26 anni. Ha fondato insieme a Renato Curcio, la cooperativa editoriale “Sensibili alle foglie” impegnata in diverse attività di ricerca sociale sui dispositivi totalizzanti che sono all’opera nelle istituzioni, sull’immaginario, sulle risposte adattative e sulle risorse creative delle persone che le attraversano.
Insieme a Renato Curcio e Stefano Petrelli nel 1990 ha scritto “Nel Bosco di Bistorco”.
Nel 1994 ha pubblicato il libro “Ergastolo dall’inizio alla fine” di cui è uscita di recente una seconda edizione aggiornata, sempre con la casa editrice “Sensibili alle foglie”.
Valentino ha creato anche un “Archivio di scritture, scrizioni e arte irritata” che custodisce oltre 600 opere, tra dipinti e disegni, provenienti da istituzioni manicomiali e carcerarie; conserva manoscritti, diari, quaderni e supporti su cui sono tracciate le parole, i segni e gli scarabocchi delle più estreme solitudini. Un archivio d’arte originale ed eccentrico  tanto quanto il suo fondatore.

Pubblichiamo alcune consideriazioni di Nicola Valentino sul tema dell’Ergastolo:

Se con la pena di morte lo Stato toglie la vita a una persona, con l’ergastolo se la prende.
l tempo di un condannato a pena definitiva viene gestito dall’autorità carceraria e giudiziaria solo per la parentesi della condanna. Il tempo dell’ergastolano invece sarà gestito dall’istituzione per tutta la vita.
L’ergastolo nella sua forma moderna nasce come pena di schiavitù. Questo fu il termine ed il senso usato da Cesare Beccaria quando propose l’ergastolo ai governanti dell’epoca. Perché “pena di schiavitù”? Nel dibattito attuale tra alcuni giuristi così come nel senso comune diffuso tra la gente vi è l’idea che l’ergastolo di fatto non esista perché c’è la possibilità per un ergastolano di accedere al beneficio della liberazione condizionale dopo 26 anni di carcere. In realtà anche la possibilità che è stata introdotta di accedere alla liberazione condizionale è totalmente discrezionale. Un magistrato, l’equipe penitenziaria valutano se dopo aver scontato 26, 30, 35, … anni la persona può accedere al beneficio della liberazione condizionale. Qual è l’esperienza della persona condannata all’ergastolo? Il suo destino, la sua vita sono completamente nelle mani dell’istituzione. E’ l’istituzione a decidere se un giorno questa persona potrà andare in liberazione condizionale oppure dovrà farsi l’ergastolo. Spesso capita la seconda eventualità e molte sono le persone costrette a farsi l’ergastolo. Il beneficio della liberazione condizionale è applicato in maniera ridottissima. Ci fu poco tempo fa una denuncia fatta da un direttore di un carcere, anzi del manicomio giudiziario di Napoli, di una persona condannata all’ergastolo e poi finita nel manicomio giudiziario con sulle spalle 47 anni di reclusione. L’ergastolo dunque esiste e assume questa forma di “pena di schiavitù” nel senso che la vita della persona condannata è totalmente nelle mani dell’istituzione. Un persona condannata ad una pena temporale fino al giorno X, può dire: “il giorno X io uscirò dal carcere, sarò una persona libera”. L’ergastolano non può fare questo tipo di ragionamento, non ha un giorno X nel quale possa dire di tornare in libertà. Ad una persona condannata ad una pena temporale, dopo un certo numero di anni che può essere anche 20 o 30, a seconda della condanna, viene riconosciuto il diritto alla libertà. Chi viene condannato all’ergastolo perde completamente questa possibilità.

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